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Mia suocera Maria 3° parte


di Liliana1980
20.06.2022    |    23.202    |    4 9.7
"Con quel gesto volevo farle capire quanto ero grato per quello che mi aveva donato..."
Salve amici spero abbiate passato un bel fine settimana anche se ha fatto un caldo da matti,oltre a questo speriamo piova al più presto,siamo in allarme rosso,manca l’acqua per irrigare i campi.
Cmq ritorniamo alla storia
Vi ricordate siamo rimasti al sorrisetto di Maria?.

“non dirmi che hai provato?”
“guai a te se lo dici ad Lilly, avevo 18 anni, le amiche continuavano a parlare di questo benedetto ingoio, di quanto era fantastico, e via dicendo.
Un giorno volli provare, ma mi fece talmente schifo, che vomitai per ore e da quel giorno non l’ho più fatto.
“con te è la prima volta che lo sperma mi colpisce il viso”
“allora devo essere orgoglioso, se mi hai lasciato eiacularti sulla faccia”
“si, lo puoi essere”
Mel parlare ci eravamo calmati e finalmente potemmo fare la doccia, ora più che mai, necessaria.
Fù una doccia veloce e senza scivolate sessuali, non ne avrei avuto la forza.
Uscii per primo, mi asciugai e poi aiutai lei ad asciugarsi.
La prendo per mano e andiamo in camera da letto.
Non pensate a chissà quali fantasie erotiche abbiamo provato, se mai ci sono state, erano frutto di qualche sogno erotico.
Dormimmo come due angioletti fino a mezzogiorno, si avete letto bene, probabilmente eravamo stanchi molto più di quello che pensavamo.
La prima ad alzarsi fu lei.
“ehi! buongiorno,suocera, come hai dormito?”
“come una bambina, era parecchio tempo che non succedeva”
La guardavo era veramente radiosa.
“ehi! “puledro”ma lo sai che ore sono?”
“dal chiaro che c’è fuori di sicuro non è l’alba”
“allora diciamo che se l’agritur fosse aperta, non troveresti più la colazione”
“cavolo non ho mai dormito fino a quest’ora”
“lo stesso vale per me, mai dormito così tanto, vado a farmi una bella doccia nell’altro bagno, e poi scendo, ti aspetto”
“sei matta, ci sono le galline e gli altri animali”
“tranquillo ho già provveduto io, ho detto che ho dormito molto, ma non fino a quest’ora”.
“non mi era mai accaduto, di solito mi sveglio all’alba, 10 minuti e scendo”
Non so cosa mi spinse a farlo, ma scesi in cucina completamente nudo.
Pensavo di farle una sorpresa, ma me la fece lei, era completamente nuda a parte il grembiulino che indossa sempre quando è in cucina.
Mi dava le spalle e non si era accorta del mio arrivo.
Rimasi qualche minuto ad ammirare quel fantastico fondo schiena, nulla da dire il nuoto glielo manteneva veramente in forma.
Silenziosamente le andai dietro.
La abbracciai posando le mani a palmo aperto sui seni.
Ebbe un leggero sobbalzo di sorpresa.
“buongiorno mio cavaliere, la colazione è quasi pronta, puoi sederti a tavola”
“lasciami ancora un minutino a godermi il culetto”
Nel frattempo il fratellino aveva raggiunto il massimo vigore, feci in modo che si insinuasse nel solco.
“non andare oltre”
“tranquilla non lo faccio, rispetto il tuo desiderio”.
Andai su e giù facendo una specie di spagnola in mezzo alle chiappe.
“mio Dio non ti riconosco, Lilly non mi aveva detto che eri così assatanato”
“lo sono, ma non a questo livello, e colpa tua e di questa strana situazione”
“sei pentito?”
“no, assolutamente no, ma non mi dirai che è normale fare sesso con la propria suocera?”
“no, hai ragione, credo che nemmeno sia normale fare sesso col proprio genero”
Ridemmo per quello scambio di ruoli, ma oramai la vergogna ed il rimorso erano lontani mille miglia.
Continuavo a strusciarmi fra quelle morbide chiappe.
“fermati Alvin, ho un’altra idea per quell’intruso”
“ah! ora lo chiami intruso, dimmi, cosa gli vuoi fare?”
“siediti a tavola e lo saprai”
Che altro potevo fare, se non abbandonare quel meraviglioso gioco, e andare a tavola con il fratello che ondeggiava come una canna al vento
Mangiammo di gusto e con parecchio appetito, solo in quel momento mi venne alla mente che la sera prima, travolti da quell’onda anomala chiamata sesso, non avevamo cenato.
Spazzolammo tutto, mancava solo un bel caffè con la panna che mi piace da matti.
Maria li portò in tavola.
“manca qualcosa suocera”
“si lo so manca la panna nel mio”
“come mai so quanto piace anche a te?”
“non ho avuto tempo per farla,o meglio,non ho voluto,per te ho usato quella istantanea”
“e per te?”
“aspetta e vedrai che arriverà pure la panna anche per me”
Non aveva nemmeno finito la frase che si inginocchio e andò sotto la tavola.
“guarda che dovrai darne parecchia lo sai quanto mi piace”
Immediatamente, sentendo quelle parole, come avesse due orecchie, il pene diventò una barra d’acciaio.
Cavolo iniziava il nuovo giorno con un pompino, almeno era quello che immaginavo, o meglio, speravo.
Immaginazione che si fece realtà, ascoltando le sue parole.
“preparati ad essere munto”
“guarda che non sono una mucca”
“per questa volta lo sarai”
Mi sistemai meglio sulla sedia, portando il culo quasi sul bordo, allargai le gambe, appoggiai la testa sullo schienale e mi lasciai andare, cominciando a percorrere il sentiero che mi avrebbe portato in paradiso.
La sotto qualcuna avrebbe composto una memorabile sinfonia, per flauto solista.
Cominciò semplicemente baciandolo, senza toccarlo.
Dopo il bacio, aprì la bocca, fece uscire la lingua e cominciò a leccarlo, lo faceva come se stesse leccando un bel cono di gelato.
Andò avanti per un pò con quel giochetto, infine introdusse la cappella in bocca, la spinse dentro fino a farmi sentire la gola e allo stesso tempo succhiava insistentemente.
Chiusi gli occhi, appoggiai le mani al tavolo e mi lasciai travolgere da tante meravigliose sensazioni, impossibili da raccontare.
Stimolava con le labbra e la lingua tutto il pene, specialmente quelle parti sensibili, come il glande e la piccola fessurina su di esso.
Così facendo, mi fece salire dei brividi lungo la schiena, che partendo dal pube, passando dal perineo, imboccavano l’autostrada della spina dorsale, andavano a finire al cervello.
Lo estrasse, ricominciando a leccarlo dai testicoli fino al glande.
Lo rimise in bocca cercando di farlo entrare il più possibile.
Mi guardò negli occhi, non so che messaggio possa aver letto, ma aumentò in ritmo.
Lo ritira fuori, lo lecca nuovamente, lo rimette in bocca.
Succhia solo la cappella, lo ritira fuori, con una mano mi accarezza le palle, le lecca, le succhia mentre con l’altra mano lo massaggia.
“ora basta amore è ora di mungerti”
Mi sento in paradiso.
L’opera sta per avere il suo maestoso finale.
Lo rimette in bocca, continua a succhiare, sempre più velocemente.
Sento il magma che sta salendo attraverso I canali seminali, l’esplosione è imminente, dovrei avvisarla, ma dalla gola non esce nessuna parola, solo un lungo ansimare.
Infine l’esplosione.
Sono scosso da prolungati brividi, mi devo tenere alla tavola, altrimenti scivolerei tanto il corpo si tende.
Non so quanti schizzi siano usciti dalla bocca del vulcano.
Lentamente mi calmo, ritorno sulla terra e guardo verso il basso, desidero vedere che faccia ha, in fin dei conti è il suo primo ingoio.
Non vedo nulla o meglio lei non c’è, li sotto non c’è nessuno.
“ehi! sono qui”
Mi giro lei è al mio fianco con un bicchiere in mano.
“guarda quanta panna”.
“cosa vuoi farne?”
“come cosa voglio farne? guarda che il mio caffè e senza panna?”
“spero stia scherzando, non vorrai mettere lo sperma nel caffè?”
“perché sarebbe una brutta idea?”
“brutta?’ orrenda direi, non ci pensare nemmeno”
“guarda, guarda, ti piacerebbe che l’ingoiassi, ma niente da fare di metterla nel mio caffè”
“guarda che non ho mai preteso che il pompino finesse con l’ingoio”
“però l’hai sperato”
“si non lo nego, ed ero convinto lo volessi fare, ma non te l’ho assolutamente chiesto”,
“mi dispiace mio caro genero, farei qualsiasi cosa per te, ma questo no”
“allora cosa vuoi farne?”
“nulla, volevo vedere che faccia facevi, e farti vedere che la panna c’era, anche se questa mattina non l’avevo preparata”
Ridemmo di gusto, mentre vuotava il bicchiere nel lavabo della cucina”
“assassina, stai uccidendo i miei figli”
Le andai vicino e stringendola fortemente.
“grazie suocera è stato meraviglioso”
“sono brava come Lilly?”
“lei è ancora un’allieva, tu sei una professoressa”
“vedrai che mi supererà”
Restammo per una pò abbracciati, ascoltando I cuori.
“cosa possiamo fare oggi pomeriggio?”
“cavolo per prima cosa telefono al mio amico che non posso andare a vedere il nuovo innesto, e poi..”
“ehi stallone togliti dalla testa il sesso, è sabato, andiamo a fare la spesa”
“ma non ci vai sempre con Lilly?”
“appunto”
Che cretino, lei non c’era.
Tentai di fargli cambiare idea.
“potresti andare lunedì con lei, e noi potremmo approfondire l’apprendimento sessuale?
“a parte che a te non serve approfondire nulla, è meglio che andiamo al Centro Commerciale”
Devo aver fatto la faccia di un agnello destinato al sacrificio.
“dai vieni, abbiamo una intera notte, e mezza giornata domain per, approfondire”
Che altro potevo fare se non vestirmi ed andare con lei.
Dentro di me non vedevo l’ora venisse sera,per verificare quella promessa di approfondimento.
La visita al Centro Commerciale fu veramente snervante, almeno per me, lei era nel suo ambiente, entrava ed usciva dai negozi con la stessa disinvoltura di una massaia al mercato.
Per un pò l’ho seguita nel suo pellegrinaggio ai santuari della moda e degli alimentari, ad un certo punto non c’è la facevo più.
“Maria ti aspetto giù alla gelateria, almeno mi gusto un buon gelato”
“va bene faccio presto, devo acquistare ancora un paio di cose”
Quel suo presto durò quasi due ore.
Finalmente decise che ne aveva abbastanza, salimmo in macchina e ci dirigemmo verso casa.
Avevamo fatto si e no dieci Km, quando Maria.
“ho voglia di farti un pompino”
“ehi! ma sei matta, guarda che potrebbero vederci o peggio se ci fosse un controllo della polizia”
“allora cerca un posticino tranquillo”
“dai Maria fra un’oretta siamo a casa e potremo fare quello che desideriamo”
“che fai non ti piacerebbe essere ciucciato in macchina”
“suocera ma come parli?”
“la colpa è tua, hai risvegliato le voglie che erano represse in me”
“su questo ci sarebbe da discutere, se non sbaglio”
“non importa. ho voglia di prenderlo in bocca”
Non fini nemmeno la frase che già aveva appoggiato una mano sulla patta.
“ferma vuoi che usciamo di strada?”
“allora muoviti trova un posto tranquillo”
Non c’era che l’imbarazzo della scelta, imboccai una stradina che finiva dietro una folta siepe, non ci avrebbe visto nessuno.
Spensi il motore e la guardai, aveva gli occhi lucidi, pieni di voglia.
Non resistetti, la baciai come fosse la prima volta, tanto era il desiderio.
“passiamo dietro staremo più comodi”
Ora più nulla ci impediva di essere a contatto.
Cercavo di essere dolce, il più dolce possibile.
Sfioravo il suo corpo come se fosse un gioiello prezioso.
Si accoccolò di fianco, nel poco spazio rimasto.
Le sfiorai il seno da sopra la maglietta.
"che meraviglia"
"sono sempre le stesse, amore!"
“hai ragione ma le conosco solo da poche ore”
“guarda che sono uguali a quelle di Lilly”
“per favore, non nominarla, ogni volta è una stilettata al cuore”
“scusami cercherò di non farlo più”
La sua lingua sul collo mi stava dando i brividi, come avessi freddo.
Era veramente bella e sensuale e si che erano anni che l’avevo sotto gli occhi, non l’avevo mai vista sotto l’aspetto sessuale.
Continuando il percorso incollò le umide labbra alle mie, la lingua si fece strada nella bocca, giocando con i denti.
Dopo aver giocato a suo piacimento, si allontanò, fissandomi la parte bassa del corpo.
Un brivido mi attraversò il corpo, quello sguardo prometteva più di ogni frase.
E in effetti cominciò ad armeggiare con la cerniera dei pantaloni.
Chiusi gli occhi, riversando la testa sullo schienale.
Sentii il rumore della cerniera che veniva abbassata.
La mano che si insinuava dentro I boxer, fino a quando avvolse il pene.
Mi stava dando un piacere esagerato, muovendosi leggera e veloce, indovinando miracolosamente la forza, la velocità, e i punti su cui insistere.
Era troppo, non potevo stare con gli occhi chiusi, gli aprii proprio quando qualcosa di molto caldo avvolse il membro.
Maria, in ginocchio sul sedile, me lo stava succhiando lentamente
Era arrapante guardarla mentre lo prendeva in bocca, grazie alla luce dell’ormai imminente tramonto. potevo vedere le labbra intorno al membro.
Una scarica di piacere mi percorse il corpo a quella vista.
"sei fantastica, amore”.
Lo tolse dalla bocca.
“come tua moglie?”
Nuovamente una fitta al cuore al pensiero che stavo facendo del male ad una donna meravigliosa.
Sicuramente si rese conto di questo mio pensiero.
“non pensare a lei, ora sei quì con me”.
“ti avevo chiesto di non nominarla”
“scusami”
Cominciò a stuzzicarlo solo con la lingua, dandogli colpetti sulla cappella, poi lasciandola scivolare lateralmente per la lunghezza dell’asta.
Inizio a leccarmi le palle per poi succhiarle accogliendole nella bocca.
Voleva farmi provare, con un pompino, un piacere esagerato.
Da vera esperta capì che la mia eccitazione era salita a livelli massimi, lo riprese tutto in bocca e cominciò a spompinarlo alternando momenti di dolcezza con altri di vera frenesia.
Cercava di accoglierlo più che poteva in bocca.
Dopo alcuni minuti di risucchi, si accorse dai miei gemiti e movimenti che stavo per venire.
Ma non era quello che voleva, aveva altri progetti.
Tolse il pene dalla bocca e con una mano raggiunse i testicoli, gli strizzo energicamente, fermando il magma che stava salendo lungo i canali seminali.
Fui riportato bruscamente alla realtà.
“sei matta, vuoi castrarmi?”
“dai spogliati”
Mi abbassai i pantaloni e i boxer, e non senza difficoltà me li levai.
Nel frattempo si era tolta le mutandine.
Mi montò a cavalcioni.
Stando in ginocchio, appoggiò il glande sulle labbra vaginali
Non si decideva a scendere e metterlo dentro, giocava con la punta accarezzandosi la passera.
Finalmente scese, penetrandosi con un sospiro.
Il guerriero entrò nell’accogliente tana, come una spada nel suo fodero.
Era fantastico sentirla così calda e bagnata,
"Sono brava?"
“sei bravissima"
Il corpo di Maria continuava a muoversi sinuosamente sul sesso, le mani strette sulla spalliera del sedile, le ginocchia puntate, si alzava e si abbassava morbidamente, come se stesse danzando.
“Dio, dio, che bello”
“sono brava come le altre donne che hai avuto?”
“non lo abbiamo mai fatto in macchina”
“guarda che non mi riferivo a Lilly, cmq so che l’avete fatto”
Provai un moto di gelosia per quella loro intimità.
Ritornò la fitta al cuore, e per un attimo mi sentii male.
Non per quello che stavo facendo, ma perché, non provavo nessun rimorso nei confronti di Lilly.
L’amavo alla follia, ma in quel momento, era lontana, mi odiai.
Scacciai quel pensiero, mi concentrai su quello che mi stava facendo Maria.
Sentivo il corpo in fiamme, la testa che mi pulsava terribilmente.
Sarei venuto fra poco, lo sentivo.
Cercai di calmarmi, di rimandare il più possibile quel momento, ma mi aveva in pugno.
Il pene mi sembrava sul punto di esplodere, per quanto mi doleva, il piacere lo sentivo soprattutto in testa, nel cervello ormai ridotto ad una massa liquida e informe
Non riuscii più a trattenermi.
Era troppo.
Fui investito dall'orgasmo, un'esplosione immensa.
E urlai tutto il piacere
Per un minuto mi sembrò di vagare nel limbo,
Poi, piano piano, mi resi conto di essere in macchina, Maria, ancora seduta sulle gambe, mi stava guardando da un po' con un sorriso malizioso
Rivolsi la mia attenzione alla splendida donna che mi stava davanti.
La accarezzai dolcemente, il più dolcemente possibile.
"mamma mia che meraviglia, che bello"
Mi diede un lunghissimo bacio.
“rivestiamoci ed andiamo”
“ma tu non hai avuto nessun orgasmo”
“cerca di ricordartelo, sei in debito, molto in debito”
“aspetta ti sono venuto dentro e..”
“tranquillo,dopo la nascita di Lilly ho avuto dei problemi alle ovaie,non posso più rimanere incinta”
Ritornammo ai nostri posti e riprendemmo la strada di casa.
Avvertivo il suo sguardo su di me.
Non potevo girarmi, la strada non me lo permetteva, c’erano troppe curve.
Allungai una mano, incontrai la sua, gliela strinsi.
Con quel gesto volevo farle capire quanto ero grato per quello che mi aveva donato.
Durante il tragitto passammo davanti ad una pizzeria.
“ci fermiamo a farci una pizza? sinceramente ho un buco nello stomaco dopo tutta quella ginnastica”
“pure io ho fame, ma invece di fermarci qui a mangiarle, perché non le prendiamo e andiamo a casa? tanto in una ventina di minuti ci siamo”
Trovai l’idea fantastica, oltretutto non mi piaceva fermarmi in quella pizzeria.
Ordinate e fatte mettere in quelle scatole che dovrebbero tenerle al caldo, mentre invece le fanno diventare gomma da masticare, riprendemmo il cammino verso casa.
Arrivammo abbastanza velocemente, non c’era molto traffico a quell’ora.
Mentre preparavo la tavola.
“Alvin io mi spoglio, mi piace mangiare nuda, l’esperienza di questa mattina mi ha messo una voglia di libertà.e nuda?”
“certo, cosa pensavi volessi servire I clienti in questo modo?”
“sarebbe una bella idea, ti immagini quanti clienti? non avresti tavoli a sufficienza”.
“potrei pensarci, ne parlerò con Lilly”
“togliti dalla testa questa malsana idea”
Ridemmo di gusto.
Mangiammo con vero appetito la pizza, anche se parlare di bontà era un eufemismo.
“era meglio un bel piatto delle tue famose fettuccine”
“lo avrei fatto ma non ne avevo di fresche, se non te lo ricordi, siamo chiusi il fine settimana”
Terminato e rimesso tutto in ordine, ci avviammo verso la camera o meglio verso quella direzione.
Ma appena usciti dalla cucina, la prendo per mano e vado verso il salotto
“non andiamo a letto mi sa che è parecchio tardi?”
“ci andremo a dormire, ma più tardi, ora voglio ancora giocare con te”
Che gioco volevo fare?
Non credo ci voglia molta fantasia.
Ma se non lo indovinate, leggete il prossimo capitolo e lo saprete.
Un bacione a tutti/e.

…continua…
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