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Lui & Lei

Matilde 01-20 - Marito e moglie si conoscono meglio


di Alex46
04.02.2019    |    7.515    |    0 8.8
"Io non avevo mai visto nessuna ragazza farlo per me, davanti a me..."
In seguito, ci vediamo ogni sera, in genere a casa di Debra e Michele. Andiamo d’amore e d’accordo e i discorsi cadono spesso su di lei e su quanto ci manca. Debra aveva rimesso piede in casa solo un fine pomeriggio per prendersi alcune sue cose, imbottendo due valige da sola, senza che nessuno di noi la vedesse.
Il mattino dell’8 settembre appena svegli facciamo l’amore, non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare questo letto, ci sembra l’attività sessuale, condita dalle coccole, l’unica cosa valida per oggi.
Così, dopo un’abbondante colazione, dove io gli spalmo sul pane il burro e la marmellata, mentre lui prepara il caffè e il latte, dopo una breve puntata in bagno torniamo a sdraiarci sul lettone. Io me la prendo più comoda, prima di tornare a letto ho intenzione di stare un po’ in bagno a fare le mie cose.
Lui intanto leggiucchia una rivista, nudo, ogni tanto si dà una palpatina all’uccello, così, per vezzo.
Quando mi accosto vicino a lui, profumata e decisamente più in forma di prima, lui ha più che altro voglia di parlare.
- Raccontami qualcosa – gli chiedo allora. E mi distendo vicino a lui, sotto le lenzuola, con i soli slip.
«Dunque vediamo, cosa mi viene in mente... Ah, sempre rimanendo nel campo delle esibizioni, potrei raccontarti di quando eravamo da poco sposati e una sera capitò che eravamo a dormire in una pensioncina sul Lago di Garda, a Torbole. Eravamo andati lì per qualche gita. Era autunno, ma era stata una di quelle giornate che difficilmente si dimenticano, con i colori più classici che la pietra della Valle di Sarca, unitamente alle vigne e ai meleti, riesce a dare con l’azzurro del cielo.
Camminando sul sentiero, Debra mi era stata praticamente davanti tutto il giorno e come al solito la sua presenza fisica, oltre che a destarmi continuamente il desiderio di lei, questa volta m’induceva anche a pensare che avrei voluto conoscerla meglio.
Ognuno ha una sua segreta vita sessuale, Debra non mi aveva mai fatto alcun mistero della sua abitudine a masturbarsi, specialmente prima che ci conoscessimo. Neppure io le avevo nascosto che, non appena potevo, cercavo di calmarmi i bollenti spiriti: ogni pensiero era buono, ogni immagine, ogni fotografia su quel tipo di riviste. Però, da quando mi ero innamorato di lei, avevo praticamente smesso. Solo raramente, magari quando ero lontano, mi veniva in mente e allora lo facevo.
C’eravamo già messi a parte a vicenda dei nostri piccoli segreti. Nessuno di noi pensava che fare l’amore da soli fosse un male, però è un fatto che la gente è restia a parlarne, come fosse una specie di tabù.
Certo può far piacere sapere che l’altro, dal momento che si è innamorato di noi, smette certe pratiche prima del tutto normali. Può solleticare la nostra vanità, il desiderio di essere unici e necessari all’altro.
Però, proprio mentre quel giorno camminavo con la sua elegante figura davanti, pensavo a quanto sarebbe stato bello una sera farlo assieme, uno di fronte all’altra, per vedere com’è. Io non avevo mai visto nessuna ragazza farlo per me, davanti a me.
E più vedevo Debra, nei suoi pantaloni caki con tasconi, camminare con passo leggero, più pensavo a chissà quali erano i suoi pensieri e mi chiedevo se anche lei non riusciva a staccare del tutto la bellissima natura che ci circondava dal pensiero di godere fisicamente.
Guardavo il cavallo dei suoi pantaloni, vedevo il movimento delle gambe poste ritmicamente una davanti all’altra a ogni passo, m’immaginavo le mutandine che le sfregavano dolcemente le grandi labbra, m’immaginavo che lei pensasse al sesso e quindi camminando s’inumidisse. Sentivo quasi davvero l’odore della figa, come se ancora l’avessi nel naso dalla sera prima, ma ora lo sentivo diverso, trasformato dalla camminata, dal leggero sudore, dalla fragranza del bosco intorno.
Avrei voluto leccarle le dita dei piedi fuori dalle sue calze sportive inguainate negli scarponcini di pelle scamosciata.
Giunti una radura l’abbracciai e le dissi: - Sapessi quanto ti desidero! A vederti camminare davanti a me, in silenzio, riesco a pensare solamente a saltarti addosso...
Lei sorrise, non mi rispose che anche per lei era lo stesso, ma lo capii benissimo. D’intesa era certo che la sera avremmo ripreso il discorso interrotto.
E per il momento ci limitammo, ancora abbracciati, a scambiarci impressioni sulla bellezza di quello che ci circondava.
Anche a cena vi fu un continuo richiamo a quel momento. La locanda era abbastanza mediocre, ma l’ambiente era simpatico, con poche altre coppie di varia età e un gruppetto di ragazzi giovani e maschi che facevano casino. Non prendemmo neppure il caffè per correre in camera a fare l’amore.
Prima andò in bagno lei e dopo non molto potei farlo anch’io. Quando uscii, la trovai distesa sul lettone matrimoniale intenta a leggere il giornale, che non avevamo avuto neppure il tempo di sfogliare. Si era tolta tutto, rimanendo solo con una leggera sottoveste che le copriva a malapena la pancia, da tanto che l’aveva sollevata, in apparenza del tutto sbadatamente.
I capelli le si appoggiavano sulle spalle, le braccia reggevano il giornale, ma il mio sguardo cadeva immancabilmente tra le sue splendide e lunghe gambe che teneva per di più leggermente divaricate, in posizione di totale relax.
Io indossavo solo la t-shirt, come sempre quando vado a dormire. A vederla così distesa, mi soffermai un momento a lato del letto, dalla sua parte, con lei che mi guardava dal basso all’alto.
- Volevo chiederti una cosa amore... – dissi un po’ timoroso.
- Cosa?
- Mi piacerebbe tanto che tu facessi una cosa per me.
- Sai che a me piace fare tutto per te...
- Hai voglia di fare l’amore?
- Sì, è tutto il giorno che ti desidero.
- Ti piacerebbe accarezzarti davanti a me?
- Ma... come hai fatto a indovinare che questo è proprio quello che vorrei fare in questo momento? Sai che io sto tenendo in mano questo giornale, ma in realtà stavo proprio pensando di toccarmi, proprio per farmi vedere da te.
- E perché non lo stavi facendo?
- Non so, forse anch’io dovevo chiedertelo, forse abbiamo ancora bisogno di conoscerci meglio prima di sapere fino in fondo quali sono i nostri desideri. Anche tu mi sembravi un po’ apprensivo quando poco fa me lo hai chiesto..
- Sì, è vero. In fin dei conti questa è la sfera più intima.
- Io non vorrei avere nulla di segreto per te. Anzi, ho sempre pensato che masturbarmi di fronte a te poteva essere una cosa bellissima, un’eccitazione per entrambi, da fare assolutamente.
- Amore, sei fantastica. Ma chi ho sposato io, la dea del sesso...
- A due condizioni, però.
- Una condizione? Quale?
- Ho detto due. La prima è che subito dopo lo fai anche tu e mi sborri in faccia.
- E la seconda?
- La seconda te la dirò dopo... ma tu devi accettare ora e basta.
- Mi piace dipendere da te. Non mi sono mai trovato male in questo campo, sei un’ottima regista. Quindi ci sto.
- Sdraiati accanto a me e guardami.
Un momento dopo aveva già incominciato ad accarezzarsi le tette sotto la sottoveste, prima con due mani poi con una sola perché l’altra si stava abbassando lungo la pancia e scivolava lentamente verso il pube.
Io presi un cuscino e glielo passai sotto il sedere, in modo che potesse espormi in pieno il suo spettacolino.
Lei si accomodò in modo assai sensuale, muovendo il bacino alla ricerca della miglior posizione. Teneva una gamba distesa e l’altra leggermente piegata, il ginocchio appoggiato sulla destra.
- Ho pensato spesso oggi a quando saremmo finalmente stati soli in camera. Non pensavo che avremmo fatto questo, ma ora l’idea mi eccita tantissimo. Questo è quello che una donna fa quando vuole avere un orgasmo, o quando pensa al suo uomo. E adesso io mi sto eccitando al pensiero di fartelo vedere da vicino. Hai mai visto una ragazza che si masturba?
- No, mai dal vero.
- Anch’io non ho mai visto un uomo che lo fa. E non vedo l’ora. Il solo pensiero mi eccita un casino – concluse Debra cominciando ad accarezzarsi il clitoride.
Quello che seguì fu una normale masturbazione femminile, fatta con amore, per il gusto di compiacere il compagno. Per un po’ lei si titillò il clitoride, poi passò ad accarezzarsi la fessura, che intanto si stava dischiudendo e mostrava i primi segni dell’umido che la pervadeva.
Io le seguivo il respiro, che pian piano diventava sempre più veloce, di mano in mano che il mondo le si restringeva sempre di più a un’unica cosa, cioè all’orgasmo che stava per arrivare, che lei ricercava, ma non con particolare fretta, anzi con il gusto di far durare il più a lungo possibile questa risalita all’orlo oltre il quale non avrebbe più potuto tornare indietro.
Teneva chiusi gli occhi, dopo aver infilato il dito medio nella figa e averlo fatto salire e scendere un po’ di volte in silenzio.
- Michele, tra poco godo. Mi piace che tu mi guardi.
E qui riaprì gli occhi e mi osservò mentre a mia volta seguivo la scena irreale che stavo vivendo, mia moglie che si stava masturbando per me, alla faccia di tutta l’iconografia ufficiale del matrimonio, del “fino a che morte non vi separi”, della vita in comune, della routine.
- Michele, tra poco vengo. Guarda come vengo per te. Sai quante volte l’ho fatto quando ci siamo conosciuti, le prime volte che ti pensavo ma non stavamo ancora assieme. Mi masturbavo come una matta per te...
- E adesso che siamo sposati lo stai facendo mentre ti guardo... è bellissimo, amore, sei stupenda...
- Godo, ora, vengo, sborro! – e mentre lo diceva aveva accelerato il movimento del dito, contorceva le gambe, spingeva verso l’alto il bacino a incontrarsi il dito come a voler invece spingersi più a fondo qualcosa di più impegnativo e coinvolgente.
- Eccomi, aahh! Amore, vengo, aaah!
Vederla venire a gambe spalancate, a piedi nudi, su questo lettone di una cameretta di pensione, il dito affondato nella figa e con l’altra mano su un capezzolo, è stata una frustata di piacere, un orgasmo mentale con pochi precedenti. Mi vedevo le porte di un mondo di sesso nuovo spalancarsi come un invito a ulteriori nozze, quelle dei corpi e non più solo quelle religiose, anagrafiche e affettive.
Lei era davvero la mia donna, mi aveva appena dimostrato che era in grado di procurarsi da sola il piacere, il sistema più elementare che abbiamo noi esseri umani a disposizione per cominciare a sentirci un po’ completi, maschi e femmine assieme.
Mi allungai accanto a lei per baciarla. Ci scambiammo un bacio lunghissimo, di una tenerezza quasi infinita.
Eravamo entrambi molto eccitati, lei ancora di più di me. L’orgasmo le era solo servito per arraparsi di più.
- Tocca a te – mi disse dopo un poco.
Va bene – risposi.
Mi inginocchiai a lato della sua testa, rivolta verso di me, affascinata dal mio afferrarmi con cura il cazzo con la mano destra. Cominciai a masturbarmi a una ventina di centimetri dai suoi occhi.
Andai avanti così qualche minuto, senza dire una parola. Anche lei era silenziosa, non perdeva un attimo delle mie mosse. Avevo la testa un po’ arrovesciata all’indietro, protendevo avanti il bacino ma nello stesso tempo tendevo a sedermi sui polpacci.
- A cosa pensi? – mi chiese.
- A nulla, amore. Sono solo concentrato sul fatto che lo sto facendo per te, sto esibendo quella libidine che di solito è solitaria. Tra poco ti sborro in faccia, Debra.
- Sì, non vedo l’ora che tu lo faccia. Cosa senti in mezzo alle palle, senti l’eccitazione che sta montando?
- Sì, sento un’energia pazzesca, davvero esplosiva – le risposi cominciando ad accelerare il movimento.
- Quando vieni, me lo dici un secondo prima? Voglio che mi sborri in bocca, ma da distante, da dove sei ora...
- Ti piace questo cazzo, Debra? Ti piace che me lo sbatta davanti a te?
- Mi piacerebbe averlo, quel tuo cazzo. Mi piacerebbe poter fare la stessa cosa che ti stai facendo...
- Sento la sborra che arriva da lontano, dal profondo. La sento come una scarica elettrica che sta per arrivare.
Debra continuava a guardarmi affascinata. Probabilmente voleva toccarsi, ma dopo uno o due accenni rinunciò subito.
- Ora vengo, Debra. Ci siamo.
Ormai la sega che mi stavo tirando era al suo culmine. Muovevo il pugno chiuso proprio come quando volgarmente si imita questo gesto.
- Ora, amore, eccomi! Aahh!
E in quel momento il primo getto uscì di colpo, così rapido che Debra non fece a tempo ad aprire la bocca come voleva fare. Fu centrata in pieno su una guancia. Ma poi in qualche modo riuscii ad aggiustare un po’ la mira e a sborrarle dunque in bocca. Lei la teneva spalancata, una striscia biancastra le colava sul viso, fino al mento. Quando finì l’eruzione lei cercò di leccarsi la guancia fin dove poteva, ma finì con l’aiutarsi con le dita.
C’infilammo sotto le coperte, non faceva più tanto caldo, ormai, data la stagione. Rimanemmo a baciarci a lungo e a carezzarci. Poi mi venne in mente che le condizioni poste erano due, e ancora non conoscevo la seconda.
- La seconda è che lo spettacolino tuo non doveva impedire una bella e successiva trombata... – mi rispose bisbigliandomi all’orecchio.
E ciò detto mi prese la mano e se la portò sull’altra con la quale aveva preso ad accarezzarsi la figa. Rimasi un po’ lì a seguire quel leggero movimento, e a sentire il suo respiro che aveva cambiato intensità e volume.
Poi buttai la testa sotto le lenzuola e andai direttamente con la lingua a sentire il dito che si stava muovendo sul clitoride. Poi la infilai nella fessura, sentendo il dolce e l’umido della venuta precedente.
Andai avanti un po’ a leccarla, certo di provocarle un orgasmo in breve tempo. Intanto io mi stavo eccitando, sentivo che tra poco sarei stato di nuovo pronto. E questa volta l’avrei riempita di cazzo.
Lei venne agitando il bacino sotto le mie leccate e non aveva ancora finito che io l’avevo penetrata e stavo spingendo alla grande, davvero eccitato, davvero voglioso di far godere la mia donna. Lei non smise di godere, e così finimmo assieme, sussurrandoci il nostro amore nella violenza del nostro orgasmo in comune».
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