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Eleonora: entra in scena Ottavio


di AlessandraRoma
01.10.2023    |    174    |    3 9.0
"Riferisco a Eleonora e lei accetta..."
Conoscere Ottavio ha rappresentato un punto di svolta nel nostro rapporto di coppia, sia nel bene che nel male. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo e con tante cose che sono radicalmente cambiate, quando io ed Eleonora ci sediamo al tavolino di un bar a gustarci un aperitivo e tocchiamo questo argomento, da parte sua avverto ancora della recriminazione. Io invece, per natura più fatalista, rimango dell'idea che questa persona ha avuto semplicemente un ruolo catalizzatore, è stato l'enzima che ha accelerato una reazione chimica che sarebbe avvenuta comunque, magari con modalità differenti.
Tutto ha inizio quel sabato pomeriggio in cui Eleonora e io ci rechiamo in una traversa di Via Cavour, non lontano dalla splendida cornice dei Fori Imperiali, ed entriamo nella stravagante dimora di questo personaggio di sapore dannunziano. Circa vent'anni più anziano di me, di statura piuttosto bassa ma con fisico discretamente sviluppato e tonico, occhi piccoli, penetranti e sospettosi, quasi sempre socchiusi, un sigaro spento sempre pendente tra le labbra, capelli scarmigliati, vestiti disordinati ma sempre in qualche modo adeguati alla sua personalità. Un modo di fare indecifrabile, di una persona che non capisci mai se le sei simpatico o antipatico. Se dovessi illustrare due sue salienti caratteristiche caratteriali citerei l'incapacità cronica di andare d'accordo con Eleonora e la totale refrattarietà alla capacità di controllo e manipolazione che Eleonora stessa, con il tempo, ha sviluppato nei confronti dell'intero genere maschile. Ebbene, Ottavio costituisce l'eccezione a tale regola, con eterno dispetto di lei.
Io e lei seduti sul divano, Ottavio sull'altra sponda dell'angolare. Eleonora intrigata dal contatto telefonico avuto prima dell'incontro. "Che strano tipo, però interessante". Il nostro ospite ci parla diffusamente dell'architettura e dell'urbanistica di via Cavour, delle ristrutturazioni degli inizi del 900 che hanno sconvolto quella che era la Suburra. Poi il discorso scivola sul sesso, ma rimane impersonale. Lui dichiara un'esperienza trentennale di "gestione di coppie" di coniugi e fidanzati, noi non sappiamo se credergli o no. Un primo incontro esclusivamente verbale, asciutto, troppo formale, quasi deludente, che si conclude semplicemente con una stretta di mano e con il suo invito a tornare a trovarlo. Ma dovremo essere noi a telefonargli, lui non lo farà mai, perché la scelta deve essere nostra.

Parentesi - Il lunedì successivo Eleonora va all'università, quando torna a casa la sera mi riferisce di un lungo colloquio avuto con Gino: lui le ribadisce il suo bisogno di mantenere un rapporto con lei e si rende disponibile a conoscermi e ad accettare la mia presenza discreta durante i loro incontri. Fissano un appuntamento per l'indomani alle 16. Ho delle ore da recuperare di straordinari non pagati e me le prendo. Vado a prendere Eleonora all'università e arriviamo a casa che Gino è già sotto ad aspettarci. Ci stringiamo la mano, lui in maniera un po' forzata, squadrandomi con un'espressione severa, vedo del malcelato disprezzo nel fondo del suo sguardo, e non è difficile capirne le ragioni. Eleonora lo prende per mano, saliamo in ascensore, entriamo in casa. Lei conduce il gioco, lui segue in un miscuglio di desiderio e rassegnazione. Se lo trascina sul divano, mi incarica di portare loro qualcosa da bere. Accetto il ruolo del cameriere, vado in cucina e preparo due bicchieri con acqua minerale e due Cuba Libre con lime. Porto il vassoio in salotto, li trovo abbracciati a intrecciare oscenamente le lingue. Poso il vassoio, i due si ricompongono. Sorseggiano il cocktail, Gino le prende il bicchiere e lo posa insieme al suo, affonda il viso nel collo di Eleonora leccandolo avidamente e le mani corrono tra le cosce di lei. Mi accovaccio per terra a due metri da loro, lui le monta sopra con i pantaloni calati. Ha un membro grosso, nodoso, scuro, sormontato da una cappellona turgida e brunastra. Lei, spinta dal peso dell'uomo si riversa sul divano, lui la incalza spingendo il bacino sul viso di lei. Vedo il membro di Gino premere sulle labbra di Eleonora, la sua lingua scivolare sull'asta dell'uomo. Ho un tuffo al cuore quando la vedo appoggiare la lingua sulle grosse palle pelose dell'uomo, per poi prendergliele in bocca e succhiarle devotamente. Il cazzone le si sprofonda in bocca mentre lui la spoglia pezzo per pezzo. Quando arriva a toglierle le mutandine Eleonora mi chiede di andare a prendere un preservativo. Obbedisco, lo scarto e lo porgo all'uomo che nemmeno mi guarda in faccia e se lo srotola sul membro. Gino spalanca le cosce di lei e le entra dentro brutalmente strappandole un grido di spasimo. La afferra per le cosce immobilizzandola e affonda completamente dentro di lei che soffre visibilmente per la dilatazione. Gino la martella senza pietà, con tutto il peso dei suoi 110kg, lei lo supplica a più riprese di fare più piano, ma inutilmente. Le sussurra qualcosa all'orecchio, lei mi si rivolge: "Amore, dovresti lasciarci soli". Esco, chiudo la porta del salone. I lamenti di Eleonora non cessano. Quando la sento gemere un'ottava sopra "Mi stai facendo male" e in risposta sento la voce profonda dell'uomo apostrofarla: "Zitta, puttana!", eiaculo abbastanza vergognosamente sul pavimento della cucina. - Fine Parentesi.

Iniziano nei giorni successivi i miei colloqui telefonici con Ottavio. Lo contatto io con il benestare di Eleonora. Ottavio mi chiede un riassunto particolareggiato delle esperienze fatte finora che gli racconto per sommi capi, poi mi dice che avrebbe piacere di parlare con me di persona e mi invita a pranzo. Gli rispondo che il lavoro non me lo permette, stabiliamo di incontrarci in un bar la sera dopo le 18. È un colloquio che mi sorprende parecchio: Ottavio esordisce dicendomi che Eleonora è una donna molto difficile e impegnativa, che va domata e dominata con polso fermo. Gli contrappongo la mia visione liberale e paritaria dei rapporti di coppia, che lui deride e annichilisce, sostenendo che sono avviato diventare il suo tappetino e che finirò per essere gettato via come uno straccio. "Una donna come lei, quando si rende conto di quanto potere ha sugli uomini, prende il controllo su tutto ma lo perde su se stessa, rimane senza più regole morali né limiti. Eleonora è totalmente amorale, non te ne sei accorto?". Per alcuni versi sono d'accordo con lui, ma gli faccio notare che gli sfugge la parte fragile di Eleonora, la sua dolcezza, i suoi bisogni affettivi. Lui mi ignora e continua: "Se tu vuoi, possiamo collaborare io e te per tenerla sotto controllo. Ricordati che una donna a due amici di cui si fida non nega nulla". Poi entra nello specifico: "Lei prende la pillola?". Rispondo di si. "Come sta messa Eleonora con il sesso anale?". Gli rispondo che non lo abbiamo mai fatto e che Eleonora si è sempre dimostrata fermamente contraria. "Benissimo, la educheremo a diventare una troia anale, imparerà a godere con il culo ancora più che con la fica". Rimango dannatamente perplesso dinnanzi a questi suoi propositi. Comunque ci accordiamo per vederci tutti e tre sabato pomeriggio. Riferisco a Eleonora e lei accetta.
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