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Prima volta con zia Carla


di Liliana1980
18.01.2022    |    38.603    |    12 9.1
"Nello stesso tempo spingeva con delicatezza la testa vicino al suo monte di Venere..."
Salve a tutti,finalmente le feste sono finite e con esse anche il mio lavoro si è tranquillizzato,nel senso che posso rimare in ufficio un po', si avete letto bene solo un po'.
Spero che abbiate passato nel migliore dei modi le feste,anche se ho sentito che in Italia,a causa della pandemia,ci sono state parecchie complicazioni,dovute anche agli incoscienti dei no vax,giuro non li capisco.
Pure noi abbiamo dovuto cambiare porto d’imbarco a causa di questo maledetto virus.
Ma lasciamo perdere le cose tristi e ritorniamo a noi.
Come ricominciare?
Mi è venuta alla mente che vi ho già raccontato la mia storia con zia Carla,si immagino avrete letto quel racconto,ma prima di quella storia c’è stato un focoso incontro,che ha aperto le porte al paradiso terrestre, avrei dovuto raccontarvi prima questo,ma penso vi piacerà ugualmente,
Dobbiamo ritornare indietro di molti anni,ero ancora studentessa,la verginità intatta,la voglia di il sesso inesauribile.
Ma lasciamo il tutto a quello che vi racconterò,

Con zia si era installato un rapporto di complicità e non poteva essere altrimenti eravamo come due “sorelle”, o quasi.
Ogni volta che rimanevamo da sole, ci si scambiava qualche dolce carezza,un fuggevole bacio, insomma le solite coccole.
Ma io desideravo di più.
Purtroppo non riuscivamo ad avere un pomeriggio tutto per noi.
Finchè!!!!.
Galeotta fu la matematica, mi era veramente indigesta, proprio non l'ho mai digerita.
Stava a me come il bianco e il nero, due opposti, che però non si attraevano.
All' ennesimo quattro rifilatomi,zia prese una decisione che oltre che cambiare il nostro rapporto, mi avrebbe evitato di passare tutta la prossima estate a sfogliare i libri invece che andare al mare.
Si assunse il compito davanti ai miei genitori di darmi delle lezioni di matematica.
“se c’è la fai, diventerai Santa Carla”.
Fu il commento generale.
“tranquilli ho un sistema che se funzionerà, la qui presente signorina, non diventerà una genia della matematica, ma sicuramente saprà risolvere i problemi”.
Ancora non avevo capito quale era il suo scopo, a parte l’aiutarmi a mettermi in pari con la materia.
Ricordo che pensai, abbastanza sconsolata, che mi toccava, oltre che quattro ore settimanali a scuola, avrei dovuto subirne altrettante fuori orario, a casa, mannaggia alla matematica.
Obbedii, anche se a malincuore, d'altra parte non avevo scelta.
Non vi nascondo che la mente vagava a quello che avremmo potuto fare,appena potevamo rimanere sole.
Ma la cosa non avvenne.
Non era come avevo sperato o meglio, immaginato.
Zia aveva preso sul serio il compito di rimettermi in pari.
Perciò, nessuna tenerezza, nessuna coccola, solo studiare.
L’unica cosa che disse fu.
“lo so cosa vorresti fare, ma finchè non avrò visto dei miglioramenti, certificati dalla tua insegnante, resteremo, tranquille, perciò spetta a te”.
Lascio la frase in sospeso.
Mannaggia ma questa legge anche la mente,poveacci quelli che venivano interrogati da lei,
Era veramente tosta,la poliziotta che era in lei emerse con tutta l’autorità possibile.
Mi subissava di carichi di lavoro,che mai avrei pensato di poter reggere.
Grazie a tutto questo i risultati a scuola cominciarono a farsi sentire, ingranai la direzione giusta,per la felicità di zia oltre che alla mia.
Forse la mia estate si poteva salvare.
Cominciai a seguire le lezioni di zia non più spinta dalla coercizione di imparare, ma perché cominciavo a prendere gusto per la matematica che non vedevo più come un insieme di nebbie multiformi e indecifrabili codici.
Devo dare merito allo stile di zia, la quale,era si, molto severa, ma alternava momenti di intenso lavoro, con battute che lo sdrammatizzavano,in poche parole, stavo scoprendo un suo nuovo aspetto,era umana.
Avevamo stabilito come giorno di studio il Martedì.
Era l’unico pomeriggio libero,fra le lezioni dal proff la scuola e la palestra per gli allenamenti di pallavolo.
Quel pomeriggio stavo tornando da scuola, per sorbirmi le ore di lezioni supplementari.
Zia mi accolse all'entrata,segno che mi stava aspettando.
Devo dire che rimasi parecchio stupita, non lo faceva mai.
Indossava uno di quei mini abiti ascellari, che se porti in discoteca rischi di trovarti addosso, una mandria di maschi sbavanti e assatanati pronti a saltarti addosso.
Fino ad oggi la massima concessione all’osè era una gonna a metà ginocchio.
Mai e poi mai avrei immaginato che avesse questo capo nel suo guardaroba.
“ti piace? l’ho preso questa mattina, tu e tua sorella dite sempre che vesto troppo all’antica,che non metto in risalto il corpo,beh! che te ne sembra?”
“stai veramente bene, niente da dire”.
Zia era proprio una bella donna.
Un pensiero mi passo, chissà se sarò così bella alla sua età.
“sei fantastica, sembri una ragazzina”.
“ora non esagerare, entra che si comincia”.
Baci ed abbracci e mentre la bocca era vicino all’orecchio.
Decisi di andare all’arrembaggio,qualcosa dentro di me mi aveva suggerito che era arrivato il momento.
Ora o mai più.
“da dove cominciamo?”.
Nel dirlo mi ero impadronita del seno destro.
“molla l’osso, devi dimostralo di averlo guadagnato”.
Lasciai a malicuore quella morbida collina.
Mi tolsi la mantellina.
Mi sistemai alla scrivania.
Zia aveva preparato un compito.
Lo stavo risolvendo,no,meglio dire la verità,cercavo di risolvere.
Era un complicata equazione trigonometrica.
Claudia era dietro le mie spalle che controllava.
Si spostò di lato,sedendosi sopra il tavolo con una gamba che toccava il pavimento.
L'altra era a penzoloni con la coscia appoggiata al tavolo.
Non potevo non notare le mutandine bianche che cercavano di coprire il pelo pubico nero e riccioluto,che fuoriusciva dai lati.
Cercai di contenere lo stupore come se non avessi visto niente.
Ma come si dice “fra il dire e il fare,c’era di mezzo la mia libidine”
Avvertii del calore invadermi il corpo.
Pensai di essere diventata rossa,tanto era il calore.
Claudia non fece trapelare nessuna emozione, pensai di aver celato bene la mia reazione.
“Hai sete Liana?”
“Sì grazie zia,un bicchiere d'acqua”.
Ero prona sul problema quando tornò con il bicchiere d'acqua.
Dio mio era nuda!!!!
Il primo istinto fu quello di alzarmi.
Saltarle addosso,abbracciarla,baciarla,toccarla.
Ma il mio stupore mi impedì di realizzare qualsiasi movimento.
Era come se gli arti fossero incapaci di rispondere agli stimoli inviati dal sistema nervoso.
Vedevo i suo seni che sfidavano la forza di gravità,sodi,grossi,con i capezzoli già duri,il sesso nascosto dalla peluria.
Fu lei a prendere l’iniziativa.
Iniziò accarezzandomi i capelli con molta dolcezza.
Nello stesso tempo spingeva con delicatezza la testa vicino al suo monte di Venere.
Sentivo il profumo del sesso che a poco a poco fece scemare le mie resistenze.
Se mai c’è ne fossero state.
Mi alzai.
Ci stringemmo in un tenero abbraccio,come due sposini alla loro luna di miele,scambiandoci profonde effusioni.
Non pensavo fosse così bello baciare una persona dello stesso sesso.
Almeno,non come questa volta.
Scusate, dimenticavo che l’ultima è sempre la più bella.
Mi aiutò a spogliarmi.
Ci dirigemmo in camera da letto continuando ad accarezzarci.
Ci sdraiammo sul letto.
Toccavo i suoi seni.
Succhiavo i capezzoli che sparavano dritti come missili.
Scesi velocemente verso il paradiso,verso l’invitante bosco.
Aprii al massimo quelle rosse e carnose labbra.
Cominciai a leccare la fonte dei miei desideri.
La lingua bramosa dei suoi succhi.
Desideravo avere tutto il corpo,i capezzoli,le cosce,i piedi.
Mi insinuai nella delicata e profumata rosa.
Feci tutto quello che sapevo per donarle i piaceri più intensi.
Zia si contorceva mugolando sotto il tocco dolce e ardente delle labbra.
Che meravigliosa musica per le mie orecchie.
Stava godendo grazie a me.
Mi applicai con ancor più lena.
Volevo farla impazzire,farle conoscere il fondo quanto brava era la sua allieva.
Lo stesso che a piene mani aveva dato a me.
Desideravo farle sciogliere le viscere di un piacere intenso.
Diedi dei morsettini alle grandi labbra.
Succhiai il clitoride.
Lo tenni tra i denti quel tanto da farla morire.
Quel tanto da vedere sul suo volto lo stravolgimento dei lineamenti dovuto al piacere.
La feci schiudere, aprirsi a i miei baci,desideravo tutta la passione che c'era in quel corpo di donna matura.
Sono riuscita a farla fremere.
Sulla pelle un terremoto di sensazioni.
Scesi a leccarle il dolce fiore posteriore per farla godere anche lì.
Godevo io stessa dei suoi spasmi, delle sue venute.
Mi alzai.
Cercai la bocca.
Le labbra.
Avvolsi la lingua alla sua.
Il nostro calore diventò uno solo.
I corpi, una fiamma altissima d'amore che avrebbe continuato a bruciare nei ricordi,nei sogni,negli occhi.
In quel momento avrei desiderato essere uomo.
Impugnare il fallo.
Penetrare quella invitante e meravigliosa conchiglia.
Cosi aperta.
Così vogliosa di altre sensazioni.
Infilarci prima la cappella.
Entrare lentamente fino ad infilarlo tutto dentro.
Penetrandola dolcemente,per poi aumentare sempre più il ritmo.
Dovrebbe essere fantastico vedere le mammelle dondolare sotto i colpi del fallo che entra ed esce dalla passera.
Contemporaneamente leccarla dove era possibile fino ad arrivare alla meta.
Quella dolcissima bocca che emana gridolini di goduria.
Continuando fino al godimento supremo, l’orgasmo.
Ma non sono un uomo.
“lo faremo bambina mia, un giorno lo faremo, acquisteremo un bel dildo e ci daremo piacere reciproco, ma prima devi perdere la veginità”.
Oddio non me ne ero accorta,avevo espresso i miei pensieri ad alta voce.
Avevo parlato alla sua figa, nell’estasi dell’orgasmo, al culmine del piacere dato e ricevuto.
Sorridendo appoggiai la guancia sul suo inguine,su morbido cuscino fatto di peli intrisi di umori appena usciti.
In quel momento il mio unico pensiero, restare così per delle ore.
“Lilly dobbiamo smettere, fra poco ritorna tua sorella e sai che prima di andare a casa passa sempre a salutarmi e inoltre dobbiamo farci una bella doccia, così conciate capirebbe troppo”.
“ hai ragione zia, per il momento meglio non sappia”.
“tanto il prossimo martedì avremo ancora lezione e questa volta,non perderemo minuti preziosi”.
Raccolsi velocemente le mie cose.
Mi accompagnò fino alla porta, ci congedammo con un bacio in bocca.
Sapevo che mamma non c’era, potei entrare in casa così come ero, completamente nuda.
Per chi non se lo ricorda, la zia vive al secondo piano.
Mi diressi rapidamente verso il bagno.
Mentre ero sotto la doccia, arrivò Cinzia.
“ciao sorellina, come è andata la lezione”.
“a scuola o dalla zia?”
“dalla zia, a scuola so che sei una mezza secchiona”
“bene,zia ha voluto farmi fare delle prove orali”.
“ma cos’è l’ora della doccia?”.
“perché?”.
“anche zia Carla la sta facendo”.
“faceva caldo, si vede che anche lei ne aveva bisogno”.
Non se ne accorse, ma feci una silenziosa e lunga risata.
Quella notte pensai a zia,alle sue leccate, a quello che le avevo fatto.
Allungai una mano fino all’inguine, ero bagnata al solo pensiero.
Cosa succederà martedì?.
Ma questa è un’altra storia,non ancora scritta,ma che lo sarà ben presto.
Ciao amici/che, un lungo,lunghissimo bacio.
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