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Il commesso viaggiatore


di gianfrancesco
13.06.2022    |    10.691    |    12 7.9
"Comincia a godere, mi abbraccia, mi stringe, mi pianta le unghie nella schiena, si lascia andare, una vera furia ora..."
Mi chiamo Alfredo, 46 anni, bel fisico, un pochettino di pancetta, capelli chiari, un pizzetto accattivante, insomma uno che piace alle donne, e da un po di tempo ho scoperto, anche agli uomini.
Vivo in Emilia Romagna, nella bassa ferrarese, in un grosso paesotto, dove sono nato, e dove da circa 18 anni vivo con mia moglie ed i miei due figli.
La mia è una vita abbastanza tranquilla, un buon lavoro, vicino casa, per un po di anni, e poi da qualche anno, cambiando mansione, mi dovevo recare, un paio di giorni in settimana, in altri posti.
Diciamo che la maggior parte dei casi era Milano, ed altre sempre in Lombardia.
Cambiando mansione, andavo a migliorare la busta paga, ed il sacrificio valeva la pena, sicché d'accordo con la mia signora ho accettato.
La cosa più brutta era l'inverno, nebbia e freddo, e mia moglie aveva paura quando partivo.
Purtroppo il più delle volte andavo via in macchina, qualche volta, in treno.
Certamente in treno d'inverno era più sicuro, e qualche volta succedeva, che non potevo rientare la sera stabilita, ma tornavo l'indomani.
Ma ora veniamo al racconto.
Io e mia moglie siamo una coppia normale, scopiamo bene, anche abbastanza spesso, non abbiamo mai avuto calo di desiderio, insomma tutto va bene.
Io avevo poche occasioni di guardare altrove, e ero contento cosi.
Invece succede, che in trasferta, mi cominciano a capitare delle occasioni, qualcuna la lascio indietro, e poi, come si sa, la carne è debole, e comincio a scopare tutte le volte che sono in trasferta.
Insomma, andavo in trasferta per scopare oramai, chiaramente il mio lavoro lo facevo al meglio, in azienda erano più che contenti, avevo ogni tanto anche dei benefit ottimi, a volte dei soggiorni offerti dalla ditta per me e mia moglie, insomma tutto filava al meglio.
Naturalmente, come detto, a me interessavano le donne, non giovanissime, piuttosto in carne, e possibilmente, con un seno esplosivo.
Mi perdevo sui seni delle donne, mi piaceva fare di tutto, compreso metterlo in mezzo e sborrare.
Andavo in una azienda alle porte di Milano, una ditta piccola, un proprietario, una segretaria e qualche operaio.
Andavo spesso, se arrivavo in tarda mattinata, il proprietario mi invitava a pranzo, ed a volte veniva con noi anche la segretaria.
Non avevo capito se lui se la scopasse o meno, avrà avuto una cinquantina di anni, alta, un po massiccia, una sesta di seno, una faccia bella.
Insomma, per me una bella donna. Sempre curata, e soprattutto sempre gentile e premurosa.
Viveva sola con la mamma, non era sposata. Si dedicava alla mamma ed alla ditta.
Eravamo entrati in confidenza, a volte si scherzava, prendevamo il caffè e ci facevamo anche delle piccole confidenze.
Io gli piacevo. Questo l'ho saputo dopo.
Un giorno arrivo in ufficio, il principale non c'è.
"Purtroppo un impegno improvviso, è dovuto andare via di corsa".
"Comunque mi ha detto, che dopo aver fatto tutto un ufficio, di andare a pranzo al solito posto, che se faceva a tempo arrivava, ed in ogni caso era già tutto pagato":
Cosa dire? Un vero signore.
Facciamo tutte le pratiche, i vari ordini, era quasi ora di andare a pranzo.
"Devo sbrigare ancora due cose, se vuoi puoi aspettarmi fuori al fresco degli alberi e poi andiamo a pranzo".
"Se non ti dispiace, ne approfitto anche io, per sistemare alcune cose sul computer".
Mi fa accomodare su una scrivania ed tutti e due facciamo il nostro lavoro.
Terminato il lavoro, ci incamminiamo verso la macchina e poi al ristorante.
Una trattoria li vicino, un tavolo sempre riservato, gente sempre cordiale, ed in macchina parliamo un po.
Quel giorno aveva una gonna lunga con dei spacchi laterali.
Si scorgevano sotto delle belle gambe, certamente non magre, ma belle per quello che era il mio gusto.
Sale in macchina, io sbirciavo, cercavo di non farmi scorgere, lei invece nota.
"Cosa fai, mi guardi le gambe?".
"Spero non sia peccato, soprattutto perché sono delle belle gambe".
"Ti ringrazio, mi fa piacere, gli uomini impazziscono per questo vedere e non vedere":
"Hai proprio ragione, una donna vestita bene, con delle gonne come la tua, mi fa impazzire".
"Bada di non impazzire, altrimenti non la metto più".
Insomma un po di schermaglie.
All'inizio non ci pensavo, ma passando tempo sempre di più, mi attirava l'idea di portarla a letto.
Mi dava l'idea che non aveva preso tanti cazzi, e voleva vedere se era giusta la mia osservazione.
Così decisi che in quel pranzo avrei affondato il colpo e ero sicuro non avrebbe detto di no.
Ci sediamo per il pranzo, sempre molto leggero, in un tavolo un po appartato e pranziamo.
Gli chiedo, anche se lo sapevo dal principale, se era impegnata.
"Sai", mi dice, ci davamo del tu, "con mia madre non me la sono mai sentita di legarmi a nessuno e lasciarla".
"Certo, la tua è una scelta di sacrificio, uomini e donne sono fatti per stare assieme":
"E poi, e poi, non hai sicuramente bisogno che ti dica io....".
"Si, è vero, comunque non sono una verginella...".
Ci mettiamo a ridere.
Finiamo di mangiare, andiamo su una verandina fuori, prendiamo un caffè, siamo molto vicini.
Le prendo una mano: "vorrei vedere se è vero che non sei una verginella".
Rimane un po stupita.
"Guarda guarda, il signorino, allora non sei di marmo?".
"Chi te lo fatto credere?".
"Era da un po che aspettavo che uscissi dal guscio, ce ne hai messo del tempo".
"Sono proprio un cretino, allora?".
"Cretino non penso, magari fedele alla tua signora".
"Comunque se vuoi vedere se sono verginella, si può fare, mi piace".
Le bacio una mano con discrezione.
Ritorniamo in macchina, lei allenta ancora il vestito, vedo ancora un po più di gamba, guido, e con una mano allungo sulla sua coscia.
Sembrava una pompa di calore, calda, calda.
Secondo me era già anche bagnata.
Il tragitto era breve, parliamo sul come fare per vedersi.
Io quella sera ero ancora li, sarei andato via l'indomani.
"A casa mia è impossibile, c'è mia madre, dove possiamo?":
"Nesun problema, io alloggio in un 4 stelle, ti vengo a prendere e sali da me in camera":
Tranquillizzata perché l'albergo era un po distante, rimaniamo d'accordo che sarei andata a prenderla alle 19,30.
Mi da indirizzo di casa e nel frattempo arriviamo in ditta.
Scende nel parcheggio ed io vado via.
Mi avvio verso altri clienti, penso alla serata che mi toccherà, ho un po di rimorso verso mia moglie, sarebbe il primo tradimento.
Ma Annalisa, cosi si chiamava, mi aveva fatto perdere il lume della ragione, ero sicuro che l'avrei scopata alla grande.
Mi tolgo questo pensiero e mi concentro sul lavoro.
Tutto fila liscio, tutti gli appuntamenti fatti, ora mi avvio in albergo, mi rinfresco e sarà l'ora di andare a prendere Annalisa.
Telefono a mia moglie, gli dico una bugia, che la sera ero impegnato con un cliente a cena, e quindi di non chiamarmi.
Insomma, completo opera di bugiardo.
Mi preparo, lascio tutto in ordine nella stanza, avevo preso una bottiglia imboscata nella borsa, la metto in frigo e vado a prendere la topolona.
Arrivo sotto casa sua, lei scende le scale del portone, sale in macchina e ripartiamo.
Faccio giusto un chilometro, la strada lo permetteva, mi accosto, e la bacio, cosi.
Lei risponde al bacio, ma mi dice che li ha paura che qualcuno la veda.
"Be, in fondo, sei una donna libera, non penso devi dare conto a qualcuno".
"Si, è vero, ma ci potrebbero essere delle malelingue che poi riferiscono a mia madre ed io non voglio".
La capisco, riparto, tanto da li a poco l'avrei avuta tutta.
Arriviamo in albergo, avevo parlato con uno addetto al garage, metto la macchina dentro, solitamente fuori, e poi con l'ascensore saliamo direttamente in camera.
Nell'ascensore mi avvicino, la bacio teneramente, era ancora molto sulle sue, era una tigre ingabbiata, secondo me.
Entriamo in camera, chiudo la porta, ed allora, mi butta le braccia al collo, mi bacia, altro che mi bacia, mi mangia.
Ci tocchiamo come degli animali.
In un attimo di lucidità le dico che possiamo fare le cose con calma.
"Vorrei spogliarti io", le dico.
Si mette sul letto, le sflilo le scarpe, le slaccio il vestito, con garbo glielo tolgo, e poi mio dio, un seno prorompente, tenuto dentro un reggiseno nero, una mutandina nera, vado in estasi, il seno esce con forza, non posso fare a meno di mettere la bocca e mangiarlo, poi tolgo le mutandine, e con la mano tocco il folto cespuglio, già umido.
Come avevo pensato, era già bagnata.
In un attimo sono nudo anche io, mi si mette addosso, la stringo, le tette sul mio viso, erano proprio belle e abbondanti.
Cominciamo a prendere fiato, la bacio sulle tette, poi sulle spalle, sul collo, sulla schiena, insomma dappertutto.
Ora lei comincia a toccarmi, e velocemente, arriva con la mano sul cazzo, dritto, sull'attenti, lo soppesa, sembra soddisfatta, scende con la bocca e lo lambisce con la lingua, un colpo anche alle palle, delicata ma efficace.
Insomma era ora di un bel 69.
Ci mettiamo nella posizione e comincia a farmi un pompino come mai mi era capitato.
Mia moglie non era tanta propensa, lei si. Come un gelato, su e giù.
Non ho un cazzo dalle misure enormi, ma pur sempre di notevoli misure, riusciva a metterlo tutto in bocca.
La sua figa invece era tutta bagnata, un mare di godimento, infilavo dentro la lingua, la bocca, la succhiavo, ansimava, godeva, godeva.
Ci giriamo, ci baciamo, si mischiano i nostri umori, mi bacia avidamente e poi con naturalezza mi sussurra in un orecchio: "ed ora chiavami, fammi sentire il tuo cazzo, è troppo tempo che mi manca".
Si stende sul letto, io sopra, metterlo dentro è un attimo, quella figa che sembra grossa, che è grossa all'esterno, invece si rivela un vero gioellino.
Il cazzo entra sino in fondo, la sollevo dai fianchi, la sollevo verso di me, una meraviglia.
Comincio a chiavarla con calma, ma senza interruzione. Comincia a godere, mi abbraccia, mi stringe, mi pianta le unghie nella schiena, si lascia andare, una vera furia ora.
Mi fa alzare, mi mette con la schiena giù ed il un attimo si impala, ora è lei a comandare, a fare il ritmo.
Mentre mi scopa, il seno sobbalza, allungo le mani, la tocco, ora è lei che fotte me.
La lascio comandare, avevo vosto bene, è una belva, una vera donna da monta, ancora un po di colpi e poi gode e mi bacia ancora.
Io avevo resistito sino ad allora, e nel sentirla godere, anche io godo.
Mi si annebbia la vista.
Ci rilassiamo sul letto, mi alzo, prendo la bottiglia che era nel frigo, beviamo.
Entrambi molto soddisfatti per come erano andate le cose.
Dopo un po facciamo la doccia, e riaccompagno Annalisa a casa.
I nostri incontri si susseguono sempre con molta soddisfazione.
Praticamente era diventata la mia amante.
Non cercavo altro, ma i fatti mi riservano un altra sorpresa.
Frequentando un altro cliente, sempre a contatto con gli impiegati, c'era un giovanotto, dai modi gentili e cortesi, che ogni volta che andavo, si premurava di essere sempre a mia disposizione per qualsiasi cosa.
Era sempre gentile, quindi ogni volta lo salutavo con modo affabile, spesso mi portava davanti alla macchinetta del caffè e mi offriva il caffè.
Volta dopo volta, scoprii si chiamasse Giorgio, era molto efficiente, anche nel suo lavoro, e spesso, il principale, dava a lui, il compito di fare gli ordini.
A volte andavamo nella sala riunione, dove eravamo soli, e preparavamo gli ordini.
Cominciamo a prendere confidenza, mi chiede della mia famiglia, dei miei figli, insomma stava diventando un amico più che un cliente.
Ora succede che anche io chiedo del suo stato, se era fidanzato, sposato o cos'altro.
"Ma cosa dici, sposato o fidanzato?".
"Sono un uomo libero, le donne non fanno per me".
"Cazzo", penso, "ho beccato uno che gli piace più il cazzo che la patata".
Era un mondo che non mi era mai interessato, ma rispettavo ogni tendenza sessuale.
"Penso che di te, oramai, che ci conosciamo da un po, mi posso fidare".
"Dimmi, dimmi pure".
"A me piacciono gli uomini, al momento non ho storie con nessuno, ma mi piacciono".
"Nessun problema", dico io, "a letto vai con chi vuoi".
"Con chi voglio?".
"Certo, con chi vuoi".
"Con chi vorrei", vorresti dire.
"Si, sono timido, ed a volte, non mi dichiaro, e perdo delle occasioni".
"Questo è un guaio", aggiungo io.
"Devi farlo, al massimo ti dicono di no".
"Allora lo faccio, mi hai convinto".
Rimane un attimo in silenzio e poi dice:
"Allora ora ti dico, da quando sei entrato in ufficio, non faccio altro che pensare a te".
"L'ho detto", finalmente.
Sembrava uno che si fosse tolto un peso dallo stomaco, ed invece lo aveva messo addosso a me.
Rimango in silenzio, non so cosa dire, mai avuto dichiarazioni da uomini.
Mi riprendo, e penso che qualcosa avrei dovuto rispondere.
"Sai, non ho mai preso in considerazione un fatto del genere, non penso la cosa mi possa interessare".
"Vedi allora, che uscire allo scoperto non porta a nulla?".
"Si, ma non sarà sempre così".
"Tu per intanto, non prendi in considerazione neppure i miei sentimentiverso di te".
Che cavolo dice, sentimenti?
"Guarda, tu mi sembri un bravo ragazzo, ma non mi interessa di approfondire oltre il tuo approccio".
"Va bene, ma prometti di venire una sera a cena a casa mia, non avrai mica paura?".
"No, non ho paura, se vuoi questo va bene, ma non aspettarti altro da me".
"Si, si, tranquillo".
Cosa poteva succedere, avrebbe cercato di farmi un pompino, o cosa altro?
Tranquillizzato il giovanotto, prendiamo appuntamento per la settimana prossima.
Mi da indirizzo, cosi nessuno ci vedeva assieme, e nessuno aveva modo di pettegolare.
Passano i giorni, penso a quell'appuntamento, a volte penso che era meglio dire di no, a volte penso che magari mi piacerà, insomma, non sapevo cosa mi aspettavo.
Sicuramente, ma proprio sicuramente, il mio culo, non l'avrebbe avuto, né lui, né altri.
Arriva la serata, suono, mi apre il portone, mi indica il piano, il terzo di una casa non troppo grande, giusto tre piani.
Mi apre, vestito con una tuta, sopra un grembiule da cuoco, mi fa accomodare.
Una bella casa, arredata con gusto, cavolo, veramente bella.
Mi fa accomodare, mi dice di togliermi le scarpe, sarei più comodo con delle ciabatte, acconsento, dopo una giornata di scarpinate.
In un attimo va in cucina, arriva con un vassoio carico di prelibatezze, tutte alla vista molto appetibili, si toglie il grembiule e si siede anche lui sul divano.
Parliamo di come era andata la giornata, di quello che lui aveva preparato, sperava mi piacesse tutto.
Mangiucchiamo, poi lui apre una bottiglia di bollicine, già collocata sul tavolo, dentro un cestello che la manteneva fresca, facciamo un brindisi.
Dopo questo aperitivo, mi fa alzare, mi invita a visitare la casa, e confermo quanto detto, veramente arredata con gusto.
"Giorgio, bravo questo architetto che ti ha arredato la casa", dico.
"Ma quale architetto, ho fatto tutto io".
"Sei veramente bravo, quasi quasi, ti porto a casa mia, mia moglie impazzirebbe con te".
"Perché no?", mi piace arredare e ho fatto dei corsi apposta.
"Vediamo, si potrebbe fare".
Dopo aver visitato la casa, ci sediamo a tavola, una bella tavola, apparecchiata con gusto, con dei mazzolini di fiori.
Tutto in quella casa era un inno alla bellezza, al gusto.
Gli faccio i miei complimenti per tutto.
"Aspetta di cenare, e poi mi dai i voti".
Comincia con un antipasto di mare, poi mangiamo un risotto al nero di seppia, poi delle orate cotte sotto il sale, ed infine frutta e poi in ultimo, una crema catalana.
Gli dico, scherzando: "Chissà quanto ti è costata questa cena dal ristorante".
"Penso che invece hai capito benissimo, che ho cucinato io".
"Si si, lo avevo capito, sei bravo, in tutto quello che fai".
"Si sono veramente bravo, e non hai visto tutto".
Ho cominciato a capire che non si era arreso, volevo vedere dove voleva arrivare, oppure la mia testolina era incuriosita.... forse....
Terminiamo la cena, andiamo nuovamente sul divano, si siede vicino, mi offre un amaro, conversiamo come vecchi amici.
"Allora", mi dice, allungando una mano sulla mia coscia, "se vuoi ti faccio vedere come sono bravo, anche nel resto".
Quasi in tono di sfida.
Intanto il mio cazzo, sentendo una mano sulla coscia, si era svegliato, e cominciava a gonfiarsi.
Lo lascio fare. Con destrezza, mi abbassa la cerniera, mi allenta la cintura, e mette la mano sulle mutande.
Ho una bella misura, solo dal toccarlo esternamente lui se ne accorge, sospira, mette le mani dentro le mutande e lo tira fuori.
Un cervo uscito dalla foresta sembrava.
Lo accarezza, lo tocca con delicatezza, una sega impercettibile, tutto con molta grazia.
Vedo che lo guarda come in adorazione.
Poi non resiste, si abbassa ed arriva al frutto dell'amore.
Lo prende in bocca, non una bocca, ma una seta, una sensibilità da far paura, su e giù con molta cura, non resisto, metto le mie mani sulla testa, e le do il tempo.
Non si fa pregare, cerco di resistere più a lungo possibile, mi piaceva, comincio a bofonchiare, ad insultarlo, a dirgli troia, ed a lui sembravano incoraggiamenti.
Mi spompina per dieci minuti buoni, poi gli dico che sto venendo, e lui, invece di togliersi, aumenta il ritmo.
Mai sborrata fu più piena, piena di sborra. Ingoia tutto, non lascia uscire una goccia, ingoia e manda giù.
Non pensavo che un uomo potesse fare pompini cosi.
Stiamo un po li rilassati, poi mi pulisce e mi offre da bere.
Mi si avvicina, e mi dice: "ti è piaciuto?".
"Come potrei dire di no, con tutta la sborra che ti ho fatto bere".
"Ora stiamo un po qua, beviamo qualcosa e po, se vuoi, ti faccio un massaggio, fatto bene".
"Sai fare anche quello?".
"Si, ho fatto dei corsi, perché è una cosa che mi piace".
(fine primo capitolo)













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