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Lui & Lei

Vacanza a Tenerife 1º parte


di Liliana1980
09.12.2021    |    7.872    |    6 10.0
"“va bene, ora godiamoci questo sole”..."
Cari amici facciamo un balzo in avanti, per quanto riguarda le storie che vi sto raccontando,
Ho appena ottenuto il diploma di maturità e sto aspettando che venga accettata la mia domanda per entrare nel mondo del lavoro.
Grazie ai buoni auspici di papà, potrò lavorare per una compagnia di navigazione, non sarà la stessa per cui lavora lui, lavorerò per la concorrenza,prenderò servizio fra circa 30 giorni, così con mia sorella e altri amici abbiamo deciso di andare a trascorrere una vacanza a Tenerife, ancora non lo sapevo e nemmeno lo immaginavo che lo scopo di mia sorella era un altro.
Sicuramente vi starete chiedendo quale.
Vi invito a leggere il racconto e capirete il tutto.
Oggi desidero raccontarvi l’avventura accadutami al villaggio turistico di Tenerife.
Spero sia di vostro gradimento.

Partiamo il lunedì mattina verso le 7 con un volo charter da Bergamo, arriviamo a Tenerife, aeroporto Reina Sofia, verso 10.30.
Consegnati i documenti, ci vengono assegnati i bungalow.
Io e Cinzia assieme (è stata una nostra scelta c’era un accordo fra di noi, ci si parava il “culo” una con l’altra, lei doveva incontrare quella che sarebbe diventata la sua compagna della vita,(che poi era la padrona del villaggio) ecco lo scopo di Cinzia.
Non abbiamo nemmeno disfatto i bagagli, era troppo caldo.
Indossati i costumi siamo andate in piscina, meglio dire in una mega piscina fatta di isole, isolette, cascatelle, anfratti ecc. ecc. mai vista una cosa del genere.
Sfoggiavo il nuovo tanga, dire che era ridotto è un eufemismo (per poterlo indossare ho dovuto radere tutto l’amato pelo, mi sentivo nuda) logicamente non portavo reggiseno.
Mentre mi sdraiavo è arrivata Cinzia, senza essere esagerata, era qualcosa di speciale, come dire, una bella gnocca, tanto che mi è venuto da immaginare di essere un uomo e sapendo che era lesbica.
Mi venne da dire.
“quanta carne sprecata!!
“piantala stupida che potrebbero sentirti,non è ancora il momento che tutti lo sappiano”.
“scusami,lo sono veramente”
Perdonate la mia ignoranza di ragazzina.
Sistematasi vicino a me non ho resistito e le ho sussurrato.
“quasi quasi ritornerei in camera a sistemare la valigia”.
“da sola?”.
“tu che ne dici?”.
“si può fare, ma solo dopo che Mary sarà partita, deve andare a Madrid per alcuni documenti, per cui fino a domenica prossima non pensarci nemmeno, poi...”.
“va bene, ora godiamoci questo sole”.
Ci siamo messe a ridere come matte, eravamo veramente felici, lei per un motivo, che sicuramente avrete capito, io perché mi sentivo bene ed in pace con il mondo.
Due esemplari femminili come eravamo noi (lasciatemi un po’ di presunzione) non potevano passare inosservate, c’è stato un continuo via vai di esseri maschili e anche femminili (sicuramente volevano valutare quanto pericolose fossero le nuove arrivate).
Salto a piè pari il pomeriggio non c’è nulla da raccontare, andiamo direttamente alla serata, il programma era, cena e poi a ballare (che altro si fa in un villaggio turistico?), comunque avevo voglia di scatenarmi nelle danze, ore di aereo e sdraiata a prendere il sole mi avevano messo in corpo una voglia matta di movimento.
Ci ritroviamo tutti nella sala da pranzo e poi, discoteca,dove è accaduta la prima avventura della vacanza.
Stavo seduta al banco del bar, guardandomi attorno se era in caso di gettarmi nella mischia.
Stavo per farlo quando mi si è avvicinato un bell’uomo, brizzolato, con un certo fascino, come piacciono a me.
“signorina desidera ballare?”.
Nessuna esitazione era quello che volevo.
Mi ha dato la mano ed accompagnato sulla pista, dove mi sono trovata fra le sue braccia e abbiamo cominciato a vorticare sulla pista, nulla da dire era davvero bravo, non so quanti balli abbiamo fatto assieme, non mi lasciava un momento come temesse che qualcuno mi rapisse.
Finalmente sudata, accaldata e anche stanca ci fermiamo per avviarci verso il bar.
Strada facendo mi dice.
“dai usciamo a prendere un pò di fresco siamo parecchio accaldati”.
Era passato tranquillamente al tu, avrà pensato che la differenza di etá lo autorizzava, cmq la sua idea mi andava a genio, avevo parecchio caldo.
Mentre ci avviavamo verso l’uscita ho cercato mia sorella per avvertirla, l’ho vista impegnata con Mary, la sua donna, non volli disturbarla.
Usciti ci siamo inoltrati nel giardino tropicale del villaggio, un dolcissimo profumo nell’aria ci avvolse è stato naturale sentire il suo braccio sulla mia spalla così come appoggiare testa sulla sua, qualcuno in questo momento mi giudicherà, ragazza molto leggera, i piú benevoli, meglio non pensare ai commenti degli altri, ma sono fatta così e mi piace questo mio modo di vivere le avventure.
Così abbracciati abbiamo proseguito seguendo il sentiero illuminato, all’improvviso si è fermato, ha preso il viso fra le mani e guardandomi negli occhi, senza dire una parola ha incollato le sue labbra alle mie, nessuna resistenza da parte mia, ho accettato la sua lingua, ho offerto la mia, da quel momento è cominciata la bellissima battaglia delle lingue intrecciate, degli inseguimenti nell’altrui cavità, era un vero maestro, mi ha portata in paradiso, le gambe hanno cominciato a vacillare, le spalline del vestito sono magicamente cadute e si è afflosciato appena sotto ai seni, formando una corolla, il seno offerto ai suoi occhi, alle sue mani, alle sue labbra.
Senza esitare ha cominciato a dipingere il mio corpo con arabeschi fatti con la lingua, contornati dalle calde mani, la punta della lingua leccava, succhiava, mordeva i capezzoli oramai diventati di marmo.
Le mani palpavano, stringevano, strapazzavano i seni con lo stesso amore con cui un fornaio impasta per fare il pane.
Infine decise che loro ne avevano avuto abbastanza, con la lingua cominciò a scendere verso il basso, ora dipingeva il ventre, fece una pausa sull’ombelico, introdusse la lingua, la girò e rigirò, una fiammata, dalla bocca solo mugolii.
Tiro verso il basso la cerniera che bloccava il vestito poco sopra il fondoschiena, cadde ai miei piedi, formando un piccolo cerchio di tessuto.
Le sue mani ritornarono sulla schiena all’altezza delle natiche.
Si fermarono, una pausa molto breve, cominciarono a stringerle, la bocca incollata alla vulva.
Sentivo il calore dell’alito attraverso il tessuto del perizoma, gli umori mescolati alla saliva, l’orgasmo che montava come il magma nel camino del vulcano.
Mordeva il tessuto con i denti, tutto si fece confuso, i mugolii si trasformarono in rantoli, godevo come una pazza.
Si mise a succhiare il miele filtrato dal candido tessuto, l’estasi, il paradiso, spasmi continui squassavano il corpo, in un susseguirsi di ondate tumultuose.
Poi improvvisamente la calma, il ritorno alla realtà, sentii le sue braccia stringermi fortemente, il suo alito nell’orecchio, la sua voce: “a domani mia meravigliosa regina”
Si allontanò, lasciando una scia che sapeva di maschio.
Confusa con addosso il profumo di donna appagata, ma ancora vogliosa.
Ma lui era sparito.
Un piccolo brivido, l’aria si faceva più fresca, raccolsi il vestito, lo indossai, ritornai, nel salone, lo cercai, non c’era, vidi mia sorella, si avvicinò.
“dove sei stata?”.
“in paradiso, all’inferno, non lo so ancora, forse un sogno o forse era realtà?”.
“ehi! per caso hai bevuto?”
“lo sai che sono quasi astemia”.
“vieni ti porto a letto non me la racconti giusta”.
Mi prese sottobraccio accompagnandomi al bungalow, mi aiutò a spogliarmi, vide lo slip bagnato, mi guardò negli occhi, non aprivo bocca.
“quando vorrai mi dirai cosa è accaduto, comunque immagino qualcosa di bello visto il risultato; ora vado raggiungo Mary, ci vediamo domani mattina”.
“dormi da lei questa notte?”.
“si, ti dispiace?”.
“stai scherzando è per quello che sei venuta”.
“la amo Lilly la amo alla follia, credo che non ritornerò a casa”.
“azzo ed io dovrò dirlo alla famiglia”.
“vedrai che capiranno”.
Mi diede un lungo bacio.
Dormii profondamente, non prima di aver versato qualche lacrima al pensiero che avrei perso una sorella, ancora non immaginavo quello che sarebbe accaduto di lì a qualche anno.
Al mattino ritrovai la compagnia a colazione, sul piattino una rosa rossa, la portai al naso per sentirne il profumo.
Nessun messaggio ma il cuore aveva capito.
“cos’è?”.
Chiesero in coro la banda di amici, solo Cinzia non chiese nulla, ma un ampio sorriso illumino il suo viso.
“che cos’è?, la realtà, il paradiso, fate voi”.
Ero felice, non avevo sognato, mi aspettava una bella vacanza, ed ero solo al secondo giorno
Andammo in piscina, potete immaginare come i miei occhi cercassero colui che la sera prima mi aveva così scombussolata.
Nulla, niente, come fosse un fantasma.
Mi rassegnai mettendomi comoda a prendere il sole, lasciandomi baciare dai suoi raggi caldissimi, godevo del suo calore, mescolato alle gioiose grida di coloro che erano in acqua, al rumore ambientale.
Piano, piano, tutto svanì, mi ero addormentata, mi svegliai improvvisamente tutta accaldata e sudata, mi alzai e mi tuffai in piscina, ah! che meraviglia e che sollievo per il mio rosolato corpo, cominciai a nuotare, era mia intenzione andare fino all’isolotto che c’era in mezzo alla piscina, arrivai al bordo, stavo per salire quando sentii una mano sulle spalle che mi impediva la salita, ritornai in acqua, sempre rivolta verso l’isolotto, feci per voltarmi e guardare chi era che mi impediva la risalita, non riuscii, due braccia mi bloccarono facendomi appoggiare al bordo.
La sua voce, l’avrei riconosciuta fra mille.
”sono io mia regina”.
Mi fece spostare un po’ più a sinistra, con lui sempre appoggiato alla schiena, sentivo la sua virilità che spingeva fra le natiche.
Ora capivo il perché di quello spostamento, notai che c’era una piccola rientranza nella roccia, non ci avrebbero visto, ammenoché non fossero venuti proprio sopra di noi.
Tolse la mano dal bordo, accarezzò i seni, scese verso il basso, mise un dito nell’elastico del tanga, lo tirò verso il basso fino alle ginocchia, cominciavo a non capire più nulla, con il piede lo tolse, vidi che previdentemente lo infilò in un buco delle rocce, mi venne da sorridere pensando al tanga che altrimenti sarebbe galleggiato in mezzo alla piscina.
Mi lasciai andare contro di lui, venendo in contatto con l’asta già pronta, era bastato appoggiarmi al bordo e divaricare le gambe, subito un senso di pienezza mi aveva richiamato alla realtà.
Dondolando ritmicamente, immersi sino al petto, piacevolmente sorretti dall'acqua, stavamo godendo reciprocamente, piacere, serenità, eros crescente, tenevo gli occhi chiusi, mi lasciavo cullare.
Un senso di vuoto, era uscito dalla guaina di carne pulsante.
“girati mia regina”.
Rimise la lancia nel fodero senza nessuna fatica, tanto era lubrificata.
Mise le mani sui fianchi, tenendomi per la vita, così che io potessi abbracciarlo con le gambe, le spinte, ora decise, facevano uscire un po' d'acqua davanti a noi, la piacevolezza di quei momenti, impediva al cervello di pensare.
Lentamente mi aveva riportata in prossimità del bordo.
“rigirati amore”.
In questo modo poteva accarezzarmi i seni, iniziò a pizzicare i capezzoli, già anche troppo duri, procurandomi un piacere enorme, una mano sulle labbra, i polpastrelli che accarezzano il contorno delle labbra, istintivamente schiusi la bocca per succhiarli.
Un soffocato lamento di piacere, mio o suo, che importanza aveva.
La mano non giocava più con i seni, mi sentivo abbandonata da ciò.
Baci alla base della nuca, dolci molto dolci, stringendomi maggiormente,
Nella posizione in cui mi trovavo, avvertii ancor di più la durezza, mi tenne saldamente contro il petto, mi scuoteva leggermente con colpi lenti e profondi, si era ancorato ai seni, continuando a risalire dentro di me, il senso di pienezza era assoluto, il piacere anche.
Quanto tempo durò questa estasi? un minuto, un’ora, un secolo: avevo perso il senso del tempo, rapita com’ero da quello che stavo provando.
Venni riportata alla realtà, da colpi tremendi e sempre più profondi, stava godendo, stavo godendo, le mani stringermi ancor più forte, ultimi spasmi, ultimi sussulti, infine il pene che usciva lentamente.
Le mani stringere i seni ancora gonfi dal desiderio appena appagato, un lungo bacio sulla nuca.
Mi sentii abbandonata, nulla mi sorreggeva, un rumore di acqua, mi voltai.
Lui era già una scia che spariva, ancora una volta mi lasciava l’odore, il profumo di sesso che aleggiava nell’aria misto al cloro della piscina.

Che ne dite se mi prendo una pausa per riprendere le forze?
Penso che pure tu che mi stai leggendo, vorrai riprendere fiato, perciò appuntamento alla seconda parte e vedremo cosa combinerà ancora questa diabolica Lilly.

…continua…
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