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Matilde 06-14 - Di primo mattino con Debra (e poi la sera)


di Alex46
13.08.2019    |    1.223    |    0 9.2
"- Io? Io mentre ti leccavo mi masturbavo anch’io..."
Di primo mattino con Debra (e poi la sera)
È stata una notte di piombo. Senza sogni. Ma al mattino, quando suona la sveglia, ne ho ancora voglia. Debra non riesce ad alzarsi e, per quanto la voglia desta, so che è meglio lasciarla stare qualche minuto.
Mi alzo e in bagno faccio la pipi. Il solo scorrere dell’orina calda dalla vescica attraverso l’uretra mi persuade che non posso farne a meno. Devo godere ancora!
Così mi sdraio sul tappeto del bagno, così come sono, nuda. Penso a quanto mi piacerebbe avere la lingua di Debra sulla figa, essere leccata mentre mi accarezzo il corpo con le mani. Subito una bella strizzata lieve ai capezzoli, per indurirli e renderli sensibili alla tensione; dopo questo trattamento, la mano va a indugiare sulla figa, sentendo il calore che emana già senza neppure essere stata toccata ancora.
Sento quanto è morbida questa figa, depilata con tanta cura, sento che è calda e che vuole attenzione. Comincio a toccarmi il clitoride con l’indice, girandogli attorno in cerchio, fino a sentire che mi sto inumidendo.
Nell’armadietto ci sono i giocattoli miei e di Debra, scelgo quello più piccolo, lo infilo nella figa così da bagnarlo, poi pian piano me lo inserisco nel buco più piccolo. E il leggero dolore che sento non fa che eccitarmi sempre di più.
Mentre sono lì, sospirando qualche gemito, sento un rumore. È Debra che è sulla porta e mi sta guardando, anche lei completamente nuda. La incrocio negli occhi e mi sembra che le faccia piacere vedermi così indaffarata a scoparmi il culo. E infatti subito dopo aver orinato e aver fatto il bidé si piazza in piedi davanti a me e si appoggia un dito sul clitoride.
Io, che non avevo smesso neppure per un attimo di toccarmi davanti, ma avevo interrotto il su e giù posteriore, riprendo il mio movimento, con gemiti sempre più frequenti. Fino a che, d’improvviso, mi scoppia un orgasmo leggero ma bellissimo, cui segue quello di Debra che a gambe allargate e in piedi si stava sditalinando senza una parola.
Un attimo dopo m’inginocchio davanti a lei e la lecco, proprio per gustare la sua venuta. Mmmmm, come sa di buono! E continuo a leccarla finché non sento più quel suo sapore così particolare. Lei intanto mi tiene con dolcezza la testa incollata al suo inguine.
- Ho voglia di godere ancora - mi dice - e tu?
- E me lo chiedi? Sono ancora tutta un fuoco...
- Anch’io, ma bisogna fare presto... Aspetta.
Esce dal bagno e si reca in cucina. Subito dopo torna con due bottigliette di Ceres vuote. L’avrei giurato che faceva questo...
- Voglio vederti scopare con questa, Mati... - mi ordina porgendomi la bottiglia.
Io l’afferro e la porto subito alla bocca, per riempire il collo di saliva.
Nel frattempo lei si siede sul water e fa la stessa cosa.
- Guardami anche tu, Matilde, ora anch’io mi voglio fottere con questa bottiglia, fino a riempirla di sborra... coliamoci dentro tutto quello che possiamo...
Sono così bagnata che il collo entra subito; anche Debra non incontra resistenza. Entrambe sentiamo la stessa cosa, l’orlo del collo che ci provoca piacere...
- Dai, sbattiti dentro la Ceres, fottiti quella figa - mi ordina.
Più le bottiglie entrano dentro, più le muoviamo con celerità. La loro forma è perfetta, perché aumentano di circonferenza in modo graduale, contrariamente ad altre marche. Entrambe con l’altra mano ci tocchiamo il clitoride. Ci vuole poco per arrivare alla soglia, io lo sento per me e glielo leggo in faccia, anche perché gemiamo entrambe allo stesso modo, fino a che esplodiamo “Ahhhhh, ahhhhh, vengo, vengo, godooooooo... amore stiamo godendo con la Ceres”.
Per un po’ stiamo chete, io con la bottiglia ancora dentro, lei appoggiata sul bidé. Poi ce le scambiamo e ce le mettiamo in bocca, cercando con una certa avidità di succhiare anche quel liquido che è entrato...
È tardi, lascio il bagno a Debra, che ha fretta. Io posso concedermi ancora qualche ora dopo la mia assenza di ieri dall’ufficio. Ne approfitto per un buon bagno ma, al momento di mettermi in vasca con acqua ben calda, mi ricordo di prendere due album delle nostre fotografie, in modo da sfogliarli stando immersa. La cosa si rivela assai scomoda e dura poco: quel tanto che basta da eccitarmi ancora, alla vista di certe foto di Debra e mie.
Ormai è la seconda giornata di masturbazione e sesso continuati. E non accenno a smettere, sembra che stia diventando un’ossessione, ma così piacevole da non poterne fare a meno.
Ricomincio toccandomi i capezzoli con le punte delle dita: per sentire che effetto fa e se la cosa mi possa portare sulla strada di un altro orgasmo. Sono duri in un attimo, ma con l’aiuto del calore dell’acqua e della schiuma me li tormento dolcemente fino a indurirli al massimo. Ed ecco che anche tra le gambe mi si rimuove qualcosa... qualcosa che vuole essere toccata. Afferro il telefono della doccia e inarco il bacino. Facendo attenzione ad avere un getto della giusta temperatura m’innaffio la figa da ben vicino, occasionalmente sfiorando il clitoride. Il getto è forte e mi dispone a un godimento ben prossimo. A tal punto che, stando per venire, la smetto. Non voglio venire così scomoda. Lascio andare via un po’ d’acqua dalla vasca, fino a che posso stare sdraiata a gambe ben aperte e posso appoggiare il telefono della doccia sul clitoride. Lo premo quel tanto che basta a non farlo rimbalzare via, poi chiudo gli occhi per godermi la sensazione che mi procura questo nuovo gioco solitario.
La temperatura è perfetta e io sento l’acqua che in parte mi fa ribollire il bottone del piacere e in parte mi entra dentro. Dopo un minuto di questo trattamento sto gemendo il nome di Debra, la imploro a bassa voce di guardarmi: - Debrina, guardami, vorrei che tu fossi qui a guardarmi... io tra poco vengo senza neppure toccarmi, solo al tuo pensiero.
Sono tentata di premere leggermente di più il telefono della doccia, ma non voglio cedere... voglio venire senza toccarmi, senz’altra stiimolazione che quella dell’acqua calda.
- Leccami, amore, leccami... ohhhhh, eccooooo, arrivooo, ahhhhhhhh, succhiami il bottone Debra, ahhhh, come vorrei tu fossi quiiiii...
E poi succede ancora. L’orgasmo arriva, sempre puntuale e sempre diverso, sempre accompagnato dal mio tremare e dal mio scuotimento. Il telefono della doccia mi ricade sul fondo e io mi sento appagata per qualche secondo. Poi mi vengono in mente le due bottiglie di Ceres, che sono ancora qui in bagno, abbandonate. Esco dalla vasca, do una bella insaponata al collo di una delle due, poi mi sdraio sul tappeto a gambe spalancate...
Voglio masturbarmi, sento che voglio solo masturbarmi fino a finirmi. La bottiglia insaponata la premo sull’apertura del mio culetto, poi spingo come se volessi andare di corpo ed ecco che miracolosamente il collo entra facilmente per qualche centimetro.
- Ahhhhh - gemo.
Poi m’infilo l’altra davanti, manovrandola in modo da far sì che i due colli quasi s’incontrino e danzino assieme dentro di me. Questo è davvero bestiale. Mi sento davvero degradata, ma ne sono fiera. Mi sento una troia, ma godo di esserlo. Mi sto masturbando non con una bottiglia, ma due, e ora me le sto muovendo dentro alla ricerca di un orgasmo potente, il più forte della mattinata. Voglio di più, infatti. Voglio possedermi fino allo spasimo finale.
- Non fa neppure un po’ male, è solo piacere questo - penso.
Così comincio a scoparmi con un po’ più di ritmo. Sentire due oggetti così duri dentro entrambe le mie intimità mi fa sentire selvaggia. Ho tutto il corpo in fiamme e non riesco a star ferma con la schiena sul tappeto peloso.
- Dio, ecco, sto venendo ancora... ahhhhhhhh, arghhhh, arghhhhhh - urlo, mi dimeno, mi sbatto. È brutale. E sembra che non finisca più, questa volta: tanto che ho smesso di muovere le bottiglie e ancora sento ondate di piacere, sempre più fievoli ma ben degne di essere vissute.
Dopo qualche minuto trovo la forza di alzarmi e di appoggiarmi al lavabo, guardandomi allo specchio.
- Cosa hai fatto? - mi chiedo.
- Mi sono sbattuta senza vergogna, e mi sono data il quarto meraviglioso orgasmo della giornata - mi rispondo. E sono solo le 11.
Verso mezzogiorno e qualcosa mi presento in ufficio, temendo di essere aggredita dal lavoro arretrato e da colleghi poco propensi alla comprensione. Invece per fortuna tutto fila liscio. Le prime ore del pomeriggio scorrono tranquille, un lavoro neppure monotono. Riesco a concentrarmi quel tanto che basta. Ma è sufficiente una mail di Debra (che mi ringrazia per questa mattina e mi manda un bacio) per scatenare ciò che era solo malamente sopito. La mia Debra... dunque mi pensa!
Le rispondo che non vedo l’ora di incontrarla ancora stasera, spero presto, molto presto...
Lei mi riscrive che sì, magari ci vedremo verso le 19, ma che nel frattempo le ha telefonato Michele per avvertire che tarderà.
Così alle 19 io entro in casa e con un tuffo al cuore la vedo aggirarsi per casa in mutandine, t-shirt e sneaker.
- Sai qualcosa di più su Michele?
- Sembra che arriverà tardi, circa a mezzanotte...
- Sei bellissima...
- Capirai, dopo una giornata di ufficio...
- Che c’entra, anch’io ero al lavoro... ma a me sembri così bella ugualmente...
- Sei sempre arrapata, vero? Finirà che ci lasciamo la pelle... Tu hai fame? Io un casino...
- Mangiamo, no? Tanto Michele mangia a Torino...
- Certo. Due spaghi al pomodoro, con quel sughetto che sai fare tu?
Dopo una veloce puntata in bagno, ne esco anch’io rigenerata, e anch’io nella stessa mise di Debra. Corro subito in cucina per aiutarla. E mentre chiacchieriamo non posso fare a meno di notare che la ragazza sta facendo di tutto per sedurmi. Basta un gesto, un sorriso ammiccante, un doppio senso e io mi trovo nel baratro del desiderio.
Dopo cena ci mettiamo comode davanti alla TV. Danno un film visto e rivisto, ma l’attore è davvero figo, anche se ora non ricordo come si chiama. Dopo una decina di minuti lascio che una mia mano accarezzi le cosce di Debra.
- Che fai? - mi domanda impertinente.
- Voglio fare l’amore, Debra. Ti ho desiderata tutto il giorno...
- Cosa hai fatto questa mattina, dopo che sono uscita? Sono sicura che...
- Infatti, mentre ero nella vasca prima sono venuta solo usando il getto dell’acqua, poi mi sono scopata con le due bottiglie che avevamo usato assieme...
- E mi hai pensato?
- Ho biascicato il tuo nome tutto il tempo... Ora lasciami accarezzarti...
Non protesta molto... e così mi chino sulle cosce per baciargliele, mentre gliele accarezzo. Lei sta lì, si rilassa sotto le mie attenzioni. Poi è chiaro che risalgo verso la figa, infilo le dita sotto il lembo degli slip e le accarezzo le labbra. Lei ha un fremito. Afferro con i denti le mutandine e le tiro anche da sotto con le dita. Lei inarca il bacino per facilitarmi. Un attimo dopo l’indumento è per terra e io ci salgo sopra con le ginocchia mentre con il viso mi spingo verso la figa. Una figa che comincia a inumidirsi.
Non appena la sfioro con le labbra si scoscia al massimo, come a invitarmi a entrare e a prenderla con la lingua. Inizio subito, dando colpetti veloci a destra e a sinistra, quasi a non voler aprire io la fessura ma fare in modo che si apra da sola. È palpitante. Lei geme piano il suo piacere, poi mi spinge la testa in modo da costringermi a leccarle anche il clitoride.
- Sìììì, leccami così - mormora - ecco, così. Ahhh, come lecchi Matilde. Ancora, leccami la figa... e ora il bottone, sì, cosììì.
Non so se è più bagnata per la saliva di cui la copro o per la voglia umida che le cola dall’intimo. Ora le infilo tre dita e le muovo dentro e fuori, mentre continuo a leccare a piccoli colpi il clitoride.
- Così, Matilde. Esattamente così. Fammi venire così... - mi ordina mentre mi si spinge sulla bocca e si agita sul divano come una forsennata.
- V... uoi g... godere così? - riesco a dire a malapena.
- Sto godendo... ORA, sììììììì, ora, sto sborrando amore, ti sborro in faccia, ahhhh, ahhhhhh, ahhhhh.
La lecco tutta, anche quando smette di agitarsi, fino quasi ad asciugarla...
Poi me la guardo, mi osservo la dolcezza dell’espressione, il ringraziamento muto che mi porge per averle dato questa gioia, anche se è solo l’ennesima...
- Tu non vuoi? - mi chiede.
- Io? Io mentre ti leccavo mi masturbavo anch’io...
- Non ti ho sentita...
- È stata una cosa mite, un orgasmino. Comunque il quinto della giornata... non mi sento così indietro!
Poi riusciamo a seguire il film, fino a che arriva più o meno mezzanotte. Siamo sempre semisdraiate davanti alla tele, ci siamo solo sistemate sotto una copertina di lana per qualche brivido di freddo che abbiamo avuto. Forse abbiamo anche pisolato. Io chiudo gli occhi e penso a Debra, che mi è accanto, e a Michele, che dovrebbe arrivare.
Dopo un poco mi accarezzo un capezzolo con due dita, me lo stringo, me lo coccolo. Non voglio che Debra mi senta, non so neppure se sonnecchia. So solo che vorrei ancora accarezzarla. Dopo ancora un poco non posso trattenermi dal guardarla per capire se mi sta osservando o no. E mi sembra che stia praticamente dormendo...
Allora allargo di poco le gambe e m’infilo la manina sotto agli slip, fino a sentire il caldo della figa. Sono molto eccitata, però sento che non mi piacerebbe essere colta sul fatto. Non so perché. Ma comunque procedo, e mi tocco. Prima il clitoride, poi con il dito lungo la fessura. E con l’altra mano sempre il capezzolo, ormai durissimo. Mi sto bagnando e mi viene da gemere. Ma mi trattengo. Penso a Debra che mi lecca e a Michele che mi porge il cazzo da succhiare. Con le dita nella figa vado su e giù, sempre più veloce, sempre più frenetica, dimentica della presenza di Debra sotto questa copertina... Allargo ancora le gambe... mi sditalino sempre più in fretta, con l’altro dito sul clitoride. Sento l’orgasmo che monta... ho un gran bisogno di venire... sono così vicina...
- Matilde, vuoi qualcosa da bere?
- N... no, grazie, va bene così...
Potrei alzarmi e dire che vado a letto... ma non lo faccio. Anzi, decido di proseguire ciò che stavo facendo. Ho davvero bisogno di venire. Mi rimetto il dito nella figa, e lo faccio sotto gli occhi di Debra che mi guarda affascinata. Ormai mi sto sditalinando come fuori di senno, completamente nuda.
- Cazzo, Debra, lo sto facendo ancora... sto venendo ancora.
Continuo a sfregarmi sempre più veloce, fino a che urlo senza vergogna: - Sto venendo... sto venendoooooooooo! Amore, sto venendo!
Debra mi sta guardando, affascinata. E sorride, mentre il telefono squilla, è Michele che sta arrivando, è entrato in Milano.
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