Matilde 07-24 - L’idea delle lettere

Debra è incinta di circa due mesi, ma come nel mio caso non si vede ancora nulla. Abbiamo per fortuna pance lisce e belle esattamente come prima. Entrambe abbiamo fatto visite di controllo dallo stesso ginecologo e sembra tutto normale. Per questo infatti siamo molto serene, anche se non ce la siamo sentita, in occasione del Natale e dei pranzi con i rispettivi familiari, di dire ancora niente. Infatti prima bisogna affrontare il nodo del nostro ménage, che certamente non sarà facile da far digerire, specialmente ai miei. In ogni caso è ormai diventato urgente e dovremo fare un summit per concordare una strategia.
Ormai la situazione è davvero insostenibile, il non aver detto nulla ai miei perché era Natale mi sa tanto di scusa bella e buona. Almeno Michele e Debra sono stati coccolati dalle rispettive mamme e anche, a dire di Michele, perfino da suo padre, un tipo abbastanza burbero ma evidentemente dal cuore tenero e pronto a diventare nonno.
Il mutismo imbarazzato di fronte ai miei contrasta fortemente con il mio aspetto florido, ho retto con forte difficoltà le due cene natalizie fatte tutti assieme. Non sanno nulla, non sospettano nulla... Anche Debra e Michele sentono forte questo mio disagio, a tal punto che a Capodanno abbiamo preferito starcene buoni buoni, quasi di nascosto a casa nostra. Abbiamo festeggiato, sì, moderatamente, abbiamo fatto anche qualche volta l’amore... ma non con la consueta irruenza. Dolci, amorosi, soddisfatti, ma evidentemente avevamo bisogno di un periodo di raccoglimento: senza problemi, comunque, e s’è visto qualche giorno fa quando ancora ci è piaciuto dar vita a una delle nostre fantasie. Per non parlare della volta dopo, quando abbiamo dato il meglio tutti e tre assieme. Non si può sempre vivere come abbiamo fatto nella prima settimana del dicembre 2003, quando in otto giorni solo io ho avuto almeno 38 orgasmi, sempre che non mi sia dimenticata qualcosa... (sono andata a rileggere il diario), viaggiando in ogni genere di eccesso.
È tutto il giorno che ci penso, senza riuscire a concentrarmi sul lavoro. Questa sera dobbiamo assolutamente concertare una strategia di comunicazione e già durante la cena affrontiamo l’argomento.
- Cosa facciamo allora? – chiede Debra con aria interlocutoria.
- Ti riferisci ai miei? – dico io, un po’ inutilmente.
- Beh, un po’ a tutto... tu devi dire che sei in incinta, che il padre è lo stesso del tuo ménage a trois di cui non si sa nulla e che anche l’altra donna è incinta. In più occorrerebbe precisare meglio il rapporto tra noi due... - riassume razionalmente Debra che sembra un po’ fredda, ma di certo non lo è dentro – Michele e io dobbiamo informare di questa famiglia a tre componenti e che lui diventerà padre di due figli (o magari di più) fatti con due donne diverse (e che queste si amano, vogliamo dirlo?).
- Anch’io ho pensato a lungo – riflette Michele – e mi sarebbe venuta una mezza idea, ma volevo prima parlarne con voi.
- Un’idea? Quale idea? – dice Debra curiosa.
- Secondo voi è meglio essere diretti e andare al punto, anzi ai vari spinosi punti, senza giri di parole, oppure è meglio essere prudenti e centellinare tutte le belle notizie? – temporeggia Michele.
- Secondo me quel che abbiamo da dire è talmente grosso che è meglio andare diretti. Sarà una mazzata, ma almeno sarà una mazzata sola, non uno stillicidio in cui oltretutto noi continueremmo a essere reticenti e impacciati – azzardo io.
- Bisognerà dire anche che questa storia dura da due anni e mezzo... - aggiunge Debra.
- Risparmierei l’intermezzo del tuo abbandono del tetto coniugale – umorizza Michele.
- Mi sembra il minimo... - dico io - e allora questa idea?
- Ho pensato che se ciascuno di noi raccontasse separatamente ai suoi interlocutori ciò che abbiamo combinato, oltre a tutto quello che certamente esploderà in loro e sopra di noi, ci sarebbe un grave ulteriore disagio dato dal non conoscere le altre persone protagoniste...
- E allora cosa vorresti fare, una bella scena tutti assieme e con tanta passione? – lo attacca Debra.
- No, pensavo a una serie di tre lettere, una per famiglia e recapitate assieme, alla fine delle quali proponiamo una serie d’incontri immediati per chiarire meglio in ambito familiare (e vedere se possiamo avere qualche alleato) e solo all’ultimo un incontro in plenaria.
- Non ti sembra un po’ da vigliacchi? – osserva Debra.
- Perché, finora? – dico io.
- Ci sarebbe il vantaggio di comunicare le cose spiegandole con i nostri sentimenti, con la forza delle parole scritte, senza però correre il rischio di essere impacciati di fronte al padre e alla madre che ti giudicano. Siamo grandi, possiamo fare quello che vogliamo, ma ferire i sentimenti degli altri (anche se noi possiamo giudicarli più che altro convenzioni) non ci va di sicuro. Io pensavo poi che alla fine di ciascuna di queste lettere (del figlio o figlia) ci fosse una rispettosa comunicazione, più o meno lunga, delle altre due persone, con tanto di firme e di foto.
- Pure le foto?
- Sì, pure le foto. Siamo o non siamo belli tutti e tre?
- Quindi se ho capito bene ciascuno di noi dovrebbe scrivere tre missive, una ai suoi e le altre due, magari più brevi, alle famiglie degli altri...
- Esatto.
- Io sono d’accordo...
- Anch’io.
- Ci diamo dei tempi?
- Siamo in ritardo già ora... credo che dovremo... che dovremo far presto.