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Matilde 05-22 - La sorpresa


di Alex46
08.07.2019    |    4.244    |    1 8.5
"Specialmente quando sono già così bagnata..."
Il giovedì pomeriggio ricevo a Pesaro, dove sono per lavoro, mio malgrado, questa mail di Michele:
«Debra mi chiede se posso stare a casa questa mattina dal lavoro. Siccome ho un report da scrivere, posso farlo, anzi meglio, lontano da telefoni e distrazioni. Mando subito un’e-mail per avvertire della mia assenza. Ma nello stesso tempo mi domando che diavolo ha in testa mia moglie, anche perché sapevo che tu saresti stata via tutto il giorno.
Questa mattina, dunque, lei deve fare una rapida commissione la mattina presto, ma prima di uscire mi raccomanda di fare una doccia. In effetti io ero già al lavoro e non avevo fatto grandi toilette.
La richiesta di Debra equivale a una dichiarazione di sesso, perciò eccitato dalla prospettiva faccio come mi ha chiesto, per farmi trovare, al suo ritorno, chino sulla mia scrivania ma pronto.
- Amore, potresti farmi il favore di andare giù in garage e prendere dall’auto lo scatolone che è dentro?
È bello grosso, ha perfino un lucchetto.
- Cosa cazzo c’è qui dentro? - le chiedo affannato dal trasporto.
- Portalo in camera da letto - mi prega, ma senza rispondere alla mia domanda.
Eseguo, poi lo sballo dalla scatola di legno, e dentro è una scatola di polistirolo espanso, a questo punto non troppo pesante. Rimango lì a chiedermi cosa è.
- Grazie - mi cinguetta dandomi un bacio di sfuggita - mmm, sai di buono...
- Cosa è? - chiedo davvero curioso.
- Grazie - mi ripete, facendomi capire che devo uscire dalla stanza. E mentre esco soggiunge: - Ho bisogno anch’io di fare una doccia, ma tu mi aspetti, eh?
Mi adeguo, anche se io avrei fatto sesso lì e subito, senza tanti misteri. Ma se è una sorpresa, devo stare al gioco.
Mentre sono intento al mio report, sento scrosciare la doccia, poi silenzio per un bel po’. “Starà truccandosi” penso.
La sento uscire dal bagno e dirigersi in stanza, senza una parola. Dopo una ventina di minuti (cominciavo a preoccuparmi) inizio a sentire qualche rumore indistinto. Mi avvicino alla porta chiusa e sento che all’interno, accanto a un soffuso ronzio, lei sta mugolando di piacere. Il suono piuttosto gutturale dei suoi gemiti mi eccita immediatamente.
Dopo un po’ la voce acuisce il tono... sta venendo, ecco cosa fa. Sto già per estrarre il cazzo e toccarmi quando improvvisamente il ronzio cessa. Ma nessun richiamo da parte sua. Dopo un po’ mi stufo e torno alla scrivania, senza peraltro riuscire a concentrarmi.
Allorché, dopo circa cinque minuti, mi chiama, mi precipito da lei e con uno sguardo capisco tutto.
Nel mezzo della stanza, Debra è a cavalcioni di un sybian. La macchina è spenta, ma lei ha ancora il dildo dentro. Il comando è lì per terra, a sua disposizione.
- Sembra che ti sia piaciuto - annoto, guardandole i capezzoli duri ed eretti. Il clitoride sporge leggermente, duro e orgoglioso. Le gambe, con sandali a tacco alto, sono piegate all’indietro.
- Mmmmmm, sì, mi è piaciuto, e mi eccitava sapere che tu eri di là - conviene. Vedendo che la guardo allupato si alza appena, tanto da farmi intravvedere il dildo che la sta penetrando. Per un gioco di luci riesco a vedere quanto alla base sia fradicio dei suoi umori.
- Cazzo - riesco a dire - ma dove l’hai preso?
- È un regalo di Elisa, per me e Matilde. L’ho ritirato questa mattina, dietro sua telefonata. Mi ha avvertito con una e-mail, ringraziandoci per la presenza alla sua festa. Dice che ce lo doveva... Dentro ci sono i quattro attachment di default più altri due optional... I comandi sono due, vedi? Uno serve per farlo salire su e giù, l’altro per farlo basculare, vedi? Così... - all’inizio deve essere solo una dimostrazione, ma subito dopo ci prende gusto. Dev’essere irresistibile: piega la schiena all’indietro, ha tutte le intenzioni di procurarsi un altro orgasmo.
- Dio, che bello! - ansima, quasi tremando. Poi, d’improvviso, lo spegne e si alza in piedi. È bellissima, mi piace da morire, così nuda. I capelli neri le si appoggiano sulle spalle, lei li spedisce all’indietro con aria di sfida. Poi si sdraia sul bordo del letto.
- Adesso però leccami...
Mi avvicino e non esito ad affondare il viso tra le sue gambe. È fradicia! È oltremodo aperta, spalancata dal sybian.
- Sììì, leccami! - mi sussurra afferrandomi per i capelli e attirandomi a sé - dai, leccami, sìì, cosìì, sìì, lo so che ti piace farlo... specialmente quando sono già così bagnata...
Penso che voglia venirmi in bocca, ma poi capisco che non è il suo piano, quando mi allontana, dolce ma ferma: - Ora succhia quel cazzo, io intanto vado a prendermene un altro dal set.
Dall’emozione tremo leggermente, ma mi metto a leccare e succhiare il dildo che era stato dentro di lei: non ho paura di essere giudicato bisessuale, questo è un gioco che faccio solo per lei, un modo come un altro per ridurmi a oggetto sessuale, una fantasia comune a uomini e donne.
Non ha alcuna intenzione di farmi smettere, di sottecchi vedo che si sta masturbando con le dita e naturalmente si sta eccitando, come se qui fossimo in tre, due maschi e una femmina.
Dopo molti minuti di questa silenziosa scena, mi dice di staccarlo dalla sua sede, se voglio posso continuare a spompinarlo. Lei nel frattempo sistema un altro aggeggio sul sybian. Io chiudo gli occhi, immaginando che quello fosse un altro amante. Li riapro quando lei mi si avvicina e mi governa il dildo in bocca: - Prendilo in bocca, così... ti piace prendere il cazzo in bocca?
La guardo, ha uno sguardo veramente selvaggio.
- Oh Dio, adesso scopami - mi ordina tirandomi fuori dalla bocca il dildo - scopami, riempimi di sborra...
- Lo vuoi, così, subito?
- Scopami, scopami.
- Va bene, amore. Dopo ti lecco ancora...
- No, no - mi dice tra un tremito e l’altro, tra uno scossone e un colpo - quello che voglio è fottermi la figa con quello - mi indica il nuovo dildo, già pronto e ben più grosso (si chiama Large Insert) - e voglio usare la tua sborra come lubrificante, sono così eccitata, ahhh, sì, voglio fare questo, scoparmi quel cazzo con la figa fradicia della tua sborrata.
- Sì, sì, fallo, così è da vera troia...
- Volevi vedermi scopare con un altro uomo? Eccolo lì, tra poco.
Basta solo menzionare la mia fantasia di vederla fottere con un altro ed ecco che sono al limite.
- Io lo so che tu vorresti anche che un altro uomo ci riempisse a me e Matilde. È una fantasia che abbiamo anche noi... a volte penso di non essere capace a mantenere la parola data, sono troppo puttana e ho troppo voglia di farmi vedere troia godendo.
In quella vengo come una fontana, irrigidendomi ancora più, se possibile. Poi esco, lasciandola libera di correre al sybian, mettersi a cavalcioni, toccarsi per qualche attimo il clitoride guardandomi come a sfidarmi, come se non vedesse l’ora di fare a meno di me e di scoparsi l’”altro”. La sborra sta già colando sulla sella, ma lei si penetra con un colpo secco, come se non ci fosse altro al mondo, come se fosse l’ultima volta. Con le cosce spande la sborra sulla sella di pelle, ma non importa, lei non ha più problemi, il mostro è tutto dentro e la sta già squassando di piacere. Si sentono i rumori più laidi provenire dalla figa. Io sono seduto sull’orlo del letto e la guardo, ogni tanto la eccito con parole grevi, anche insulti. Lei sta letteralmente cavalcando come impazzita l’oggetto, ha lasciato andare per terra il comando, con una mano si pastrugna il seno, con l’altra si masturba il clitoride, ma sempre in modo che io abbia piena vista. Nel delirio, si accorge che sto ritornando ancora duro, allora mi chiama, mi fa inginocchiare, mi porge il seno da leccare. E intanto continua a cavalcare e masturbarsi gemendo.
- Mordimi un po’, ti prego.
È quello che le manca per esplodere in un secondo orgasmo disumano, durante il quale, tra le sue urla, mi devo trattenere dal morderle i capezzoli a sangue.
Poi si rialza, si adagia ancora sul letto, la pulisco ancora a leccate: lei ha un odore fortissimo, sembra reduce da una gangbang.
Mi fa inginocchiare ancora accanto al sybian e ancora leccarlo: - Il pensiero che tu potresti fare la stessa a cosa a un uomo mi fa impazzire...
- Adesso voglio provare qualcosa di nuovo - come se fino a quel momento ci fossimo annoiati. Afferra la borsa rossa nella quale erano imballati i dildo del sybian, ne estrae uno a forma di dito indice (c’è scritto che si chiama Finger).
- Voglio usare questo nel culetto... Ma prima c’è un’altra cosa.
- Cosa?
- Prima vorrei che lo provassi tu....
Beh, non è la prima volta che lei o Matilde mi fanno questo. Però adesso mi sembra un’altra cosa.
- Va bene - concedo.
Cambia l’attacco, va in bagno, torna con la cremina che mi spalma amorosamente. È il momento, mi siedo e mi penetro piano. Lei mi bacia, mi si struscia contro, poi prende i comandi e pian piano il cazzetto comincia a vibrare. Io godevo già del pieno che sentivo prima, adesso è un vero e proprio sballo. Non riesco a trattenere i mugolii e i gemiti di goduria. Lei mi porge la figa da baciare e leccare. Poi si gira e mi costringe a leccarle il buco del culo, ormai anche lui fradicio. Io vado su e giù con la lingua, anche se è dura concentrarsi lì con quello che sto provando.
Dopo un po’ di questo delirio, in crescendo, è il momento di scambiarsi. Dunque tocca a lei incremarsi ancora e impalarsi sul dito di plastica, che subito comanda di muoversi.
Seduto lì vicino la guardo prendere il suo piacere: sarà l’una di pomeriggio, Debra si sta avviando a grandi passi verso il terzo orgasmo della mattinata, ma sembra ancora essere all’inizio. Dopo un po’ il movimento lo comanda al massimo, il ronzio cresce e aumenta l’eccitazione del momento.
- Godo, godo con il culo, amore... non è grosso ma mi sta prendendo il culo... vengo... ahh, aahhh, vengo, sborro! Sìììì, dio che bello, dì che non mi hai mai vista così troia...
Non è vero, l’ho vista più volte, ma l’accontento. Mi limito a ricordarle quanto sarebbe stato bello se ci fosse stata anche Matilde.
Debra ora è sfatta, ma di testa vuole ancora godere perché è troppo eccitata, come le capita spesso vuole andare oltre, per il mio e suo piacere. Capisco cosa vuole, non c’è bisogno che dica niente. Perciò quando lei accenna ad alzarsi, stacco il ditone e rimetto al suo posto il dildo grosso.
- No, amore, no. Prendi nell’armadio il mio dildo nero.
In effetti è nerissimo e di differente consistenza, più duro forse.
- Ti piacerebbe vedermi trombare con un negro?
All’inizio non le rispondo, poi dopo qualche minuto in cui lei riprende a eccitarsi in modo rumoroso, sto al gioco: - Sì, mi piacerebbe vederti con un cazzone negro, anche se questo somiglia già molto. E poi mi piacerebbe avere anch’io la figa per poter prendere prima questo e poi quello vero mentre tu stai a guardare.
Sono eccitatissimo mentre dico questo, ho il cazzo duro impalato davanti alla mia pancia, sono impaziente di usarlo, a non sento alcuna gelosia per il mostro nero che in questo momento sta devastando Debra. Se lo sta manovrando su e giù, a cosce spalancate per il mio ludibrio.
- Sono vicina a venire - sibila Debra - sì, sono molto vicina. Mi fa anche un po’ paura, dev’essere grosso davvero, quest’orgasmo.
Allora la prendo per mano, le faccio abbandonare l’aggeggio, la sbatto sul letto con violenza, la penetro con forza. Lei mi accoglie come se non aspettasse altro. Ho il cazzo ben eccitato e grosso, ma comunque meno voluminoso di quello finto. Non sento quasi attrito, è un gran sciacquio.
- Troia, adesso basta con i cazzi finti. Senti questo - e le do dei colpi pazzeschi che lei si prende a gambe ripiegate, appoggiate sulle mie spalle, nel tentativo di prendere tutta quella violenza sessuale, tutto il mio amore, che è davvero smisurato per questa donna.
- Sìì, cosììì, sbattimi cosììì... ahh, ahh! Questo la macchina non me lo può dare... Spero che, ahh, ti sia piaciuto tutto lo spettacolo... ahh, io ho goduto come una vacca, ma adesso, arghh, vorrei restituirti tutto... Sìì, dai, ora, ché vengo...sì, vengo adesso, dai anche tu, ti prego, anche tu, con me....
E in quella le rovescio dentro la seconda dose di liquido, quella sborra che in quella pancia prima o poi costruirà qualcosa per il nostro futuro.
- Sei la mia donna... - dico sfinito - e sei l’amante più brava del mondo.
- Non abbiamo neppure fatto una foto... per Matilde, intendo - mi dice coccolandomi.
- Abbiamo ancora tempo... più tardi. A meno che tu non voglia farle il tipo di sorpresa che hai fatto a me...».
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