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La mia prima volta


di AlessandraRoma
08.01.2022    |    2.182    |    10 9.9
"Lo segai lentamente per un bel po' di tempo, mentre lui continuava a parlare..."
La mia prima volta... tanto tempo fa, circa dieci anni. La ricordo come si ricordano tutte le prime volte, molto vividamente.

A quel tempo ero ancora un eterosessuale diciamo coatto, complice la mia situazione personale, la necessità di adeguarmi ad un determinato standard di vita e varie altre menate. Ma mi attirava l'idea di provare a fare sesso con un uomo, fantasia che avevo sempre avuto fin dall'adolescenza ma mai messa in pratica. Sfogavo questa pulsione sulle chat erotiche, senza avere mai il coraggio di passare dalla teoria alla pratica.

Colsi l'occasione una volta che la mia ex-moglie dovette stare via da casa per lavoro per tre o quattro giorni e la sera mi ritrovai libero di chattare. Parlo al maschile perchè allora ancora non avevo imparato a parlare di me al femminile. Chattai in maniera esagerata con un sacco di tizi, dicendo porcate, inventando, fingendomi ciò che non ero, fino a tarda notte. La seconda sera entrai in contatto con Franco. Un tipo intraprendente, gay dichiarato, visibilmente alla ricerca di incontri.

Accertatosi che io fossi di Roma, con abilità mi fece parlare dei miei desideri, delle mie fantasie sessuali più ricorrenti, prima fra tutte praticare la fellatio ad un uomo. Franco pilotò la conversazione virtuale fino a farmi capire quanto desiderava disinibirmi e "sverginarmi".

Acconsentii ad incontrarlo. Mi dette appuntamento davanti alla farmacia di Piazza Barberini, era mezzanotte passata. Andai animato da un'incertezza pazzesca, convinto di essermi imbarcato in una sciocchezza colossale. Fu lui a riconoscermi e ad avvicinarmi, un tipo piuttosto basso sulla quarantina. Mi disse di seguirlo a piedi al suo studio poco distante. Lo seguii e più di una volta dovetti reprimere l'impulso a darmela a gambe piantandolo in asso. Ma non lo feci.

Mi portò in un locale spazioso pieno di computer e di tavoli da architetto. Resosi conto della mia tensione, iniziò a parlarmi, a descrivermi il suo lavoro, i suoi dipendenti, mi offrì da bere. Riuscì a farmi rilassare un minimo e passò all'azione. Seduti sul divano, mi prese la mano e se la pose sul pacco. Io lo massaggiai più per obbligo che per convinzione, ormai ero in ballo ed in qualche maniera dovevo ballare.

Per fortuna non provò a baciarmi, penso che non lo avrei sopportato. E' difficile, per chi è esperto e disinibito, mettersi nei panni di una persona che deve rompere tutta una serie di resistenze mentali prima di lasciarsi andare.

Invece tirò fuori il membro e me lo mise in mano. Lo segai lentamente per un bel po' di tempo, mentre lui continuava a parlare. La sensazione di stringere un pene che non fosse il mio non fu sgradevole. Poi si alzò in piedi e mi si mise di fronte, io ancora seduto sul divano. Il suo membro svettava completamente eretto davanti al mio viso e si avvicinava. Un momento vissuto innumerevoli volte nelle mie fantasie erotiche ed ora era realtà. Non mi tirai indietro e appoggiai le labbra su quell'asta carnosa. La leccai timidamente, la baciai sui lati. Poi lui mi premette la cappella sulle labbra. Aprii la bocca ed ebbi una sensazione di calore quando il membro mi invase la bocca. Era un bel cazzo, non enorme, ma comunque rispettabile.

Iniziai a spompinarlo, lui mi suggeriva le varie modalità e io eseguivo, imparando velocemente. Gli massaggiavo le palle succhiando. Piano piano mi venne naturale farlo. Allora lui si sedette ed io in ginocchio davanti al divano ripresi a spompinarlo. Mi disse di fare attenzione ai denti, mi sforzai di allargare la bocca a sufficienza.

Franco si alzò in piedi, mi fece mettere a pecorina sul divano, mi abbassò i jeans. Io non volevo essere penetrato, lui non aveva intenzione di usare il profilattico, e con una certa prepotenza mi separò le natiche e vi inserì il membro. Iniziò a spingere, ricordo perfettamente la spinta prepotente della sua cappella contro il mio ano. Ero contratto e non riuscivo minimamente a rilassarmi. Lui spinse ancora senza riuscire a farsi strada. Mi faceva male e lo pregai di smettere. Allora Franco cambiò strategia, passò dall'altra parte del divano per farsi succhiare. Mi ordinò di insalivargli il membro, io obbedii, e lui torno dietro di me con il membro lubrificato dalle mie leccate, ricominciando a spingere, provocandomi sempre più dolore.

Ripetè l'azione diverse volte ma la mia resistenza non cedette. Decise di soprassedere. Si sedette sul divano, mi ordinò di mettere la lingua sulla sua cappella ed iniziò a segarsi. Fu gentile ad avvisarmi che stava venendo, gli segai il membro finchè non mi ritrovai la mano ricoperta di sperma.

Questa fu la mia primissima iniziazione ai piaceri omosessuali, anche se non arrivai ad essere penetrato. Nonostante le sue ripetute insistenze, non incontrai più Franco, anche perchè la presenza ingombrante di mia moglie a casa non mi faceva sentire libero di seguire questa strada. Passò diverso tempo, circa un anno, prima di ritrovare occasione e predisposizione per riprovarci.

Essere semplicemente un gay passivo però non faceva per me, non erano i miei panni. Impiegai molto tempo e ripetute esperienze poco gratificanti prima di rendermi conto di essere sessualmente una donna imprigionata nel corpo di un uomo.

Una donna parecchio troia.
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