LA MIA PRIMA ESPERIENZA 2

Ero nella mia stanzetta, spaventato e dispiaciuto per quello che era successo ad Amhed. Sento bussare, è lui. E’ nudo, col cazzo moscio e scalzo. “Marco, posso entrare?”. Io ero seduto sul letto, si sedette accanto a me e mi spiego cos’era successo. “Quando un maschio gode e prova piacere esce la sborra, non hai fatto niente di male, anzi mi hai fatto godere”. Mi spiegò anche che a me ancora la sborra non usciva quando godevo perché ero piccolo. Le sue spiegazioni mi risollevarono e allora lo abbracciai forte. D’un tratto si alzò in piedi e mi ordinò di inginocchiarmi ai suoi piedi perché voleva godere ancora e voleva insegnarmi come si fa godere un uomo. Istintivamente mi abbassai verso i suoi piedi nudi e cominciai a leccarli per bene. Lui era felice e diceva che ero fantastico, ne ero fiero. Cominciai a risalire verso le cosce e pian piano il suo cazzo torno duro come prima. Mi chiese di aprire la bocca e di accogliere il suo cazzone dentro la bocca. Lo feci. Leccai prima la cappella che era ancora bagnata della sborra precedente. Mi chiese di assaporarla e se mi piacesse il sapore. Risposi che era buonissima e che avrei fatto tutto ciò che mi avesse chiesto. La sua risposta fu che prima dovevo imparare a fare i pompini e che poi col tempo avrebbe fatto godere anche me scopandomi il culo facendomi sentire la sua femmina. Continuavo a leccare quella cappella finchè non divenne lucida. Amhed mi chiese di stare fermo, mi afferrò la nuca con due mani e il suo cazzo cominciò a farsi strada nella mia bocca. Lo faceva piano, un pezzo per volta, entrava e poi usciva dandomi respiro. Ogni volta ne faceva entrare sempre di più, finchè ad un certo punto non sentii i suoi peli sulle mie labbra, le sue palle gonfie e pelose sfiorarmi il mento e la sua cappella grossa e dura arrivarmi fino in gola. “Sei bravissima, sei nata per prendere i cazzi”. Comincio a stantuffare e io, come una troia navigata, accoglievo tutta quella minchia di oltre 20 cm e molto larga tutta in bocca. Provavo sensazioni meravigliose, mi piaceva, lo guardavo e mi innamoravo di lui. Non avrei mai voluto smettere. A un certo punto disse che doveva sborrare, ma che stavolta dovevo bere la sua sborra perché così sarei diventata la sua donna. Non sapevo che fare, come comportarmi…..a un certo punto la sua cappella cominciò a ingrossarsi, sentivo che mi soffocava. Gli afferrai le cosce e cercai di allontanarlo, avevo solo la cappella in bocca adesso. “Dai Marco, sto sborrando, non togliere il cazzo dalla bocca, bevi, è buona, ti farà bene, stai tranquillo”. Un liquido bollente e dolciastro mi riempì la bocca, la tenni dentro il più possibile, leccavo la cappella e gustavo quel nettare di cui non avrei più saputo fare a meno per il resto della mia vita. Ingoiai tutto e continuai a succhiare finchè il suo cazzo perse un pò di vigore. Continuavo a succhiare e a lui piaceva. “Bravo Marco, ma adesso lasciala”. Non riuscivo a toglierla dalla bocca, con uno sguardo gli feci capire che volevo ancora tenerla in bocca e continuare a succhiare. Mi allontanò la testa dal suo cazzo con le mani. “Basta Marco. Dopo che sborro mi viene di pisciare, fammi andare in bagno e poi ti giuro che te la do un altro pò in bocca per giocare”. La mia risposta silenziosa gli fece capire quanto ero troia. Mi lascio il cazzo in bocca, mentre continuavo a succhiare sentì qualcosa di bollente uscire dal buchetto in cima alla cappella. Stavo bevendo il suo piscio. Mi guardava meravigliato. Finì di pisciare e continuavo a tenerla in bocca. “Hey piccolo, ma tu sei una vera troia! Mi sa che possiamo passare alla fase due”.