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Lui & Lei

Vacanza a Tenerife 2º parte


di Liliana1980
10.12.2021    |    4.255    |    6 9.6
"Cominciai ad accarezzare l’ano, vi introdussi il medio, lo rigirai al suo interno, iniziai a pomparlo dentro e fuori trasformando il dito in un piccolo pene..."
Salve spero abbiate recuperato le forze per affrontare la seconda parte della storia,lasciate il guerriero o la passerina tranquilli,per il momento.
Ora vediamo se riesco a svegliarli.
Ricordate?
Ci eravamo lasciati con queste parole..
Lui era già una scia che spariva, ancora una volta mi lasciava l’odore, il profumo di sesso che aleggiava nell’aria misto al cloro della piscina.


Recuperai il costume, lo indossai e con le poche forze che mi erano rimaste, ritornai alla sdraio, mi distesi, un piccolo pensiero
”sono solo 3 giorni che sono qui, c’è la farò ad arrivare alla fine della vacanza?”
Scacciai subito quel pensiero, ero venuta per divertirmi e per appagare il mio corpo.
Sono rimasta sdraiata al sole quasi tutto il giorno, intervallando con qualche fresca doccia, fino all’ora di cena, per modo di dire, per fortuna .a differenza degli altri e per gentile concessione di Mary,potenza della parentela, potevo fare ,a mezzogiorno, un leggero spuntino, d’accordo la mezza pensione, ma non c’è l’avrei fatta ad arrivare a sera.
Per tutto il giorno i miei occhi vagavano alla ricerca di questo misterioso e introvabile cavaliere, tanto che mia sorella ad un certo punto si è sentita in dovere di dire.
“ehi! sorellina sembri un cane da tartufi”.
“ma come fa a sparire così?”.
“hai presente quanto è grande il villaggio?, e poi quando vorrà farsi trovare, lo vedrai”.
Fu la risposta della mia saggia sorella, aveva capito tutto senza che le dicessi nulla.
Le ore passano ed è arrivata l’ora di prepararsi per la cena.
Ritornammo al nostro bungalow e cominciammo la vestizione per la serata.
Non mi sono mai truccata, appena un po’ di lucida labbra, giusto per metterle in risalto, per quella sera ho scelto un abitino bianco, corto, che mettesse in risalto le gambe e l’abbronzatura che oramai stava diventando di un bel colorito mogano (ero già abbronzata da precedenti gite al mare).
Mi guardai allo specchio, mi piacevo, sentii due mani accarezzarmi le braccia.
“sei molto bella sorellina”.
“grazie anche tu lo sei”.
“abbiamo un po’ di tempo per noi due?”.
Girai appena la testa, quel tanto che bastava affinché le labbra si trovassero, le lingue si toccassero, furono attimi, ma, la allontanai.
“Cinzia non sei più libera, non compromettere tutto per una cosa che potrai avere sempre, pensa a te al tuo futuro, al tuo amore; mi sembra che le cose vadano bene, il tempo per noi lo troveremo, anche se non sarà più come una volta”.
“hai ragione io e Mary siamo veramente innamorate l’una dell’altra, mannaggia sembri tu la sorella maggiore, dai andiamo ”.
Ci siamo riunite al resto della compagnia per cenare con loro.
Finita di mangiare, come al solito, ognuno per conto suo, come per incanto siamo rimaste sole.
“vieni andiamo nella sala delle feste”.
Seguo Cinzia, troviamo un tavolo libero e ordinato un buon digestivo, ci mettiamo comode per gustarlo guardandoci attorno.
Non passa nemmeno il tempo per assaporarlo che Cinzia è stata subito rapita dall’amica Mary, mi viene da ridere chiamarla amica, si vedeva lontano un miglio quanto si amavano.
Sinceramente cominciavo a sentirmi una sciocca, lì a guardare nel vuoto in attesa di chissà che cosa o chissà chi, stavo quasi per andarmene, arrabbiata con me stessa per quell’attesa da collegiale, quando si avvicina un cameriere, mi consegna una busta, l’apro, c’è un profumato biglietto con queste parole.
”ti aspetto al bungalow 286 “.
Sinceramente ero un po’ timorosa ad accettare quell’invito, ero tentata di chiamare Cinzia e chiederle consiglio, ma era troppo impegnata.
Infine mi sono detta.
“ma dai stupida siamo in un villaggio cosa vuoi che ti accada, basta un urlo perché arrivino cento persone”.
Tranquillizzata, mi sono diretta al bungalow.
La porta era aperta.
Una dolce musica nell’aria che mescolata ai profumi della natura creava una magica atmosfera.
Entrai,
Lui era lì in piedi con in mano due coppe di champagne, un dolce sorriso gli illuminava il viso, sicuramente aveva spiato il mio arrivo.
Era completamente nudo, il pene in piena erezione, invitante, bramoso di carezze, dondolava come una canna al vento.
“spogliati mia regina“
Lo disse dolcemente come fosse un desiderio.
Lasciai cadere il vestito, lo sorpresi anch’io, sotto non portavo nulla, il viso si illuminò, il pene farsi ancor più retto.
Si avvicinò, novello cavaliere con la lancia in resta.
Mi porse la coppa, ah! mai champagne fu così deliziosamente fresco.
Vuotammo i calici, occhi negli occhi, ma quanta fatica a tenerli a quell’altezza.
Prendendomi per mano, andammo verso il letto, facendomi sedere sulla sponda.
Mi allargò le ginocchia, in modo che la passera fosse ompletamente aperta
“sdraiati amore mio”
Le gambe rimasero a penzoloni.
Si inginocchio, l’alito sulla conchiglia, bramavo la sua lingua, cominciò a leccarmi attorno a lei, una mano si infilò sotto le chiappe, le strinse.
L’altra mano ad accarezzare, strizzare, tirare i capezzoli, la bocca sul solco della figa, con la lingua allargava le grandi labbra, la introdusse, cercò il clitoride che oramai era al parossismo tanto era teso,
Comincio a succhiarlo, leccarlo, mordicchiarlo, fu la fine, non capii più nulla, esplosi in un devastante orgasmo.
Dio mio non aveva ancora cominciato e già ero venuta come una ragazzina al suo primo petting.
Lo guardai in viso, aveva ancora quel dolce sorriso reso ancor più radioso per il piacere appena donatomi.
Si alzo e senza tanti movimenti introdusse l’asta nella cavità.
Fuoco, fiamme, lampi e tuoni, dentro la vagina si era scatenata una tempesta, un uragano.
Iniziò una cavalcata senza fine, le spinte erano colpi di ariete, le gambe avvinghiate alla sua schiena, la passerina schiava della sua e della mia libidine.
Ancora una volta mi feci quella domanda.
Quanto durò quella meravigliosa cavalcata?
Come si può misurare il tempo della felicità?
Venni, rivenni, oramai ero una colata di miele, urlavo, mugolavo, gemevo, rantolavo, ero in preda ad una estasi mai provata.
Il cavaliere sempre ben saldo in sella, continuava l’implacabile cavalcata, l’asta inesorabilmente continuava il suo andare e venire, dentro la oramai incandescente vagina.
Urlai il mio ultimo orgasmo, sentii il ritmo farsi più veloce.
Tolse il pene, mi alzai per protestare con le poche forze che avevo.
Me lo trovai davanti alla faccia all’altezza della bocca, con la cappella umida dei miei umori.
Lo appoggiò alle labbra, una leggera pressione..
“apri amore e succhia il tuo desiderio”.
L’aprii, entrò con tutta la sua potenza, come se non avesse appena cavalcato nel tunnel dell’amore.
Succhiai bramosa, golosa, avida, con una mano accarezzavo i testicoli, con l’altra il peloso deretano.
Dio mio non mi riconoscevo, non volevo ingoiare lo sperma, non con uno sconosciuto, ma in quel momento ogni barriera stava per cadere, lo volevo e non mi interessava altro.
Tirai verso di me, succhiavo, succhiavo, la bocca era diventata una pompa.
Ma il guerriero resisteva, non voleva alleviare la mia sete.
Cominciai ad accarezzare l’ano, vi introdussi il medio, lo rigirai al suo interno, iniziai a pomparlo dentro e fuori trasformando il dito in un piccolo pene.
Il guerriero non resistette, sentii gli spasmi arrivare attraverso il canale seminale, prigioniero delle labbra, i coglioni gonfiarsi, il vulcano preparava la sua apoteosi.
Ma all’ultimo istante, lo feci uscire dalla bocca, un fiume di lava si riversò per terra, un grido soffocato.
“no che fai?”
Lo capivo, ma era piè forte di me, non c’è la facevo, ancora oggi la mia gola è ancora vergine per quanto riguarda l’ingoio, chissà se troverò mai il coraggio per abbattere quell’ultima barriera.
Ultimi spasmi, non mi mossi, non lo lasciai, lo tenni strettamente in mano, volevo sentirlo ammosciarsi in modo naturale, fisiologico.
La battaglia deve essere stata dura anche per lui, di lì a poco cominciò ad afflosciarsi, lo rimisi in bocca e succhiai ancora un po’ quel meraviglioso strumento, desideravo prolungare un po' la sua resa totale e definitiva.
Lo lascia andare, il posto venne preso da una calda lingua, rovistava la bocca in cerca del suo sapore, lecco con cura, succhiò ancora una volta i capezzoli, scese verso il basso a leccare la bollente ostrica.
Fece un’accurata pulizia togliendo tutto il miele.
L’estasi era totale, non ero sulla terra ma nel paradiso terrestre.
Si alzò, allungo una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Prese nuovamente le coppe, riempiendole fino all’orlo.
“all’amore e al sesso, mia regina”
Bevemmo occhi negli occhi persi in un mare d’estasi.
Un’estasi dalla quale venni malamente portata alla realtà dalla sua frase.
“ora rivestiti e vai”.
Perché disse quelle 4 parole?
Forse per non aver ingoiato il suo sperma?
Aveva appena pronunciato una frase che mi aveva ferito profondamente, stavo per protestare, ma..
Vedendo il suo viso farsi ancor più serio, capii che non scherzava
Lo aveva detto crudamente senza una spiegazione, nulla di nulla, non lo riconoscevo più, almeno non riconoscevo il fantastico cavaliere di pochi minuti prima.
Una sberla in pieno viso non mi avrebbe lasciato così intontita e stupefatta.
Non ebbi nemmeno la forza di dire qualcosa, troppo scossa e sorpresa dalle sue parole.
Raccolsi il vestito e lo indossai, avrei voluto rimanere, dormire fra le sue braccia, risentire la sua durezza, ma dal suo viso nessun invito, nessuna parola.
Uscii da quel bungalow con le lacrime che cominciavano a scendere e andai a rifugiarmi in un angolo a sfogare tutta l’amarezza, gli avevo dato tutta me stessa, senza inibizioni, a parte l’ingoio, mi aveva avuto a sua disposizione, no, tutto ciò era incomprensibile.
Dovetti farmene una ragione e lentamente con la morte nel cuore andai a letto e per rincarare la dose ero pure sola, visto che Cinzia avrebbe dormito dalla Mary.
Fu il sole a svegliarmi, come al solito non avevo chiuso le imposte, una nuova giornata mi aspettava.
Le fitte al cuore erano ancora intense, ma come dicono tutti, “la vita continua”.
Entrai nella sala dove si faceva colazione con il miglior sorriso che riuscivo ad esibire.
Mi avviai al tavolo dove già erano presenti gli amici, mancava solo la sorellona, ma lei era perdonata, almeno da parte mia.
Alla compagnia dissi.
“Cinzia ci raggiungerà in piscina, non aveva voglia di alzarsi”
Ma quasi non riuscii a finire la frase, una nuova rosa era appoggiata sul tavolo della colazione, ma questa volta c’era una busta con dentro un bigliettino.
La aprii e lo lessi.
“grazie mia sconosciuta regina, grazie delle bellissime ore, ora devo ritornare dalla regina della mia realtà“.
Come ebbi finito di leggerlo, scoppiai in una sonora risata, quel maledetto era sposato ed aveva la moglie al seguito.
Mi ricomposi subito, tutti mi stavano guardando come se fossi improvvisamente andata fuori di testa.
Farfugliai una scusa, non ricordo nemmeno cosa dissi, per giustificare quello scoppio di ilarità
Non lo vidi mai più, non volli nemmeno sapere il suo nome.
Solo una domanda mi frullava nel cervello, ma come ha fatto a tenere la moglie all’oscuro di tutto?
Poi capii come aveva fatto, il villaggio è talmente grande che ci si può perdere e le piscine sono in scala, probabilmente la sua famiglia era da tutt’altra parte, probabilmente alloggiata nel corpo laterale, tenendo conto che il complesso è diviso in quattro parti ed ognuna è indipendente dall’altra è facile capire come l’uomo poteva eclissarsi, l’unico mistero, il bungalow, come avrà fatto ad averne uno tutto per se?, quì immagino qualche euro allungato al personale per averlo a disposizione qualche ora, altra spiegazione non c’era.
Ma di queste cose me ne fregai.
In me rimase vivo il ricordo della sua meravigliosa e inebriante cavalcata, anche se il finale era stato molto amaro.
Ma la vacanza non era terminata, rimanevano ancora diversi giorni.
Non così interessanti come i primi.


Il mio solito lungo bacione a tutti.
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