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Eleonora: chi sono io, amore mio?


di AlessandraRoma
31.12.2023    |    106    |    3 8.0
"La calda cappella di Ottavio mi invade e riempie la bocca, entrambi mugoliamo di piacere..."
La conoscenza di Ottavio, come ho già accennato tre "puntate" fa, ha costituito il principale punto di svolta nell'evoluzione del mio rapporto con Eleonora.
Due giorni dopo stacco dal lavoro e lo vado a trovare come concordato. Suono alla porta, mi riceve in vestaglia. Ci accomodiamo nel suo stravagante salotto, mi offre un whisky che io rifiuto, dal momento che ho sempre trovato il whisky detestabile. Mi convince ad assaggiarlo e lo trovo invece delizioso. Scopro solo dopo che si tratta di un Benriach superinvecchiato che costa un'autentica follia. "Allora devo mettermi a pregare?", gli faccio ridendo. Lui mi risponde serio, avendo capito il riferimento. "No, gli esercizi spirituali ti serviranno a conoscerti e gestirti meglio". "Ma di che diamine si tratta?". "Di che si tratta? Eccoti un piccolissimo regalo". Mi porge una confezione sanitaria, la apro e dentro trovo un sacco di plastica blu collegato a un lungo tubo. "Si tratta, caro mio, di un enteroclisma che inizierai a usare questa sera stessa, Tre volte a settimana lo riempirai di acqua tiepida, infilerai la cannula nel culetto fino in fondo e ti sforzerai di ricevere più acqua possibile. Le prime volte avrai lo stimolo a espellerla subito, con l'allenamento prenderai tranquillamente nell'intestino un litro prima di svuotarti". Non credo a ciò che sento. "Ma ti ha dato di volta il cervello? Perché dovrei fare una cosa del genere, che c'entra con la nostra esperienza?".

Ottavio assume un'espressione spazientita, come se dovesse ripetere la lezione a uno scolaretto distratto.
"Vuoi che ti dica le cose come stanno, con semplicità?". "Beh, direi di si". "Caro Alessandro, tu ancora conosci veramente poco te stesso. Tu non sei un uomo, sei una troia". Rimango basito a questa affermazione. Non ribatto nulla, questa frase mi risuona nel cervello. Ottavio rimane in silenzio diversi minuti, mentre sorseggiamo entrambi il whisky. Me ne verso un altro goccio, lasciando colare qualche altra decina di euro sul fondo del mio bicchierino. Poi riprende. "Il piccolo regalo che ti ho fatto ti aiuterà a conoscere e gestire sempre meglio la tua principale fonte di piacere, che è il tuo culo". Rimango muto, non so che dire. Sento emozione e piacere profondo nel ricevere queste parole. Mi tornano alla mente quei pomeriggi da bambino, quando trafugavo il reggiseni di mia madre e lo indossavo mettendoci due tovaglioli e mi guardavo allo specchio con le tette. O quando indossavo i suoi collant e dopo mi masturbavo furiosamente sentendo il contatto delle calze femminili sulle gambe. O alle mille volte in cui da adolescente mi masturbavo pensando di essere penetrato da qualcuno. Ripenso al pomeriggio di Capocotta quando ho preso in bocca il membro del guardone e non ho provato alcun fastidio. Ma ero concentrato su Eleonora, la mia Eleonora, che si faceva sbattere per la prima volta da un altro uomo, e avevo testa solo per lei.

Un'unica cosa mi viene da dire, e mi salgono le lacrime che cerco di trattenere: "Ma io amo Eleonora...". Ottavio ammorbidisce la sua espressione. "Ci credo che la ami. Pensi forse che una donna non possa amare un'altra donna?". Resto in silenzio. Lui riprende. "Chiediti con la massima sincerità il motivo per cui ami questa straordinaria ragazza ed invece di proteggerla, di custodirla, e di tenertela stretta lasci che cani e porci se la sbattano e prendano il tuo posto lasciandoti come uno straccio a farti le seghe sul pavimento". Non trattengo più le lacrime e non ho argomenti per rispondere. "Questo succede perché tu fai fare a lei quello che vorresti fare tu, e siccome in qualche modo la ami, godi attraverso le porcate che le permetti di fare. Questo va pure bene, perché piace a te e piace a lei, ma non è la verità profonda, non è la tua verità. La verità è che tu sei più troia di lei, e devi lasciare che questa troia si esprima, se vuoi vivere appieno la tua sessualità. Anche con lei, che sicuramente conosce questo tuo lato meglio di te. Se lei volesse un compagno virile e macho ti avrebbe mollato già da un pezzo". Gli parlo delle ultimissime esperienze, di quando lei mi ha invitato a succhiare il cazzo di Riccardo, al fatto che mi deride chiamandomi cornuto mentre scopa con altri uomini. Ottavio allarga le mani con un'espressione divertita. "Lo vedi? Devo aggiungere altro?".

Finisce il suo whisky poi soggiunge. "Io non voglio forzarti a fare nulla, ma il percorso che stiamo facendo insieme non ha senso se tu non esprimi pienamente ciò che sei. Non funzionerà se Eleonora si esprimerà al meglio mentre tu rimani a guardare con il freno a mano tirato. Lo capisci no?". Gli rispondo che ha senso ciò che dice. "Allora vai in camera da letto, ci sono altri regali per te e fai quello che è nelle tue corde profonde di fare". Lo guardo con espressione interrogativa. "Vai, ti aspetto qui". Detto questo, accende la TV e si mette a fare zapping. Vado quasi timoroso nella camera da letto. Sul letto sono disposte ordinatamente delle calze a rete autoreggenti nere, due minigonne leggere, una maglietta a fiorellini da donna, due perizomi, uno blu scuro e uno nero, due parrucche di capelli lunghi, una bionda e una mora. Ai piedi del letto tre paia di scarpe da donna con i tacchi, di una misura "maschile".

Vedo queste cose e ho un'erezione istantanea. Mi sento come da bambino, quando mia madre era fuori casa, mentre io, in gran segreto, entravo e frugavo nei suoi cassetti alla ricerca di intimo femminile da indossare. Era il mio segreto inconfessabile, ora è la realtà che si presenta davanti ai miei occhi. Potrei uscire, mandare Ottavio a farsi friggere e rifugiarmi nuovamente nella mia traballante identità maschile, ma non è quello che voglio. Adesso voglio lasciarmi andare, voglio liberarmi. Mi spoglio, trasognato, e provo un piacere di sapore antico e atavico nell'indossare quelle calze autoreggenti. Metto sopra il perizoma ed è bella la sensazione del filetto che mi si inserisce tra le natiche. Poi la maglietta, poi la minigonna, per finire provo le tre paia di scarpe scegliendo quelle che calzano meglio. Mi alzo in piedi, rischio di cadere. La sensazione sconcertante di stare su tacchi di 10cm per me che sono già piuttosto alto. Faccio qualche passo incerto cercando di stabilizzare l'equilibrio. Mi guardo allo specchio, ho una sensazione calda e liquida in tutto l'addome, lo stomaco mi si torce. Mi renderò conto soltanto in un secondo momento che in queste prime due ore in vesti femminili mi sono completamente dimenticato dell'esistenza di Eleonora.

Con timore e tremore apro la porta della camera ed entro nel salotto. Ottavio, sul divano, si volta e sgrana gli occhi. "Ecco... ecco... ecco". Gli brillano gli occhi. Mi viene vicino. "È soltanto un abbozzo questo... ma che cazzo, perché non ti sei messa la parrucca?". Per la prima volta qualcuno mi si rivolge al femminile e ho una stretta allo stomaco. "Vieni, forza". Mi porta in camera da letto, prende una parrucca, regola gli elastici interni e me la calza sulla testa. "Devi tagliarti i capelli più corti, specialmente quando verrà l'estate... Ecco, bionda sta abbastanza bene, adesso chiamerò una mia amica che ti insegnerà a truccarti. Devi imparare a muoverti come una donna, ma sono sicuro che ti verrà naturale con il tempo". Ottavio fa un po' di aggiustamenti, mi regola l'altezza della minigonna, controlla il perizoma, poi mi indirizza in bagno e mi invita a mettermi il rossetto alla meno peggio.

Torniamo nel salotto. Di qui in avanti mi sento autorizzata a riferirmi a me stessa al femminile. Mi siedo sul divano, scosciando le gambe. Ottavio non si siede, rimane in piedi davanti a me guardando le mie cosce. Capisco ciò che mi attende e sento un'eccitazione profonda. Lui si sbottona i pantaloni, io lo guardo negli occhi. Non dobbiamo dirci nulla, lui si avvicina, io pure. Estrae il membro dagli slip. Grosso, nodoso, con le vene in rilievo. Si avvicina al mio viso. È il terzo cazzo che prendo in bocca, ma non c'è confronto con i due precedenti. La calda cappella di Ottavio mi invade e riempie la bocca, entrambi mugoliamo di piacere. "Attenta ai denti, apri meglio". Ottavio mi istruisce passo passo sull'arte della fellatio, sull'alternanza delle leccate e delle ciucciate, sulla profondità del pompino. Me lo spinge in gola ed è un disastro, arrivano i conati di vomito, inizio a tossire. Riprendiamo con calma. "Piano piano diventerai bravissima. Adesso prendi l'asta con la mano e menala velocemente mentre succhi". Eseguo. Bastano pochi minuti e un fiotto caldo e denso mi invade la bocca. Tiro fuori la lingua, lo sperma mi cola fuori dalle labbra e sgocciola sul pavimento. "Bevi tutto, puttana". Ottavio mi spinge la cappella in bocca e gli ultimi schizzi mi arrivano in gola. Deglutisco.

Rimaniamo sdraiati sul divano per parecchi minuti, in silenzio. Poi lui mi guarda e mormora: "Ora sei la mia puttana... E d'ora in poi sei Alessandra" mormora lui. Non ribatto nulla, ho un vortice di pensieri. "Vatti a cambiare. Tutta questa roba è tua, mio regalo per te. Ma ora lasciala qui, faremo una sorpresa a Eleonora al prossimo incontro. Ovviamente per adesso non dirle nulla di quello che è successo. E fai gli esercizi spirituali!!"
Eleonora. Solo adesso mi ricordo della sua esistenza.
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