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Matilde 03-03 - Indossa qualcosa di eccitante


di Alex46
25.03.2019    |    1.293    |    0 7.8
"Mentre lo fa, mi guarda, ma non è un invito, è solo una sfida per dirmi “stasera a te niente”..."
Questa sera siamo già eccitati, cenando gli sguardi erano carichi ed eravamo sicuri di una seratina pepata. Come spesso succede a quest’ora, la tele è accesa, il ministro degli esteri, Ruggiero, si è dimesso... mi sembrava l’unico a posto di questo maledetto governo Berlusconi.
- Mettiti qualcosa di... eccitante addosso!
Il mio non è un invito, è quasi un ordine a Debra che stava seduta sul divano, dinanzi a noi, e aveva le gambe completamente scoperte, la gonna in alto, e l’aveva fatto apposta.
Lei si alza in silenzio e, lanciandomi un’occhiata maliziosa, si dirige verso la camera: è fatta, penso guardando Michele. Anche questa sera avremo Debra assatanata.
Anche Michele ci ha fatto capire di essere “caldo”, l’avevamo capito anche dalle sue battute, abbastanza velate ma senza possibilità di equivoco. Michele è sempre molto gentile con noi, non è mai volgare, ma quando ne ha voglia si fa capire bene... Voglio vedere il modo in cui anche lui si lascerà andare e sin dove. Ma tra di noi, mentre aspettiamo Debra, non succede nulla, neppure una parola.
- Ecco! Come sto con questo bikini? – domanda lei mentre fa capolino dalla soglia. Il tanga azzurro è ridottissimo, il reggiseno è solo poco più di una striscia di stoffa.
- Un po’ troppo “castigato...” – scherzo.
Michele non riesce a dire nulla, ha gli occhi fissi su di lei, sono gelosa di come Debra sia riuscita a farsi desiderare durante la cena, quasi senza che io me ne accorgessi. Sembra rapito, Michele. Poi però realizzo che non solo lei è brava a stuzzicare, ma lo fa ancora meglio se sa che ci sono anch’io a guardare.
È tutta la sera che aspetta il momento giusto per iniziare un suo show, lo si vede dagli occhi: e prima io lo avevo praticamente richiesto... mi sembra di essere cascata nella sua trappola.
Capisco che devo farmi da parte, per ora, le lascio il posto vicino a Michele. Lei si siede con una movenza da far sentire il vuoto alla pancia, lo guarda, lo divora con gli occhi. Ma non lo bacia, si limita a stendersi accanto a lui e aprire le gambe, on i tacchi appoggiati a terra. Se possibile, riesce a esprimere tutta la voglia che le brucia dentro rilasciando ancora di più gli arti, ormai molli e in attesa che qualcuno li colga come fiori.
Senza alcuna vergogna si scosta il sottilissimo lembo del tanga e non fa fatica a mettere in mostra il pube, una riga di pelo che sovrasta una fessura ancora chiusa ma bene in mostra. Mentre lo fa, mi guarda, ma non è un invito, è solo una sfida per dirmi “stasera a te niente”. Michele ha ben capito che tocca a lui, ma vuole la mia approvazione esplicita.
Allora mi alzo e vado a prendere la macchina fotografica. Solo quando Michele mi vede armeggiare con la digitale ha la certezza di poter agire come se io non ci fossi.
Allunga una mano verso la figa di sua moglie, che più evidentemente disponibile di così non può essere, ne accarezza la sottile fessura mentre la guarda in faccia, come a dire “eccomi, voglio vederti godere, fammi vedere come sai farlo”, poi comincia piano a penetrarla con un dito arcuato.
Debra emette un sospiro di approvazione, con le due mani si allarga le labbra.
- Sìì, masturbami così - e mentre lo dice mi guarda fissa - e tu sbrigati a fotografarmi questa figa...
Io non mi faccio pregare, mi metto lì a due passi da loro e scatto a mano libera.
Dopo qualche minuto Debra lo interrompe per slacciarsi il top e cavarsi via il tanga.
Michele, già arrapato, nel vedere Debra nuda e sempre più sexy con le sue scarpe sempre mollemente adagiate sul pavimento, è pronto per uno stupro. Si denuda della camicia, dei pantaloni e dei boxer, poi si risiede accanto a Debra. Lei è decisa, lui l’ha accarezzata così dolcemente che ora deve restituirgli il favore, così si china sul cazzo per succhiarlo e stimolarlo con la lingua. Se le piace succhiare il cazzo di Michele quanto piace a me, allora lui adesso va in Paradiso!
Io scatto ancora immagini, ma ne ho sempre più voglia, tanto da distrarmi.
Non vuole far godere Michele in quel modo e si ferma giusto in tempo. Subito dopo si alza, meravigliosa, carica di voglia di sesso, mi guarda ancora nell’obiettivo: cerco di riprendere tutta la sua sfida. Lei scavalca le gambe di Michele, gli da la schiena sempre guardandomi, poi s’impala con una mossa decisa e, dimenticandomi, comincia a flettersi sulle gambe, su e giù in modo così osceno che non posso fare a meno di scattare a raffica.
- Mi sento così troia...
- Sì, sei una gran troia, ma sei la più bella figa del mondo - le ansima Michele.
Dopo un po’ rallenta il su e giù, si capisce che vuole che sia Michele a prenderla. Ha il peso sempre sulle gambe e non si appoggia minimamente alle cosce di Michele.
- Sembra che tu stia scopando un dildo - dico io - sei stupenda. E intanto appoggio per terra la macchina fotografica, ho bisogno di carezzarmi, ho bisogno che anche lei mi veda.
Lui intanto non la delude e presto si ritrova a spingere il cazzo dentro di lei. La vedo aprire sempre più le gambe, come se volesse scardinarsi in modo da consentirgli di arrivare sino in gola. Così concentrata sulla sua figa sbattuta dal basso, si sente finalmente libera di dare sfogo al suo godere, con sospiri e mugolii senza il minimo ritegno. Ora sta anche fremendo, io mi sto ormai masturbando apertamente, con un dito sotto la gonna. Inarca la schiena come a volerlo dentro sempre di più.
- Michele, tu non la stai scopando, tu la stai montando...
- Sì, è vero... mi sembra di essere una vacca.
Era questo che voleva, sentirsi sporca, sentirsi vacca.
- Mi stai sfondando!
Osservo, sempre più eccitata dalla scena di cui è protagonista la mia amante. So che lo fa per entrambi: a lui la parte fisica, a me l’esibizionismo.
Raggiunge l’orgasmo all’improvviso, e allora lui diventa ancora più violento, sa che è proprio quello che vuole Debra.
Ma quando anche Michele si avvicina all’orgasmo, lei lo sente e, pur godendo ancora, se ne distacca. È stata una mossa così repentina che Michele rimane lì imbambolato e io smetto perfino di accarezzarmi.
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