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Ammiraglio medico ultima parte


di Liliana1980
14.03.2022    |    4.661    |    2 9.9
"Ero sempre accucciato fra le gambe di Angela, il culo verso l’alto e la lingua di Giorgio che leccava l’ano, non prima di avermi allargato le chiappe con le..."
Eccomi amiche ed amici a continuare la storia di quei due fantastici giorni, per non parlare delle notti.
Ancora oggi, che ve li sto raccontando, mi sembra impossibile averli vissuti, ma ci sono prove talmente tangibili che devo per forza crederci.
Dove eravamo rimasti?
Ah! si, i due erano accovacciati sollo il tavolo con l’intenzione di farmi..
Scopritelo leggendomi.

Ma andiamo avanti.

Sentii la voce di Letizia.
“amore voglio fargli un pompino che se lo ricorderà per anni”
“conoscendoti sarà veramente sublime, vai allora, io ti farò da spalla”
Amici, voglio raccontarvi per filo e per segno quel pompino, almeno quello che riesco a ricordare nei momenti di coscienza.
Dire che fu una cosa incredibile, mi sembra riduttivo, mi è rimasto talmente impresso nella memoria, che ancora oggi, me lo ricordo, come me lo avesse fatto ieri sera, e si che sono passati diversi anni.
Meglio cominci a raccontarvelo.
Letizia si mise comoda, cominciò col baciarmi la coscia sinistra, Giorgio, per non essere da meno, la imitò con la destra.
Con calma, molta calma, salivano verso la vetta.
Ma non avevano fatto i conti con la mia esplosiva eccitazione.
“non c’è la faccio, sto per esplodere!!”
Una mano esperta, non riuscii a capire di chi, impugnò i testicoli e diede una energica strizzata, che oltre a farmi uscire un urlo di dolore, ebbe il merito di allontanare di parecchio l’imminente orgasmo.
“che fate, siete matti, me li volete staccare?”
Letizia con la sua dolcissima voce
“tranquillo, così ora posso dedicarmi a quello che voglio farti provare”
Con calma, prendendo tutto il tempo che desiderava, cominciò a risalire, coadiuvata dal marito.
Arrivò alla meta, e con delicatezza accarezzò il meraviglioso strumento che è il pene.
Si avvicinò col viso, senza toccarlo, facendomi sentire il respiro sulla sensibile pelle della cappella, per poi sfiorarla con le labbra umide, unitamente alla punta della lingua.
Il tutto senza mani.
Non sono un marziano e cominciai a dare segni di una imminente pazzia, iniziai a risalire la scalinata verso il paradiso dell’orgasmo.
Se ne accorsero.
Altra schiacciata di testicoli e altro ruzzolone verso il limbo dell’attesa.
Ancora un’urlo da parte mia.
Letizia iniziò a leccare, in modo più deciso, la punta dell’idolo di carne, mentre con le mani lo scappellava.
Lo prese in bocca più che poteva, fino in fondo, bagnandolo con tanta saliva.
Ripresi a salire la scalinata, nella speranza che fosse la volta buona.
Mentre faceva su e giù con la bocca, disegnava dei cerchi sulla cappella con la lingua, cavolo quanta esperienza.
Ed io continuavo lentamente a salire.
Ogni tanto, una mano malandrina, andava a stuzzicare il buchino e questo mi faceva fare la scala del piacere, a due scalini alla volta.
Mentre continuava ad andare su e giù con la bocca, la mano ruotava leggermente la pelle, scappellandolo, per poi tornare su
Oramai ero in cima alla scalinata, stavo per urlare tutta la gioia.
Ma l’urlo mi rimase in gola.
Altra strizzata, altro ruzzolone su quella scalinata del piacere.
Cavolo andavano veramente d’accordo quei due, a farmi desiderare quella agognata delizia che è l’orgasmo.
Lei continuava con un ritmo lento e sensuale, come se la schiacciata di palle da parte di Giorgio, non fosse mai avvenuta.
Ad un certo punto si fermò, sfiorando il pene solo con la lingua, credo volesse rimandare, di poco, il piacere che oramai non poteva più essere fermato.
“accarezzagli leggermente le palline, amore mio e se ti fa piacere prendile in bocca”
Giorgio ubbidì come uno scolaretto al primo giorno di scuola.
Le prese in bocca, ci giocherellò, le lecco. le ingoiò una alla volta succhiandole con dolcezza.
Mentre lei non smetteva di accarezzare l’asta.
Nulla da dire, quei due erano dei veri esperti.
Lui si spinse a leccare sotto, fino al buchetto.
Inutile vi dica che stavo impazzando.
Avevano deciso che era il momento di farmi finalmente salire tutta la scalinata.
Letizia accelerò il ritmo, senza smettere i movimenti rotatori con la lingua e, allo stesso tempo, aumentando la pressione della mano.
Non servirono molte succhiate.
“sto per venire, non c’è la faccio più”
Allontanò il viso facendo uscire il pene dalla bocca.
Non so quanti spruzzi uscirono dal meato, continuavo a sussultare sulla sedia, sembravo in preda a spasmi di epilessia.
Quando finalmente ebbi l’ultimo sussulto ed il respiro si fece regolare, aprii gli occhi, anche perché qualcosa stava strusciando sul glande reso ipersensibile dall’orgasmo appena avuto.
Guardai verso il basso.
Vidi Letizia che con un tovagliolo in mano stava raccogliendo le ultime gocce di lava e allo stesso tempo puliva le tracce dell’eruzione.
Ma non era tutto finito.
Lo riprese tra le labbra, tenendolo con dolcezza.
Aspettò che si ammosciasse dentro la bocca. poi lo adagiò delicatamente sulla pancia, quanto amore in quel gesto, ne rimasi affascinato.
Lentamente uscì da sotto aggrappandosi alle mie ginocchia, salendo sempre più, fino a raggiungere le labbra per darmi un leggero bacio.
Pure Giorgio era risalito, ora era dietro di me.
All’uniscono parlarono, uno dietro e l’altra davanti a me
“come è andata?”
“se continuavate ancora un pò, sarei diventato un castrato con quelle strizzate, ma grazie, ho visto il paradiso e non credo mi dimenticherò facilmente di quello che mi hai fatto,anzi, di quello che mi avete fatto”
“te lo avevo detto che ti avrei fatto un pompino indimenticabile”
In qualche modo mi alzai e li abbracciai, sentivo di amarli e non solo per il sesso.
Fu la regina ad interrompere quel romantico momento.
“amori miei la serata è ancora lunga, su sparecchiamo la tavola e lasciamo che il nostro ragazzo ricarichi le batterie”.
“guarda che se c’è uno che deve ricaricarsi non è Alvin, ma sono io, mi hai fatto morire a vedere quello che gli stavi facendo”
·tranquillo amore non ci metterai molto, non è vero? se c’è ne fosse bisogno ti aiuteremo, non è vero mio dolce ragazzo?”
Guardai Giorgio e poi verso il basso. verso il mio guerriero che inesorabilmente guardava verso le sei e mezza,.
“non so, dovremmo chiederlo a lui”
“oramai lo conosco bene, vedrai che sarà pronto, quando servirà”
Intervenne Giorgio.
“ehi! non guardare solo il suo, mi sembra che anche il mio non sia messo meglio”
Intervenne Letizia
“non preoccupatevi maschietti, sono o non sono una maestra? vedrete che con una bella respirazione bocca a bocca avranno una ripresa incredibile, saranno pronti quando servirà”
Ridemmo di gusto e iniziammo a sparecchiare la tavola e a mettere in ordine.
Ci volle un pò più del tempo previsto, anzi sarebbe stato molto utile un bel bicchiere di Vov per risollevare i guerrieri.
Sparecchiammo la tavola e da bravi cavalieri lavammo pure i piatti.
Non era un gesto disinteressato, in questo modo avremmo ripreso vigore, anche se, da parte mia, grazie alla giovane età, la voglia di riprendere era già ritornata.
Fu Giorgio a notarlo per primo.
“vedo che sei già pronto”
“sembra che anche lui si stia riprendendo”
Alle parole feci seguire una carezza lungo tutto il pene, gli fu d’aiuto, dalle 6.30, iniziò a salire verso e 6.
“grazie, diciamo che hai quasi ragione, cmq. mi è venuta un’idea”
Letizia si intromise nello scambio di apprezzamenti.
Ne approfittai per abbracciare entrambi.
Mi ritrovai a baciare prima lui e dopo lei con lo stesso identico amore.
“la mia idea può aspettare, questo momento vale la pena di essere degnamente festeggiato”
Ma cosa voleva fare quell’uomo?.
Fermatevi, togliete quel pensiero lussurioso dalla testa, miei care amiche ed amici, non è quello che state pensando.
Fu una cosa molto, ma molto più deliziosa, si avvicinò alla cantinetta frigo e tolse una bottiglia.
“che ne dite di brindare con un “Champagne Moet Chandon” amore prendi tre calici per favore”
Brindammo fino a svuotare la bottiglia.
Eravamo parecchio su di giri, non sono abituato all’alcol e da quanto vedevo nemmeno loro.
Vi assicuro che non eravamo ubriachi, ma molto eccitati, questo si, bastava guardare le nostre parti basse.
Letizia aveva i capezzoli che si erano induriti e sporgevano alla ricerca di qualcuno che li succhiasse.
Probabilmente me lo lesse negli occhi.
“se non sbaglio volevi ringraziare la farfallina per quello che ti ha donato”
“a dir la verità non solo lei”
“bene è giunto il, momento di farlo.
Poi rivolgendosi al marito.
“hai detto che hai un’idea, mio amato sposo? cosa ti è venuto in mente di fare?”
“andiamo in camera”
“va bene, un momento vi accompagno io, non voglio correre il rischio che vi perdiate”
Guardai Giorgio con aria interrogativa ma non servì, ebbi un’immediata risposta da parte della Dea.
Impugnò i guerrieri, oramai pronti per altre battaglie, la sua presa li fece ancor più eccitare, se mai c’è ne fosse stato bisogno
“andiamo amori miei”
“a chi ti riferisci, a noi o loro?”.
“forza andiamo, staremo più comodi nel lettone”
La seguii ammirando quel fondoschiena, non potevo nasconderlo, lo desideravo ardentemente.
Scacciai quel pensiero, lei desiderava altro, voleva la ringraziassi per la felicità che mi aveva donato, ed io ero pronto a farlo.
Si sistemò sul letto, allargo le gambe e mi offrì la meravigliosa conchiglia.
“è tutta tua, falle capire quanto la ami, quanto la desideri, falla piangere di gioia”.
Salii sul letto, avvicinando, le labbra alle sue, si ritrovarono, si salutarono come vecchie amiche, esplorarono ogni angolo, fondendo i respiri e mescolando la saliva, al punto che mi sentii una cosa sola con lei.
Allungai una mano sulle cosce, la sentii rabbrividire emettendo un gemito di desiderio.
Accarezzai a lungo quella pelle liscia e tiepida, salendo progressivamente verso l’inguine, aveva allargato ancor di più le cosce non appena avevo iniziato a toccarla.
Il contatto della mano deve essere stato elettrizzante, perché gemette, il bacio si fece più profondo, compresi che quel momento di intimità si sarebbe ripetuto.
Riandai con la mente alle lezioni che altre donne mi avevano dato, e mentalmente le ringraziai.
Percorsi con leggerezza la vulva.
“hai una bella passerina calda, morbida e molto umida”
“sono felice che ti piaccia, ma chiamarla passerina mi sembra esagerato, diciamo che è una bella passera”
Le passai un dito sulla clitoride, spinse il bacino contro la mano per farsi accarezzare più a fondo
Lo accarezzai, lo stropicciai e pizzicai delicatamente.
I suoi sospiri di piacere mi incoraggiarono a proseguire con quelle tenere cure.
Ma non era così che volevo ringraziarla.
“amore ora ti lascio, vado laggiù ad esplorare la foresta”
“mi raccomando fallo ben bene, non lasciar nulla di inesplorato”
Mi accucciai in mezzo alle sue gambe.
Chinai il capo e mi ritrovai la sua orchidea a portata della lingua.
Le feci allargare un altro pò le cosce, ora era completamente offerta al mio desiderio.
Presi a succhiarle le piccole labbra, riempendomi la bocca del loro turgore e le narici del profumo che emanavano.
Proseguii con l’esplorazione leccandola, per poi succhiarla e mordicchiarla teneramente.
Distesa come era, la vagina era ben aperta, provai ad infilarci la lingua, fu fantastico penetrarla in quel modo.
“sei incredibile Alvin, continua così”.
In quel momento il letto oscillò leggermente, non guardai il perchè, non volevo lasciare quel succulento pasto.
Ma lo compresi immediatamente.
Giorgio voleva partecipare al banchetto a modo suo.
Sentii le sue mani appoggiarsi al mio deretano, sistemarlo nel modo a lui desiderato.
Ero sempre accucciato fra le gambe di Angela, il culo verso l’alto e la lingua di Giorgio che leccava l’ano, non prima di avermi allargato le chiappe con le mani.
Non ci voleva un genio per capire che intenzioni avesse, ebbi una silenziosa risata dentro di me, al pensiero che avrebbero goduto grazie ad un ragazzo e alla sua disponibilità.
Cominciò introducendo prima il dito medio e poi l’indice.
Si mise a farli andare dentro e fuori, con forza, forse pensava che la rosellina non fosse troppo aperta.
Lo lasciai al suo lavoro e ritornai a dedicarmi alla Dea.
Abbandonai le labbra vaginali per andare a rendere omaggio al clitoride, lo sentii gonfiarsi e farsi dura tra le labbra, la leccai e succhiai.
Mi giunse alle orecchie la voce del marito.
“Alvin desidero possederti e possedere Letizia allo stesso tempo”.
Non riuscivo a capire cosa volesse fare.
“smetti di mangiare la passera, anche se so che è molto saporita, avrai tempo per farlo”
“cosa vuoi fare?”
“Amore apri bene le gambe e mettile sulle spalle del ragazzo”
A malincuore lasciai quel piatto prelibato, non prima di dire due paroline alla passerina.
“tranquilla, non ho ancora finito, ci rivedremo presto”
Con qualche movimento acrobatico, riuscii a mettermi nella posizione desiderata da Giorgio.
“Alvin infila il guerriero in quella accogliente guaina”
Ubbidii con gioia a quell’ordine, sapendo che mi avrebbe mandato in estasi”
“entra fino in fondo e poi stai fermo”
Ci fui del movimento dalle parti del mio fondoschiena.
Due mani lo presero saldamente ai lati.
Sentii che aveva appoggiato il glande all’entrata del fiore, già ben lubrificato dalle sapienti leccate e introduzioni delle dita.
Con la spada ben infilata nel fodero, ero pronto a contrastare le spinte del torello che stava per montarmi.
Un attimo dopo spinse a fondo,lo infilò tutto, fino ai testicoli che sbatterono contro le chiappe.
Si fermò.
“ora ragazzo, ci coordineremo, in questo modo tu possiedi Letizia, ed io possiedo tutti e due”.
A quel punto intervenne la regina.
“benvenuti amori miei”
“a dir la verità dovrei essere io a dirlo, visto che è ben piantato dentro il mio corpo”.
“ma tu sei dentro di me”
Ci mettemmo un po', ma riuscimmo a trovare un ritmo simultaneo.
Non ascoltai il piacere che stavo provando dietro, avevo altro da fare, dovevo far godere la meravigliosa donna che mi stava offrendo la calda conchiglia.
“vi farò godere con il mio corpo”
“no ragazzo, godremo tutti e tre”
Non ci furono altre frasi, solo mugolii, gemiti, invocazioni, incitamenti.
In ritmo si fece convulso, veloce, aumentando sempre più, senza un secondo di sosta.
Dietro era diventata una carica di cavalleria.
Ad ogni spinta io affondavo sempre più.
“Dio mio mi state aprendo in due”
Cercavo di tenere il ritmo alla stessa velocità.
Compresi che stavamo avvicinando al momento in cui il piacere sarebbe esploso dentro i corpi, unendoci come un corpo solo.
Dare e ricevere, era una cosa incredibile, non lo avevo mai provato e chissà se lo proverò ancora.
Non sapevo o meglio, non capivo, dove stava esplodendo il piacere, se davanti o dietro.
Ma chi se ne fregava, ero in una bolla di libidine, che da un momento all’altro sarebbe esplosa.
Sentii scoppiare i fuochi d’artificio dentro il deretano, la lava stava bruciando le viscere, allo stesso tempo esplosi tutta la mia gioia nella grotta dell’amore, attraverso un orgasmo mai provato, riempiendo quella fantastico tunnel del piacere.
L’orgasmo era giunto improvviso, inaspettato, impossibile da trattenere, urlai e involontariamente strinsi i denti sul capezzolo che stavo succhiando.
A quel punto fu Letizia ad urlare, non so se di dolore, o di piacere, non mi importava, ero in paradiso, eravamo in paradiso.
Giorgio usci dal mio corpo e si accasciò al lato di lei.
Aspettai qualche minuto, non volevo ritornare alla realtà.
Ma inesorabilmente in pene si afflosciò.
Lentamente uscii dal corpo.
Crollai esausto sull’altro lato di lei.
Cominciai a sorridere.
“ehi! che succede, perché stai sorridendo”
Guardando il soffitto.
“ditemi la verità, avete letto il libro, o visto il film di “Emanuelle”, quello che abbiamo appena fatto è una scena di quella storia.
“non ricordo il film in questione, ma ti assicuro che era una fantasia che mi frullava nel cervello da quando hai accettato di restare, cmq potresti farmi vedere o farmi leggere questa storia”
“non ha nessuna importanza, è molto meglio la realtà, è stato fantastico”
Mi girai a fatica per portare il mio viso contro quello di Letizia.
“scusa per il dolore che ti ho procurato ma è stato più forte di me”
“non ho urlato per il dolore, ma per l’orgasmo che ho avuto, grazie ragazzo mio”
“devi ringraziare anche il toro che spingeva da dietro”
Ci baciammo e mescolando lacrime, saliva, umori.
Ebbi un attimo di coscienza e ritornai nel mondo reale.
“dovremmo andare a lavarci, siamo in condizioni a dir poco miserevoli, per non parlare di quanto siamo pieni di umori”
Dall’eco credo che parlarono all’unisono.
“non ho nemmeno la forza di alzare un braccio, riposiamo e poi andremo a farci una bella doccia”
Fu la stanchezza?
Fu il piacere a sfiancarci?
Sinceramente non lo so e non mi interessa, l’unica cosa certa e che quel riposo durò a lungo.
Mi fermo quì, la storia ha un seguito, ma quel seguito è una cosa che non sento di rivelarla ad altri è troppo bella.
È una cosa che non voglio ricordare, voglio vivere la felicità che in questo momento mi è stata donata.
Sappiate solo che ora vivo in questa casa,che mi sono sposato,ho due meravigliose bambine e due nonni adottivi.
Come ci sono arrivato?
È una cosa che è gelosamente chiusa nel mio cuore,voglio vivere la felicità che mi è stata donata,ho già sofferto abbastanza.
Grazie per chi ha avuto la pazienza e la voglia di leggermi fino alla fine.
Per il momento Alvin vi saluta, ritornerà con altre storie, altre fantasie, ma per il momento lasciamolo riposare.
Grazie per chi ha avuto la pazienza e la voglia di leggermi fino alla fine.
Un forte abbraccio, e il mio solito sensuale bacione.
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