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Antonio, il bello


di gianfrancesco
18.06.2022    |    23.586    |    3 9.1
"Io comincio a sbattere, lui mi abbraccia e mi riporta su..."

Mi chiamo Andrea, ho 21 anni, sono una bella figliola, come dicono di me, sono la sorella di Antonio, di un paio di anni più grande di me.
La mia famiglia è completata da Marisa, nostra madre, una quarantacinquenne molto bella.
Purtroppo non c'è più mio papà, il mio adorato papà.
Una terribile malattia lo ha portato via, circa 10 anni fa.
Eravamo, e lo siamo ancora, nonostante tutto, una famiglia felice.
Certo quando c'era papà era tutto diverso.
Lui era il nostro punto di riferimento. Si amavano molto con mia madre, ed aveva nei nostri confronti l'accorgimento di un vero padre, severo, ma sempre gioioso con noi, e non ci faceva mancare nulla mai.
Avevamo, ed abbiamo ancora oggi, un'azienda di commercializzazione di prodotti surgelati.
L'aveva creato mio nonno paterno, e poi l'avevano e la stanno portando avanti i suoi figli, ovvero i miei zii.
Mio padre aveva due fratelli, ed insieme, prima con il nonno, e poi da soli, andavano avanti nell'azienda di famiglia.
Mio padre era il più grande, era, come mi dicono, un grande condottiero di azienda, uno che arrivava per primo ed andava via la sera per ultimo.
Poi la malattia, incurabile, in sei mesi lo aveva portato via.
Quando gli avevano diagnosticato la malattia, aveva combattuto comre un leone, si era sottoposto a diverse terapie e cure, ma non c'era stato nulla da fare.
Quando aveva visto, cge la battaglia si era fatta più dura, e probabilmente non ci sarebbe stato nulla da fare, ha voluto sistemare tutte le faccende, ha fatto le varie cessioni di incarichi e spostamenti societari, insomma, è mancato, ma non ha lasciato nulla fuoriposto, dal punto di vista legale e di tranquillità economica per la sua famiglia.
Le sue quote sono passate interamente alla nostra mamma, che avrebbe poi prestato servizio nell'azienda, naturalmente con altri incarichi.
Sino a un mese prima di morire aveva lavorato, aveva portato la mamma con lui, l'aveva introdotta nella ditta, determinato a voler lasciare tutto il meglio possibile.
Poi vennero i giorni del dolore, specialmente per me e mio fratello.
Piano piano, con l'aiuto delle nostre famiglie ne siamo venuti fuori ed oggi eravamo felici, pur sempre con il pensiero a lui.
Tornando al presente, mia madre, una bella donna, non si era mai voluta legare a nessun altro uomo, certamente dopo qualche anno, ha avuto qualche storia, ma è sempre stata una donna riservata, e prestava attenzione al lavoro e soprattutto a noi.
Gli zii le davano tutto il tempo occorrente alla cura della nostra famiglia e lei ci stava sempre vicino in tutto e per tutto.
Io e mio fratello frequentavamo l'università, cosi come i miei cugini, tutti quanti con intenzione di poter poi essere utili nella nostra azienda, dove gli zii, a volte ci facevano andare e ci facevano vedere come andavano le cose, ed ho ben presente la frase che mio zio Carlo ci diceva sempre.
"Tutto il lavoro che facciamo, cominciato dal nonno, un giorno lo dovrete portare avanti voi, e far si che questa azienda sia sempre l'orgoglio della nostra famiglia".
Mio fratello Antonio, era un bel ragazzo, ma bello sul serio, lui lo sapeva e ne approfittava per uscire con tante ragazze.
Mai legato a nessuna, le teneva un po con lui e poi le scartava.
Non ero d'accordo col suo modo di fare, troppo egoista, pieno di sè, ed anche un po esibizionista.
Io, come detto sono una bella figliola, seria, senza tanti grilli per la testa, tenacemente impegnata negli studi, qualche avventura amorosa e però non impegnata con nessuno.
Nonostante non approvassi il suo modo di fare con le ragazze, ero da sempre, innamorato di mio fratello, lo guardavo sempre, e non nego, quakche volta lo sbirciavo mentre faceva la doccia.
Da parte sua, mi considerava sempre la sua sorellina, da proteggere, visto la mancanza di papà.
Da un po di tempo in qua, era aumentata la mia voglia di vederlo nudo, insomma con uno come lui, avrei perso volentieri la mia verginità.
Poi a mente fredda, mi vergognavo di avere questi pensieri, che di tanto in tanto affioravano nella mia mente, ed alla fine, nel letto, mi toccavo la figa, mi masturbavo, e godevo.
Tutti questi pensieri come detto, erano solo miei.
Poi successe un fatto che cambiò tutto ed avvenne quello che avevo desiderato, fare l'amore con il bell'Antonio.
Tutto cominciò una domenica in casa di mio zio Carlo.
Aveva una bella villa con piscina, ogni tanto riuniva tutta la famiglia, proprio tutta, e facevamo una giornata di baldoria, con piscina e grigliata.
Gli zii dicevano a mia madre che era ancora giovane e loro pur dispiaciuti per la scomparsa del fratello, non avrebbero mai ostacolato una sua relazione con un altro uomo.
Lei diceva che mio padre era stato il suo primo amore e che per ora non si sentiva di avere altri amori.
Tornando alla giornata, tutto cominciò quando andai a cambiarmi per mettermi il costume, lasciai la porta del bagno aperta, mi spogliai per mettermi il costume, la porta si aprì e comparve mio fratello.
"Cosa fai", mi dice.
Mi scuso per non aver chiuso la porta.
Lui mi guarda, ed esclama: "guarda un po, che figa stratosferica, la mia dolce sorellina".
"Stupido, vattene".
Lui non va via subito, mi si avvicina, mi fa una dolce carezza, mi bacia sulla guancia e dice: "devo metterti sulla mia agenda, non posso perdere un fiore così bello".
"Vai via, lascia perdere, dongiovanni da strapazzo, ricordati, se te lo sei dimenticato, che sono tua sorella".
Si mette a ridere e va via.
Avevo il cervello in ebollizione, quando si era avvicinato, lo avrei baciato, e mi sarei fatta baciare ed abbracciare.
Antonio era in costume, uno slip striminzito, che metteva in evidenza una bella verga.
Almeno così immaginavo a vedere.
Ho avuto impressione che si era anche indurito il cazzo, quando mi aveva visto nuda, sembrava uscisse dallo slip.
Antonio va via, io cerco di mettere il costume, mi accorgo di essere bagnata nella figa.
Non capisco cosa mi succede. Mi eccito a veder mio fratello in costume?
Purtroppo è la nuda verità.
Allontano da me questi pensieri, che ritenevo morbosi, finisco di cambiarmi e mi avvio alla piscina.
Li c'era mio fratello e tutti gli altri cugini, tutti in acqua a scherzare.
I nostri zii guardavano con soddisfazione il nostro modo di stare assieme, era un modo di accrescere la nostra forza in vista dell'entrata in azienda, dove dovevamo essere tutta una squadra forte e coesa.
Continuiamo a giocare, ci immergiamo più volte, mio fratello era bravissimo a nuotare, viene da sottacqua e mi tira giù.
Io comincio a sbattere, lui mi abbraccia e mi riporta su.
Nell'abbracciarmi ho avuto come l'impressione di sentire il suo cazzo su di me.
Penso sia tutta una suggestione dei pensieri di prima, ma guardando il suo costume vedo che invece il cazzo era pronto ad esplodere.
Stai a vedere che anche a lui ho fatto effetto a vedermi nuda.
Stavo pensando, che alla fine, male o non male, mi sarei fatta sbattere da mio fratello.
Mi insultavo da sola, mi dicevo un po zoccola.
Assorta nei miei pensieri, mi sono sdraiata al sole.
Dopo un po arriva mio fratello, con due bicchieri in mano, me ne porge uno, e mi dice per farsi perdonare per avermi tirata giù in piscina.
Lo faccio avvicinare, lo bacio su una guancia.
Mi abbraccia.
L'abbraccio più forte del solito, mi bacia ancora.
Si sdraia accanto a me, parliamo del più e del meno, degli studi, e poi finisce per chiedermi se non frequentavo nessuno in quel periodo.
Rispondo che ero libera come l'aria.
"Come è possibile che non hai nessun corteggiatore che ti piaccia?".
"Bella come sei, non dovrebbe succedere".
"Ascolta, caro fratello, io sono una ragazza esigente, e poi, sono concentrata sugli studi, ma piuttosto tu, stamattina mi stai adulando, dimmi cosa vuoi".
"Cosa posso volere, se non vederti felice e serena".
"Allora ti posso tranquillizzare, sto bene, se trovo la persona giusta bene, altrimenti rimango zitella".
"Va bene allora, ti farò uscire io qualche sera, sai che figurone in giro".
"Non mi manca nulla, per ora, comunque una sera uscirei volentieri con te".
"Va bene, organizzo una cenetta ed andiamo fuori io e te".
La giornata prosegue in modo ottimo, la grigliata, qualche birra, un ottimo gelato proveniente da un nostro fornitore, che in alcune occasioni era stato anche invitato. alle nostre riunioni di famiglia.
Qualche giorno dopo, mio fratello mi dice che se non avevo qualche impegno, sabato sera saremmo usciti noi due soli.
"Portiamo con noi anche la mamma?.
"No, solo io e te, con la mamma in un altra occasione".
Pensavo a quanto era carino mio fratello.
Invece non era proprio cosi, il gaglioffo aveva ben altri progetti, che avrei scoperto, e purtroppo assecondato, dopo.
Mi preparo, mi vesto un po sportiva, niente di appariscente, ed usciamo.
La stagione era fine primavera, tira fuori dal garage la coupè che era stata di mio padre, tenuta molto bene, ed andiamo a cena.
L'aria era fresca, in macchina parliamo e gli chiedo dove mi avrebbe portata.
"Un po lontano, dove non sei mai stata".
"Mi fido di te", gli dico.
Dopo una mezz'ora arriviamo in un paesino fuori città, sembra non ci sia nulla, invece girando l'angolo appare un ristorante, ovvero una tipica trattoria, quelle di una volta, con un bel pergolato.
Entriamo, i camerieri salutano mio fratello, evidentemente era conosciuto, e ci accompagnano ad un tavolo.
"Così qui ti conoscono bene, vieni qui con le tue pollastrelle?".
"Ma quale pollastrelle, io studio, casa e lavoro".
"Puoi raccontare storie a chi vuoi ma non a me ".
Ride di gusto.
Facciamo una bella cena, ci servono a modo, insomma tutto bene.
Abbiamo bevuto qualche bicchiere, Antonio non tanto, io divento allegra con mezzo bicchiere.
In queste occasioni rido, non smetto mai.
Usciamo dal ristorante, andiamo in macchina ed Antonio mi dice: "ora ti porto in un posto segreto, solamente io ed un altra persona lo conosciamo".
Sono incuriosita, ma mi fido di mio fratello.
I vapori dell'alcol mi avevano scaldato un po, apro un po di finestrino, l'aria mi svolazza i miei capelli, e mio fratello mi dice ancora: "sei proprio bella, con questi capelli al vento", e con far sornione, mi mette una mano sulla coscia.
La mossa non mi lascia indifferente, anzi mi eccita.
Cosa succede, è pur sempre mio fratello, ma la mano sulla coscia non mi dispiace affatto.
Percorriamo una decina di chilometri, poi svolta in una strada interna e poco dopo siamo davanti ad un cancello chiuso.
All'interno del cancello, una bella villettina.
Antonio aziona un telecomando, il cancello si apre, entriamo con la macchina ed andiamo sul retro, altro telecomando ed entriamo in un garage.
Lo guardo stupita.
"Questa casa?".
Mi tranquillizza.
"Non siamo entrati abusivamente, questa casa è di una mia amica che è all'estero, e di cui io posso disporre come voglio".
"Adesso con te, siamo solo tre persone che lo sappiamo, un giorno poi ti dirò chi è l'altra persona".
Scendiamo dalla macchina, per una scala interna saliamo di sopra.
Un ampio salone ci accoglie, un ampia vetrata, una casa bellissima, curata, pulita.
"Vedi come è perfetta, una volta in settimana la faccio pulire, e la uso di tanto in tanto".
"Ho capito, questo è il posto dove porti tutte le tue conquiste".
"Si è vero, qualche ragazza l'ho portata, ma è anche il posto dove mi rilasso, dove a volte studio".
Mi accompagna in cucina, apre il frigo, tira fuori una bottiglia di bollicine e si appresta ad aprirla.
"Ancora, ma non vedi che sono quasi ubriaca?".
"Nessun problema, ci penso io a te".
Apre la bottiglia, versa per tutti e due, ci sediamo su un divano e beviamo.
"Come mai mi hai portata qua?".
"Adesso te lo dico".
Si avvicina, mi toglie il bicchiere dalla mano, lo poggia su un tavolino, mi prende una mano, me la bacia.
"Non so da dove cominciare, ma lo devo fare, insomma, vedi, sai...".
"Cosa dici, non capisco".
"Da quando ti ho visto nuda, non vivo più, lo so è sbagliato, ma vorrei fare l'amore con te".
Divento lucida di colpo.
"Ma ti sei ammattito?", "sono tua sorella".
"Lo so, lo so, ma volevo dirtelo, e poi sarai tu a decidere".
"Sei bello, tutte verrebbero con te, io compresa, ma sono tua sorella!".
Mi attrae a lui, io non oppongo resistenza e mi bacia.
Tutte le mie difficoltà, le mie paure, il mio senso di colpa, svanisce tutto quanto.
Lo bacio anche io. Era l'inizio della nostra relazione di incesto.
Non si poteva dire diversamente.









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