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IO, LEI, ED IL CORNUTO


di gianfrancesco
08.06.2023    |    8.798    |    5 9.1
"Man mano che mi avvicino mi sembra mi sorrida..."
A seguito di una chat con un compagno di merende e su suo suggerimento scrivo questo racconto, per ora fantasia, ma un domani, chissà...
Mi chiamo Roberto, ho 40 anni, e vivo a Torino.
Sono un ingegnere, mi sono laureato qui e lavoro proprio in questa città, che non è la mia di nascita.
Infatti sono di Ancona, dove sono nato e li ho studiato sino al Liceo, poi sono arrivato a Totino per fare l'Università e poi trovato il lavoro mi sono stabilito qui.
Sono divorziato da qualche anno, dopo che ho scoperto che mia moglie mi aveva tradito e mi tradiva continuamente.
Era venuta meno la fiducia che avevamo stabilito sin dall'inizio, magari mi avesse detto qualcosa, ero disposto a fare lo scambio di coppia, ma trovarmi tradito mi aveva ferito.
Da allora vivo solo in un attico appena fuori Torino, sto bene, sessualmente sono un maiale, ho fatto tutte le esperienze possibili, sono stato con trans, anche con uomini, anche se non ho fatto mai la parte del passivo, insomma non l'ho ancora preso nel culo, ma non escludo di farlo.
Ad Ancona non avevo più nessuno, ovvero di parenti vivi, ma avevo i miei genitori al cimitero, morti prematuramente in un tragico incidente.
Generalmente vado un paio di volte l'anno a trovarli, oramai gli amici di scuola li ho persi tutti di vista, vado, una giornata, al massimo due e via.
Approfitto di due giorni di ferie e vado ad Ancona.
Vado in treno, non avevo voglia di guidare, arrivo la sera, solito albergo, vado a cena nel mio ristorante del cuore, esisteva ancora, e poi la mattina al cimitero.
Faccio il mio solito giro, i miei nonni, i miei zii, ed i miei genitori, tutti assieme nella cappella che avevo fatto fare io.
Era il minimo che potessi fare per la riconoscenza verso tutta la mia famiglia.
Sistemato tutto, vado per uscire dal cimitero, in lontananza vedo un uomo che mi scruta, lo guardo, non mi sembra di conoscerlo.
Man mano che mi avvicino mi sembra mi sorrida.
"Roberto, sei tu?".
"Si, io sono Roberto, e tu?".
"Come non mi conosci, sono Andrea Certoli, il tuo compagno di banco delle medie".
"Cavolo, sei cambiato tanto, non ti avevo riconosciuto".
Ci salutiamo, avevamo fatto tre anni assieme, poi ci siamo persi di vista.
Lui stava andando a trovare i suoi.
"Vieni, andiamo a bere qualcosa, vado un altro giorno dai miei".
"No, se devi andare vai", dico io.
"Dai miei ci vado spesso, a te chissà quando ti becco".
Andiamo in un bar, beviamo un caffè, ci raccontiamo della nostra vita, lui era sposato, senza figli.
Io gli dico che sono divorziato, che a Torino sto bene, sono libero in tutto e per tutto.
Mi chiede quando vado via, e gli dico che ho il treno la sera.
Ora andavo a fare un giro in un posto che conosceva anche lui, avrei pranzato in una trattoria e così sarebbe arrivata l'ora di andare.
"Ma no, cosa dici, andare in trattoria, vieni a casa mia, pranziamo assieme".
"Non vorrei disturbare, sai non conosco tua moglie".
"Non ti preoccupare, lei sarà contenta di averti a pranzo, un bell'uomo come te".
Cosa dice?, penso dentro di me.
Comunque non faccio caso, e vista l'insistenza accetto.
"Anzi, ora la chiamo, magari andiamo a prendere qualcosa che ti fa piacere e magari non trovi a Torino".
La chiama, si mettono d'accordo ed andiamo.
Sicchè lei aveva il tempo di prepararsi senza vedersi arrivare di sorpresa uno sconosciuto.
Il mio amico mi porta in un posto dove vendevano pesci, trova quello che cercava e andiamo a casa sua.
Abitava in un bel quartiere, un palazzo piccolo.
Prima di arrivare a casa chiedo se mi accompagnava da un fioraio per comprare dei fiori per Anna, cosi mi aveva detto si chiamasse sua moglie.
"Lei è un po strana, non le piacciono tanto i fiori", mi dice.
"Allora cosa le posso portare?".
"Visto che vuoi, andiamo in pasticceria e le porti il suo dolce preferito".
Facciamo così, non mi sembrava proprio carino arrivare a mani vuote.
Arriviamo, sistema la macchina ed andiamo su.
Abitavano in un attico, da sempre da me desiderato.
Citofona per avvisarla, saliamo e lei ci attende sulla porta.
Cazzo penso io a vederla, che pezzo di figa.
Una mora bellissima, un fisico statuario, un seno ben fatto, una bella terza piena, un bel paio di gambe ed un sorriso smagliante.
Rimango abbagliato da questa splendida donna, lei mi squadra dai piedi alla testa, mi accoglie con entusiasmo, non mi sembra contrariata, magari pensando di avere un rompicoglioni in mezzo ai piedi.
Come ci conoscessimo da tempo, mi fa accomodare in salotto, e dopo, in un attimo porta da bere.
Nel frattempo Andrea gli porge il dolce che avevo comprato dicendo che era un mio regalo.
"Grazie, grazie", mi dice, "non dovevi", ti meriti un premio, e mi stampa un bacio sulla guancia.
Le parole di prima di Andrea, il bacio sulla guancia...
Sta a vedere che a questa gli piace scopare e questo cornuto gli procura gli uomini.
Questi erano i pensieri che in quel momento avevo in mente.
Io non avevo impegni, ero libero, e se capitava qualcosa non me la lasciavo sfuggire.
Beviamo, parliamo un po di noi, come amici di vecchia data, seduti sul divano, ma io ero attratto da quella donna, molto sensuale.
D'altronde lei mi sembrava a suo agio con me, era seduta tranquillamente, con le cosce di fuori, io in posizione più defilata, ma con l'accortezza di non far vedere che il mio cazzo era già eccitato.
Al mio amico non sembrava interessasse se la moglie era scosciata sul divano.
Cercavo di studiare i soggetti, ma onestamente li avrei messo le mani addosso volentieri a quella bella figa.
Dopo un po la moglie dice: "Andrea, perchè non mi vai a prendere in cantina due pomodorini di quelli appesi, e magari un paio di bottiglie di Prosecco, di quello per le occasioni speciali".
Detto, fatto. Andrea si alza e va via.
Neanche il tempo di uscire dalla porta e Anna si avvicina a me sul divano, mi prende una mano, se la porta sulle tette, con l'altra mi accarezza la faccia.
Sono imbambolato, cazzo succede?
Mi prende la testa con tutte e due le mani e mi bacia.
Mi bacia e come se mi bacia, con la lingua sembra un diavolo, io mi sveglio dal sogno e corrispondo al bacio.
L'abbraccio, sento sul mio petto il suo seno, percepisco i suoi capezzoli.
Ci baciamo per un bel po.
Poi prendiamo fiato e le dico: "mi piaci, non c'è dubbio, ma come la mettiamo con tuo marito?".
"Mi sembra di mancarle di rispetto, mi porta a casa sua e le bacio la moglie".
"Non ti preoccupare, stai sereno, il bacio è solo l'inizio".
Lo dice lei, penso, perché mi devo preoccupare.
Era come se avessero abbassato la bandiera in una corsa.
Ora sono io ad abbracciarla e baciarla. Con le mani la palpeggio dapperttutto.
Lo stesso fa lei. Va direttamente al cazzo, però.
Perdo ogni cognizione del tempo, non pensando neanche per un attimo che Andrea sarebbe tornato.
Non sapevo in quel momento se tutto era un disegno dei due e Andrea non sarebbe tornato subito, oppure se tornava e mi trovava a scopare sua moglie.
Perché oramai si trattava non di baci ma di scopare, eravamo tutti e due al massimo dell'eccitazione.
Le tolgo la vestaglietta che indossava, slaccio il reggiseno e mi si presenta un seno meraviglioso, dritto, duro e morbido allo stesso tempo, un'aureola attorno ai capezzoli, che erano dritti e duri come chiodi.
Mi avvento con la bocca e comincio a mangiarle il seno ed i capezzoli, lei comincia a gemere.
Nel frattempo mi ero tolto le scarpe, lei aveva slacciato prima la cintura e mi toglie i pantaloni, e successivamente le mutande.
Rimango nudo, lei mi guarda un po e poi... poi si butta sul mio cazzo.
Con tutta la bravura possibile mi comincia a succhiare, ora ero io a gemere.
Ci distendiamo sul divano, per fortuna molto ampio e ci mettiamo nella posizione del 69.
Non aveva una figa, ma un bosco allagato, un'insieme di profumi e godimento.
La troia, perchè ora si può dire con certezza, si era preparata, infatti odorava di fresco, aveva un sapore dolcissimo.
Ero estasiato, non capivo più nulla.
Intanto Andrea non era ancora tornato, almeno io non lo vedevo né tantomeno avevo sentito la porta.
Lei era girata con la testa verso la porta, io al contrario non vedevo chi poteva entrare.
Ad un certo punto lei lascia per un attimo il mio cazzo e dice: "Cosa fai li cornuto? ti piace che il tuo amico mi fotta, sappi che mi farò chiavare in tutti i buchi possibili".
Io ero di sasso .Era come pensavo, Non era organizzato perché mi aveva incontrato casualmente, ma aveva preso la palla al balzo per esaudire la sua fantasia, oppure la fantasia di entrambi.
"Si, si, voglio che ti apra per bene, d'altronde zoccola per come sei anche tu non sognavi altro che provare un altro cazzo, e se ti capita anche due".
A quel punto ero tranquillizzato, l'avrei scopato a mille, magari andando più comodamente sul letto.
"Però ricordati bene della promessa, non ti dimenticare".
"Si, si, non mi dimentico, bisogna vedere se lui è d'accordo".
Cosa era questa promessa e perché io dovevo essere d'accordo.
Avevamo un attimo fermato i nostri giochi, ed io dico: "Cosa c'entro io?".
"Te lo spiego io", mi dice Anna.
"Devi sapere che il cornuto qui presente, non ha solo la fantasia di far scopare la moglie da altri, ma ha anche la voglia di fare il culo a quello che mi scopa".
"Ma io non voglio proprio, non l'ho mai fatto e non comincio sicuramente ora".
"Sicchè tu non mi vuoi più fottere?".
Sono all'angolo, per modo di dire, perchè io non avevo escluso di farmi inculare, solo che dovevo sostenere la mia tesi di maschio maschio.
Anna si alza dal divano, mi guarda un po, mi viene vicino, mi prende la faccia tra le mani, mi tira verso di lei e mi bacia.
"Allora non vuoi?".
"Come non voglio, mi hai fatto vedere da lontano il paradiso ed ora scompare tutto come un miraggio?".
Mi abbraccia, mi prende per una mano, e mi porta verso la camera da letto.
Il cornuto guarda, non dice niente, avrà anche lui il suo premio, insomma io prima mi scopo lei e poi lui scopa me.
La giornata si presenta molto intensa.

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