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Matilde 07-05 - Verso il mare (luglio 2004)


di Alex46
11.09.2019    |    705    |    1 8.7
"Sembravate due ragazzine che volevano compiacere l’amichetto..."
Michele e io stiamo andando al mare dove ci sta aspettando Debra, partita un giorno prima per trovare un appartamento. È sera, ci aspettano due ore di viaggio. Con la mia piccola borsa da weekend entro in auto, scandalosamente sexy, con un top ridottissimo e un paio di shorts rossi e sfrangiati che potrebbero richiamare solo uno stupro.
Lo sapete, sono abbastanza esibizionista sapete anche quanto Michele apprezzi questo mio modo di essere. Ai piedi ho un paio di sneaker, ma me ne sbarazzo non appena messo piede in auto.
Michele e io parliamo di un po’ di cose, poi però il discorso va a finire a due giorni fa, quando ha guardato me e Debra farlo sotto lo doccia, le mani nelle fighe, fino all’orgasmo.
Mentre parliamo comincio ad agitarmi, a sprofondare sempre di più sul sedile, quasi nel tentativo di innalzare il mio bacino al centro dell’attenzione. Tra le gambe sento il solito languore, quello che mi prende sempre quando sto per eccitarmi.
- L’altra sera è stato proprio bello, quando ci guardavi sotto la doccia...
- Sì, eravate nude, pulite, dentro e fuori... sembravate due ragazzine che volevano compiacere l’amichetto... e siete venute in modo così limpido e cristallino che ho sentito il mio amore per voi davvero smisurato...
- Dici che Debra mi farà venire ancora così... magari non una sola volta, ma tipo due, tre?
- Sicuro che lo farà... ma voi mi lascerete guardare e poi prendervi, una per una?
- E me lo domandi, amore?
- Allora comincia adesso...
- Cosa, adesso?
- Masturbati pensando a come ti farà godere Debra... Pensa a quando ti leccherà sul nostro letto d’appartamento... sarete nude e calde di una giornata di sole... avrete una voglia pazzesca una dell’altra...
Mentre Michele dice queste cose io sento improvvisamente che la figa mi si sta bagnando, e che non mi importa nulla di chi mi può vedere. E più parla più ho bisogno di avere un orgasmo, al più presto.
- Sì, te la fai leccare, tu sopra di lei, seduta sulla sua faccia...
Con la leva butto all’indietro il sedile, poi sbottono gli shorts, sono senza mutande e il dito ha facile accesso nell’umido e nel calore che si è creato nella mia figa negli ultimi dieci minuti. Appoggio il dito sul clitoride e comincio a tremare...
- E tu avresti un cazzo duro bestiale a guardarci, vero? E poi, senza preavviso prenderesti Debra e glielo sbatteresti dentro, vero? E la fotteresti come solo tu sei capace di fare... e poi prenderesti me, dopo averla fatta godere... sì, il mio culo per aria mentre ti cavalco il cazzo... con una figa fradicia di voglia...
E mentre dico queste oscenità mi faccio scorrere giù gli shorts fino alle caviglie, scoprendo interamente la figa, mi torturo per un po’ i capezzoli sotto al top e allargo le gambe appoggiando i piedi nudi sul cruscotto. Chiunque può vedermi, ora.
Non è certo la prima volta che lo faccio, ma è sempre una figata. Sapere che qualcuno può vedermi, anche se non abbiamo certo acceso la luce nell’abitacolo, è uno sballo mentale insuperabile. Ho anche aperto il finestrino... l’idea di essere nuda in macchina e di masturbarmi per Michele o per chiunque possa vedere è fantastica e mi eccita sempre di più.
Più passano i secondi più dimentico i tir o i mezzi più alti del nostro... mi concentro solo sul farmi godere... comincio con il leggero massaggio al clitoride mentre con l’altra mano mi torturo i capezzoli. La figa ormai cola sul sedile. Metto dentro due dita, strusciando la mano di fianco sul clitoride.
- Questo è il tuo cazzo, Michele...
Mentre mi sto sfregando la figa nel mio movimento masturbatorio, noto che anche Michele si è aperto la patta dei jeans. Ne è uscito il cazzo, durissimo, con qualche difficoltà per via dei boxer. Se lo trastulla, piano. E a me piace vederlo.
Se avevo bisogno di un motivo in più per eccitarmi, eccolo. Michele procede piano, in prima corsia, a volte qualche autotreno ci supera, m’immagino che un qualche secondo autista ci veda, o meglio veda Michele che si sta pompando... e allora mi concentro ancora di più sul bottoncino e i miei fianchi si alzano e si abbassano e nel moto è sempre di più il liquido che va a bagnare il sedile...
Con l’orgasmo e con le solite urla indecenti alzo il bacino al massimo, m’inarco, gemo e grido mentre non riesco a distogliere lo sguardo da lui che si pompa. E così, con una mano ancora nella figa che gode a ondate, mi chino sul suo cazzo e lo prendo in bocca con l’unico scopo di farlo venire e di ingoiare la sua sborra.
Non mi ci vuole molto: qualche secondo di suzione ed ecco il suo corpo irrigidirsi e gli schizzi riempirmi la bocca.
Dopo qualche minuto ci riprendiamo, ci risistemiamo i pochi vestiti addosso, mettiamo su la nostra musica. Io mi addormento, pensando a Debra e fantasticando su cosa faremo al nostro arrivo.

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