Racconti Erotici > Lui & Lei > Matilde 01-23 - In macchina
Lui & Lei

Matilde 01-23 - In macchina


di Alex46
07.02.2019    |    1.949    |    0 8.7
"Mi sfiora come fossi un gioiello prezioso..."
Martedì 11 settembre, in ufficio veniamo a sapere del disastro delle Torri Gemelle. La sera ne parliamo a lungo con Michele, forse ci diciamo cose ovvie, uguali ai discorsi di tutto il mondo. Siamo d’accordo soprattutto su un fatto, per noi molto semplice, che se c’è un terrorismo la colpa non è solo dei terroristi, ma soprattutto c’è un disagio profondo nella nostra civiltà occidentale. Un disagio di crescita, di maturazione, magari di disfacimento, non sappiamo.
Il weekend dopo andiamo a Bologna da alcuni amici di Michele. Poi però non riusciamo a trovare un albergo, abbiamo sbagliato a non prenotare con un po’ d’anticipo. Così i suoi amici si offrono di ospitarci, di darci un tetto e un letto tra il sabato e la domenica.
È stata una giornata piacevole, sulle colline sopra la città, loro sono davvero simpatici. Facciamo finta di niente, ma sentiamo sempre più la mancanza di Debra, ancora ferma sulle sue posizioni. Devo ammettere che sono pochi i momenti in cui non mi sento in colpa. Mi dispiace per Michele, mi dispiace per me. A volte, quando facciamo sesso, mi sembra che sia l’unico modo per non pensarci.
Praticamente mai più sentita: non vorrei mai che un gioco potesse aver rovinato un rapporto e un’amicizia; e soprattutto non vorrei mai che lei pensasse che io abbia voluto fregarle il marito. Ma questo purtroppo è quello ce si sta avviando a essere una gran verità. Non m’importa nulla di quello che può pensare qualche amico, ho solo in mente il mio disagio.
Queste sono alcune tra le cose cui penso mentre ci ritagliamo un due orette da soli.
Michele e io facciamo sesso praticamente tutti i giorni, e anche stasera ne abbiamo una voglia pazzesca. Ma il mio timore è che diventi più un bisogno che un piacere, un obbligo per dimenticare. Solo le mie mestruazioni ci fanno fare una pausa, e a volte neppure.
Questa sera, essendo impossibile farlo a casa degli amici, ce la siamo squagliata all’inglese nel buio. Sicuramente hanno capito, ma a noi non importa nulla, anzi fa solo piacere.
Scendiamo verso la città, verso la periferia. Michele, al volante della Passat SW, guida piano per i viali alberati. È silenzioso, intento a cercare con gli occhi un posto adatto. Alla fine ferma la macchina in uno spiazzo defilato e abbastanza buio.
Non c’è bisogno di dire nulla, è tutto il giorno che ci guardiamo con il desiderio reciproco negli occhi.
- Ci fermiamo qui? – gli chiedo slacciandomi la cintura di sicurezza.
Un lontano lampione riesce a tramandare qualche luce, mi sembra tranquillo. Lui prima spegne il motore poi mi guarda con sguardo adorante.
- Andiamo dietro? – mi propone carezzandomi una spalla.
Mi tolgo la giacca a vento imbottita.
- Riaccendi la macchina, però, se no mi congelo – gli dico posandogli una mano sulla coscia.
Mi alzo sulle ginocchia, mi sporgo verso il sedile posteriore e mi ci trasferisco agilmente.
- Allora? – domando con aria furbesca.
- Eccomi, sto cercando una radio.
- Non metti Radio RockFM? – gli chiedo mettendo un finto broncio, la testa leggermente inclinata di lato e vicina alla sua spalla.
- Mmm... non vorrei che proprio sul più bello ci mettano un’ora di quelle boiate heavy metal.
- Non è l’ora questa. Adesso fanno rock vario, anche anni ’70 e ’80!
Così, trovata la frequenza, mi accontenta e regola il volume; poi si trasferisce anche lui vicino a me. Ora fa abbastanza caldo.
- Ti ho desiderata tutto il giorno... e adesso che sei qui...
- Adesso che sono qui ti faccio vedere che anch’io ti ho desiderato, amore. Te lo faccio vedere con la bocca...
Sono baci leggeri, approcci dei nasi e delle mani che sorvolano i lineamenti.
Michele è tenero, come sempre all’inizio: uno strano contrasto con il suo dopo, quando godrà ancora di più della sua irruenza e della mia sfacciataggine. Mi sfiora come fossi un gioiello prezioso.
- Te lo faccio vedere con le mani...
Gli accarezzo il torace, da sotto il maglione. Subito ricambiato da lui.
- Che tette – mi dice sussurrando.
- Non te le ricordavi da ieri sera? – gli dico leccandogli il collo.
Michele si ricorda di dove siamo, ogni tanto getta uno sguardo all’esterno, tanto per assicurarsi che nessuno ci stia osservando, poi riporta gli occhi sulle mie gambe velate di nero, sul pizzo delle calze che s’intravede poco sopra l'orlo della gonna grigia.
- Che figa sei Matilde!
Lo bacio ancora con labbra umide, con la lingua mi faccio strada nella sua bocca, giocando con i denti. Poi mi allontano con l’unico scopo che veda come lo sto guardando. Sto facendo la pantera del sesso e so che lo sguardo che mi viene è assolutamente da troia.
Lui questo sguardo lo conosce bene, quindi non si meraviglia che io cominci ad armeggiare con la cerniera dei suoi pantaloni. Chiude gli occhi, riversando la testa sul sedile. Sente che sono io a volerlo, a volere il suo cazzo in mano, e la cosa lo eccita da pazzi.
Quando stiamo per fare sesso tiriamo sempre in ballo Debra, l’onnipresente. Ci manca solo lei, tra noi. È come una preghiera prima dei pasti, come un tributo alla sua assenza, come un’invocazione che torni presto.
- Dovrebbe esserci anche lei qui. Lo vorrei tanto.
Delicatamente, ma non tanto, traffico per la fuoriuscita del cazzo. Lui mi aiuta sbottonandosi alla cintura.
- Mi tocchi meglio di come mi tocco io...
- È perché ti amo, non so se si capisce... conosco come trattarlo, perché ci faccio caso. Ormai conosco i punti su cui insistere. Appoggio l’altra mano sul suo sedere, sodo, muscoloso, lo palpo e ne provo piacere. Il gusto di avere tra le mani il mio uomo.
- E poi te lo faccio vedere...
- Con cosa?
- Te lo faccio vedere con questa figa, che ne ha una voglia pazzesca!
E mentre dico questo, mi tiro giù la gonna, assieme alle mutandine: non voglio acrobazie per via dei sandali, così tolgo anche quelli, poi gli vado a cavalcioni, mi apro per bene e m’impalo con un colpo solo e deciso.
- Oh, sì - sussurra.
Michele ha anche la forza e la presenza di spirito di aprire un attimo gli occhi e allungare il collo per controllare la situazione fuori dalla macchina.
Nulla di sospetto.
- Non me l’hai neanche preso in bocca per un momento...
- Ne ho tanta voglia, amore – gli rispondo cominciando a muovermi su e giù.
Mi pone una mano sulla nuca, leggera, spingendola appena, facendomi capire che devo prenderlo tutto.
- Sei fantastica, amore, dio come mi piace. Ma per favore, rallenta un momento, se no vengo subito...
Lo accontento. Ci mancherebbe altro venisse subito... voglio che duri il più possibile questa scopata in macchina. Erano anni che non lo facevo. Rallento, faccio in modo che esca ma continuo a fissarlo. Non mi decido a rimettermelo dentro, però gioco con la punta del suo cazzo carezzandomi la figa. Devo avere di nuovo quello sguardo da troia, dio quanto lo eccita.
- Come può un essere umano dare l’idea di godere così tanto a fare la porca? - mi chiede Michele mentre finalmente scendo su di lui, penetrandomi con un sospiro.
- Sono brava?
- La più brava.
- Sono troia?
- Oh sì! Lo sei, e tanto.
- Più di Debra?
- Mmm, è una bella lotta...
Mi levo il maglione, rivelando una canottierina nera trasparente. Ho le mani appoggiate sulla spalliera del sedile dietro di lui, le ginocchia puntate, mi alzo e mi abbasso come stessi danzando, quasi al ritmo della musica discreta che stiamo ascoltando.
- Sono io la più troia.
- Come fai a dirlo? Non dovrei essere io a giudicare?
- Sto pensando a come dev’essere bello vedere questa scena: io che mi sbatto su di te e il tuo cazzo che entra ed esce... entra ed esce – gli ripeto accordando il movimento del corpo alle mie stesse parole - entra ed esce.
Torco il busto verso il cruscotto, con fatica riesco a spegnere il motore. Se no tra poco saremo morti di caldo, con il riscaldamento acceso.
- Adesso ti spiego perché sono la più troia... – gli sussurro all'orecchio - sono sicura che ti piacerebbe vedermi, mentre mi scopo qualcun altro.
- A te piacerebbe? – mi chiede evitando di rispondermi, mentre il piacere continua a salire inesorabile. So di avergli incendiato il cervello. Esito un momento, poi mi lascio andare con un “sì” appena udibile.
Sembra non reagire.
- E piacerebbe anche a te, ne sono sicura - aggiungo continuando a muovermi lentamente sul suo cazzo.
- Mi piacerebbe cosa? – ansima lui.
- Guardarmi mentre mi scopo un altro cazzo.
- Dio - dice Michele - lo sapevo che ci saremmo arrivati. Ma mi piace come dici 'cazzo'.
- Allora? Sicuro che non ti piacerebbe?
- Ti piacerebbe davvero? Lo vorresti fare?
- Sì, vorrei scoparmi qualcuno mentre tu mi guardi – gli rispondo – forse mi manca Debra, ma adesso mi piacerebbe che ci fosse un altro uomo.
Ho un'aria così seria mentre glielo dico...
- Se lo vuoi davvero, allora sei una gran puttana! - esplode Michele - allora è così! Allora sei tu la più troia...
Sì, lui sa che potrei essere così troia. E ora lo pensa davvero, e magari pensa che io l’abbia già fatto, sicuro.
- Potresti sempre mettermi il tuo cazzo in bocca, mentre io mi scopo quest'altro. In fin dei conti che differenza c’è con un dildo...
- No, tu sei una troia nata...
- Sì, un dildo, non fa differenza tra cazzo e dildo. È comunque come se io non ne avessi abbastanza e volessi essere riempita di più... non credi? In fin dei conti sarebbe solo sesso...
- Troia, troia...
Avevo già accennato a fantasie del genere, ma con grande moderazione. Stasera invece sono scatenata, mi sembra di trattare Michele allo stesso modo in cui ho trattato Debra, per il puro piacere del dominio. Sento che ci sto ricascando, ma è più forte di me. E comunque la cosa è reciproca, perché Michele sta rapidamente partendo per la tangente. Non so quanto mi ami in questo momento, ma di certo è eccitato come un maiale.
- E te lo scoperesti così? – m’incalza.
- Potrei essere più vacca?
- Sì.
- E come?
- Per esempio dicendomi che prima o poi lo faremo...
- E non te lo sto dicendo?
- E allora dicendomi che l’hai già fatto...
Continuo a scoparlo, ma senza andare avanti in questo dialogo senza sbocchi. Non esiste altro al di fuori del calore che sentiamo nelle parti basse e di queste bocche che si sono appena dette sconcezze inebrianti.
- Tu pensi che gli piacerebbe?
- A chi? Che cosa?
- Gli piacerebbe scoparmi con te che guardi?
- E a chi cazzo non piacerebbe una figa così che ti si scopa...
- Penso anch’io – sussurro - e tu verresti subito, nella mia bocca, perché godresti troppo a vedere che mi scopo il cazzo di un altro, che lo scopo così bene. Perché a me piace il cazzo - proseguo con la voce ormai roca - mi piace da morire... li voglio provare tutti, i cazzi, voglio i cazzi di tutti.
- Ma perché mi piaci così tanto, visto che troia che sei? Ho paura d’amarti solo per questo.
- Me lo farai fare, vero?
- Cosa?
- Mi farai scopare tutti i cazzi che voglio, vero? Ne voglio anche più di uno... e mi guarderai mentre lo faccio?
La mia figa è gonfia e bagnata, lo stringe, scivola perfettamente su e giù per tutta la lunghezza del cazzo. Ormai è talmente eccitato che di venire non se ne parla neppure.
- Sì!!! Sì!!
- Sì cosa? – domando senza pietà.
- Sì - urla Michele – sì, te li farò scopare, tutti quelli che vuoi!
L’ho ridotto come Debra, questo è certo. Devo fermarmi, devo fermare la parte di me così distruttiva. Lui soffre per quello che gli sto dicendo e per quello che mi sta rispondendo, ma allo stesso tempo il pensiero di me, la sua me, che si scopa un altro col suo cazzo in bocca, lo stordisce. Gli fa girare la testa. Però, se non continuiamo il dialogo, lui tra poco sborrerà, è inevitabile. E io non voglio. Lui crede sia vero, crede che glielo stia chiedendo perché lo voglio fare davvero, è questa la cosa più pazzesca. Ormai l’ho in pugno, anche a muovermi sempre più in profondità, se parlo di cazzi, di voglia, allontano il suo orgasmo. E questo per un uomo dovrebbe essere il massimo.
Io sono troppo bella e troppo troia. E sto già quasi esplodendo. Ma lui involontariamente mi viene in aiuto.
- Ma, allora... non mi hai risposto - si azzarda a chiedermi - l'hai già fatto? Sei già stata con un altro?
Mentre rallento il movimento, il suo sguardo è serio, quasi preoccupato, vedo quasi il brivido di terrore che gli serpeggia dentro.
- Dici... se mi sono già scopata qualcun altro dopo avervi conosciuto? – gli chiedo.
Lui annuisce.
- Sì – gli confermo, e comincio a venire senza ritegno – godo, amore, aahh, aahh, sei il mio cazzo, aahh!
Lui si gode la mia sborrata, mi stringe spasmodicamente ai fianchi, il cazzo gli diventa ancora più duro, e io reagisco ampliando le mie oscillazioni, penetrandomi con ancora più forza: ansimo violentemente, adesso, senza smettere di venire.
- Non ho potuto resistere – proseguo senza riflettere, ancora quello sguardo da puttana - mi piaceva troppo, troppo... avevo troppa voglia di cazzo!!
- Quanti? Quanti? Voglio saperlo! E dove, dove e quando? Come fai a trombare con altri se di giorno lavori e di notte scopi con me... come fai ad averne ancora voglia, se è vero che ti masturbi anche... tu non sei una donna, tu sei una ninfomane!
Ci crede, questo semplicione.
- Abbastanza.
- Cosa vuol dire “abbastanza”, troia! Dimmi quanti te ne sei scopati.
- Quattro.
Sono già venuta tre o quattro volte, il mio piacere ora sta avviandosi a diventare più cerebrale che fisico. Ma anche il suo è soprattutto in testa, in qualche angolo del cervello, ormai ridotto di sicuro a una massa liquida e informe.
- Dove, quando?
- L’ho fatto con due colleghi, assieme. E poi altri due uomini, uno era un mio ex, l’altro è Franco, che ho rivisto qualche volta.
- Ma quando, per dio, quando?
- Voi siete creduloni, amore. È facile raccontarvi una storia, e per una sveltina non ci vuole molto tempo...
- E com’è stato con i due assieme...?
- Beh, erano duri, belli eccitati. Voglio solo cazzi duri, lo sai. Eravamo nel bagno dell’ufficio, all’ora di pausa. Ma la prossima volta però voglio che ci sia anche tu. Te l’ho detto, voglio che sia tu a guardarmi mentre mi scopo il cazzo di qualcuno... mi piacerebbe troppo.
Sto rieccitandomi, non ho mai smesso di muovermi lentamente sul suo cazzo, sono sudata fradicia.
- E poi vorrei che Debra mi leccasse il clitoride mentre ho la figa piena di cazzo, ma non il tuo. È ora di finirla con questa storia della fedeltà e dei limiti che ci siamo posti. Io sono troia, una troia senza confini di nessun genere...
Michele a queste parole non riesce più a trattenersi. Un'esplosione, una sborrata gigante. E urla, urla rantolando la sua rabbia e tutto il suo piacere, insultandomi “troia, troia”. Viene, sentendo la mia voce, da qualche parte, che continua a pronunciare quella parola che gli piace così tanto... “cazzo... cazzo, mi fai venire ancora, amore, sei il mio cazzo, godo, godo, aahh, aahh!”
Per un minuto sembra che vaghi nel limbo, alla ricerca di pezzi sparsi del suo essere. Io sono spossata, direi distrutta. Poi, piano piano, si rende conto di essere in macchina, di essere venuto come un cammello e di avere una gran figa ancora seduta sulle sue gambe, mentre il cazzo gli s’affloscia.
La radio non ha mai smesso di trasmettere buona musica. Lui si guarda intorno, consapevole del fatto che in quegli ultimi minuti sarebbe potuto succedere di tutto e nessuno di noi due se ne sarebbe accorto. I vetri sono completamente appannati, per fortuna. Forse non si sarebbe visto molto dalla strada. E comunque nessuna macchina ci si è posteggiata vicino. Al di fuori, tutto sotto controllo: dentro di noi, un tumulto. Io di certo le ho sparate grosse.
- Tu, Matilde, ogni tanto mi fai uscire di senno, più di quello che vorrei, mi privi anche della minima volontà. Mi spaventi e mi riempi di piacere, allo stesso tempo.
Sono ancora lì, sopra di lui, a cosce allargate, con la mia canotta fradicia. Lui ha i pantaloni al ginocchio, non è un gran sexy ma è stata una scopata da record.
Mi carezza dolcemente, più dolcemente possibile, seguendo con le mani le curve del seno coperto da questa magliettina che abbiamo comprato insieme, si ferma un secondo sul cuore, e lo sente battere velocemente.
- Amore... sei stupenda! Sono innamorato della più gran troia mai vista!
- Sì, sì... – gli dico fingendo lo sguardo di chi non ci crede per niente – tu ami solo la mia figa.
- Davvero... ti amo! Ti amo davvero!
E ora Michele penserà “che sollievo pensare che non era vero niente”, che “non era così troia, cioè, che lo era, ma solo a parole”.
- Come eri bella mentre mi scopavi – mi dice - mentre mi dicevi tutte quelle cose. E io ci credevo lo sai? Stavo soffrendo come un cane, ma godevo, godevo da pazzi.
- Un giorno – gli dico - tu davvero crederai che sia tutto vero e succederà perché sarà a un pelo dall’esserlo sul serio!!! – ma queste ultime parole le accompagno con un sorriso e un bacio leggero sulle labbra.
- Sì, lo so... lo so che un giorno potrebbe succedere. Ma non so come farò, allora. Non lo so proprio. Perché a furia di dirmelo tu ci prenderai gusto. Ti ecciti vero, ti piace dirlo?
- Sì, mi eccita questo gioco – gli rispondo semplicemente – dev’essere la mia natura...
- Di troia?
- Certo, di gran troia. Anche se di sicuro queste fantasie le ha avute anche Debra, a suo tempo, vero?
Michele scuote la testa frastornato, poi tenta di rimontare esclamando: – Già, un giorno ti racconterò queste cose, e allora dubiterai su chi è più troia tra di voi..
Sta provocandomi, il bastardo, ma non ci casco. Faccio quasi finta di non ascoltarlo. In realtà lo sento, ma sto anche cercando le mutandine finite chissà dove per la macchina; poi, a un certo punto, mi fermo e lo fisso.
- Comunque ora devo dirti la verità - dico seriamente.
Lui mi guarda, non sa se essere divertito o preoccupato.
- Non erano quattro, i cazzi... era uno solo.
Poi scoppio definitivamente a ridere.
- Ma vaffanculo, va!
So che pensa che quel giorno in cui sarebbe stato tutto vero è ancora un bel po’ lontano... ma ci sarà. Un giorno potrebbe farmela pagare questa mia cattiveria. C’è pieno di fighe in giro che te la danno, e non vedo perché Michele dovrebbe essermi fedele in eterno. La carne, si sa, è debole. Non mi fido, non mi fido. Michele è troppo figo e deve rimanere solo ed esclusivamente mio. E se il prezzo dev’essere la fedeltà, mi va bene.
Intanto lui mi riconquista con un amabile sorriso: - E poi, tutta questa storia di cazzi, come potresti gestirla con Debra? Ricordati che tradiresti anche lei... Il patto è a tre.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Matilde 01-23 - In macchina:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni