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Lui & Lei

Matilde 07-01 - L’attesa (maggio 2004)


di Alex46
06.09.2019    |    656    |    0 6.0
"Con il capo arrovesciato all’indietro pretendo che le dita siano il cazzo di Michele, aggiungo un terzo dito mentre mi fotto come impazzita..."
Sono sdraiata sul letto, da sola. E naturalmente penso a Debra e Michele. E penso a cosa potremmo fare se fossimo tutti qui. Cosa che succederà presto, tra un’ora o due, spero. Non vedo l’ora che arrivino, di vederli, di sentire il loro odore, di godermi il loro sorriso e magari, perché no, il loro desiderio.
Oggi ci siamo sentiti per telefono, come quasi tutti i giorni. Niente di speciale, solo come va, ecc. Con la mano mi alzo la t-shirt e, come in un sogno a occhi aperti, li vedo alle loro scrivanie mentre mi accarezzo il capezzolo sinistro. Che diventa duro istantaneamente. Sorpresa di questa immediata reazione, ripeto la cosa su quello destro. Ma qui ottengo anche il familiare calore dentro, quello che richiede di non essere trascurato.
Ho acceso una candela alla lavanda, anche se la stanza è ancora perfettamente illuminata. Per gioco la prendo, la inclino e lascio sgocciolare un po’ di cera sciolta sull’areola... non fa male, fa solo venir voglia di scopare con loro.
Poi mi ripulisco approssimativamente, quindi mi tolgo la t-shirt, l’unico capo di vestiario che avevo su. Non mi scordo di mettere a portata di mano il vibratore. Con la mano mi accarezzo la pancia e anche più giù, il monte di venere, l’interno delle cosce.
Questo mi inumidisce la figa e, ragazzi, questa è la sensazione più bella del mondo. Quando senti che il liquido si sta creando, e poi quando sta quasi per tracimare all’esterno. Con una mano aperta me la massaggio, più per sentirla che per masturbarmi. Ma subito sono invasa da quel lento tremolio che precede l’agitazione e il piacere. Mi sento così figa che presto mi convinco di non dover aspettare i miei due amanti. Così uso l’indice per carezzarmi l’apertura, stuzzicandola fino alla necessità di avere un orgasmo.
Sento così chiara l’umidità che trapela, ma non voglio proprio penetrarmi. Preferisco accarezzare il clitoride, stuzzicarlo, pizzicarlo, allungarlo, guidarlo in movimenti circolari.
Dentro di me si va formando un orgasmo veloce, alzo il bacino, insisto sul clitoride più frettolosamente e quando comincio a venire, solo allora infilo il dito nella figa e mi scopo di fretta e furia.
Tutto il corpo partecipa a questa esplosione, nelle convulsioni dell’orgasmo. Gemo profondamente una decina di volte. Quando le ondate si calmano, continuo a masturbarmi con due dita, dopo essermi tirata un po’ su e appoggiata ai cuscini, per poter vedere meglio le dita che escono ed entrano. Con il capo arrovesciato all’indietro pretendo che le dita siano il cazzo di Michele, aggiungo un terzo dito mentre mi fotto come impazzita. Ormai quasi non muovo più la mano, bensì è il bacino che s’impala su di essa. C’è un altro orgasmo in arrivo.
Allora appoggio il pollice sul clitoride, sento la necessità che qualcosa di più grosso vada a riempire il grande vuoto che sento dentro. Tolgo la mano, mi lecco coscienziosamente le dita, poi accendo il vibratore e me lo infilo in bocca, sempre pensando al cazzo di Michele.
Allargo le gambe, infilo il giocattolo nella figa fradicia e sì, finalmente, sento quel “pieno” che solo la penetrazione può dare. Me lo muovo veloce, ansimo, gemo, sto per venire. Inarco la schiena, con la conseguenza che il vibratore penetra ancora più facilmente. E basta che mi sfiori il clitoride con il pollice per esplodere in un secondo orgasmo, assai più forte del primo.
Dopo le urla un po’ soffocate continuo a godere, continuando ad agitare il vibratore con gesti lenti che provocano la fuoriuscita della mia sborrata.
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