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TUTTO HA UN PREZZO


di Michellerimini
12.11.2020    |    8.718    |    8 9.6
"Mi gettai sotto la doccia che era in anticamera, poi chiesi a Rudi di farmi un panino, che avevo una fame da lupo..."
Sarà per la mia origine “teutonica” o per “grazia” ma io sono sempre stato fisicamente così come mi vedete fin da quando ero ragazzino (le mie foto parlano per me..) Carino.. forse bello, ma nel senso più ambiguo del termine.
Il mio aspetto efebico ha sempre confuso tanti.. capelli biondi, fisico snello e tonico, gambe lunghe e diritte, labbra carnose, gli occhi azzurri profondi, un bel culo e soprattutto senza un pelo, sono “glabro” .. Barba? Mai saputo cosa fosse.. Depilazione? A che serve?..
Ammetto che in extra per quanto riguarda il Look ci ho sempre giocato molto scegliendo uno stile androgeno.. come sono io, ne maschile ma nemmeno troppo femminile.. Per fortuna sono figlio degli anni ottanta e la moda mi dava pure ragione allora come adesso [sich!]
In definitiva posso definirmi “un provocatore” .. Si! “E’ la storia della mia vita!”
Ma questo.. intendiamoci.. ha un prezzo!
Perché se a molti “scandalizzavo” molti altri “attraevo”..

“Secondo me ti piace prenderlo nel culo”.
Rudi il Metzger di zona, mi apostrofò in quel modo non appena entrai nel suo spaccio.
In effetti come dicevo, non davo certo un’impressione di virilità.
Con Rudi ci conoscevamo da sempre, andavo a servirmi da lui fin da piccolo, i miei nonni, che acquistarono la grande casa ancora ai tempi del “Reich” almeno cinquantanni fa, erano già clienti dell’emporio della sua famiglia.
Io ero talmente efebico da potersi definire effeminato e Rudi invece, era sempre lui, quello che si può definire un bell'uomo, ora sulla quarantina, alto e robusto, un po’ di pancetta, i baffi neri. Sposato ma con la fama di “scopatore seriale”, confermata dal fatto che ci provava con tutte quelle che entravano nel suo negozio, però in maniera sempre scherzosa ed affabile, rimanendo sempre tra gioco e verità.
In giro si diceva che molte di queste avevano finito con l’assaggiare la sua nerchia, a quanto pare, di notevole stazza. Non c’erano prove, anche perché la moglie lavorava con lui e lo teneva sott'occhio, anche se spesso si assentava per andare alle riunioni del Partito.
- “Ma che dite Rudi, avete sempre voglia di scherzare” risposi io, piuttosto sorpreso.
- “Dai su, bello, io me ne intendo di fighette, di tutti i tipi, anche quelle col pisello e sono convinto che tu sei una di queste! Hai ordinato il prosciutto ma mi sa che ti garba il salame!” continuò lui, strizzandomi l’occhio.
Mi resi conto che ero arrossito fino alla punta dei capelli, ero imbarazzato e non sapevo cosa rispondere davanti a tanta sfacciataggine, anche se dentro di me pensavo che il furbetto ci aveva visto giusto.
Riguardo al sesso, avevo avuto qualche esperienza con delle compagne di scuola, ma in realtà non ci avevo combinato praticamente nulla, invece molto di più avevo combinato
col mio vicino di casa Markus, un coetaneo che frequentava la mia stessa classe al liceo. Non proprio quello che avevo detto Rudi, ma c’era andato molto vicino.

Andavo a studiare a casa sua, nella pause mi faceva guardare riviste porno e
come succede in questi casi, fra amichetti vogliosi di emozioni, lo tirammo fuori per segarci, in breve ci fu il classico “io te la faccio a te e tu la fai a me” iniziammo a toccarci a vicenda. Le cose si svilupparono, ed arrivammo a succhiarcelo, lui era “più maschio”, furbo e deciso di me, ed oltre che a ritrovarmi ogni volta col suo cazzo in bocca, me lo appoggiava anche un po’ al buco del culo nel quale però, non era ancora entrato, anche perché, all’ultimo momento, mi ero opposto, ancora rifiutavo questa cosa, facendolo venire solamente strusciandolo fra le mie cosce. Vedevo il nostro rapporto come un gioco, un modo per godere assieme. In definitiva non lo avevo ancora preso nel culo ma c’ero andato molto vicino.
Il fatto era che, mio malgrado, stavo facendo queste cose molto volentieri e con una
soddisfazione nettamente maggiore delle mie estemporanee uscite con le femmine, anche se non lo volevo ammettere.
Quando il mio compagno di classe mi venne in bocca la prima volta, senza avvertirmi, ingoiai senza battere ciglio, dopo lo feci praticamente sempre, mi era piaciuto. Lui se ne guardò bene a contraddirmi.
Presi il prosciutto e me ne andai salutando, Rudi mi sorrise, strizzandomi ancora l’occhio:
- “Vedrai, prima o poi ti fanno la festa” disse, ridacchiando.
Mentre uscivo “sentivo” i suoi occhi puntati sulle chiappe. Non lo trovai affatto spiacevole. Mi masturbai nella penombra della mia cameretta pensando a lui e soprattutto alla frase che aveva pronunciato un attimo prima ci uscire dalla bottega, quel “ti fanno la festa” diventava che diventava “ti faccio la festa”.
Mi ritrovai a fantasticare sul suo rinomato cazzone e su come sarebbe stato ripetere con lui le cose che facevo con il mio amichetto. Sicuramente sarebbe stata una cosa più impegnativa. Rudi non poteva sapere dei miei pomeriggi di studio ma il suo intuito aveva colpito nel segno.
Il giorno dopo uscimmo a passeggio in bicicletta fino alla frontiera e così non vidi Rudi.
Ma nel ritornare deviai dal percorso degli altri gridando a mia sorella:
- “Faccio un salto in piazza, dillo alla mamma, ceno lì, mangio qualcosa con i ragazzi del paese”.
Quasi come se le gambe andassero da sole pedalavo come un forsennato verso il centro, dove si trovava il negozio di Rudi. A pochi metri dalla meta vidi sua moglie che si allontanava, era solo! Non avevo in mente nulla in particolare, volevo sentire la sua voce che mi prendeva in giro, che parlava del mio culo, mi sarebbe bastato.
Mentre pensavo ad una scusa per entrare, non dovevo acquistare nulla ne avevo i soldi per farlo, fu Rudi ad uscire dal negozio, non mi ero reso conto che eravamo vicini all'orario di chiusura e lui doveva togliere i cartelli con l’elencazione delle specialità in vendita.
- “Toh! Guarda chi c’è. Uhè bello, ti è venuta voglia? Ah ah ah!”.
- “Signore, io..”.
- “Ma che signore, chiamami solo Rudi, come fanno tutti! E dammi del tu, vuoi entrare, ti offro da bere!”.
- “Ma no signor, cioè, Rudi, non vorrei disturbare”.
- “Nessun disturbo, adesso chiudo bottega, almeno si fa con calma” mi strizzò l’occhio per l’ennesima volta.
Cosa si fa con calma? Pensai subito io, ero in stato confusionale, sudavo.
Entrammo dentro e chiuse subito le imposte che proteggevano l’entrata.
- “Andiamo dietro, dai, c’è fresco”.
Nel retrobottega c’era un’altra porta che dava su una stanzetta, effettivamente molto fresca, dove si trovavano dei mobili, un tavolo con quattro sedie e per finire una branda, anzi, un vero e proprio letto ad una piazza e mezzo.
- “Sai, a volte dormo qua, quando c’è più casino in giro. Qua sopra ci faccio anche altre cose..” ridacchiò, indicando il letto.
Mentre parlava tirò fuori dal frigorifero nell'angolo una bottiglia di birra e la stappò:
- “Adesso ce la beviamo, è buonissima, poi così ghiacciata!”, mi disse.
- “Ma Rudi, io sono praticamente astemio!”.
- “Su, un goccetto non ha mai ammazzato nessuno, ci mangiamo dietro qualcosa, così lo senti meno”.
Riempì due bicchieri e tagliò alcuni pezzetti di formaggio, anche questo era nel frigo, che mise in un piattino:
- “E’ speciale, solo per gli amici”.
Effettivamente era molto buono, con questo riuscii a mandar giù quasi tutta la birra che mi aveva versato. Si era seduto sul letto, mi fece segno, picchiettando sulla coperta, di sedermi accanto a lui.
Ero confuso, mi stava andando in circolo l’alcool, non ero abituato ed era bastato
quell'unico bicchiere, se non proprio per ubriacarmi, almeno per mandarmi in gran
confusione.
- “Senti un, po’ a parte gli scherzi, ma con il sesso come sei messo? Sei un bel ragazzino, puoi piacere a maschi e femmine”.
Mia aveva messo il braccio attorno alle spalle, nude, indossavo solo i pantaloncini, la maglietta l’avevo tolta per il caldo durante la pedalata.
- “Beh, non è che ho fatto molto” risposi io, con la voce un po’ impastata.
- “Non mi dirai che sei vergine?” insistette.
- “No, proprio vergine no, sono uscito con qualche ragazza e poi, con Markus il mio compagno di cla..” mi interruppi, avevo capito di aver fatto una cazzata, confermando i suoi sospetti sulla mia identità sessuale bisex.
- “Ah! Ma allora è così, vedi che non mi sbagliavo, dimmi cosa fai col tuo compagno di scuola, su, confidati”.
Non potevo più tirarmi indietro, la birra contribuiva a sciogliermi la lingua:
- “Ci tocchiamo a vicenda, fin da piccoli, ci tiriamo le seghe, poi anche in bocca..”.
- “In bocca, glielo succhi?”
Si vedeva che gli piaceva ascoltarmi mentre dicevo queste cose, si stava eccitando, aveva gli occhi lucidi, forse anche per gli altri bicchieri di birra che aveva mandato giù.
- “Oh si, glielo succhio e lui lo succhia a me, però più io, ma è solo un modo per divertirsi.”.
- “E la sborra, non mi dite che la ingoiate la sborra?”.
Inizialmente non risposi e lui:
- “Su, dai, dimmelo, non ti devi vergognare di me, sono un amico”, mi strinse ancora a lui, poi mi diede due leggere pacche sulle cosce nude.
- “Io la ingoio, Markus non l’ha ancora fatto”.
- “Ma che brava troietta che sei, altro che divertirsi!”.
Ora mi respirava nell'orecchio, poi:
- “Ascolta, perché non mi fai vedere cosa gli fai, a Markus, con la bocca”.
- “Ma Rudi, io.. ma se.. tua moglie..”.
- “Su dai, appena appena, mia moglie non torna”.
Non so come ma mi ritrovai mi ginocchio davanti a lui, che si era alzato un attimo, aveva fatto scivolare giù i pantaloni bianchi di tela leggeri, calciandoli via e sotto non
portava nulla.
La maglietta era già sparita da un po’, nudo, il corpo peloso.
Il cazzone scuro e venoso era barzotto, scappellato, una gocciolina di umore sulla punta. Mi accostai un po’ timoroso, quel coso era grosso il doppio di quello che baciavo normalmente ed aveva un odore diverso da quello di Markus, un aroma più maschile, inebriante.
Assaggiai la gocciolina con la lingua, lui ebbe un sussulto e mi afferrò i capelli:
- “Su, Bella, succhia!”.
Allargai le labbra e lo feci entrare, facendolo scivolare sulla lingua.
-“Ma che brava, ci sai fare!”.
Tutti i film porno che avevo visto con Markus a qualcosa erano serviti!
Mi scarmigliava i capelli mentre facevo su e giù con la testa, succhiando e leccando.
- “Mhh, muovi la lingua, sii Bella!”.
“Bella” sarebbe diventato il mio nome, non si sarebbe fatto più scrupolo di chiamarmi così, nell'intimità ma anche quando c’erano altre persone di sua conoscenza, si fece solamente esitazione di usare “Bello”, al maschile, quando non sembrava opportuno trattarmi da femmina, come, ad esempio, in presenza dei miei familiari.
-“Leccami le cosce, dai, tutto attorno.. sii, così.. le palle.. succhiale.. sii. leccalo bene.. così.. daii.. su e giù sul tronco.. aah.. ma che brava Bella, impari subito”.
Tuffare la faccia nella folta peluria mi ubriacava sempre di più.
- “Vieni su, stenditi”.
Mi distesi sul letto, accanto a lui, fremevo ed ero un po’ preoccupato per quello che sarebbe successo.
Mi salì sopra, in ginocchio, a gambe larghe, il suo grosso cazzo strusciava sul mio pistolino, che era venuto duro, accostò le labbra alle mie, che io socchiusi e mi baciò profondamente, poi scese giù e mi leccò i capezzoli, gemetti di piacere.
Scese ancora più giù, fino all'ombelico.
-“Girati ora”
Lo sapevo! Sarebbe successo, di lì a poco.
Ero disteso carponi, lui mi leccò un natica e mentre le teneva larghe, iniziò a picchiettarmi con la punta il buco del culo, facendogli colare sopra la saliva, poi infilò la lingua nel mio buchetto.
Infilò una mano sotto al ventre e mi tirò su, mi ritrovai sulle ginocchia, la testa appoggiata al letto, il culo alto, in bella vista, a sua completa disposizione.
-“Ahh.. che bello.. adesso ti apro il culo Bella.. aahh”.
Era eccitato, ansimava come un mantice, deglutendo di continuo.
Respirava forte, io ero spaventato.
-“Rudi, fai piano però.. non l’ho mai fatto.. mettici prima un dito, allargamelo un po’”.
-“Non ti preoccupare.. tu rilassati, non stringere.. ora te lo metto”.
Mi infilò un dito, già questo mi parve grossissimo.
-“Ahi! Piano, Rudi, piano”. Ma lui era carico, tolse il dito e mi sbatté dentro il cazzone.. Un dolore atroce.
Prima lo aveva appoggiato un attimo sull'entrata, come se prendesse le misure, poi aveva spinto con forza, tenendomi per i fianchi, scivolando dentro.
“Aahh.. noo.. ahii! Rudi, basta..”.
Lui continuò, entrando almeno fino a metà dei suoi ventidue centimetri.
-“Ora passa, Bella, vedrai che ti piace.. sei stretta..”.
Si fermò un istante poi prese a fare avanti e indietro, sempre più profondamente.
Io gemevo, lacrimando:
- “Oddio, Rudi.. è grosso.. grosssisssimoo mi picchia dentroo..”.
-“Che culetto! Che culetto Bella! Lo sapevo, si vedeva che era fatto per essere scopato.. yahaha!”
Mentre diceva queste cose lo tirava fuori, ci sputava sopra e lo ributtava dentro.
Era uno stallone, un grande scopatore, sapeva come durare e se la prese comoda.
Lento, veloce, variazioni di ritmo e di profondità.
Adesso al dolore iniziava ad aggiungersi il piacere.
Era una cosa che non avevo mai provato, oltre al goduria che fisica era anche cerebrale, mi piaceva essere dominato, posseduto dal quel maschio maturo e vigoroso.
Lui si accorse che qualcosa era mutato, i miei gemiti erano diversi.
Mi baciò sul collo, sotto la nuca.
-“Ehh.. ora ti piace.. allora toccati, dai, muovitelo piano piano.. masturbati ma non venire, veniamo insieme.. anzi.. vediamo se ti faccio venire col culo.. aahh.. la prima volta è difficile.. ma chissà.. aahh..”.
Avevo cominciato a masturbarmi, portandomi avanti, però mi fermai perché mi accorsi di un sorta di prurito interno, uno sfrigolio, che mi veniva da dentro, dalla mia ghiandolina, arrivava fino alla punta del cazzo, un cosa strana, piacevole.
Questa sensazione aumentò gradatamente, mi ritrovai a urlare di piacere, venni, un orgasmo diverso, lungo, femminile, schizzetti lenti, un copioso gocciolare di sborra.
“Aahh.. Oddio, Rudi, godo col culo.. aahh.. Rudii!”.
“Hai visto.. mia Bella.. ci avevo visto giusto.. sei una troietta.. una femmina e puttanella”.
Lo strano orgasmo durò ancora, finché non venne anche lui. Aveva aumentato il ritmo, spaccandomi letteralmente il culo, ma non importava, era bellissimo.
Avvertii nitidamente, anche se dicono che è difficile, il suo liquido nel profondo dell’intestino, gli spasmi che precedevano gli schizzi potenti. Ululava come un lupo.
Rimasi lì, sotto di lui, che si era accasciato, il suo cazzo ancora dentro, che non accennava a smosciarsi.
Il suo corpo emanava calore, la peluria mi accarezzava.
Finalmente si tirò via, stendendosi accanto a me.
-“Cazzo, che scopata!” esclamò.
Si mise a parlare, mi raccontò che si scopava un po’ di signorotte ma anche due “come me” dicendomi che non ero il primo culo maschile che si faceva. Aveva un altro paio di “culi, due amichette”.
-“Ma il tuo culo è il migliore, sei uno schianto! Obbediente come una suorina”.
Nel dire queste cose mi accorsi che gli era tornato duro.
Mi leccò le orecchie ed accarezzò il petto:
- “Dai, tesoro, usa la bocca, fammi vedere come ingoi”. Servizio completo.
Mi prostrai davanti a lui, chinandomi sul suo cazzo.
Lo succhiai per un po’, non accennava a venire, allora mi prese per i capelli, scopandomi la bocca e schiaffandomelo fino in gola. Tossivo e avevo dei conati.
Mi aiutavo smanettandolo e improvvisamente eruttò, dovetti ingoiare velocemente, per non soffocare. Malgrado questo un po’ di sborra mi uscì dal naso e gli colò sull'inguine impiastricciando il pelo, la leccai via.
“Aahh!.. Che brava che sei, Bella. Ne farai di strada con quel culo e quella bocca..”. Mi soffiai il naso con un tovagliolo di carta, che impiastrai di muco e sperma. Mi fece cenno di baciarlo su una guancia, lo feci, poi uscimmo fuori dalla porta sul retro.
-“Torna a trovarmi presto, Bella, che ci divertiamo ancora”.
Mentre tornavo a casa facevo fatica stare seduto sul sellino perché il culo spalancato mi bruciava e pedalando scivolava fuori il mare di sborra che lui mi aveva riversato
nell'intestino, affatto trattenuto dai pantaloncini colava giù per le cosce.
Avevo ancora n bocca il sapore del suo cazzo, nel naso l’odore della sua folta peluria.
Appena arrivato a casa mi lanciai sotto la doccia che avevamo in giardino, per lavare via tutto.
-“Ah, sei arrivato, ma hai cenato?”.
Risposi con una parte di verità:
- “Sono stato da Rudi, mi ha offerto qualcosa e io mi sono riempito”.
Si, qualcosa di veramente consistente. Ripensai a quello che era successo, il bruciore al culo me lo ricordava di continuo. Inizialmente mi dissi che non sarei più tornato lì.
Un paio di giorni dopo mi venne voglia, irrefrenabile.
Il mattino, appena alzati, mia sorella disse che servivano delle cibarie, mi offrii
immediatamente per andare a comprarle.
Quando entrai nella bottega c’era pieno di gente, Rudi mi salutò con un cenno della testa, poi:
- “Buongiorno Bello”.
- “Buongiorno signor Rudi, o meglio”. Lo salutai ammiccando..
Quando fu il mio turno gli ordinai le cose che mi servivano, lui si avvicinò con la scusa di prendere della pasta dallo scaffale:
- “Bella, oggi nella pausa pranzo, dopo l’una e mezza” sussurrò.
In effetti sembrava solo, la moglie non c’era.
Annuii, presi la mia spesa e tornai a casa.
Nonostante la voglia c’erano dei sentimenti contrastanti, da una parte non
vedevo l’ora dall'altra mi dicevo che questo non era giusto, che dovevo essere un maschio. Vinse decisamente la prima opzione.
Poco dopo l’una dissi che ero stufo, avevo caldo e che sarei andato in centro.
Prima di andare in paese passai da casa, feci la solita doccia in giardino,
soffermandomi in particolare sul culo. Ero completamente solo, quindi mi pulii anche dentro, infilandomi nel culo il tubo di gomma attaccato al rubinetto, mentre lo spingevo dentro e poi feci scorrere l’acqua ebbi un moto di piacere, preludio di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Era la prima volta che mi lavavo in quel modo, l’avevo visto tempo prima in un filmino porno, assieme al mio amico Markus ma non avevo mai pensato che lo avrei fatto.
Rudi aveva già chiuso e mi fece passare dalla porticina sul retro, così eravamo già nella stanzetta.
-“Hai sete?” mi domandò.
-“Si, ma non voglio birra, questa volta mi voglio ricordare bene quello che ho fatto”, mi passò una bottiglietta d’acqua.
Appena ebbi bevuto mi abbracciò, ficcandomi la lingua in bocca e infilandomi la mano dentro ai pantaloncini.
Mi infilò immediatamente un dito nel culo, facendomi sussultare:
- “Calma Rudi! Non sono mica di legno”.
- “Su, Bella, levati tutto, fammelo vedere!” insistette.
La canottiera e i calzoncini volarono via, mi ritrovai ancora nudo.
Mi fece girare per guardarmi il culo, poi mi prese la mano destra e se l’appoggiò sul cazzo che nel frattempo aveva tirato fuori.
-“Daii.. aah.. toccami.. suu.. avanti.. daii..”.
Lo masturbai per alcuni istanti, mi appoggiò le mani sulle spalle e mi spinse in ginocchio, avevo il suo cazzo davanti alla faccia, allargai le labbra e lo feci entrare in bocca.
Lo stavo succhiano da qualche minuto, la sua mano dominatrice sulla testa, che mi faceva fare su e giù, quando udii la porta che si apriva.
Provai a voltarmi ma lui mi tenne fermo:
- “Su, Bella, continua”.
Mentre Rudi mi teneva lì, col suo cazzo in bocca, notai, con la coda dell’occhio, di chi si trattava.
Era Jonas, il pensionato sulla settantina che, per arrotondare, faceva le consegne a
domicilio per Rudi.
-“Jonas, siediti qui vicino a me, tiratelo fuori che ci divertiamo tutti assieme! Lei si chiama Bella, che culetto che ha, te l’avevo detto!”.
Jonas si mise ridere:
- “Te l’avevo detto” faceva capire che tutto era stato organizzato, infatti
Rudi non aveva chiuso la porta a chiave, ci pensò l’altro.
Il vecchio si spogliò e poi sedette accanto a Rudi.
Nonostante l’età era un tipo aitante, muscoloso, anche lui pelosissimo. Il folto pelo bianco lo copriva quasi completamente.
-“Su, Bella, prendiglielo un po’ in bocca anche a lui, è un amico”.
Provai a protestare:
- “Ma Rudi, io non..” però quando vidi il bel cazzone venoso di Jonas cambiai idea.
Ma si, vediamo com'è con due alla volta, pensai. Ormai sono in ballo, mi ha visto e sa tutto, inutile resistere.
Iniziai a succhiare anche lui, un sapore acre ma non sgradevole.
Un po’ l’uno e un po’ l’altro, ce la feci anche a farli entrare in bocca tutti e due assieme. La prima volta che succhiavo due cazzi.
Eravamo saliti sul letto, ora ero sulle ginocchia a pecorina e proseguivo col doppio pompino. “Slapp.. slapp..”
-“Brava, così, in gola!” Mi incitava così Rudi, che poi si spostò e si mise dietro di me. Sapevo cosa stava per accadere, mi avrebbe inculato.
Infatti sputò nel solco, ci fece scorrere il cazzo e quando incappò nel buco spinse.
“Stockk!” Tutto nel culo, un male cane, urlai di gola, stringendo un po’ i denti.
-“Aahhii, vacci piano, che me lo stacchi!” si lamentò Jonas.
Lo tirai fuori dalla bocca, per lamentarmi:
- “Cavolo, Rudi, mi hai fatto male!”
-“Ma va, che ti piace, lo so” ribatté lui, mentre mi pompava di brutto.
-“Fallo mettere anche a me, spostati!” gli disse Jonas.
Uscì e Rudi, prima di prendere il suo posto, non poté fare a meno di passarmi la lingua sulle natiche e sul buco bagnato:
- “Cavolo, che culetto liscio” esclamò.
Ora si alternavano, senza mai venire, in questo modo potevano andare avanti all'infinito.
Erano sincronizzati, si vedeva che non era la prima volta che lo facevano.
-“Hai visto che culetto stretto che ha, una favola!” gli disse Rudi.
-“Hai ragione” rispose Jonas “Una favola, meglio di una femmina”.
Mi stavano sfondando come un secchio.
Gemevo, però adesso mi stavo masturbando, fui il primo a venire, un orgasmo violentissimo, doloroso.
Quasi piangevo, mi cedettero le ginocchia, ero giù sdraiato, tutto impiastricciato della mia sborra, ma loro non avevano smesso, mi salivano sopra, a turno, un po’ di colpi e via. Sembravano invasati.
Il primo a sborrarmi dentro fu il vecchio, digrignava come un cane rabbioso.
-“Ggnn.. ghrr.. cazzo che goduta!”. Si rialzò a stento e si accasciò sulla sedia lì vicina.
Toccava a Rudi, mi montò sopra, a cavalcioni e me lo spinse ancora tutto dentro: -“Bella sei bagnata come una scrofa!”.
Mi lamentai, avevo il culo in fiamme:
-“Aahhaa.. ! O Rudi, dai, tiralo fuori, ti faccio venire con la bocca.. sono sfondatoo!”.
Ma lui non ne volle sapere, mi voleva sborrare dentro come l’altro, ci riuscì dopo qualche minuto.
Mi schiacciò sotto di lui, entrando il più profondamente possibile, poi si scaricò, rilasciando tutto il suo seme dentro di me, si mosse ancora, un paio do pompate potenti, per far uscire anche l’ultima goccia.
- “Orcozio, Bella, certo che reggi bene la botta, ti ho proprio fatto diventare una troia,
una cavalla da monta!”. Sembrava quasi orgoglioso.
Ovviamente dovetti succhiarli di nuovo tutti e due, ripulire i loro cazzi impastati di sborra (mi congratulai con me steso per aver fatto il clisterino con il tubo, altrimenti ci sarebbe stato ben altro sopra), mi ritrovai a leccarli dappertutto, il pelo impiastricciato mi rimaneva in bocca. Il più vecchio volle leccarmi sua volta, ero tutto sporco di sborra ma sembrava trovare grande soddisfazione nel farlo.
Mentre Jonas mi leccava avevo il culo in direzione di Rudi, che era veramente un
porco, ancora in tiro non poté fare a meno di schiaffarmelo ancora dentro.
-“Aahh… Rudi, ancoraa?!” esclamai.
Mi piegai sul bordo del letto, lui mi sbatté per un tempo che mi parve infinito, un misto di piacere e dolore. Mi teneva la testa schiacciata sulla coperta e dava dei colpi col ventre micidiali, sembrava mi volesse trapassare col suo cazzone.
Jonas si limitò ad osservare, compiaciuto.
Si mise quasi ad urlare un attimo prima di venire, mi schizzò sul culo e sulla schiena.
-“Hai visto Bella, sono una bestia! Però ti è piaciuto, vero?”.
-“Si Rudi, anche se mi hai scassato il buco del culo.. proprio spappolato l’ano!” risposi io. Il fatto era che mi era piaciuto per davvero, avevo goduto come una maiala in calore.
Mi gettai sotto la doccia che era in anticamera, poi chiesi a Rudi di farmi un panino, che avevo una fame da lupo. Mangiammo qualcosa tutti e tre assieme, da buoni amici, parlando della nostra amata terra, della gente della DDR, come se fra noi non fosse successo nulla.
Tornai a casa all’ora della riapertura del negozio, le sedici e trenta.
-“Sei stato ancora da Rudi? Siete proprio diventati amici voi due”.
-“Si mamma, anche e lui piace la politica come a me” Risposi.
Lui e Jonas mi incularono ancora. Da soli o tutti e due assieme, divenni cosa loro. Delle scopate bestiali, il culo sfondato, un mare di sborra.
Andai anche a casa di Jonas. Che era vedovo e viveva da solo, era veramente un porco, quando veniva faceva colare la sborra sul corpo peloso ed io la leccavo via tutta. Se non ce la faceva più si faceva succhiare lo stesso, dopo che mi aveva infilato dentro qualcosa, una carota, una candela, cose così.
Un’estate pazzesca.
Quando tornai a scuola a inizio autunno mi dissi che, okay, ormai l’avevo fatto ed avevo goduto un casino ma dovevo rimettermi nei ranghi. Più facile a dirsi che a farsi.
Mi misi assieme a Markus e nonostante avessi un ragazzo ogni sera mi ritrovavo a segarmi con due dita nel culo, che tra l’altro era ormai definitivamente spanato, pensando ai miei maturi amanti estivi.


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