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Centro Commerciale


di AlessandraRoma
26.03.2022    |    7.429    |    15 9.8
"Lo prego di mettersi il preservativo ma lui non mi ascolta nemmeno..."
Ok, è un racconto di fantasia, lo dico subito: quando si fantastica tutto è permesso, ricordando sempre che la fantasia è il motore dell'azione...

Le cinque di sera... uff... un pomeriggio noioso, trascorso a sistemare piccoli adempimenti burocratici sul pc di casa. Sono tre giorni che faccio la verginella, decisamente troppi, diventerò mica una monaca. Finito, finalmente... spengo il pc.
Vado a prepararmi un frullato.
Di banana naturalmente.

Tra un sorso di latte bananato e l'altro, il pensiero corre a ben altre banane e la mano sx scende ad accarezzare delicatamente l'infranatiche. E ora? Come trascorro l'imminente serata? Ho una certa voglia di combinare qualcosa ma non so cosa... Vorrei eccitarmi un pochetto, una bottarella di adrenalina, niente di esagerato.

E va bene!!! Doccia, ritocco alla depilazione, crema body, profumo. Poi autoreggenti, minigonna, scarpe di vernice con tacchi, parrucca, giaccone pesante sopra, fa ancora freddo. Nella borsetta preservativi (hai visto mai...) spazzola, portadocumenti, rossetto e... vabbè aggiungiamo un paio di plug...

Scendo dall'auto con il consueto batticuore, un grande centro commerciale alle porte di Roma. Esco dal parcheggio sotterraneo, la scala mobile, da una parte Ikea, dall'altra Leroy Merlin. Proseguo ed entro. Subito la vetrina di una gioielleria da guardare. C'è parecchia gente ancora in giro, sono le 18.30. Sono alta, troppo alta per passare inosservata. So che chi mi guarda capisce al volo che non sono una donna. Il misto di imbarazzo, pudore, inopportunità mi fa scorrere l'adrenalina nelle vene. La minigonna nasconde il bordo delle autoreggenti, ma a patto che non mi inchini. Se lo faccio, chi dovesse passare alle mie spalle avrebbe la chiara percezione che sono una troia in cerca. Se non lo faccio, penserebbe semplicemente ad un travestito.

Osservo i gioielli con interesse, poi esco. L'adrenalina ha fame di qualcosa. Mi dirigo alla toilette, entro in quella delle donne. Faccio pipì, poi estraggo un plug dalla borsetta. Quello a pera allungata, molto morbido, adatto al passeggio. Lo insalivo e lo inserisco. Adesso camminare è più bello, più piacevole. La sensazione dei tacchi, delle autoreggenti, del plug che mi stimola internamente. Ora sono proprio femmina. Femmina in calore.

Visito un paio di boutique senza comprare nulla, sono le 19 passate. Due ragazzi tra i 25 e i 30 su una panchina mi guardano con insistenza, parlottano tra loro. Immagino cosa stiano dicendo. Ricambio il loro sguardo e istintivamente ancheggio un po'. Ho voglia di provocarli. Abbozzo un mezzo sorriso, i due rimangono a bocca aperta. Due fagiani, niente da fare.

Negozio di scarpe adesso. Le scaffalature che compongono le corsie sono alte. Decido di passare all'azione. Mi tiro un po' su la minigonna quando adocchio un uomo solo camminare lentamente nella mia direzione. Faccio finta di armeggiare con una scatola da scarpe. Quando lui è a pochi metri mi inchino completamente come se mi allacciassi una scarpa, offrendo al tizio una completa panoramica del mio culetto. L'uomo rallenta. Probabilmente può scorgere la mia anatomia maschile accuratamente depilata, anche se le mutandine rosa sicuramente nascondono il plug. L'uomo è fermo alle mie spalle. Mi raddrizzo, faccio finta di essere sorpresa, mormoro un "Oh, mi scusi...". Lui biascica un "Non si preoccupi" e tira dritto. Proseguendo guarda verso di me un paio di volte, gli sorrido. Poi lo vedo tirare dritto verso una donna che gli rivolge la parola. Maledette mogli, sempre tra le scatole.

Cambio negozio, so di attirare l'attenzione e con le telecamere onnipresenti non è il caso di rischiare situazioni spiacevoli. Dopo un altro paio di boutique senza occasioni mi avvio verso un altro settore. Passo davanti ad uno dei numerosi bar.

E' adesso che li vedo. Due uomini seduti ad un tavolino a bere birra. Due tizi sui 50, sembrano tecnici od operai che si rilassano dopo una giornata di lavoro. Ancheggio incrociando leggermente i passi. Mi rendo conto che i due uomini hanno smesso di parlare, e guardano nella mia direzione. Rallento il passo, un attimo prima di superarli sfilo gli occhiali e ne guardo uno negli occhi. Lo guardo per un secondo di troppo ed il messaggio arriva. Li supero ma percepisco l'agitazione alle mie spalle. Capisco che uno sta riferendo all'altro il messaggio muto che gli ho mandato. Forse i pesciolini abboccano, devo dar loro il tempo di organizzarsi, di pagare le birre, magari alla cassa c'è fila.

Davanti a me c'è solo un negozio di casalinghi. Mi fermo davanti ad un'insulsa batteria di pentole guardandola come se non avessi mai desiderato altro nella vita. Poi rivolgo la mia attenzione ai forni a microonde, passandoli in rassegna più volte. Sto iniziando a perdere le speranze quando li vedo appena fuori dal negozio intenti a guardare dentro. Mi prende un batticuore esagerato, sono lì per me. E ora che faccio, che faccio, che faccio. Rimangono fermi davanti all'entrata a parlottare. Decido di uscire, riprendo ad ancheggiare. Metto insieme tutta la faccia tosta che ancora mi rimane, abbasso gli occhiali e cerco di sembrare sicura di me. Passo accanto ai due, individuo con la coda dell'occhio quello che avevo "messaggiato" e lo fisso passandogli davanti.

E' un bel maschiotto sui 45 anni. Passo oltre. I due esitano qualche secondo poi mi seguono. Il mio batticuore non cessa.
- "Mi scusi, signorina", sento alle mie spalle.
Mi fermo, mi volto.
- "Posso chiederle se gradisce bere una cosa con noi?".
Wow, non perde tempo il maschietto. Mi aspettavo qualcosa come "sa dirmi l'ora" o "sa dov'è il tabaccaio?".
Lo guardo un po', poi gli sorrido.
- "Volentieri".

Il suo amico sembra meno intraprendente, fosse stato per lui magari non si sarebbero avvicinati, l'istinto mi ha fatto puntare al maschio giusto.
Ci incamminiamo lentamente.
- "Sa che lei è molto bella?".
Complimento affettato, goffo e fuori luogo.
Ma mica è facile corteggiare una trav. Cerco di aiutarli un po'.
- "Anche voi due siete molto carini, come vi chiamate?"
- "Io Giorgio e lui Andrea", mi risponde l'intraprendente.
- "Io Alessandra, piacere", ribatto sorridendo.

Cerco di mettermi nei loro panni, difficile trovare una soluzione al nostro problema di come fare evolvere questo incontro senza avanzare proposte che magari potrebbero suonare offensive. Insomma tocca a me risolvere.
Poco più avanti ci sta il cartello che indica la toilette.
- "Vi spiace se passo un momento alla toilette?" gli chiedo con fare innocente.
- "Ma certo". Che galantuomini.
Le toilette di questo CC sono piuttosto lunghe ed iniziano con dei corridoi. Entro nel corridoio, mi volto. I due mi guardano, preparandosi ad aspettarmi di fuori.
Mi rivolgo direttamente a Giorgio:
- "Mi verresti ad aiutare? Ho un plug infilato nel culo, me lo toglieresti, per favore?".
I due per un attimo si guardano sbalorditi ma Giorgio non esita. Per fortuna la toilette è deserta, vantaggio delle otto di sera. Entriamo nel bagno delle donne, ci sta una cabina per disabili, piuttosto grande. Ci chiudiamo dentro. Mi appoggio alla parete.

Giorgio mi guarda interdetto, io sollevo la minigonna, lui mi palpa tra le natiche.
Trova il plug, lo estrae. Ho un sussulto di piacere. Giorgio butta il plug nel lavandino, mi afferra e mi infila la lingua in bocca. Lo lascio limonarmi, ma lui è completamente partito e non si tiene più. Si slaccia i pantaloni e li abbassa furiosamente, mi piega a novanta gradi, mi alza la gonna e mi pianta seccamente il membro tra le chiappe spingendo per trovare la strada. Fortunatamente il mio culetto è già umidissimo e dilatato dal plug, il membro di Giorgio trova il punto giusto ed affonda come nel burro. Lo prego di mettersi il preservativo ma lui non mi ascolta nemmeno. Mi scopa a pelle stantuffandomi senza nessuna pietà. E' fantastico, sto godendo come una fontana. Cerco di non urlare, nel caso qualcuno entri nella toilette, ma devo mordermi le labbra. Dio che cazzo duro ha quest'uomo, mi pare di avere dentro un paletto di ferro. Gli affondi sono brutali, veloci e continui, se non fossi la troia aperta che sono sarebbe una sofferenza. Lo prego di non eiacularmi dentro almeno, mi risponde con uno "stai zitta puttana". Scivolo dal lavandino a causa del peso dell'uomo su di me. Mi appoggio a terra e Giorgio continua a scoparmi brutalmente. Raggiungo in pochi minuti un orgasmo anale celestiale, non riesco a non gemere come una puttanella.

Giorgio esce dal mio culetto, si scosta, mi dice di aspettare qui e di tenere la porta aperta.
Dopo un minuto entra Andrea. Io non mi sono ricomposta, sto appoggiata al lavandino.
L'uomo ha già il cazzo duro fuori della patta. Mi inginocchio e glielo prendo in bocca. L'odore non è dei migliori, si sente la giornata di lavoro trascorsa. Andrea mi afferra la testa, mi spinge il membro in gola. E' piuttosto grosso, non duro come quello dell'amico, ma la cappella mi riempie completamente la bocca. Andrea me lo spinge a forza fino in gola. Dopo qualche conato mi adatto, inizio a respirare con il naso e supero il senso di soffocamento. L'uomo mi scopa la gola senza misericordia. Dopo diversi minuti di questo trattamento l'uomo grugnisce e sento il fiotto caldo in fondo al palato. Inghiotto tutto perchè impossibilitata a fare altro. Lecco le ultime gocce e pulisco devotamente tutto il membro con la lingua. Andrea si ricompone ed esce.

Rientra subito Giorgio, con una vistosa erezione. Io stavo ancora in ginocchio e l'uomo ne approfitta. Giorgio non me lo infila fino in gola, a lui piacciono le ciucciatine ed i ricamini di lingua. Lo accontento, e lo sego velocemente appoggiandomi la cappella sulle labbra socchiuse, finchè un fiotto caldo non mi si spalma sul naso e sul labbro superiore. Giorgio tira fuori il membro. Ricevo altri due spruzzi, uno sulle labbra e uno sulle guance.
Rimango in ginocchio, inebetita dal piacere, ricoperta di sperma che inizia a colare dappertutto, mentre Giorgio si aggiusta camicia e calzoni.
- "Dobbiamo darti dei soldi?", mi fa.
- "No, non sono mercenaria...".
L'uomo esce mormorando un saluto. Ora devo proprio darmi una ripulita.
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