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Chi di porco ferisce


di adad
09.11.2022    |    9.794    |    14 9.9
"”, gli disse, leccandosi le labbra..."
“A te, ti leccherei perfino dentro il buco del culo!”, esclamò il vecchio porco, guardando la foto di Erik, che corredava l’annuncio.
Ma andiamo per ordine e vediamo chi sono i protagonisti della nostra storia.
Da una parte abbiamo Erik: non sappiamo il suo vero nome, probabilmente Enrico, giovane appena ventenne, appena diplomato, ma senza nessuna voglia di proseguire gli studi all’università. Certo, aveva una fervente passione per l’anatomia… ma parliamo dell’anatomia applicata… quella studiata sui corpi di giovani fanciulle e non sul tavolo anatomico, bensì sui letti disfatti o sui divani di salotti compiacenti.
Si professava gran chiavatore, Erik, e del resto poteva permetterselo col suo bel volto maschio, in cui la freschezza giovanile si fondeva in maniera quanto mai seducente con le prime avvisaglie della maturità: un bel volto dai lineamenti regolari, incorniciato da una morbida chioma ricciuta, e reso luminoso da due grandi occhi azzurri e da un sorriso ampio e cordiale. Con il suo fisico maturo, modellato dallo sport, e il suo metro e ottanta di altezza, avrebbe potuto essere esposto in un museo come il capolavoro di un antico scultore greco. Su altri aspetti più intimi della sua maschile fisicità, al momento non ci è dato sapere.
L’altro protagonista della storia è il vecchio porco, un ultrasessantenne che, per motivi di riservatezza, chiameremo Gustavo. E qui posso immaginare il solito buontempone: “Gustavo Lafiga”? No, anche perché al nostro Gustavo, la figa non piaceva neanche passata al microonde! La sua passione era il Cazzo, con la C maiuscola. “Toglietemi il cazzo e mi toglierete la vita!”, era solito dire.
In gioventù era stato un grande cacciatore: tutti i posti pubblici e privati, in cui fosse possibile rimediare cazzi, li conosceva a menadito, ne frequentava almeno un paio al giorno e in ognuno trovava pane per i suoi denti. Non usciva mai da un cesso, senza averne sbocchinati almeno un paio; non usciva da una dark senza essersi fatto fare da mezzo battaglione degli Alpini. E non parliamo delle estati, quando era la regina indiscussa delle pinete romagnole.
“Il vantaggio delle troie passive, diceva sempre, è che puoi farti tutti i cazzi che vuoi senza perdere un colpo!”
Il suo record, lo aveva segnato in un parcheggio sull’autostrada Milano-Venezia, quando in una serata aveva succhiato il cazzo a ben diciotto camionisti! e tutti con ingoio… Quando si dice: “Pancia mia, fatti capanna!”
Naturalmente, col passare degli anni, i successi avevano iniziato a scemare, il
corpo perdeva ogni giorno qualcosa; cazzo non gli tirava più tanto… Certo, passivo com’era, la cosa non importava molto, però ne incontrava sempre qualcuno che si metteva in testa di succhiarglielo e allora non ci faceva una bella figura… a parte il rimpianto per le belle erezioni di un tempo!
Comunque, qualcosa lo rimediava sempre: gallina vecchia fa buon brodo, lo sanno tutti. C’è da dire, inoltre, che nonostante l’avanzare dell’età, Gustavo era rimasto un gran porco e la sua passione erano i giovanissimi: venti/venticinque anni era la sua età ideale, quando il testosterone scorre nelle vene al posto del sangue e sparano sborrate a pallettoni, due, tre volte di seguito, senza stancarsi.

Ma cosa ha a che fare un giovanissimo torello appena ventenne, etero convinto, con un vecchio porco omosessuale ultrasessantenne? Veniamo al dunque.
L’estate successiva al suo diploma, ottenuto in maniera brillante e promettente, a Erik, che non era ancora Erik, era stata regalata dai suoi una vacanza in un’isola, famosa meta turistica internazionale, dove aveva fatto amicizia con un connazionale più grande e scafato di lui, il quale lo aveva preso in simpatia e lo aveva introdotto in certi ambienti non proprio adatti ad un allora diciannovenne appena diplomato. Durante una festa in casa di un certo vip, l’amico gli si era avvicinato e:
“Hai fatto colpo! - gli aveva detto, accennando discretamente ad una signora, che sorseggiava una flûte di champagne poco lontano e gli teneva ostentatamente gli occhi addosso – Vieni, te le presento.”
Era una donna ben lontana dalle amichette che lui aveva anatomizzato fino ad allora, ma l’idea di essere coinvolto con una signora di classe, per quanto di una certa età, lo elettrizzò a tal punto che, presentati e ritiratisi in un salottino discreto, Erik aveva superato brillantemente la prova. Non solo, ma la signora, dopo averlo omaggiato con un discreto presente, aveva voluto rivederlo ancora e gli aveva insegnato tutto quello che c’era da sapere riguardo alle signore di una certa età in cerca di compagnia giovanile.
Tornato in Italia, Erik si era convinto che non valeva la pena iscriversi all’università o cercarsi un lavoro, quando poteva mettere a frutto le doti che madre Natura gli aveva generosamente fornito e vivere di rendita.
Così, si iscrisse ad un sito di escort con il nick di Erik, e, presentandosi come un giovane molto passionale e dotato, offriva la sua opera a signore, signorine e coppie, il cui lui volesse vedere la sua signora posseduta da vero Toro.
Al testo era allegata una foto, ovviamente censurata nel volto e pudicamente mutandata sul basso ventre, in quanto la politica del sito non permetteva la pubblicazione di foto “esplicite”: strano, ma vero.
Il risultato era stato soddisfacente e in poco tempo, oltre a farsi una certa fama, Erik aveva anche accumulato una discreta somma in biglietti da cinquanta e da cento euro, nascosti in una vecchia scatola sul ripiano più alto dell’armadio.
Ed era appunto su quel sito che il vecchio Gustavo lo aveva scovato, un giorno che vi era entrato, per vincere la noia e stimolare un po’ le sue fantasie con foto e offerte di maschi prestanti.
Il testo stuzzicante e soprattutto la foto lo avevano attirato all’istante: se lo era riletto dieci volte, assaporandone ogni parola: giovane… passionale… dotato… uhmm…e il bozzolo si vedeva bene sotto le mutande…Posseduta da un vero Toro!... un vero Toro con la lettera grande! Ogni fibra di Gustavo entrò in fibrillazione e più leggeva quelle parole, più scansionava la foto, più la sua eccitazione cresceva.
“A te, ti leccherei perfino dentro il buco del culo!”, esclamò, sbottonandosi i pantaloni e tirandosi fuori l’uccello sufficientemente turgido per farsi una sega.
Ritornò, ovviamente, su quel sito nelle ore e nei giorni successivi, rodendosi ogni volta e sbavando dal desiderio di potersi pascere di quelle carni fresche e giovanili. Insomma, quel magnifico manzo era diventato un’ossessione per lui.
Pensò di contattarlo, fingendosi una facoltosa signora vogliosa di cazzi giovanili… ma era un tipo di gioco che non lo attirava: Gustavo si divertiva a fare il porco solo quando poteva esserlo in prima persona.
Alla fine, decise di mandargli un messaggio, ma presentandosi per quello che era: un anziano omosessuale, lui odiava il termine gay, rimasto colpito dal suo annuncio e soprattutto dalla maschia bellezza che traspariva dalla foto: era consapevole di essere lontano le mille miglia dal suo campo di interesse e mai come in quel momento rimpiangeva di non essere nato donna, visto che la sua condizione gli proibiva di godere della sua esuberante virilità.
Naturalmente, Gustavo non era così sciocco da aspettarsi un qualsiasi tipo di riscontro: se si era deciso a scrivergli era stato un po’ per esprimergli la sua ammirazione, ma soprattutto per liberarsi da un’ossessione che stava diventando troppo difficile da gestire.
Contro ogni sua aspettativa, qualche giorno dopo ricevette un messaggio: “Caro Gustavo, ti ringrazio dei tuoi apprezzamenti, ma il mio campo di interesse è chiaramente definito nell’annuncio.”
Per quanto negativa, questa risposta rinfocolò ulteriormente la fregola che già divorava il nostro eroe; allora, gli scrisse nuovamente, assicurandogli che mai aveva osato pensare, neanche lontanamente alla possibilità di avere un appuntamento, ma solo spinto dalla straordinaria bellezza che traspariva dalla sua foto, che faceva anche supporre una virilità fuori dal comune ecc. ecc.
Forse anche per la sua giovane età, Erik non era insensibile ai complimenti, per cui dopo un po’ si era instaurato fra i due un fitto scambio di messaggi, divertito da parte del giovane, sempre più lubrico e appassionato da parte del vecchio, che si lasciava andare alle sue più sfrenate fantasie. “Quanto pagherei – gli scrisse un giorno – per toglierti quelle mutande e prendere tutto il tuo cazzo in bocca…”
“Ah, ah, ah – gli rispose Erik – davvero? e poi?” Poi vorrei rivoltarti il buco del culo come un calzino e leccartelo dentro e fuori, avrebbe voluto dirgli, ma preferì evitare accenni del genere, sapendo quanto certi maschi sono sensibili sul loro buco del culo.
Finché, un giorno, inaspettatamente, Erik gli chiese il numero di telefono, dicendosi disponibile ad un incontro, purché solo orale. E così arriviamo al cuore della nostra storia.
Stabilito il giorno e l’ora, Erik suonò al campanello di Gustavo: era lui, infatti, che preferiva andare a casa delle clienti, per farle sentire più a loro agio. Suonò, dunque, e quando si vide aprire da un signore anziano:
“Gustavo?”, chiese con un sorriso forzato, forse già pentendosi di aver accettato quell’incontro.
Il vecchio, dal canto suo, rimase senza parole, trovandosi davanti questo giovanottone di un metro e ottanta, bello con un dio greco.
“Erik, che piacere… - disse, cercando di mantenere il controllo – Accomodati, accomodati.”
Si accorse subito del disagio che si era impadronito del giovane, e decise di affrontare il problema:
“Ti sono grato per aver accettato questo incontro, - esordì, infatti – ma mi rendo conto di essere molto lontano dalla tua normale clientela… Se hai cambiato idea, adesso che mi hai visto, possiamo chiudere qui, ovviamente, - si affrettò a precisare – ti pagherei il dovuto per il disturbo…”
“Non ti piaccio già più?”, disse Erik nervosamente, valutando se accettare la proposta.
“Oh, Erik, - esclamò Gustavo, perso nella sua ammirazione – sei così affascinante… così dannatamente maschio, che ho quasi paura a toccarti…”
“Addirittura! - scoppiò a ridere il giovane, recuperando in parte il suo sangue freddo – Non preoccuparti, sono qui adesso e non ho intenzione di venire meno al mio impegno. Solo orale, però, resta inteso.”
“Solo orale”, confermò il vecchio, rassicurato, indicandogli la camera da letto.
“Ci sarebbe… - lo trattenne l’altro – ti chiedo scusa, ma certe cose è meglio sistemarle prima.”
“Giusto, giusto.”, disse Gustavo e prese una busta con dentro il compenso.
Erik, aprì la busta e contò le banconote.
“Solo un’ora?”
“Per cominciare. – disse Gustavo, leccandosi le labbra – Se sforiamo, ti rifondo la differenza, ok?”
“Ok. Prenditi il tempo che desideri: sei tu che paghi.”, e lo seguì in camera da letto, dove prese a slacciarsi i pantaloni.
“Oh, no, no, no… - lo interruppe Gustavo – lascia fare a me, ti prego… Voglio godermi tutto di te…- e gli passò una mano sul pacco – Anche manuale, spero…”
“Anche manuale…”, concesse Erik con un sorriso, cominciando a sentirsi nel suo ruolo.
Gustavo, allora, gli sbottonò la camicia e ne allargò le falde, lasciandosi sfuggire un sibilo dalle labbra, alla vista del ventre piatto e dei magnifici pettorali, così morbidamente modellati. Fece per titillare un capezzolo, ma avvertì in Erik un leggero irrigidimento. Allora:
“Credo che non sia facile per te farti toccare da un uomo. - constatò con un sorriso – Senti, ti propongo un gioco: facciamo che ti bendo gli occhi, così non vedi chi hai davanti…”
“Na… Non se ne parla… Guarda, facciamo che mi succhi il cazzo, visto che hai pagato, e chiudiamo qui.”, e fece per sbottonarsi la cintura dei pantaloni.
“Per favore… - lo pregò Gustavo, prendendo dal comodino una striscia di seta – Ti bendo solo gli occhi, così non vedi la mia brutta faccia e puoi immaginare che a farti godere sia qualche signora affascinante… Solo una benda sugli occhi, per il resto sei libero, puoi togliertela in qualsiasi momento se avverti qualcosa che non ti va.”
Erik nicchiò un altro poco, ma alla fine:
“Sei un vero cagacazzi, però. – acconsentì con un sorriso – Da’ qua, faccio io.”
Prese la benda dalle mani del vecchio e se l’allacciò sugli occhi.
“Ti piacerà, vedrai…”, ribatté Gustavo, tornando a carezzargli pettorali sodi e levigati con mano leggera.
Erik ebbe un fremito, quando si sentì titillare e subito dopo leccare i capezzoli grossi e carnosi, che subito si rizzarono, e si stupì lui stesso di come le sensazioni gli giungessero ampliate, quasi che gli altri sensi volessero supplire alla mancanza della vista. Sospirò, mentre sentiva la lingua di Gustavo seguire il contorno dei pettorali, per risalire e vellicare i capezzoli con le labbra e la lingua.
Il vecchio glieli mordicchiò lievemente, prima uno e poi l’altro… glieli mordicchio e poi leccò, avvolgendoglieli con la lingua e strappandogli ogni volta un leggero guaito. Quel porco maledetto aveva ragione: si stava godendo quelle operazioni indipendentemente da chi gliele stesse effettuando: sentiva solo due labbra e una lingua… una lingua calda e bagnata, e non aveva la minima importanza se fosse di un uomo o di una donna. Ma un’altra cosa scoprì Erik, e cioè l’euforia di abbandonarsi passivamente al piacere che un altro gli stava procurando. Finora era stato lui a darsi da fare con donne esigenti che pretendevano di essere amate, adorate e insieme scopate come puttane, ma senza mai scendere dal loro piedistallo: adesso c’era lui su quel piedistallo, mentre un altro si prodigava a dargli piacere. E il fatto che quell’uno fosse un altro uomo lo esaltò, lo fece sentire ancora più maschio. Il cazzo gli si formicolò nelle mutande, quasi un segnale che qualcosa di nuovo stava accadendo dentro di lui.
Gustavo se le prendeva comoda: quando Erik, sollevò le braccia, portandosi le mani dietro la nuca, lui si diresse verso l’incavo dell’ascella pelosa, aspirando a pieni polmoni la forte fragranza, che si sprigionava dai peli umidicci. Grufolò col muso in quell’incavo profumato, leccando e mugolando, prima di passare all’altra, suscitando nel giovane sensazioni nuove e ancora più forti.
Ed ecco che Gustavo prese a piegare le ginocchia, certo con un po’ di cautela, per i problemi alle articolazioni, scivolò lungo lo sterno, tracciando una scia di saliva fino all’ombelico, dove sostò, frugandoci dentro, prima di riprendere la discesa, verso l’agognato paradiso. Accosciatosi, finalmente, premette le labbra sul rigonfio del pacco, cercando di cogliere l’odore del sesso celato sotto gli strati di tessuto.
A questo punto, come colto da una fretta improvvisa, Gustavo slacciò la cintura dei pantaloni, tirò giù la zip e glieli strattonò fino alle ginocchia. L’ondata di calore, che lo investì, lo fece quasi barcollare: si afferrò alle cosce muscolose e levigate, carezzandole estasiato, mentre respirava l’aroma pungente che traspirava dalle mutande. Premette le labbra sul pacco, mordicchiando il contorno del cazzo ancora moscio e delle palle, assorbendone il calore e respirandone il profumo. Mugolava di lasciva bramosia, il povero Gustavo, mentre lottava per mantenere il controllo di se stesso. Controllo che, per la verità, anche Erik faticava a mantenere, sommerso com’era dalla sensazione, nuova per lui, di essere l’oggetto di un desiderio così straripante.
A quel punto, con messa esperta il vecchio agganciò l’orlo elastico delle mutande e le fece scivolare fino a mezza coscia. Non erano le prime mutande che sfilava ad un uomo, ma poche volte si era sentito così carico e poche volte quanto veniva svelato, lo aveva lasciato senza fiato: il cazzo, ancora moscio, penzolava carnoso, sbucando da un cespuglio di peli aggrovigliati; il glande era del tutto coperto dal prepuzio, mentre le palle penzolavano sciolte in una sacca glabra come il resto del corpo, a parte il pube e le ascelle. Era evidente che il giovane si depilava, ma furbescamente aveva lasciato i peli nei luoghi più indicativi della sua mascolinità.
Gustavo si avvicinò, fino a sfiorare il cazzo con la punta del naso e lo annusò in tutta la sua lunghezza dal glande alla radice affondata nel ciuffo di peli, poi, sollevato con due dita il cannolo molliccio, lambì con la lingua l’orlo del prepuzio. La risposta fu immediata: al gemito di Erik, il suo cazzo prese a gonfiarsi, al che Gustavo lo prese interamente nella bocca, serrando le labbra attorno alla radice pelosa. In risposta, l’altro gli afferrò la testa e la tenne premuta contro di sé, mentre il suo cazzo cresceva vertiginosamente, allungandosi nella gola di Gustavo, che non se ne lasciò sfuggire dalle labbra neanche un millimetro.
Quando non riuscì più a respirare, Gustavo si trasse indietro e fu uno spettacolo vedere il lungo serpentone quasi turgido scivolargli fuori dalla bocca. Quando solo la cappella gli rimase dentro, Gustavo prese un lungo respiro e se lo fece scivolare nuovamente tutto nella gola. La gola profonda era una sua specialità e lasciava sempre stupiti ed eccitati i suoi partner, come adesso Erik, alla vista della facilità con cui riusciva a ingoiare i suoi quasi venticinque centimetri di carne soda.
Gustavo ripeté il gioco diverse volte, poi, concentrò la sua attenzione sulla grossa cappella spugnosa, passandogli la lingua sotto l’ampia svasatura della corona e frugando con la punta nel taglietto rorido di miele.
Erik fremeva e gli poggiava le mani sulle spalle, quasi faticasse a restare in piedi.
“Voltati.”, gli disse a un tratto Gustavo e, presolo per i fianchi, lo fece girare, fino a trovarsi davanti il bel culo tondo e polposo. Allora, afferrò due manate di quelle chiappe carnose e le impastò bramosamente, prima di avventarcisi sopra e cominciare a straziarle di baci, morsi, leccate. Per un po’ l’altro lasciò fare, gemendo fra il dolore e l’indubbio piacere, ma quando Gustavo le allargò e affondò il volto nello spacco, lambendo il buchetto inviolato:
“No, - protestò – no…”, ma non si tolse la benda, anzi proruppe in un sonoro: “Ohhhh”, quando la lingua trovò il pertugio e cominciò a slinguarlo tutt’attorno.
“Cosa fai?”, protestò ancora, ma non si sottrasse alle leccate, nemmeno quando Gustavo gli fece scivolare tutta dentro la sua lingua pastosa, e scorrere per un po’ avanti e indietro, quasi fosse un piccolo cazzo.
Come confesserà più tardi, era la prima volta che gli leccavano il buco del culo e sul momento ne era rimasto sconcertato. Certo, sapeva che a talune persone piaceva farlo o farselo fare, ma era convinto che fosse una cosa da froci, che non riguardasse uno come lui: il suo culo, e il buco in particolare, erano tabù. Nel momento in cui le labbra di Gustavo lo avevano baciato giusto lì, l’imbarazzo era stato enorme, sentendo violata una parte così intima del suo essere; ma prima ancora che potesse protestare, era sopraggiunta la piacevolezza, una piacevolezza tanto più inebriante in quanto al piacere fisico si univa il fatto di non sentirsi assolutamente sminuito nella sua mascolinità… tutt’altro!
Allora, aveva lasciato che Gustavo continuasse a leccarlo, e ad un certo punto lo aveva addirittura agevolato, chinandosi leggermente in avanti, in modo che il culo gli si aprisse meglio. E Gustavo aveva capito il messaggio, alternando le punzonature nell’ano a famelici passaggi di lingua lungo l’intero solco, fino alle palle, vieppiù accalorato dai sospiri di Erik e dai fremiti che gli sentiva scorrere sotto la pelle.
Infine, Gustavo si rialzò, lo prese per i fianchi e lo fece girare, spingendolo a muovere qualche passo indietro, fino a farlo sedere sulla sponda del letto. Cercando di ignorare le proteste delle giunture, tornò ad accosciarglisi davanti, gli tolse le scarpe e i calzini, baciando il dorso di ciascun piede; poi gli sfilò del tutto i pantaloni e le mutande, e lo fece sdraiare supino sul letto. Gli si accovacciò fra le gambe divaricate e tornò ad occuparsi del cazzo e dei coglioni: voleva godersi fino in fondo il suo “orale”. Si occupò dell’uccello, leccandolo, succhiandolo, ingolandoselo tutto… poi tornò a prendersi cura dei coglioni, slinguazzandoli e risucchiandoli in bocca uno alla volta. Infine, gli fece sollevare le gambe e tutta la sua libidinosa attenzione fu per il buco del culo, che adesso gli ai apriva davanti alle labbra così tenero e così pronto a ricevere nuove attenzioni. E Gustavo gliele prodigò, baciandolo, scopandolo con la lingua, titillandolo con le dita insalivate, e non si sapeva chi godesse di più, se lui a farlo o Erik a subirlo.
Ad un tratto, il vecchio andò a prendere qualcosa dal cassetto del comodino. Lo accostò alla mano di Erik e glielo fece tastare: era un ovulo lungo quattro o cinque centimetri per un paio di diametro, a cui era attaccata come una sorta di lunga coda.
“Cos’è?”, chiese il giovane con voce roca.
“E’ un vibratore anale, voglio mettertelo.”
“Dove?”
“Nel culo… ti piacerà…”, sussurrò lubricamente Gustavo.
“No…”, protestò debolmente Erik.
“Ti farà impazzire…”
E senza indugiare oltre, o se lo mise un attimo in bocca per insalivarlo bene, poi glielo poggiò sull’apertura e spinse dentro. L’ovulo era piccolo e
sgusciò agevolmente oltre il buco di Erik, ammorbidito com’era dalle leccate.
“Ah! - fece il ragazzo, sentendosi scivolare qualcosa dentro – E adesso?”
“Adesso aspetta!”, ghignò perfidamente Gustavo, premendo il tasto ON del telecomando.
L’improvviso martellio della vibrazione sulla prostata fece sobbalzare Erik, che cominciò a tremare e a dibattersi sempre più incontrollabilmente.
“Spegnilo… spe…gni… que…sto cazzo d’af….fare… - prese a dire, dimenandosi sul letto come un tarantolato – spe…gni…”
Ma Gustavo non se ne diede per inteso: con gli occhi luccicanti di perversa libidine, gli afferrò saldamente il cazzo e prese a spompinarlo con foga, pompandolo con la bocca e con una mano, mentre con l’altra gli strizzava e gli torceva i coglioni. Erik intanto strabuzzava gli occhi e boccheggiava, sbattendosi sul letto, ormai completamente perso in un vero delirio erotico.
Il piacere cresceva, gli si accumulava dentro, si fece insostenibile, finché qualcosa si ruppe, Erik perse il controllo della vescica e, con un urlo, cominciò a schizzare raffiche di sborra e piscio mescolati insieme. Gustavo che in quel momento lo stava solo masturbando con la mano, appena si sentì arrivare uno schizzo sulla faccia:
“Stai squirtando! – disse eccitato – stai squirtando!”, e in preda alla frenesia si precipitò a prendere in bocca la verga saettante, per non perdersi quella prelibatezza
“Spegni quell’affare… toglimelo…”, esalò Erik, strappandosi via la benda, appena ebbe ripreso un po’ di fiato.
Dopo avergli dato un’ultima leccata al cazzo ormai molle, Gustavo spense il vibratore e glielo sfilò dal retto.
“Sei stato grande.”, gli disse, leccandosi le labbra.
“Cosa è successo? – chiese Erik, accorgendosi di essere fradicio sul petto e sulla pancia – Non dirmi che mi sono pisciato addosso.”
Il vecchio scoppiò a ridere:
“Qualcosa del genere: hai solo squirtato.”
“Io?”
“Eh, già. A volte succede pure ai ragazzi, quando sono molto eccitati… e tu lo eri, credimi.”
“Hai bevuto, immagino.”, fece Erik con una smorfia
“E quando mi ricapitava un’occasione come questa?”, ghignò Gustavo, leccandosi le labbra.
“Quando me lo dicevi, non immaginavo che fossi davvero così porco. Di cosa sa?”
“Di sborra e pipì mescolate insieme.”
“Una meraviglia!”
“Puoi dirlo forte.”, gli rispose Gustavo, fingendo di non accorgersi del suo tono ironico.
Erik si alzò e scese dal letto, ancora un po’ incerto sulle gambe, e si guardò attorno per cercare i suoi abiti.
“Forse è meglio se ti fai una doccia.”, suggerì il vecchio, accompagnandolo in bagno, da dove si lasciò docilmente spingere fuori, dopo avergli dato degli asciugamani puliti.
“Credo di doverti rifondere qualcosa, - disse Gustavo, mentre Erik lavato e profumato, si rivestiva – abbiamo sforato di parecchio.”
“Va bene così, - rispose Erik – oggi lavoro pro bono e la bevuta è omaggio della casa. Ti sono piaciuto, almeno?”, chiese, mentre si abbottonava i pantaloni.
“Accidenti! Molto più di quello che immaginavo, - rispose sinceramente l’altro – Invidio di tutto cuore le tue clienti.”
“Beh, metti da parte un po’ di soldi, - gli disse Erik – te la cavi bene come succhiacazzi e chissà che una volta o l’altra non mi venga voglia di riprovare quel tuo aggeggio infernale."
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