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IL PILOTA (quarta e ultima parte)


di gianfrancesco
03.04.2023    |    4.303    |    7 9.3
"Non era ancora durissimo, ma sufficientemente duro da prenderlo in bocca..."
Dopo gli incontri con il pilota e con il suo amico Carlo, ora avevamo programmato un incontro presso il capanno che Carlo aveva nell'orto.
Non sapevo cosa aspettarmi da quel posto, ma stavo molto bene con loro e non ho avuto difficoltà ad accettare.
Passai a prendere Livio, lui conosceva il posto e la strada, in breve arriviamo, posteggiamo in strada e ci avviamo su una stradina che portava nell'orto di Carlo.
Era una stradina molto stretta, si riusciva a passare solo con moto oppure con mezzi piccoli.
Percorriamo un centinaio di metri, e dopo una curva Livio mi indica l'orto di Carlo.
Sulla destra un cancello portava nella proprietà di Carlo, ereditata dal padre.
Un ampia pianura, con tanti alberi da frutta, ed in fondo, al limitare di un baschetto c'era una costruzione, ovvero una casa di legno, molto bella a vedere da fuori.
Sembrava le case di una volta con un terrazzino ed un paio di scalini per salire.
Sulla destra della casa un ampio pergolato e sotto un tavolo, a lato un forno di una volta e una catasta di legna.
Arriviamo vicino la casa e chiamiamo Carlo, lui esce e ci viene incontro.
Accanto a lui esce un cane, che scodinzola felice.
Ci salutiamo calorosamente, e lui mi accompagna per farmi vedere il suo regno.
Lui li trascorreva molto tempo, quando finiva di lavorare, a volte, mi dice, non andava a casa, ma direttamente li.
Facciamo un giro nella sua proprietà, un migliaio di metri quadri, un orto, un frutteto ed un pollaio.
Tutto curato direi in modo perfetto.
Poi entriamo in casa e rimango molto sorpreso anche dentro dell'ordine, della pulizia di tutto.
C'era solo una grande stanza, con una cucina di quelle a legno, un tavolo, una credenza di una volta, un divano, un frigorifero.
In fondo alla stanza un ampio bagno, e al lato una porta che portava direttamente in un retro che altro non era un altro stanzone con tutta l'attrezzatura per lavorare la terra ed il ripostiglio dei vari ortaggi conservati per la famiglia.
In bella vista dei mazzi di cipolle, agli, uno scaffale con delle patate.
Anche li tutto in ordine.
Cerco di sfotterlo: "Carlo, hai messo in ordine per oggi?".
"No, no, sempre cosi, perché se arriva mia moglie fa casino se trova disordine":
"Scusa una cosa, non vedo letti, come faccio a scoparti oggi?".
"Per scoparmi vediamo, per il letto non ci sono problemi, il divano si fa letto, grande e comodo, vero Livio?".
Ci mettiamo a ridere.
"E non c'è pericolo che venga tua moglie?".
"Non sono mica scemo, oggi lei è via, ed in ogni caso lei suona dal cancello esterno, e in caso di pericolo chi è dentro ha modo di uscire dal retro".
"Ma hai portato anche qualche donna, oltre che maschietti?".
Mentre parliamo intanto Carlo armeggia con una macchinetta del caffè, la prepara e la mette sulla cucina che aveva un allaccio con una bombola.
"Si, non tante donne, più uomini, una in particolare tante volte, una ragazza di colore, che lavorava a fare le pulizie in albergo":
"Era una ragazza bella, con un corpo meraviglioso, mi ero preso una mezza sbandata, mi ero innamorato, fortuna vuole che poi sua sorella gli aveva trovato un altro lavoro in un altra città e tutto è finito".
"Certo è che ci fosse anche una donna oggi non guasterebbe".
"Sarà per un altra volta", risponde Livio.
"Certo, con quella faccia di angelo, donne non te ne mancano, anche se poi essere messe in mezzo a tre non so":
"Tranquillo, noi saremo maiali, ma donne come noi ce ne sono, eccome se ce ne sono".
Beviamo il caffè, poi Carlo si fa dare una mano da Livio ed apre il divano.
Aveva ragione, viene fuori un bel letto.
Livio era già molto carico, e senza un attimo butta giù sul letto Carlo, gli slaccia i pantaloni e gli tira fuori il cazzo.
Non era ancora durissimo, ma sufficientemente duro da prenderlo in bocca.
Io a mia volta, slaccio i pantaloni a Livio, e comincio a baciarlo sulle gambe sino a ridalire sul buco del culo.
La zoccola fremeva ad ogni slinguata, era già bagnato, sembrava una figa di donna.
Andiamo avanti per un po, poi Carlo dice che era meglio spogliarsi del tutto e così facciamo.
Tutti e tre nudi ci ributtiamo sul letto, uno succhia l'altro senza problemi di continuità.
Livio continua a succhiare Carlo, io prendo in bocca il cazzo di Livio e poi sarà il mio turno.
Livio vorrebbe già essere scopato, ma decido di farlo aspettare.
"Non è ancora ora, troia, ora ci fai un pompino a tutti e due e poi scegli quello che vuoi in culo".
Ci mettiamo fianco a fianco con Carlo e la zoccola comincia a farci un pompino, alternando i due cazzi.
Nel mentre con le mani stuzzicavamo il culo della zoccola, gradiva le dita in culo, e spingeva lui stesso affinché gli entrassero bene le dita.
Livio mi chiede di fotterlo e così mi sollevo e mi posiziono dietro a lui e in un attimo glielo metto dentro. Era talmente bagnato che sono entrato facilmente, lui spingeva il culo in su, intanto aumentava il ritmo del pompino e portava Carlo al godimento.
Io rallentavo per durare il più possibile, lui capiva ed apprezzava, mi diceva che lo voleva dentro per un bel po.
Intanto Carlo, per non perdere tempo si metta sotto e prendeva il cazzo di Livio in bocca, eravamo un trio di assatanati, forziamo ancora un po e poi godiamo, ed anche tanto.
Tutti e tre avevamo goduto, è questo era solo inizio.
La giornata sarebbe stata lunga e goduriosa.
Ci rimettiamo in sesto, Carlo aveva preparato dei stuzzichini, avevamo dei pantaloncini e una maglietta e sul terrazzino, mangiamo e beviamo.
Quel posto era una meraviglia, un oasi, lontano dal traffico, ed anche da occhi indiscreti, la casa più vicina era a circa un centinaio di metri, fuori della recinzione di Carlo.
Prendiamo ancora un caffè, e poi rientriamo in casa.
Avevamo ancora molta voglia, io tiravo al culo di Carlo, e chissà se ci sarei riuscito.
"Certo che una donna qua in mezzo in guasterebbe", ripeto io.
Le tette, oltre ai culi mi attirano tanto.
"Lo so, che ti piace succhiare le tette, vieni prendi queste".
Mi butto su di lui e comincio a baciarlo sui capezzoli, gradisce, vorrei sapere se c'è qualcosa che non gli piace.
Carlo gli bacia il cazzo, insomma lo avevamo in mezzo come il nostro oggetto di gioco.
Termino con i capezzoli e lo bacio in bocca, un bacio forte, le nostre lingue si intrecciano, le mani accarezzano tutto il corpo dell'altro.
MI sussurra all'orecchio che vorrebbe scoparmi, d'altronde glielo avevo promesso.
Gli chiedo se aveva però un po di gel, non vorrei sentire male.
Carlo si alza ed in fondo ad un cassetto tira fuori un tubetto, era ben nascosto.
Mentre me ne mette un po io chiedo a Carlo se vuole esaudire il mio desiderio e lui decide di farlo, ma. "non ci prendere gusto, però, ti accontento, ma non è il mio massimo".
Sicchè ci prepariamo ad un simpatico trenino, io lo avrei preso in culo da Livio e però a mia volta mi sarei fatto quel bel culo di Carlo, che tanto mi piaceva.
Decidiamo di metterci a pecora e veramente come un trenino ci siamo inculati a vicenda.
Livio era fornito di un bel cazzo, e non aveva esitato a farmelo sentire per bene, ed io ancora non conoscevo il piacere di sentirlo dentro, non che non l'avessi fatto prima, ma mai come ora apprezzato.
Un formicolio che saliva sino al cervello, un piacere sottile sottile, che pervadeva tutto il corpo, un piacere infinito.
Il tutto accompagnato dallo stesso mio chiavare Carlo, che non mi sembrava felicissimo, ma con l'andare delle botte, non sembrava tanto scontento.
In quanto avevamo goduto prima la scopata è durata un bel po, poi tutti assieme abbiamo goduto per la seconda volta.
Ci facciamo una doccia veloce e poi andiamo a fare una passeggiata nell'orto.
Carlo ci dice che potevamo aiutarlo nella raccolta delle fragole.
Prendiamo tre cestini ed andiamo nell'orto.
Un lungo solco di fragole era pieno di fragole, ci dice come fare e raccogliamo le fragole.
Fragole rosse, dolci e buonissime.
Passiamo quasi un ora nell'orto e cosi si avvicina l'ora di pranzo.
Carlo aveva pensato a tutto, aveva preparato nella cucina a legna un coniglio di quelli allevati da lui, e poco dopo apparecchiamo la tavola fuori sul terrazzino dove avremmo pranzato.
Tira fuori un salame della zona, un paio di bottiglie di lambrusco, e facciamo pranzo.
Il tempo passa velocemente, ci scoliamo tutte e due le bottiglie, ed alla fine anche un limoncello fatto sempre dallo stesso Carlo.
Siamo un po allegretti, e dopo una breve passeggiata siamo pronti a riprendere i nostri giochi proibiti.
Dal guardare il letto e spogliarsi il passo è brevissimo ed cominciamo a limonarci l'un l'altro.
Livio era quello più su di giri ed allora: "cosa ne pensate se facciamo come l'altra volta una bella doppia chiavata?".
Voleva dire che ne voleva due cazzi insieme.
I desideri degli amici non si possono non fare.
E cosi ancora una volta ci apprestiamo a chiavarlo assieme.
Forti dell'esperienza dell'altra volta ci mettiamo sul letto uno in fronte all'altro con le gambe distese, i nostri cazzi vicini, e lui, il buongustaio, nel mezzo, si impala.
Non fa tanta fatica a prenderli assieme, un po di dolore, ma poi comincia a sobbalzare ed a incitarci.
Lo sfondiamo per bene, lui in fronte a me mi bacia, Carlo lo bacia sul collo, si agita, e dopo un po di colpi sborriamo assieme.
Stanchi, esausti, ma molto soddisfatti, terminiamo la nostra giornata da maiali con la promessa di rifarlo e magari con la variante di una donna.




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