Racconti Erotici > lesbo > Sono andata a riprendermi le mutandine 1º parte
lesbo

Sono andata a riprendermi le mutandine 1º parte


di Liliana1980
27.02.2023    |    9.665    |    9 10.0
"Ebbi paura di essere diventata una masochista..."
In molti mi hanno chiesto se mi sono ripresa le mutandine, lasciate in pegno ad un’ospite del villaggio, ve la ricordate? si chiama Rosy.
Ma è meglio se vi racconto cosa è accaduto.

Sinceramente non volevo andare a riprendermele, anche se la voglia era a livelli parecchio alti.
Essendo la direttrice del villaggio, avevo paura che succedesse qualche complicazione.
Dentro di me cercavo di rassicurarmi, ma era una battaglia persa.
Purtroppo tutte le mattine, durante la mia ora di attività sportiva, la incontravo.
“allora Lilly, quando vieni a riprenderti il tanga?”
“scusami Rosy, ma ho avuto giorni caotici, appena mi sarà possibile manterrò la promessa”
Mi detti della stupida, avrei dovuto essere più sincera e dirle che non sarei andata.
Ma la verità era, che ne avevo voglia, ma il timore di qualche pettegolezzo era più forte.
Probabilmente lo aveva capito.
Cominciarono ad arrivarmi parecchi messaggi sul cellulare.
A parte l’invitarmi, mi rassicurava che non ci sarebbe stato un seguito, ameno che, non lo avessi voluto io.
Per abbattere le mie resistenze, cominciò ad inviarmi foto di lei, prima in costume, poi sempre più esplicite.
Inutile la faccia lunga, ci andai e questo è quello che è accaduto.
Le inviai un messaggio.
“verrò sabato verso le 7”
“allora preparo la cena”
“cucini tu?”
“certo guarda che sono una brava cuoca”
“da quando ti conosco sei sempre andata al ristorante”
“non mi andava cucinare per il coglione”
“cosa posso portare?”
“nulla, solo, Lilly e il suo corpo”
“va bene, ci vediamo domani sera”
“ti aspetto”
Venne sabato sera.
Alle 6 uscii dall’ufficio e andai nella mia abitazione.
Mi feci una bella e rinfrescante doccia.
Mi misi davanti all’armadio per scegliere cosa mettermi.
Optai per una lunga tunica nera con spalline.
Mi guardai allo specchio, si mi stava bene, mi fasciava il corpo mettendo in risalto le curve.
Lateralmente aveva uno spacco che arrivava quasi all’inguine.
Ve la ricordate la Belen a Sanremo?
Beh! era così, parlo dello spacco.
Indossai un paio di sandali senza tacco.
Prima di uscire mi buttai sulle spalle uno scialle.
Cosa dite?
Ho dimenticato qualcosa?
Ah!, vi riferite all’intimo?
Il reggiseno?
Posso ancora farne a meno.
Forse vi riferite alle mutandine?
Le avrei trovate da lei.
Prendo la golf-car e raggiungo la villetta di Rosy.
Penso mi abbia visto arrivare, è li sulla porta che mi aspetta.
Parcheggio.
Mi viene incontro e mi abbraccia, dandomi un casto bacio sulla guancia.
Apprezzai il gesto, meglio non dare adito ad insinuazioni.
“ti sei fatta bella”
“sono solo andata dalla parrucchiera”
“parlo del vestito, dove avevi intenzione di andare questa sera?”
Lo disse con ironia, sorridendo.
“da nessuna parte, solo da te”.
“vieni entriamo”
Appena chiusa la porta mi abbraccio ed incollò le labbra alle mie, le lingue giocarono per un po'.
“fermiamoci, non anticipiamo i tempi, prima ceniamo”
Era strana quella sera, la sentivo in agitazione, non nervosa, semplicemente avvertivo uno strano fervore nel suo modo di muoversi per casa.
Da quando eravamo entrate, le avevo già chiesto almeno un paio di volte cosa stesse succedendo, ma sorridendo tranquilla.
“niente, solo un po' agitata per la tua visita”
“stai scherzando? con tutta le donne importanti che frequenti”.
“non ci crederai, ma tu sei più importanti di tutte loro”
Non facevo fatica a crederlo, non credo che, loro, le si concedessero.
Scacciai quel pensiero, mi faceva sentire sporca.
Ad un certo punto.
“è tutto pronto, vado a farmi una doccia veloce”
Fu di parola, ci mise un amen.
Rientrò avvolta in un morbido accappatoio.
Cenammo in terrazza, allegramente.
Il cielo quella sera offriva un tramonto luminoso e caldo.
La lieve brezza era piacevole sulla pelle.
Restammo in terrazza ad ascoltare musica, a goderci il lento tramontare del sole e il crescendo della luminosità della luna piena, circondata da tante piccole lucciole.
Si alzò per prendere un digestivo con relativi bicchieri.
Ritornò, si sedette su di una poltrona, portando il bicchiere alla bocca, mi guardò sorridendo.
La imitai, era veramente buono quello che stavo bevendo.
Mentre sorseggiavo il liquore.
“Rosy cosa vuoi per ridarmi le mutandine”
“che tu sia a mia disposizione”
“ma sono venuta per contraccambiare”
“lo fari, non preoccuparti”
Decisi di stare al gioco.
Andai a sedermi sulla poltrona di fronte a quella dove stava seduta, allungando una gamba per appoggiare il piede tra le sue ginocchia.
Era eccitata, lo sapevo, lo sentivo.
Ad un certo punto mi chiese.
“a cosa stai pensando?”.
”mi sto godendo la tua eccitazione.”
“e cosa ti fa pensare che io lo sia?”
“lo sei da quando sono arrivata, e mi stò chiedendo perché non ci hai ancora provato”
“non mi va di farlo adesso.”
“ah no? ne sei sicura”
“no! non lo sono”
Prese il piede che avevo appoggiato sulla sua poltrona.
Lo accarezzò, lo sfiorò con la bocca e lo appoggiò sul bracciolo della poltrona, allargandomi le gambe.
“porcellina, non hai messo le mutandine”
“per forza, c’è le hai tu”
Si inginocchiò davanti a me.
Avvicinò piano le labbra alle cosce, percorrendole delicatamente fino a sfiorarmi le grandi labbra.
Mi distesi sulla poltrona, avvicinando il bacino al bordo della seduta per offrirmi in maniera più completa.
Prese ad accarezzarmi lentamente con la lingua le grandi labbra, sfiorando solo di tanto in tanto quelle piccole e la clitoride.
Con la sua esperienza, sapeva come scaldarmi, sapeva che avrei sussultato ad ogni piccolo tocco.
Mi leccava, guardandomi negli occhi.
Sapeva quanto mi piaceva farmi leccare, glielo avevo confidato la sera dei fuochi.
Mi faceva sentire la padrona del mondo guardarla con le labbra immerse nel mio piacere mentre sorridevo e godevo, godevo e sorridevo.
Le chiesi di infilare un dito dentro.
Alzò il viso e fece cenno di no con la testa, guardandomi fissa negli occhi e sorridendo, in segno di sfida giocosa.
Alzai il tono della voce:
“Mettimi dentro qualcosa, fammi godere come piace a me”.
Di nuovo fece cenno di no con la testa.
Mi rassegnai chiudendo gli occhi.
Tornò ad immergere il volto tra le gambe, portandomi al limite del godimento.
Dopo qualche istante, quando aprii gli occhi, era ancora inginocchiata tra gambe e mi stava osservando.
Aveva uno sguardo compiaciuto.
Mi accarezzò una gamba e si alzò,
Mi aveva portata al massimo dell’eccitazione, senza indurmi al piacere completo.
Feci per accomodarmi meglio sulla poltrona ma ....
“togliti il vestito”
Feci quello che mi aveva chiesto.
“vieni andiamo in camera da letto.
Notai che aveva qualcosa in mano.
Era una benda nera.
Me la sistemò sul viso e strinse forte, allacciandola dietro la nuca.
“ci vedi?”
E mentre me lo chiedeva mi sfiorava un capezzolo.
Un lungo brivido attraversò il corpo.
“no… “
“e ti piace a giudicare da come reagisci…”
Non risposi, era troppo evidente.
“sdraiati a letto”
Ero tesa ed ancora intontita, per il mancato orgasmo.
I capezzoli,causa la lunga carezza, erano turgidi,il corpo eccitato.
Non so perché mi coprii col lenzuolo.
La sentii andare ad accendere lo stereo, un dolce musica riempì la stanza.
Non potevo vedere, solo sentire i suoi movimenti all’interno della camera.
Doveva aver acceso delle candele perché percepivo il loro profumo.
Si avvicinò, e sussurrandomi vicino all’orecchio:
“toccati!”
Spostai il lenzuolo dal corpo, volevo che mi vedesse interamente.
Inumidii un dito infilandomelo in bocca, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno,ero già bagnata a sufficienza.
Spalancai le gambe, per mostrarmi completamente, e per essere dannatamente sua.
Sapere che stava li a guardarmi, mi eccitava da impazzire.
Forse era in piedi, appoggiata al muro, o forse si era seduta sulla poltrona nell'angolo opposto.
Forzai ulteriormente l'apertura delle gambe.
Volevo che mi vedesse bene, ovunque si trovasse.
Desideravo che i suoi occhi catturassero ogni minimo movimento del dito che aveva preso ad accarezzare dolcemente la clitoride.
Lo facevo lentamente, ma premendo forte, mi piace toccami in modo dolce, deciso.
Stringevo forte le grandi labbra con le mani, allargandole, tirandole, insinuando le unghie nella pelle.
Immaginavo la eccitasse vedere le unghie color rosso tirare la carne per mettere in mostra la clitoride, per farla uscire completamente.
Ormai ero al culmine del piacere, stavo raggiungendo l’orgasmo, quando la sentii afferrarmi un piede.
Pensai volesse finire lei, invece sentii le sue mani passare qualcosa intorno alla caviglia.
Ci misi un secondo a capire che si trattava di una sciarpa.
“fermati Rosy, non mi piace quello che vuoi fare”
“ti prego Lilly, fidati di me, non ti farò del male, desidero solamente farti godere, ti basterà dire una parola e mi fermerò”.
Avrei voluto fermarla, ma il corpo accettava la proposta
Ripresi a toccarmi prepotentemente.
Quando la strinse, incredibilmente, ebbi un forte orgasmo ma non smisi di toccarmi, volevo continuare a godere.
Quando mi strattonò la gamba, per fissarla al piede del letto, gridai di piacere talmente intenso da perdere quasi i sensi.
Ebbi paura di essere diventata una masochista.
“Rosy..”
“so cosa stai pensando, non ti preoccupare è solo un gioco, voglio tu goda al massimo”
“lo sai quanto odio la costrizione, non te lo perdonerei”
“non puoi immaginare quanto la odio pure io, lasciati andare e fidati”
Abbandonai le braccia lungo i fianchi mentre la sentivo legarmi l’altra gamba al letto.
Stavo ancora ansimando quando si avvicinò al mio collo sussurrando:
“sei bellissima quando godi, non pensare più a niente ora, pensa solo a gioire”.
Sentire le sue labbra sfiorare il collo mentre mi diceva quelle parole, mi mandò nuovamente in estasi e ripresi a toccarmi.
Dovetti smettere, le sue mani mi avevano preso i polsi, uno dopo l’altro e legarli al letto, così come aveva fatto con le caviglie.
Il cuore batteva all’impazzata.
Di nuovo si avvicinò al mio collo:
“devi godere come voglio io”
“ma ero io che dovevo contraccambiare”
“lo farai, non preoccuparti, ne abbiamo di tempo”
Dopo appena un secondo sentii la sua bocca appoggiarsi ad una caviglia e salire lentamente, baciando e leccando la gamba fino a raggiungere il centro del piacere, spalancato e fradicio, in trepidante attesa di essere soddisfatto.
Prese a leccarmi, senza mai staccare le labbra, avvolgendo totalmente la clitoride, la lingua la massaggiava lentamente con una passionalità che mai avevo provato.
Sentivo scoppiare i capezzoli, mentre tutto il mio essere, era concentrato sulla clitoride, e a quella bocca che sembrava assetata, tanto succhiava, come se volesse farne uscire acqua per dissetarsi.
Ad un certo punto infilò un dito e poi subito ne spinse dentro un'altro, allargandomi con un’unica spinta.
Il sesso era talmente bagnato che le dita si infilarono dentro senza problemi.
Iniziò a massaggiarmi proprio come piaceva a me, e intanto la lingua continuava a leccarmi, imperterrita, calma e pressante.
Stavo ansimando di piacere, ogni respiro era un grido soffocato.
“godi, non pensare ad altro, sei bellissima, mi stai facendo impazzire, così ti voglio vedere, godere di tutto il piacere possibile”.
Ascoltavo le sue parole, la sua voce, mentre sentivo quella mano massaggiarmi dentro, allo stesso ritmo con cui la lingua continuava a leccarmi.
Mi sembrava di impazzire.
Incredulità, forse imbarazzo, ma tanto piacere allo stesso momento.
Mi lasciai andare, mi consegnai completamente a lei.
Non pensai più a niente come mi aveva chiesto.
Sentii salire un’immenso piacere dal ventre.
Gridai con tutta la voce che avevo, contrassi il bassoventre, fino a sentire uscire dal sesso, una quantità di miele che sembrava non finire più.
Non so quanto rimasi in quelle condizioni.
Mi aveva slegato le gambe e le braccia, ero libera, mi rimaneva solo la benda.
Feci per toglierla.
“aspetta, non farlo, non ho ancora finito di farti godere”.
“ancora?, mi vuoi morta?”.
“no, voglio portarti in paradiso”
“e non vuoi che veda come farai?”
“esatto, dovrai usare solo gli altri sensi”
Per qualche minuto ancora mi sentii confusa e quasi non percepivo il corpo.
Rosy, mi baciò intensamente.
Mi sentivo stremata di piacere.
La stanza era riempita da una dolce musica di chitarra, e ogni cm del mio corpo sembrava essere una corda di quella
chitarra.
Sentii del movimento accanto a me, Rosy si era alzata, ebbi la sensazione non ci fosse nessuno, forse nemmeno nella stanza.

Cosa era accaduto?
Cosa voleva fare Rosy?
Perché non voleva mi togliessi la benda?
Cosa voleva farmi per portarmi ancor più in alto nell’estasi?
Per leggere le risposte a queste domande, dovrete aspettare la seconda parte, non so quando potrò farlo, ho parecchio lavoro in questi giorni.
Per farmi perdonare, vi invio un bacione ovunque lo desideriate.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 10.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Sono andata a riprendermi le mutandine 1º parte:

Altri Racconti Erotici in lesbo:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni