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Lui & Lei

Visita al presepe 2º parte


di Liliana1980
18.02.2023    |    2.316    |    3 9.7
"Mi fermai un attimo davanti a una vetrina, con la coda dell'occhio lo vidi che si avvicinava..."
Eccomi a riprendere il racconto della gita per vedere l’accensione di un presepe.
Ti ricordi il treno era entrato in stazione e dovevo scendere.

Appena le porte si aprirono, dovetti spingere per guadagnare l’uscita e allontanarmi verso la pensilina.
Mi voltai a guardare l'uscita della gente dal vagone, rimasi allibita quando lo vidi scendere e guardarmi con un sorriso.
Mentre si dirigeva verso di me, mi voltai mettendomi quasi a correre, uscii dalla stazione con il cuore che pareva impazzito.
Mi girai, lo vidi, stava uscendo.
Quando fui in strada, mi misi a camminare in fretta.
Come prevedevo, le strade erano affollate di gente che con passo svelto si dirigevano verso il luogo dove avrebbero acceso il presepe.
Mi fermai un attimo davanti a una vetrina, con la coda dell'occhio lo vidi che si avvicinava.
Ripresi a camminare, ormai certa che non mi avrebbe lasciata in pace, infatti dopo poco fu accanto a me.
“che ne dici di rifare l'esperienza, magari in un posto più tranquillo?”.
Reagii stizzita, camminando in fretta.
Dentro di me, pensieri contrastanti, fra la Lilly normale e quella perversa.
“fermati stupida, lo sai che ogni lasciata e persa”.
“non farlo pensa a Alvin, alla promessa che ti sei fatta, hai già fatto abbastanza la maialina, fermati finché sei in tempo”.
“che te ne frega del tuo ragazzo, tanto non lo saprà mai”.
Scacciai quei pensieri, in quel momento non volevo pensare.
Cercai di prendere una scorciatoia per arrivare prima possibile, nella speranza di riuscire a seminarlo.
Ma chi volevo ingannare, la realtà era un’altra, lo capii immediatamente appena imboccata la cosiddetta scorciatoia.
L’avevo presa ascoltando la perversa che è in me.
Era un vicolo che dava su una piazzetta, nessuno si dirigeva da quella parte, la festa era dall’altra parte.
Non ero nemmeno giunta a metà vicolo, che mi era già accanto.
Camminammo l’una accanto all’altro per qualche istante.
Improvvisamente, prendendomi per un braccio, mi trascinò all’interno di un portone aperto, c’era una scala in marmo che saliva, mi fece entrare sotto, in un angolo, lontano da guardi indiscreti, ma non credo c’è ne sarebbero stati.
Mi attirò a sé, incollò la bocca alle mia, labbra contro labbra.
Inutile lo nascondessi, era quello che volevo, che desideravo, che bramavo, fin dal momento che il membro si era appoggiato sulle natiche.
Non si poteva dire che mi stesse baciando, sembrava volesse mangiarmi, risucchiarmi dentro di lui attraverso la sua bocca.
Aveva spinto la lingua dentro il palato, frugando nelle pieghe più nascoste.
Sentii in quel bacio una tale carica erotica e passionale, che ne restai stordita e con un fuoco che bruciava nelle viscere.
Mentre continuavamo a baciarci, mi alzò la gonna, abilmente fece scendere le mutandine, lo aiutai, scalciandole da una parte.
Per un attimo, giocò con le dita fra i folti peli.
In preda all'eccitazione, fece scendere la cerniera e tirò fuori il guerriero, nuovamente ben eretto.
“guardalo, guardalo ragazza”.
Non feci in tempo ad abbassare gli occhi.
Mi alzò la gamba sinistra, appiattendomi contro il muro.
Con decisione mi penetrò.
Cominciò a muoversi con una spinta forte, inesorabile, potente.
Sapeva cosa fare e lo faceva con maestria.
Tremai tutta, sotto quell'ondata di piacere che era esplosa in me, mentre quell'asta scivolava avanti e indietro.
Incredibilmente, ebbi subito un orgasmo, ero in una estasi tale, che avrei potuto avere orgasmi multipli, non ricordo una cosa del genere.
Probabilmente, il luogo quasi pubblico, la situazione che si era creata, la mia libidine salita alle stelle e non ultimo, la bravura dell’uomo, mi avevano portato in una estasi totale.
Non ebbi nemmeno il tempo di riprendermi.
Estrasse l'uccello, mi voltò, spingendomelo fra le natiche, sul piccolo orifizio.
Riuscii, non so come, a rientrare nella realtá.
Mi ribellai, ansimando, ma la voce mi uscì ferma, non desideravo quella penetrazione.
“non farlo, guai a te se lo fai, te ne pentiresti molto amaramente, non mi piace il sesso anale, piuttosto aspetta, fammelo vedere, toccare, succhiare”.
Non so se furono i miei occhi che lanciavano fiamme, le minacce, o la promessa del pompino a farlo desistere.
“va bene facciamo come vuoi tu”.
Mi inginocchiai e gli slaccia la cintura facendogli scendere i pantaloni e i boxer fino alle caviglie.
Presi in mano quel bel pene, cominciando a leccarglielo piano, piano, guardandolo negli occhi per vedere le sue reazioni.
Li chiuse e si appoggiò al muro.
Aprii la bocca e lo aspirai dentro, lentamente, avvolgendolo con la lingua e spingendo fino in fondo, per sentirne la punta contro la gola.
Non era molto grosso, ma la bocca me la riempiva tutta, era quel sentirmi piena che mi dava i brividi.
Dovevo assolutamente allentare la mia tensione, desideravo venire anch'io e presi a masturbarmi mentre continuavo a succhiarglielo.
La perversa Lilly comincio a tormentarmi.
"la prossima volta, se mai ci sarà, fattelo mettere dietro davvero"
“stai zitta, lasciami fare”
Però, dentro di me sapevo che aveva ragione, anche se il luogo, non era adatto ad un appagante rapporto anale.
L'orgasmo stava per arrivare e l'idea di sentirmelo tutto nel buchetto aveva aumentato l’esaltazione.
Sapevo che era bello, perché il mio ragazzo amava molto il culetto e qualche volta glielo lasciavo visitare, anche se sinceramente non mi piaceva.
Quando sentii i canali seminali diventare gonfi, feci uscire l’asta dalla bocca e la diressi verso terra, mentre l'uomo mugolava perdutamente.
Lo so cosa starai pensando, avrei dovuto ingoiare la crema, ma non c’è la faccio, mi vengono sforzi di v….
Restai meravigliata da quanta lava uscì dal buco, andando a formare un piccolo laghetto ai nostri piedi, ne aveva di arretrati, l’occasionale amante.
Un perfido pensiero.
“chissà cosa penseranno chi vedrà quelle macchie bianche”
Allo stesso tempo venni anch'io con un’orgasmo veramente violento.
Mi alzai in piedi.
Ma non mi lasciò andare.
Si allontanò quel tanto che bastava per accucciarsi, riprese la gamba e alzandola con un braccio, infilò la testa sotto la passera, cominciando a baciarla.
Sorpresa, e in piena libidine, cominciai a sfregarmi contro la sua bocca.
Arcuai le reni e quando lo sentii succhiare il nettare, e stringermi la clitoride tra le labbra, urlai di piacere.
Fui scossa da brividi, che partivano dalla testa e finivano ai piedi.
Si alzò con il sapore della vagina in bocca.
Mi sollevò i capelli dandomi dei piccoli baci sul collo, dolci come carezze.
Mi abbassai la gonna, risposi con un bacio sfuggente sulle labbra.
“dimmi il tuo nome”
“che importanza ha”
“voglio rivederti·
“non sarà mai possibile”.
“ma io devo rivederti!”
“ti ho detto che non è possibile, ora devo andare”.
Sfiorai le sue labbra e quando lui fece per aprire la bocca e baciarmi, gli morsi leggermente il labbro.
Quindi me ne andai.
Avevo quasi raggiunto il portone:
“io sono Carlo, dimmi almeno il tuo nome”
Non risposi nemmeno, mi avviai verso il luogo dello spettacolo, sapevo che non mi avrebbe mai raggiunto.
Perché vi starete chiedendo.
Beh!, aveva i pantaloni completamente abbassati assieme ai boxer, ed io ero libera di andarmene velocemente.
Raggiunsi la piazza ed invece di andare a vedere lo spettacolo, andai alla stazione e presi il primo treno in arrivo.
Logicamente mi persi l’accensione del presepe.
Poco male,sarei andata su YouTube, qualcuno avrebbe sicuramente postato la cerimonia e così non avrei avuto problemi con la collega, che sicuramente mi avrebbe chiesto se mi era piaciuto.
Grande scoperta YouTube.
Ma tornando all’uomo, sicuramente per solidarietà, dirai, poverino!!
Guarda che, oltre ad aver ottenuto quello che voleva, gli avevo lasciato in ricordo le mutandine (che sbadata dirai è la seconda volta).
Un bel ricordo, non ti sembra?


Spero sia stato di tuo gradimento e ti abbia aiutato a far esplodere il fratellone.
Dagli un bacione da parte mia.
Per te due bacioni, mio fedele lettore.
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