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Altro incontro con zio Fabio


di Liliana1980
23.01.2022    |    27.324    |    10 9.8
"“si e ti ringrazio avresti potuto denunciarmi”..."
Oggi voglio raccontarvi un’altra storia, o meglio, il seguito della storia con zio Fabio.
Immagino ve lo ricordiate, altrimenti fate un passo indietro e andate a leggervi il racconto dedicato a lui.
Da quel giorno erano passati alcuni anni, esattamente tre.
Questa è un’altra esperienza con una persona della mia famiglia.
Non mi resta che augurarvi buona lettura.


Ritornavo da una gita con le guide Scout, un po' triste.
Dovevo rimanere fuori 3 giorni.
Al secondo giorno il tempo si è messo veramente al brutto.
Purtroppo per il terzo giorno era prevista attività nel bosco,impraticabile per la bufera che si stava abbattendo.
Tutto alla malora, non si poteva far nulla, è stato deciso il rientro anticipato.
Ci accompagnarono a casa con il pullman, anche perché la responsabilità era loro fino al giorno seguente.
In casa non c’era nessuno, mi ricordai che mamma era andata con Zia Gioia, a trovare non ricordo bene chi, e che non sarebbe rientrata prima di sera, Papà da qualche parte ai Caraibi con la sua nave..
Purtroppo, non avendo la chiave, non potevo entrare in casa, mamma si era dimenticata di metterla nel solito nascondiglio, zia Claudia non c’era, era fuori per servizio, sarebbe rientrata a notte inoltrata.
Decisi di andare a casa di zio Fabio.
Abitavano poco lontano da noi.
Almeno avrei potuto usare il computer di mia cugina e chattare con qualche amica.
Anche loro avevano l’abitudine di tenere nascosta una copia della chiave che apriva la porta che dava sul giardino.
Quando i miei e zia Carla, non c’erano, andavo sempre a casa loro, mi trovavo molto bene con mia cugina Monica, eravamo molto affiatate e in perfetta sintonia, poi capirai il perché.
Avevano anche un figlio, Andrea, molto più vecchio di me, in quel periodo era militare in marina, aveva da poco finito la scuola sottoufficiali,ci avevo fatto qualche pensierino,ma era troppo fidanzato.
Da quello che sapevo,in casa non c’era nessuno,
Zio Fabio era in mare col nonno, zia in giro con mamma e Monica in giro con le amiche.
Presi la chiave, aprii la porta e andai in camera di mia cugina.
Mi cambiai mettendomi comoda usando una delle sue tute,avevamo la stessa taglia.
Accesi il computer e cominciai a navigare.
Dopo un pò mi venne voglia di mangiare qualcosa.
Uscii dalla camera e mi avviai verso la cucina.
Quando, passando davanti alla camera degli zii, sentii dei rumori, pensando fosse il gattone siamese che combinava qualche disastro, entrai per mandarlo via, oltretutto guai se zio lo beccava in camera sua.
Apro la porta e cosa vedo, o meglio, cosa trovo?
Zio Fabio, completamente nudo, in mezzo alla stanza che faceva Yoga.
Non ti dico l’iniziale imbarazzo, sia da parte mia che da parte sua.
“ma che cazz... fai a casa nostra?”.
Fu la prima cosa che disse quando si riprese dalla sorpresa di vedermi.
“pioveva e la capo Guide ha deciso di interrompere la gita, i miei non ci sono e allora sono venuta da voi come faccio sempre, ma come mai non sei in mare?.
“non andavano in alto mare, non serviva il cuoco, ne ho approfittato per prendermi un giorno di riposo, ma come mai non ti ho sentito arrivare?”.
“sono entrata dalla cucina”.
“ma non potevi suonare il campanello, come fanno tutti?”
“pensavo non ci fosse nessuno in casa”
Mentre ci scambiavamo queste informazioni, lo sguardo cadde, in basso, all’altezza dei genitali, era un bel po’ che non lo vedevo.
Credo che pure lui si fosse accorto dove erano puntati gli occhi, perchè ci mise una mano davanti.
“che fai ti vergogni di me?”.
“dai Lilly, oramai sei una ragazza, si, mi vergogno, sono molto più vecchio di te”.
“lo eri anche il giorno che me l’hai fatto vedere e mi hai baciato la passerina e non mi sembra ti sia vergognato”.
“non ricordarmelo, non so cosa mi sia preso quel giorno, vorrei tanto non averlo fatto”.
“zio guarda che mi è piaciuto e se non sbaglio, mi hai fatto godere”
Qui usci la sadica e sporcacciona, che è in me.
Decisi di giocare, di provocarlo, di proseguire quel gioco, iniziato molto tempo prima e non più ripreso.
“zio ti andrebbe di riprendere il nostro gioco?”
Non sapevo cosa volevo, o meglio cosa volevo fare, mi andava di giocare, di vedere come avrebbe reagito, di restituirgli quello che lui aveva iniziato, quella notte in alto mare.
Ma questa volta con gli interessi.
Finalmente si rilassò, accettò la mia presenza, anche se con molte cautele, probabilmente non capiva cosa volevo, dove volessi andare e fino a dove.
L’uomo che era in lui cominciava a svegliarsi, anche se non visibilmente.
Volevo togliesse le mani.
Volevo vederlo in tutta la sua bellezza di uomo maturo.
Decisi di proseguire col sadico e provocante gioco.
“ehi! zio, me lo ricordavo un po’ più grosso”.
Lo vidi arrossire a quella sfacciata provocazione.
“ma da quando parli in questo modo?, lui è così, perché è mollo, dovresti vederlo quando è duro”.
“non ti ricordi più?, guarda che l’ho visto”.
“ricordo, ricordo, ma ti prego non rammentamelo, come ti ho detto, avevo perso la testa.”.
“guarda che nessuno ha saputo nulla, ho mantenuto la promessa fatta”.
“si e ti ringrazio avresti potuto denunciarmi”.
“ma sei pazzo, mi hai fatto godere come mai nessuno aveva fatto”.
“nemmeno Monica?”
Lo guardai con la bocca spalancata.
“tranquilla, non me l’ha detto lei, ma un giorno sono rientrato prima e voi due eravate in camera sua, completamente nude e distese sul letto”.
“e tu hai visto?”
“quasi nulla, che tu ci creda o no, mi sono allontanato immediatamente e sono uscito di casa, con la testa in fiamme, per quello che avevo visto”.
“sei stato un vero gentiluomo, altri avrebbero fatto un bel casino”
“lasciamo perdere e per favore non dire nulla a mia figlia”
“promesso”
Non volevo che l’atmosfera che si era creata svanisse.
“come dicevo zio, quella notte ho goduto moltissimo”
Sapevo di dire una bugia, ma a voi maschietti non piace essere paragonati a qualcuno, perciò feci finta di non aver avuto altri rapporti, almeno per il momento era meglio così, lo desideravo disponibile ai miei desideri, anche se non sapevo ancora fin dove mi sarei spinta, o meglio, lo sapevo, ma non volevo ammetterlo.
“veramente hai un bel ricordo di quella notte?”.
“zio ci ho pensato tante volte, non immagini la voglia che avevo di restare nuovamente sola con te, purtroppo questo desiderio non si è mai potuto avverare, è il destino ha voluto che oggi si possa realizzarlo”.
Feci questo discorso tutto di un fiato.
“cosa vorresti fare?”.
“inizia col farmelo vedere quando è duro”.
“Liana ma sei matta lo sai dove siamo?”.
“si, a casa tua, beh! e allora?, dai fammi vedere come è”.
“ma potrebbe arrivare Gioia (sua moglie)”.
“bugia, è andata in città con mamma, rientrerà si e no questa sera e Monica è con le sue amiche e pure lei rientrerà tardi”.
Dovevo abbattere le ultime resistenze.
Devo essere sincera, era imbarazzato al massimo, non si aspettava di sentire la nipotina, parlare in quel modo così provocatorio, sfacciato.
La mano era sempre davanti ai genitali, segno che l’imbarazzo era sempre molto alto.
Ma oramai ero lanciata e nulla mi avrebbe fermato.
Decisi di farmi più esplicita, più provocante.
Mi avvicinai a lui.
Presi la mano che copriva il tutto e la allontanai.
Non fece nessuna resistenza.
Beh! alla faccia del timidino.
Il guerriero cominciava a crescere e come cresceva!!!
Cosa fu a farmi agire?
Non lo so.
L’istinto?.
La libido?.
La voglia di far vedere allo zio come era diventata brava la sua nipotina?.
La voglia del suo pene?.
La situazione erotica che si era creata in quella camera?.
Sicuramente furono tutte queste cose messe assieme.
Una cosa era certa.
Mi tolgo molto lentamente la maglietta, la lascio scivolare a terra.
Lo vedo strabuzzare gli occhi alla vista del seno.
Metto le dita all’interno dell’elastico della tuta e muovendo sinuosamente il corpo la faccio scendere.
Il tutto guardandolo negli occhi.
La scalcio via.
Ora sono quasi nuda, ho solo le virginali mutandine bianche.
Decido di non toglierle.
“siediti sulla poltroncina e metti le gambe, una su un bracciolo e l’altra sull’altro.
Ubbidisce come un cagnolino, oramai è tutto mio.
Il parco divertimenti è completamente esposto.
Posso vedere il piccolo fiorellino, il perineo e il guerriero sull’attenti.
Sono inginocchiata ai suoi piedi.
Tengo le cosce accostate.
Le natiche poggiano sui talloni.
Faccio un profondo respiro, richiamo alla mente gli insegnamenti di Paolo, la pratica che ho fatto, voglio fare un pompino speciale per lo zio.
La bocca è aperta, umida, vogliosa, pronta a ricevere l’obelisco.
Lo afferro con la mano.
Lo avvicino alle labbra.
Prima di infilarlo nella bocca, lo annuso.
Sono inebriata dall'odore che sprigiona.
Devo confessare a me stessa, che è una cosa differente dall’odore del proff, questo sprigiona l’odore della gente di mare, la mia gente.
Appoggio la cappella sulle labbra.
Lo fisso negli occhi, mentre faccio scivolare il suo prezioso arnese tra le labbra
La spingo nella cavità della bocca.
Delicatamente.
Inumidisco la cappella di saliva con l'estremità della lingua.
Accolgo il rotolo di carne dentro di me, senza staccare lo sguardo dai suoi occhi, (ho fatto tesoro degli insegnamenti di Paolo).
Tengo la lingua morbida, sempre in movimento.
Il calore della bocca avviluppa i neuroni del suo cervello facendolo inturgidire ancora di più.
Zio finalmente desidera partecipare al gioco.
Lo spinge dentro di me con garbo, fino al palato.
Arrivando quasi in gola.
Non riesco a respirare.
Se ne accorge, si ritrae.
Attorciglio il pene con la mano.
Governa i movimenti delle mie dita, con gli spostamenti delle anche.
Comincio a dare delle lunghe leccate, partendo dalla base e fino alla punta, passando dolcemente, e concentrandomi sul frenulo.
Passo al glande, dando leccate circolari a bocca chiusa, mentre lo faccio andare su e giù.
Apro la bocca e lo lecco sfacciatamente, facendo finta di leccare un gustoso cono gelato.
Mi interrompo un’attimo, non posso dimenticarmi dei gioielli, non esiste solo lui, c’è anche la meravigliosa “borsa del tè”.
Meritano anche loro dei baci e delle leccate.
Decido di succhiarli, prima prendendo in bocca una pallina e poi l’altra.
Ma non mi fermo, vado un po' più avanti e mentre con la mano tengo l’asta, mi spingo fino al perineo.
Decido di regalare allo zio, una lunga stimolazione con la lingua.
Lo sento urlare!!!!.
"Godooooo! Dio mio se godo! Lilly".
No, non è ancora giunto il momento, sono io che lo devo decidere, come e quando.
Afferro la borsa dei testicoli e la comprimo, procurandogli una vaporosa sofferenza.
Mi prende dolcemente la testa con le mani, attirandomi verso di se.
Muovo la bocca sulla cappella.
Stringo le labbra attorno al pisello, facendolo scorrere per tutta la sua lunghezza dentro la bocca.
Comincio a succhiare come una indemoniata.
Geme di piacere.
Sono instancabile.
Ci inabissiamo nell'incantesimo della passione, ingordi una dell'altro.
“bambina mia fammi scopare la tua bocca”.
Non posso rispondere, ho la bocca piena.
Sapevo che gli piaceva molto farsi fare un pompino.
Me lo aveva confidato durante quella famosa uscita in mare, quando i suoi freni inibitori si erano disintegrati e della quale vi ho raccontato.
Mi sento grande, adulta.
Anche se sono ai suoi piedi, sono io che lo domino.
Vorrei che questi momenti non cessassero mai.
Percepisce lo spessore delle mie labbra, che attanagliano il membro, mentre va e viene.
Ci siamo.
Dove siamo?.
Cosa sta per succedere?
Sta per venire.
Si ritrae leggermente.
Cerco di trovare il giusto ritmo per farlo godere.
La bocca si spalanca al massimo.
Ecco arriva l’orgasmo.
Mi sposto leggermente.
Lo faccio uscire.
Facendomi inondare il mento, il seno, le mani, di liquido lattiginoso.
Si china su di me.
Mi bacia.
Continuo a menarglielo.
Fino all’uscita dell’ultima goccia.
Gode, gode, gode.
Cavolo se gode!!!!
Rimango in quella posizione. finché non diventa molle.
Mi piace sentire questa sensazione di potenza.
Sono stata io a ridurlo così.
Mi rialzo.
Sono davanti a lui..
Occhi negli occhi.
Nei suoi, uno sguardo meravigliato, incredulo.
“Lilly, ma dove hai imparato a fare un pompino così bene?”..
“ho avuto un grande maestro”.
“lo conosco?”.
“si, ma non chiedermi il suo nome, non te lo dirò mai”.
“non importa, ringrazialo, ha fatto di te una maestra fantastica”.
“veramente, zione, sono stata brava? più brava di tua moglie? dicevi che sapeva fare dei pompini meravigliosi”.
“lei è una principiante al tuo confronto, dopo che ho provato il tuo”.
“bugiardo, cmq grazie del complimento, anche se so che non è la verità, quando vuoi, sai a chi rivolgerti, mio amato zio.
“lo farò, lo farò”.
Nel dirlo, il suo sguardo cambiò.
Ora in me non vedeva più l’ingenua ragazzina della cambusa, ma una donna, pronta a dargli le gioie del sesso, un sesso non ancora completo.
“verrò qualche volta a trovarti, quando sarai solo”.
“sarai sempre la benvenuta, quando non ci sarà Gioia e Monica”..
“lo so,non voglio finire impiccata”.
“guarda Lilly, è diventato ancora duro, dai vieni andiamo a letto, facciamo all’amore”.
“no zio, mi dispiace non sono ancora pronta, sono ancora vergine”.
Lo vidi sbarrare gli occhi.
Non so se per l’incredulità, o per la libidine di sapermi ancora illibata.
Sono convinta per la seconda, vista la proposta che mi fece.
“se vuoi ti aiuto io a perdere la verginità”.
Gli occhi gli brillavano dalla lussuria, dalla voglia.
Gli diedi l’unica risposta possibile.
“niente da fare, l’ho promessa ad un altro la mia verginità”.
“ma chi è questo fortunato”.
“nada, non lo saprai mai, ma appena mi sarò liberata di lei, verrò a trovarti”.
“ci conto mia adorata”.
Mi avvicinai a lui .
Incollai le labbra alle sue in un lungo bacio.
Gli feci sentire il gusto del pene, appena uscito.
Da come reagì, lo gradì parecchio.
Mi lecco ben bene le labbra, prima di entrarci dentro.
Mentre con una mano mi palpava il culetto.
Non potei fare a meno di stringere quel’obelisco che non voleva restare a riposo.
La voglia era tanta.
Feci violenza a me stessa e alla mia libidine.
Staccai la mano da quel meraviglioso trofeo.
Raccolsi la tuta e la maglietta.
Stavo avviandomi verso la camera di Monica per recuperare i mei vestiti.
“ciao “zione, alla prossima”
“ciao “nipotina” e grazie”.
Prima di uscire mi voltai a guardare quell’uomo nudo.
Era la, con il pene ancora in erezione, ancora inebetito da quello che gli avevo fatto, ma i suoi occhi erano tristi.
Volli fargli un piccolo regalo, o meglio fargli una promessa.
Mi avvicinai a lui, posai le labbra sull’orecchio e..
“zio, ho promesso ad un’altro la mia verginità, ma a te, ne regalerò un’altra”
“quale altra?”
“quella dell’entrata posteriore, sarai tu ad entrare per primo, ma non essere così triste”.
Giurai a me stessa che il secondo ad entrare nella mia vagina sarebbe stato lui.
Ma poi.
Avrei voluto mantenere la promessa che gli avevo fatto,ma non fù mai possibile.

Un lungo bacio, sempre dove lo desiderate.
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