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Gay & Bisex

Prima esperienza di Alvin 3º parte


di Liliana1980
03.02.2022    |    5.512    |    6 9.3
"Lasciò che l’acqua scorresse abbondantemente sul corpo..."
Cu..Cu
Salve amici sono sempre Lilly mascherata da Alvin, eccomi a raccontarvi la terza parte dell’avvio al sesso.
Dove eravamo rimasti?
Avevo dato una mala risposta alla domanda se volevo fare la doccia con lui.
Vediamo cosa ho fatto.

La sua logica era disarmante e a me andava bene.
Mi abbracciò, sul viso era ritornato il sorriso.
“dai non aver timore, lo sai che non ti farò alcun male”.
Si era dato una risposta da solo, mi andava bene.
Mi prese a guinzaglio per il pene e mi condusse in bagno.
Preparò la doccia e ci infilammo sotto.
“dai bambino mio prendi il sapone e insaponami ben bene, davanti e dietro, poi lo farò io con te”.
Presi il sapone e mi inginocchiai davanti a lui.
Era la prima volta che avevo i suoi genitali così vicino alla faccia.
No, non feci quello che qualcuno di voi sta pensando, maliziosi che non siete altro.
Primo perché non sapevo cosa avrei dovuto fare.
Secondo perché era parecchio sporco di sperma oramai secco.
Davanti a me quella massa scura, molle, piena di pelo.
Cominciai a fare quello che mi aveva chiesto.
“si bravo insaponalo bene, si così, ora i testicoli, accarezzali bene, passa il sapone attorno al pube, si, insapona bene tutto il pelo, ora vai in mezzo alle gambe, bravo così, sai come si chiama quello che stai insaponando? perineo e un posto molto sensibile, accarezzalo bene, si bravo, bravo, aspetta che mi giro, insapona dietro, apri le chiappe e passa la mano all’interno”.
Davanti a me il suo fondoschiena parecchio peloso, feci quello che mi aveva chiesto, cercando di farlo nel miglior modo possibile.
Immagino che qualcuno di voi avrebbe fatto qualcosa di più,invece mi limitai ad accarezzare il solco avanti ed indietro.
“va bene così, ora basta, rialzati”.
Si risciacquò ben bene.
“forza Alvin tocca a te “.
Fu lui ora ad inginocchiarsi.
Mi insaponò, indugiando parecchio sul culetto con carezze che nulla avevano a che fare con il lavaggio.
Mi fece allargare le gambe, passo la mano su quello che lui chiamava perineo, fu una carezza lunga, tanto che un dolce calore iniziò ad espandersi dentro di me, volontariamente od involontariamente, il pene stava ritornando duro, ancora una volta.
Zio non diede peso alla cosa o forse non voleva anticipare i tempi.
Lasciò che l’acqua scorresse abbondantemente sul corpo.
“risciacquati ben bene”.
Usci dalla doccia e si asciugò.
Mi porse un telo da bagno.
“asciugati”.
Ero ben asciutto quando mi prese per il pene e mi condusse fino al lavandino.
Non vicino, lontano circa un metro.
“piegati ed appoggia le mani sul bordo, si così, bravo”.
Non vedevo ne capivo, quello che voleva fare.
Lo sentii cercare qualcosa, guardai di sottecchi e vidi che aveva un tubetto di crema in mano.
Lo aprì ungendosi ben bene il dito medio.
“apri bene la gambe, attento a non rinchiuderle, qualsiasi cosa senti, potresti sentir male se lo fai”.
“zio mi hai promesso che non mi avresti fatto del male”.
“e non te lo faccio, ma se stringi le chiappe, potresti sentirlo”.
Si mise di lato.
Con una mano me le aprì ancor di più.
Cominciò ad ungermi il buchetto mettendoci parecchia crema.
“bambino mio, ora ti infilerò il dito medio, mi raccomando stai rilassato”.
Sentii il dito farsi strada.
Lo usava come un cacciavite.
Facendolo roteare un po’ a destra, un po’ a sinistra.
Istintivamente, contrassi i muscoli del culo a quel’intrusione.
“oltre che vergine, sei stretto ragazzo, dovrò lavorarci molto”.
Riprese a spingere.
Cercai di fare quello che voleva, ma era più forte di me l’istinto di contrarre i muscoli.
“ti ho detto di non stringere, vuoi che ti faccia del male? rilassati e lascia che il mio dito entri”.
Ma da buon verginello, non lo lasciai entrare.
Riprese ad accarezzarmi con l’altra mano.
“rilassati, non aver paura, devi abituarti, se vuoi far felice lo zio”.
Dicendomi queste parole all’orecchio le accompagnò con leggeri baci e leccatine al padiglione.
Il corpo fu percorso da una miriade di brividi.
Le carezze e i baci, fecero il loro effetto, mi rilassai.
Non aspettava altro, infilo il dito.
Mi manco il fiato, probabilmente urlai, la testa mi girava.
Con un filo di voce.
“zio che hai fatto?”.
“nulla ragazzo, nulla, solo abbiamo percorso la prima tappa, dovrai abituarti a quando lo sostituirò con il pene, dovremo fare parecchio allenamento, non vedo l’ora di sverginare questo magnifico culetto”.
Non avevo mai sentito parlare lo zio in quel modo, ne ebbi quasi paura. il viso si era trasfigurato.
Intanto il dito si era installato all’interno e lentamente lo muoveva.
Un cm fuori, un cm dentro, facendolo sempre roteare.
“ti faccio male?”.
Non sapevo cosa rispondergli, non sentivo veramente male, fastidio, un po' si, ma sinceramente era un dolce fastidio.
Glielo dissi.
“è normale vedrai che ti abituerai, poi passeremo a cose più grosse, ma non allarmarti lo faremo con calma, ne abbiamo di tempo”.
Il bello era, che mentre lui mi parlava tranquillamente, il dito mi stava trapanando il culo. facendo in modo di allargare il buco.
“ora cominciano le vacanze ed avrai più tempo, potremo stare assieme la domenica e il lunedì”.
Non so se voleva una risposta.
Non c’è la facevo a parlare, quel dito mi toglieva il fiato.
“potremmo andare nella casa che ho vicino a Massa, oppure andiamo in tenda, so che ti piace molto”.
Detto questo, tolse il dito per quasi una metà, per poi affondarlo dandogli una forte spinta.
Questa volta urlai con quanto fiato avevo.
Si fermò per qualche minuto.
Lasciò che mi calmassi.
Con l’altra mano stava accarezzandomi il pene, me lo menava in una dolce masturbazione.
Ritornò a concentrarsi sul culetto, suo obiettivo principale.
Oramai abituatomi a quella presenza cominciavo a rilassarmi.
Inizio a girare il dito.
Lo estrasse ancora una volta fino alla metà, ritornando subito dentro.
Questa volta l’operazione non mi procurò eccessivo dolore.
Iniziò così un dentro e fuori sempre più lungo, fino ad arrivare ad estrarlo, per poi rimetterlo dentro.
La cosa andò avanti per un pò, ad ogni introduzione, forzava le pareti.
Non capivo nulla, ma la cosa cominciava a piacermi.
La testa appoggiata al lavandino, stavo godendo di quel momento, anche se non ne comprendevo il significato.
Ad un certo punto tolse il dito, stavo per rialzarmi, pensando che tutto fosse finito.
Sentii una mano sulla nuca.
“fermo, amore, non muoverti, non ho ancora, finito”.
Rimanemmo immobili per alcuni minuti, non parlava, non diceva nulla, aspettava.
Cosa aspettasse non lo sapevo, ne volli chiederglielo.
Al fine sentii la sua mano allargare nuovamente le chiappe.
Il dito forzare nuovamente l’entrata del culetto.
Lo spinse appena
Sprofondò tutto.
Lo fece andare avanti indietro parecchie volte.
Iniziò a toglierlo del tutto per reintrodurlo immediatamente.
Anche questa operazione si ripeté diverse volte.
“per oggi basta, altrimenti ti potresti infiammare, un pò di allenamenti e il tuo buco sarà pronto, allora potremmo divertirci, vieni qui sul bidè, che ti lavo quel bel culetto dalla crema”.
Lo fece, togliendomela tutta.
Mi pulì ben bene.
Allargò le chiappe per vedere se il buco era pulito.
Ma soprattutto, me lo disse dopo, che costatò che non c’era qualche lacerazione.
Prima di chiudere le chiappe stampo un bel baciò sull’ano.
La cosa incredibile era che il mio pisello era ancora duro, e il suo lo era diventato.
“vieni andiamo nel laboratorio”.
Armeggiò in un armadio, ne estrasse una macchina fotografica.
“che vuoi fare zio?”.
“desidero farti alcune foto, mi piace masturbarmi pensando a te, voglio farlo guardandoti in fotografia, ma se vuoi non le facciamo?”.
“no zio facciamole, l’importante è che non le veda nessun altro”.
“di questo non dovrai preoccuparti, ora dai prendi in mano il pene e comincia a masturbarti, dai fallo,la testa un po’ indietro,impugnalo bene, dai fai su e giù,fai finta che stai godendo”.
Non serviva facessi finta, stavo godendo veramente.
Sentii lo scatto della macchina, una due tre volte.
“ora siediti sulla poltrona, metti le gambe sui braccioli, bravo così, bello aperto, forza impugnalo ben bene, continua a masturbarti, lo farai fino alla fine, voglio veder uscire lo sperma”.
Mentre mi masturbavo sempre più velocemente per raggiungere quell’orgasmo che avrebbe posto fine a quei giochi, sentii altri numerosi scatti.
“guardami,amore mio ”.
Aveva buttato la macchina sulla poltrona.
Si era messo di fronte a me.
Il culo appoggiato al lavandino del salone.
Prese a masturbarsi davanti allo spettacolo che gli stavo offrendo, in quella posizione gli offrivo la vista di tutto quello che desiderava.
Arrivò l’eruzzione,le gocce caddero per terra.
“fermo, devo terminare anch’io”.
Lo vidi aumentare il ritmo.
Il membro irrigidirsi ancor di più.
Si girò di scatto, la sua crema finì nel lavandino.
“bene, per oggi basta, mi sembra ci siamo divertiti abbastanza, dai rivestiti che ti taglio i capelli”
Risi.
“che hai da ridere?”.
“sono ore che siamo nudi ed ora vuoi che mi vesta”
“si meglio lo faccia altrimenti non riuscirei a tagliarteli, invece che guardarti la testa, guarderei...”
“a proposito, se vogliamo essere sinceri mi sembra che a divertirti sia stato tu”.
“hai ragione, ti prometto che la prossima volta mi dedicherò solo a te”.
“promesso?”.
“lo giuro”
Ci abbracciammo, gli diedi un bel bacione, molto ma molto vicino alle labbra.
“sei proprio un caro ragazzo, la prossima volta ti insegno come baciarmi”.
Raccolsi la mia roba, mi rivestii, intanto lui aveva fatto altrettanto.
“forza Alvin siediti altrimenti facciamo tardi.”.
Non capii cosa significasse quel “fare tardi.
Non avevo impegni e il negozio era chiuso.
Si vede che aveva altro da fare in paese.
Esitai a sedermi, mi ricordai che alcune gocce di sperma erano cadute pure lì.
“tranquillo ho già pulito”.
Mi sedetti, inizio a tagliarmi i capelli.
Capii il perché di quel “fare tardi”.
Bussarono alla porta.
Guardai lo zio in modo interrogativo.
“ho dato appuntamento a due amici, non potevo dirgli di no, sono clienti importanti”.
“ma se fossero arrivati prima?”.
Solo a pensarlo mi venne un bel brivido di paura.
“scusami hai ragione, ho perso la testa, avrei dovuto smettere prima, d’ora in poi non darò appuntamento a nessuno”..
Non disse altro.
Andò ad aprire entrarono i due paesani suoi amici. uno lo conoscevo di vista, l’altro no.
“c’è molto da aspettare Franco”.
“no, ho quasi finito, Alvin è arrivato in ritardo, doveva fare una commissione per suo padre”.
Finito il lavoro, mi tolse la mantella, mi spazzolo via i capelli rimasti, poi mi mise davanti allo specchio.
“guarda che bello che sei, non è vero che Alvin è un bel ragazzo? mi sa che chi ha una figlia dovrà stare attento a mio nipote”.
Risata generale.
Mi guardai allo specchio, si probabilmente avevano ragione, ero un bel ragazzo, almeno così dicevano.
Diedi un bel bacio allo zio e il buongiorno ai presenti, velocemente uscii.
Mi sentivo in imbarazzo era come se quegli uomini avessero saputo tutto.
Non era vero, ma la sensazione era quella, la prossima volta lo avrei chiesto.
La paura era che me lo avessero letto negli occhi.
Inforcai la bicicletta, andai al fiume.
Non c’era nessuno a quell’ora.
Mi spogliai completamente e mi tuffai.
Era il mio divertimento preferito, fare il bagno nudo.
In questo modo finì anche quella giornata.
Un’altra cosa avevo imparato, il piacere di masturbarmi mentre un’altro mi guarda.
Da quel giorno divenni un bravo segaiolo.
Ogni volta che potevo ed ero sicuro di essere solo, lo tiravo fuori, lo facevo diventare duro e mi masturbavo.
Beandomi di quelle meravigliose sensazioni che precedevano l’orgasmo, seguendo per filo e per segno gli insegnamenti dello zio.
Col tempo imparai a farlo in tanti modi.
Ma questo non c’entra nulla, con quello che sto raccontandovi.

Avrete capito che la storia non finisce qui.
Ci sono altre puntate.
Ma dovrete aspettare, intanto godetevi questa,sempre che vi sia piaciuta.

…continua…
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