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PARI E PATTA


di Michellerimini
26.11.2020    |    12.192    |    9 9.5
"Gustav sentendo di venire, lo tolse dal culo me lo ficcò in bocca..."
Tutto è incominciato nel giugno di qualche anno fa, a casa di mia nipote che con il suo ragazzo festeggiavano il quinto anniversario insieme. Io ero con la mia ragazza e inaspettatamente c'erano anche i genitori del fidanzato di mia nipote. Il padre del ragazzo è un bel tipo con un fisico ben piazzato, ma che si mantiene bene, un uomo forte e robusto, lavora ancora con energia come imbianchino, tanto da dare dei punti ai suoi operai. Ci siamo trovati a volte a lavorare insieme in qualche alloggio, io arredatore d’interni, lui a tinteggiare e devo confermare che i suoi anni li porta bene!
Dopo un ottimo pranzetto accompagnato da un ottimo vino, per smaltire un po' i fumi dell'alcool, Gustav ed io, così si chiama il padre di quello che potremmo definire “mio genero”, decidemmo di fare quattro passi. La casa è fuori Berlino, zona di coltivazione, ci avviammo per il viottolo che attraverso una boscaglia va verso il fiume vicino. Non so perché mi è venuto da pensare dicendo a voce alta:
- “Dopo un pranzo così, una volta ci si riposava e poi una bella scopata con la donna. Adesso la moglie non vuole più saperne, soffre di mal di testa, il solito eterno mal di testa delle donne che non lo vogliono, sarà il ciclo che le fa diventare matte” e prendendomi l'uccello da sopra i pantaloni, continuai:
-“E eppure la voglia io, ce l'ho ancora, eccome! Eh sì una scopata ci vorrebbe proprio! Non siamo ancora così vecchi da buttarci via, se si vuole, qualcosa si trova ancora fuori dalle mura di casa. Ma andare a puttane non mi va, di corteggiare una donna per farmela dare non ho voglia. E poi mi costa anche di più! E allora cosa fai? Ti spari le seghe? Quelle sono cose da ragazzini. No, quando non riesco a convincere la mia ragazza ad aprire le cosce mi faccio passare la voglia pensando al lavoro oppure ad altro. Tu come fai? Flora è più disponibile?”. Lui mi risponde:
-“No figurati, ormai lo fa sempre più raramente!” E mi guardò sorridendo:
-“Io mi arrangio, a me è sempre piaciuto il culo, e cazzo se si gode con i pompini!”.
Non ho capito subito cosa intendesse, ho sorvolato sulla cosa. Nel frattempo parlando di sesso eravamo arrivati vicino al fiume, un angolo di prato e un po' di terra e sabbia riparata da alti arbusti. Aperta la braghetta, l'ho tirato fuori e mi sono messo a pisciare, Gustav fece altrettanto. Mentre lo scrollavo per far uscire le ultime gocce di urina, incominciò a diventarmi duro. Non per vantarmi ma ho venti centimetri di cazzo che diventano di più quando s'intesta. La voglia di chiavare, parlando di sesso, mi era aumentata. Guido si accorse della mia erezione, si avvicinò me lo prese in mano:
-“Però! Un affare così e non riesci a trovargli un posto per farlo godere?”
Rimasi rincoglionito dal comportamento di Gustav. Non avevo mai pensato che potesse fare una cosa così, il padre di mio futuro genero un finocchio! Sono state tante volte insieme e non avevo mai sospettato che potesse avere certe propensioni. Ancora di più restai fermo, inebetito, quando inginocchiandosi davanti al mio uccello, lo fece sparire nella sua bocca e incominciò a farmi un pompino. Ero arrapato avevo voglia di sborrare, era da più di un mese che mi serviva solo per pisciare. Forse sarà stato il vino, sarà stato non so che accidente, ma con quella lingua che mi leccava, la fava diventava più grossa nella sua bocca, calda, accogliente. Presi la testa di Gustav fra le mani e gliela spinsi verso i coglioni. Un conato di vomito lo costrinse ad allontanarsi:
-“Che cazzo fai mi soffochi, stai fermo, faccio io!”
Riprese la cappella prima con le labbra, poi con la lingua, stuzzicò il filetto arrivando giù fino a succhiarmi le palle.
-“Stenditi!” Mi ordinò e ubbidii assaporando quel godimento inaspettato. Sbottonati i pantaloni, misi in mostra tutto il mio notevole armamentario che Gustav apprezzò buttandocisi sopra per continuare il lavoro incominciato. La mia voglia era tanta, ma ci sapeva fare il mio amico, quando arrivavo al culmine, si staccava.
-“Cazzo, voglio sborrarti tutto dentro, togliti te pantaloni voglio impalarti.”
Cercai di alzarmi e ribaltarlo ma mi tenne fermo:
-“Voglio prima assaggiarti poi dopo vedremo, te l'ho detto che si gode con i pompini, no?”
Con più rabbia glielo lo ficcai fino giù nella gola, e dopo pochi colpi, arrivato al capolinea, lo riempii di sborra che ingoiò tutta. Mi lasciai andare steso sull'erba. Gustav continuò a leccarlo fino alla fine pulendo tutte le pieghe del cazzo che piano stavano ammosciando.

Sentivo, però troppa voglia ancora in corpo, mi piaceva farmi stuzzicare la cappella, lo lasciavo fare, nessuno mai mi aveva fatto un pompino così. Il pistolone riprese subito, a gonfiarsi. Gustav alzò la testa e mi sorrise:
-“Vedo che apprezzi” Si distese di fianco a me continuando a smanettarmelo. Allungai le mani infilandole nei calzoni, per toccargli il culo. Si sbottonò lasciandomi con più facilità, arrivare al buco caldo e umido. Infilai un dito. Lo vidi fare una smorfia di piacere:
-“Questa volta voglio avere di più”. Sorrise alla mia richiesta:
-“Non sono abituato comunque proviamo, è piuttosto stretto”
-“Ancora per poco!” Risposi.
Ci togliemmo la camicia fradicia di sudore, buttati o pantaloni e le mutande, rimanemmo nudi sull'erba. Ero attratto da Gustav, forse sarà stata la novità, la lunga astinenza o la confidenza con quell'uomo che avevo mai visto sotto quell'aspetto, o solo perché mi trovavo al momento giusto per fare qualcosa del genere, lo abbracciai stringendolo e mi venne naturale baciarlo in bocca. Aveva il sapore della mia sborra. Mi arrapai ancora di più, strusciavo il cazzo sulla sua pancia mentre sentivo premere il suo sulla mia. Anche lui era ben fornito, poco più corto ma più grosso del mio, si faceva sentire e non avendo mai provato, scoprii che non mi dava fastidio come avrei pensato qualche tempo prima, ma anzi. Il contatto fisico della mia pelle contro la sua mi creava nuove sensazioni e mi ubriacava di più.
Ci rotolavamo uno sull’altro sull'erba fresca, mi ritrovai così, sotto Gustav che si girò, lo prese di nuovo in bocca insalivando ben bene il mio barello, mi trovai il suo buco in faccia, lo frugai con la lingua sbrodolandolo di saliva. Quando era ben pronto, s’inginocchiò voltandomi le spalle e allargò le cosce.
-“Piano per favore” Mi pregò. Sputai su due dita e gliele ficcai dentro. Quando lo sentii ben rilassato, avvicinai la cappella ormai turgida e con un colpo le feci sparire nelle budella. Inarcò la schiena urlando:
-“Piano, cazzo! Ho detto piano”.
Lo tenevo ben stretto dai fianchi e questa volta non lo mollai finché si lasciò andare. Incominciai a stantuffare fino ad affondarlo tutto sbattendo i coglioni sulle natiche. Godevo come un pazzo mentre Gustav si contorceva dal piacere, volevo vedere in faccia quel troia in calore. Come se avesse capito il mio desiderio, si girò e appoggiando le gambe sulle mie spalle lo impalai di nuovo godendomi la nuova prospettiva. Lo stavo imbrogliando attribuendogli colpi decisi, non gli davo tregua, mugolava:
-“Si scopami, imbrogliami, fammi sentire anche le palle nel culo” Sembrava una cagna infoiata, lo avevo allargato bene quel buchino stretto. Attirato dal suo cazzo duro che sballottava, nella foga dell'arrapamento glielo afferrai e incominciai a menarlglielo. Al colmo dello spasimo con un colpo finale gli riversai nelle budella tutto quello che mi era rimasto nei coglioni, mentre dal suo uccello che mi riempiva la mano, uscì un'abbondante colata di calda sborra.
Non avevo mai goduto come quella volta, e non fu l'ultima, per fortuna. Dopo quel pomeriggio di giugno spesso ci siamo appartati insieme, scopando un po' dappertutto.
Chi ha detto che non si possono scoprire le gioie del cazzo anche senza essere per forza gay?

Suona il mio cellulare:
-“Hallo! Michelle? Voleva chiederti un parere per la casa. quella fuori città.. per dargli una svecchiata insomma, tu sei un ottimo arredatore..”
Era Gustav che evidentemente si annoiava con la moglie in casa e voleva divertirsi un po'.
-“Sei andato in bianco stanotte?” Gli risposi.
-“Sì, proprio così!” Mi rispose:
-“'Ci vediamo fra un’ora. Va bene per te Michelle?”
Non che ne avessi molta voglia, ma per un amico come Gustav era disponibile.
Dopo meno di un’oretta eravamo già in quell'abitazione di legno e arredata con cucina, tavolo, divano, una disadorna camera da letto, divenuta meta dei pomeriggi primaverili ed estivi insieme alla famiglia e negli ultimi tempi nostro utile rifugio per le nostre scopate.
L'estate era quasi finita, ma era ancora sufficientemente caldo da permetterci di spogliarci e metterci nudi. Il corpo muscoloso e sodo, aveva proprio voglia Gustav, già quasi in tiro mi abbracciò e mi assalì con baci sul collo che finirono immancabilmente per andare in giù, mi succhiò i capezzoli già turgidi, con la lingua frugò nell'ombelico fino a raggiungere la cerchia che incominciava a indurirsi. La fece sparire tutta d'un colpo nella bocca capace, succhiando anche l'anima, passava dai coglioni alla cappella che divenne dura come il marmo.
Mi distesi sul divanetto, lui continuò a succhiare, gli feci posto, mi ritrovai con la sua minchia a livello della mia bocca. Era segnato, mi venne spontaneo aprire la bocca e accogliere quel cazzo che invitante richiamava la mia lingua. Era buono, mi piaceva il gusto del liquido filante che fuoriusciva, più succhiavo e più mi eccitavo, ripetevo gli stessi gesti che tante volte avevano fatto con il mio cazzo. Mi piaceva da matti, godevo da fare schifo, nel frattempo Gustav era passato a leccarmi il buco del culo facendomi arrapare ancora di più.
-“Adesso è arrivato il momento di assaporare il meglio, girati!” Mi ordinò Gustav.
Lo guardai stupito:
-“'Che cazzo vuoi fare?”
-“‘Ficcartelo nel culo!”
-“‘E no! Sei tu quello che lo prende, non io.. non invertiamo i ruoli!”
-“E’ no mia bella Michelle. Adesso e' arrivato il momento di fare qualche variazione.”
-“'No, no, un conto è prenderlo in bocca e un altro nel culo” Risposi.
-“Vedrai che ti piacerà lo sento che ti piacerà Abbiamo circa la stessa stazza e la stessa corporatura.. sarò bravo vedrai!”.
Non avevo nessuna intenzione di farmi inculare perciò mi ribellai alzandomi dal divanetto. Mi bloccò e cominciò una lotta a corpo a corpo che eccitava entrambi, e più cercavo di divincolarmi e più Gustav mi stringeva. Avevamo fatto cadere le sedie, il tavolo che era finito conto il muro di legno della stanza e mi ritrovai con la faccia rivolta sul tavolo e piegato a novanta gradi con il potente corpo di Gustav sulla schiena. Il suo cazzo duro si fece spazio tra le mie natiche.
-“'Fermati, non voglio farti male”. Umiliato, mi lasciai andare. In fin dei conti l'avevo fatto anch'io con lui costringendolo a tenere la mia nerchia nel culo nonostante mi pregasse di far piano.
«E non lo avevo desiderato inconsapevolmente anch'io quel momento?».
E così gli implorai:
-“Piano, buono, buono..” Lui mi accarezzava.
Lubrificò con la saliva il buco del culo imbrogliandomi con le sue dita nodose e dure che mi sembravano già un cazzo.
-“Adesso spingi come se dovessi andare di corpo” E mi tirò verso la sua cappella che sentii appoggiata. Un dolore lancinante mi trafisse il cervello. Un urlo tremendo mi uscì alla gola, soffocato da uno strofinaccio rimasto chissà come ancora sul tavolo. -“Fermo, non ti muovere!” Rimasi immobile “Rilassati..”.
Cercai di farlo ma il dolore era sempre e comunque fortissimo.
Ci volle un po’ di tempo, ma piano piano mi calmai.
Più lo sfintere si rilassava, e più diminuiva il dolore, finché sentii filare tutto, liscio dentro di me. Al dolore era subentrato il piacere che si faceva sempre più intenso. Alla fine mi piaceva, mi eccitava, e spingevo il culo verso il cazzo per assaporarlo meglio:
-“Vedi che ho sempre ragione, piace anche a te farti scopare troia!”
-“'Sii.. Godoo..” Gemetti. Mi squassò ben con degli affondi assestati fino ai coglioni.
-“Vedi che puttanella sei anche tu? Lo senti? Senti come ti ho sfondato? Già la prima volta ti aveva detto che mi piace il culo.. O no? E’..? Stronzo.. Credevi di essere il solo maschio? Prendi.. Tòò!.. Ancora.. Ti piace?.. Dillo che ti piace troia..!!”
Mentre mi trapanava senza fermarsi, il mio cazzo non era mai stato tanto grosso e duro tanto era il mio godimento. Voltai la testa verso di lui, era sudato e con le vene del collo turgide.
-“Adesso girati con le spalle sul tavolo allargai le cosce alzando le gambe”.
Entrò liscio questa volta strinsi le gambe intorno alla sua schiena per trattenerlo. Sentivo che mi frugava nelle viscere e diventava sempre più grosso. Non ne potevo più, sborrai senza neppure accorgermene, e lo schizzo mi ricoprì la faccia, leccai il mio stesso sperma. Gustav sentendo di venire, lo tolse dal culo me lo ficcò in bocca.
-"Vedo che hai sete, bevi questo!”.
Lo succhiai e in pochi secondi, il suo liquido vitale m’invase, ingoiai tutto avido, come se non avessi aspettato altro nella mia vita che nutrirmi di quella sborra, trattenni la cappella tra la lingua e il palato per assaporare fino all’ultima goccia.

Stanchi, ci sdraiammo sul divano. Il culo, finito il fuoco del desiderio, mi bruciava.
-“Porca puttana, mi fa ancora male Gustav”.
-“Non ti preoccupare, dopo un po' ci fai l'abitudine e senti solo il piacere mia bionda Michelle..”.
Mi rispose facendomi l'occhiolino e con un sorriso ironico sulle labbra.
Eravamo pari e ognuno di noi poteva avere l’altro in tutti i sensi ora.
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