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Panorama in'aspettato


di Liliana1980
11.01.2023    |    15.034    |    22 9.9
"Pian, piano, ho cercato di allargare un po’ di più le gambe, cercando di non farmi notare dalle due che avevo di fronte..."
Salve amiche ed amici, eccomi di ritorno, dopo la pausa per il Natale e il nuovo anno per raccontarvi un’altra avventura con Lilly come protagonista.
È un giorno qualunque, un giorno lavorativo.

Ero in attesa dell’autobus per andare al lavoro.
Fui distratta solo per pochi istanti, arrivato l’autobus, sono salita, prendendo posto sul sedile accanto al finestrino,come facevo di solito.
Quasi immediatamente è ripartito.
Guardavo fuori, assorta nei pensieri, facendo finta di essere incantata dal panorama, ma in realtà lo sguardo era assente e disinteressato a ciò che gli occhi vedevano.
Ciò che scorreva, era qualcosa che conoscevo bene, avendo fatto quel tragitto molte volte, gli occhi seguivano la strada assieme al paesaggio che lo fiancheggiava.
Le fermate si sono susseguite, per far scendere e salire, altri passeggeri, mentre i pensieri vagavano, gli occhi guardavano immagini ormai conosciute a memoria.
L’autobus, arrivato ad un incrocio, si è fermato al rosso e l’attesa del verde si è protratta, sembrava che non si accendesse mai.
Ed ecco che il paesaggio e le cose che non erano di nessun interesse sono scomparse.
Affiancata al bus si era fermata un’auto decappottata, dandomi la possibilità di vedere, con molta tranquillità, chi c’era dentro.
Alla guida c’era una ragazza, a mio parere, molto bella ed attraente, con i capelli, che le scivolavano sulle spalle.
Dal finestrino vidi che indossava una camicetta bianca, generosamente aperta, da cui si vedeva chiaramente il seno ed il solco che divide le colline.
Essendo la scollatura molto ampia, potevo intravvedere il reggiseno a balconcino nero, che sorreggeva un seno non grande ma ben fatto.
È stato istintivo andare a cercare qualche altro particolare.
Aspettava che il semaforo diventasse verde.
I miei occhi sembravano degli ispettori, inflessibili e morbosi, che indagavano su tutto.
Con lo sguardo scesi verso il basso, dove vidi la minigonna di color nero, dalla quale potevo vedere chiaramente fuoriuscire il bordo delle calze autoreggenti.
Quell’immagine, molto interessante, mi ha fatto salire il desiderio.
La visione di quella donna in minigonna, che generosamente, offriva una visione così erotica, mi ha portato a mangiare con gli occhi le gambe che, a vederle dall’autobus, sembravano perfette, facendomi sentire una certa umidità tra le gambe.
Mi sentivo eccitata.
Quella donna a pochi metri dai miei occhi, inconsapevole di essere osservata, mi stava facendo impazzire dal desiderio.
La reazione per tentare di calmare ciò che avveniva tra le cosce, è stato l’accavallare le gambe.
Sentii un certo grado di umidità.
Non potevo farlo con le mani, ne con gli occhi, dovevo fidarmi delle sensazioni.
Ebbi un’attimo di timore, la macchia dei miei umori, avrebbe potuto essere notata dietro la gonna in corrispondenza del sedere, al momento di scendere.
Infatti poggiando una coscia sull’altra, sentivo che il triangolino del perizoma, che era stretto tra le cosce, era bollente e potevo chiaramente sentire le pulsazioni della clitoride, che cercava di spingersi al di fuori delle labbra vaginali.
Mi stavo eccitando terribilmente.
Mi era bastato vedere due gambe e il bordo delle autoreggenti, per far piangere la passerina e rendere le mutandine completamente intrise di umori.
Mi sono guardata attorno per vedere se qualcuno si fosse accorto di qualcosa.
Niente, ognuno pensava ai fatti suoi.
Riportai lo sguardo fuori dal finestrino, a guardare quelle gambe, che mi avevano stregata.
Cominciai a strusciare le cosce, l’una contro all’altra, stringendole per schiacciare la clito.
Vedevo la donna che continuava ad aspettare il verde, improvvisamente si è girata verso il sedile posteriore dell’auto per prendere qualcosa.
Ciò che vidi, mi ha fatta impazzire la pressione.
Le gambe le si sono scoperte di quel tanto, da permettermi di vedere le cosce, oltre le autoreggenti.
Ma grazie a quel movimento, potei vedere pure il nero dello slip, intonato al reggiseno.
In quel momento ho sentito un’ ondata di calore salire tra le cosce.
Ormai le stringevo forte, sentivo le labbra della vagina, gonfie e bagnate, con la clito, che si contraeva, ad ogni pressione delle gambe accavallate.
Sentivo il viso avvamparsi.
Volevo toccarmi, pur essendo in mezzo a tanta gente.
La voglia era talmente forte, che, senza pensarci, ho preso la giacca appoggiata sul sedile, e l’ho appoggiata sulle gambe, nascondendo le cosce a eventuali curiosi.
Così facendo, riuscii a coprirle, fino a poco sotto il ginocchio, in tal modo avevo la possibilità di tenere le gambe leggermente aperte.
Mentre osservavo fuori dal finestrino, l’ho vista voltarsi ancora una volta, come se fosse attratta dal mio sguardo.
Purtroppo il semaforo è diventato verde, la vidi scomparire davanti all’autobus.
Pensai che tutto fosse finito, ma il destino ha deciso altrimenti.
Nel frattempo il bus era arrivato alla mia fermata.
Mentre scendevo, mi toccai dietro, per accertarmi che la gonna non fosse macchiata.
Mi avviai verso il palazzo della compagnia di navigazione per la quale lavoravo.
Prima di entrare, mi fermai al bar, per un caffè, sedendomi ad un tavolino, in un angolo un po’ appartato.
Quando si dice, fortuna.
La giovane donna dell’auto era seduta distante due tavolini, in compagnia di un’altra ragazza, anche lei bella ed affascinante.
La voglia di toccarmi è ritornata prepotentemente.
Mi venne la folle idea di attuare ciò che avrei voluto fare sull’autobus.
Rimisi la giacca sulle gambe.
Le due ragazze si erano sistemate una di fianco all’altra ed entrambe tenevano le gambe un po’ divaricate.
Ho notato, che, sia la donna vista dall’autobus, sia l’amica, tenendo le gambe in quella posizione, mi consentivano di vedere che entrambe indossavano autoreggenti.
Era troppo, Il primo pensiero è stato quello di andare in bagno e masturbarmi, lo scartai immediatamente, avrei perso quella visione erotica che le due mi offrivano, oltre allo schifo che provo ad entrare in certi bagni pubblici,
Non restava che utilizzare, la giacca sulle gambe, passare una mano sotto, sollevare la minigonna ed entrare tra le gambe.
L’ho fatto senza alcun pudore, sfrontatamente, davanti alle due, che, almeno all’apparenza, sembrava parlassero fra loro, disinteressandosi a quello che stavo facendo.
In un attimo ho portato le dita, tra le cosce, la sensazione è stata talmente forte, che un brivido ha percorso tutto il corpo.
In quel momento mi sentivo un po' depravata,sicuramente voi direte,tanto.
Io, assistente personale della direttrice della compagnia, ero in mezzo ad altre persone, che mi stavo accarezzando sotto il vestito provando un immenso piacere.
Ho lasciato che la mano si muovesse più a fondo tra le cosce, premendo con la punta delle dita, nei punti che sapevo mi avrebbero fatta godere in breve tempo.
La visione che avevo davanti mi mantenevano eccitata.
Avevo gli occhi semichiusi, fissando le cosce delle giovani sedute.
Lasciavo che le dita facessero il resto, premendole e spingendole, avanti e indietro, sul triangolino del perizoma, come volessi sfondarlo, per entrare nell’intimità, pur sapendo bene che non l’avrei potuto fare.
Sentivo il profumo degli umori, che impregnavano il perizoma, arrivare alle narici. ciò mi mandava in estasi.
Pian, piano, ho cercato di allargare un po’ di più le gambe, cercando di non farmi notare dalle due che avevo di fronte.
A parte, che ero convinta, non mi avessero notata, visto che continuavano a parlare fra di loro, senza nessun interesse nei miei confronti.
Facendo attenzione a non far spostare la giacca, appoggiata sulle cosce, divaricai le gambe, la voglia di penetrarmi aumentava.
Mi sono limitata a muovere il bacino, spingendolo con impercettibili movimenti contro le dita, così schiacciavo meglio la clitoride.
La mano aperta, scorreva sul perizoma, avanti e indietro, sentendolo completamente immerso dentro la passera pulsante.
Mi sembrava di impazzire.
Stavo godendo e nessuno lì intorno se ne rendeva conto.
Le dita si muovevano, velocemente attorno alla clitoride, scendevano tra le grandi labbra, che ormai sentivo spalancate.
Mi muovevo, quasi saltando, su quella sedia che sembrava bruciare sotto.
Stavo per godere.
La voglia di esplodere era tremendamente forte, come la voglia di urlare ai presenti, che la passera stava per darmi un orgasmo fantastico, ma mi limitavo, mordicchiandomi le labbra, contenendo per decenza, la voglia di gemere e mugolare.
Ho sentito una vampata di calore salire dal basso, con forza e desiderio, ho lasciato che le dita si muovessero più velocemente sul triangolino del perizoma, impiastricciato di umori.
Con foga spingevo le dita avanti e indietro, senza sosta, schiacciavo sempre più forte il bottoncino, che ormai sentivo duro.
Sembrava che fossero passati anni dall’ultima volta che mi ero masturbata.
Non mi fermavo, le onde del piacere erano delle scariche, che salivano dalle cosce, giungendo al cervello che voleva solo l’orgasmo.
Le dita correvano veloci, mentre le gambe, coperte dalla giacca, inconsciamente si allargavano.
Stavo impazzendo dal piacere, nonostante mi rendessi conto di dove fossi e cercassi di trattenermi.
Ma ormai era troppo tardi e dovevo avere quell’orgasmo rimandato da troppo tempo.
Troppa era la voglia di godere lì in quel bar, davanti alle due sconosciute.
L’azione sulle mie intimità era incessante, spingevo le dita, premendo il tessuto del perizoma, dentro la passera e allo stesso tempo titillando la clitoride.
Infine mi sono sentita piegare le gambe, mancare le forze, quando l’orgasmo, come un fiume in piena, si è impossessato del mio corpo, lasciandomi sconvolta ed ansimante, con la mano che, bagnata dal nettare, continuava a scivolare piano, rallentando la corsa.
Mi sentivo accaldata, ma avevo provato un qualcosa di incredibilmente eccitante, mentre le dita premevano ancora sulla vagina, le contrazioni spingevano fuori ogni goccia del piacere.
Mi stavo lentamente rilassando, lasciando che la mano, ancora aperta, scorresse tra le cosce, nei minuti successivi, ho temuto che qualcuno potesse avermi visto, ma sembrava che ognuno facesse i fatti propri, ignorando cosa era accaduto in quell’angolo.
Avevo goduto, e questa era la cosa importante.
Dopo quell’esperienza, sinceramente tornai a sentirmi una sporcacciona, per aver compiuto in quel locale pubblico, un qualcosa che non avrei mai pensato di fare.
Stavo per alzarmi ed andare in ufficio.
Quando una delle due sconosciute, si è avvicinata al tavolino, lasciandomi un biglietto.
Senza dire una parola, ritornò dalla sua amica e assieme si allontanarono.
Presi in mano il biglietto, sul davanti c’era il nome e l’indirizzo della sconosciuta, Alice, sul retro.
“Brava, abbiamo visto tutto, ci sei piaciuta, ti aspettiamo presto. Baci”.
Misi il biglietto nella borsetta e mi avviai verso l’ufficio.
Sicuramente vorreste sapere se ho accettato l’invito?.
Seguitemi e un giorno lo saprete.
Vi lascio con il mio solito bacio, dove più lo desiderate.
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