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"Fantastica orgia in Villa"


di quartofederico
25.11.2020    |    17.130    |    8 9.5
"Spiegai che avevo bisogno di lui la sera del venerdì, sia in sala come cameriere e poi nel prive', per il resto del ricevimento..."


Rientrai che erano passate le sei.
Lasciai la macchina all'imbocco del viale e in punta di piedi entrai in casa.
Il silenzio mi rassicurò e mi rifugiai nel mio studio.
Mi stesi su quella specie di lettino e ritornai con la mente agli ultimi avvenimenti.
Ero ancora frastornato! Ero riuscito a far godere Leda e francamente anche lei aveva appagato i miei sensi. Volevo rilassarmi ancora un quarto d 'ora e poi avrei fatto una doccia per svegliarmi del tutto.
Invece mi addormentai! Mi svegliarono di soprassalto i rumori della sala.
L'orologio segnava le otto e dieci; era tardissimo, balzai in piedi e mi catapultai nel bagno del mio ufficio.
Ne uscii un quarto d'ora dopo; in accappatoio, varcai la soglia ed entrai in salone.
C'era Vittorio che stava mettendo in ordine.
"Ben tornato - mi fece - vuoi un caffè"
"Sì grazie, ma non urlare: non svegliamo gli altri" dissi
Avevo bisogno di un cambio di biancheria, ma la mia camera era occupata da quelle tre!
Il caffè lo bevemmo assieme e poi mi allontanai su per le scale e, facendo meno rumore possibile, entrai in camera da letto.
La porta era chiusa, girai la maniglia e spinsi.
Dormivano nude, tutte e tre abbracciate.
Maura a pancia sotto, in mezzo, tra Maria e Flavia. La penombra della stanza mi permise di arrivare al guardaroba e, in fretta, presi dal cassetto mutande, calze e una camicia.
Stavo per andarmene, quando Maria aprì gli occhi e, con un sorriso stracolmo di felicità, chiese:
"Buongiorno, amore mio, che ci fai qua?"
Non risposi e, quasi per darle l'illusione che stesse sognando, scappai fuori, richiudendomi la porta alle spalle.
Erano le nove di un giovedì che per me doveva essere di assoluto riposo: dovevo veramente ricaricare le cartucce.
Difatti per non essere indotto in tentazioni mi buttai a capofitto nel mio lavoro.
Maria fu la prima a fare capolino nel salone: erano passate le dieci, si fece preparare un caffè ristretto da Vittorio che buttò giù in un solo sorso.
Il rumore dei passi per le scale la distolse dai suoi pensieri.
Flavia e la coppia di ospiti le si avvicinarono e si sedettero pure loro al banco del bar.
Maura e Riccardo decisero di fare una passeggiata nel parco ed io ne approfittai per convocare mia moglie ed i due collaboratori per fare il punto della situazione.
La coppia che ci aveva sponsorizzato aveva confermato la prenotazione, mentre l'altra prenotata aveva disdetto.
Quindi con Niccolò eravamo in nove e forse ci poteva essere la nostra estetista e sicuramente Leda, ma loro non lo sapevano.
Con Vittorio feci un sopralluogo nel prive', riposizionando pure il palo per la pole. Il glory hole, che non sempre usavamo lo facemmo scorrere per constatare il buon funzionamento e poi addossammo il lettone alla parete in modo da avere più spazio davanti.
Era tutto pulito e ordinato, sul tavolino laterale una buona scorta di preservativi e due flaconi di gel lubrificante.
Diedi pure le disposizioni in cucina e poi mi richiusi in ufficio per fare diverse telefonate.
Chiamai Leda e le chiesi come andava.
Mi sembrò allegra ed entusiasta per la partecipazione alla serata del venerdì e sempre dandomi del lei mi confessò:
"Non mi giudichi una sfacciata, volevo dirle che da qualche giorno prendo la pillola, per cui.."
"Benissimo, sicuramente una parte della festa sarà dedicata a te" risposi.
Avevo bisogno per lo meno di un altro maschio: chi chiamare?
La fortuna mi stese una mano e forse io me ne presi pure il braccio: suonò il cellulare e all'altro capo una voce che riconobbi subito.
"Pronto boss, sono Salvatore come va?"
Salvatore! L'avevo conosciuto prima dell'estate e mi aveva chiesto se potevo impiegarlo in qualsiasi mansione. Faceva il meccanico, il lavoro era scarso e. per arrotondare, la sera si dava da fare come addetto alla sicurezza fuori dei locali e con il fisico possente era molto apprezzato.
"Ciao Salvatore, dimmi tutto" risposi
"Potrebbe aver bisogno di me per questo fine settimana?"
"Puoi passare oggi verso le sedici" chiesi
"Alle quattro in punto sarò a Villa Mary, grazie sempre" e chiuse la telefonata.
Salvatore, ovvero Sasà, era un ragazzone di una quarantina di anni, alto un metro e ottantacinque per una novantina di chili, carnagione scura, capelli neri e due occhi scuri che brillavano. Il classico maschio meridionale, sempre pronto a darti una mano, e sempre arrapato. Sposato con una sua coetanea, a detta sua molto schiva e timida, al contrario di lui che ogni occasione era buona per trasgredire. Aveva partecipato a qualche festa nel mio prive' e parecchie donne se lo erano contese.
Arrivò qualche minuto prima delle quattro e nella hall incrociò Maria.
"Buongiorno Signora, come sta?" disse in modo cerimonioso.
"E tu che ci fai qui? " chiese mia moglie, squadrandolo dalla testa ai piedi.
"Ho appuntamento con il boss" e, giratosi, mi vide e mi tese la mano.
"Vieni Salvatore e vieni pure tu" dissi rivolto a Maria.
Entrammo tutti e tre nello studio e feci accomodare l'uomo sulla sedia davanti la scrivania, mentre io, rimasto in piedi, lasciai la poltrona a Maria.
Spiegai che avevo bisogno di lui la sera del venerdì, sia in sala come cameriere e poi nel prive', per il resto del ricevimento.
"Non c'è problema; alle sette va bene? Come al solito giacca, pantaloni scuri e camicia bianca?"
"Ok, va bene" e stavo per accomiatarlo, quando intervenne Maria
"Mi raccomando barba ben rasata e fresco di doccia, abbiamo ospiti esigenti; inoltre scarpe nere e non quelle orribili di tela".
Se ne andò tutto contento e solo allora mia moglie mi chiese:
"Si può sapere cosa ti frulla in testa?"
"Ti fidi di me?"
"No, ma comunque sei per metà il proprietario e una volta tanto voglio fidarmi" rispose, con chiaro tono di scherzo.
Finimmo di mettere in ordine alcune pratiche in sospeso, e stavamo per raggiungere Maura e Riccardo, quando nel monitor di sorveglianza vedemmo l'auto di Riccardo fuori del cancello.
"Ma è Riccardo" disse concitata Maria e pigiò il pulsante del videocitofono per farlo entrare.
Gli andammo incontro e molto calorosamente lo salutammo.
Mia moglie gli si mise sottobraccio e si strinse a lui.
"Allora, tutto bene? Siamo contenti e non vedevamo l'ora che tornassi" gli dissi
"Anche io non vedevo l'ora di rivedervi, e - rivolto a Maria - a te come è andata?"
Si allontanarono sottobraccio verso la piscina, lasciandomi là impalato.
Soltanto in quel momento, mi accorsi di Maura che ci guardava dal viale.
Non era in compagnia del marito e in un attimo la raggiunsi. Riccardo era salito in camera per fare una doccia e cambiarsi e quello mi sembrò il momento propizio per farmi raccontare qualcosa della sera precedente.
"Allora? Ieri sera?" chiesi ansioso
"No, dai mi vergogno! Sono cose di donne e non riesco ad entrare nei particolari; ti dico solo che il gioco, è stato molto delicato e senza ruoli. Maria è una donna eccezionale, e mi ha saputo portare a un godimento tanto sottile quanto sublime. Flavia una dolce creatura, affezionatissima alla sua maestra e tutte e due mi hanno messo nel mezzo di un cerchio magico.
Una cosa posso dirtela: abbiamo ironizzato subito, su voi tre, dal come ci guardavate stupiti all'annuncio di Mary per il party, a come ci avete osservati rassegnati, quando ci siamo allontanate; - si fermò un attimo a riflettere e poi aggiunse - Per lo meno Vittorio e Riccardo"
"Ed io no?" chiesi
"Ti ho visto quando ti sei allontanato dalla villa" disse
Per un attimo mi sentii scoperto e volevo ribattere, ma lei fermò con la mano le mie parole
"Non lo sa nessuno e non lo dirò ad altri, ma non me la sento di tradire la fiducia delle mie amiche! Mi perdoni?"
Ero soddisfatto lo stesso e
"Grazie sei fantastica" riuscii solo a dire.
La cena, buonissima, a base di carne: arrosto di vitello cotto in pentola e affettato freddo, con contorno di cipolline in agrodolce e un misto di funghi champignon e galletti trifolati, il tutto accompagnato da un Brunello di Montalcino offerto dal nostro Niccolò.
Anguria annegata nella vodka come frutta e dessert.
Vittorio, a dire il vero, molto bravo al pianoforte, ci rese il resto della serata molto piacevole.
Maria e Niccolò non si staccarono un attimo, sembravano avessero mille cose da raccontarsi.
Maura mi concesse un ballo, mentre Flavia intratteneva Riccardo.
"Che fai stanotte - chiesi mentre ballavamo - mi sa che stasera il mio letto resterà semivuoto"
"Mi dispiace; stasera Riccardo vorrebbe restare solo con me" rispose
"Certo" risposi rassegnato, avevo sperato per lo meno in un invito nel loro letto.
Erano quasi le undici, quando gli ospiti si accomiatarono e Maria mi prese in disparte:
"Ti dispiace.."
Non le feci finire la frase e con un cenno del capo acconsentii.
Rimanemmo in sala solo io e Vittorio. in quanto anche Flavia si avviò in camera.
Cominciai a chiudere tutto, mentre il mio amico barman mi guardava da dietro il suo bancone.
"Dai non ti puoi lamentare - disse continuando a sfaccendare - Chi non chiava da più tempo sono io; non ti preoccupare ci rifacciamo domani."
Sinceramente mi rodeva un po', ma i patti tra me e Maria erano questi e tutti e due li avevamo accettati.
Anche questa notte avrei dormito nello studio.
Ero stanco, appena mi stesi mi addormentai.
Non so dopo quanto tempo, sentii, anche se lieve, un rumore sommesso di passi e proprio nello studio.
Rimasi fermo per ascoltare meglio, niente! Forse stavo sognando, e mi girai sul fianco per riprendere sonno.
Invece, nemmeno un minuto dopo si udirono di nuovo. Finsi di dormire.
Ma chi poteva essere?
Sicuramente chi si stava muovendo nella stanza era scalzo e prima di sorprenderlo e fermarlo volli farlo avvicinare ancora un po'.
Ormai era ad un passo dal mio letto e stavo per accendere la luce posta su un improvvisato comodino quando:
"Fatti più in là, fammi un po' di spazio" sussurrò
Era Maura! Mi spostai e lei si sedette prima di stendersi al mio fianco.
"Che ci fai qui, non dirmi che non riuscivi a prendere sonno?" le chiesi
"Sono venuta a controllare se c'eri. Temevo in un'altra tua fuitina" disse ironizzando.
Stesi la mano per accendere la lampada, lei mi bloccò e:
"Non ti piace stare un po' al buio con me? Riccardo dorme come un ghiro e mi sono sentita un pochino in colpa per la risposta che ti ho dato stasera, e poi mi andrebbe....."
Così dicendo si stese su di me e mi baciò sulla bocca.
Indossava un babydoll e sotto era nuda. Il contatto del suo seno sul mio petto mi fece indurire ancor di più il cazzo che stazionava ritto tra il suo ed il mio ventre.
Continuava a muovere il bacino, sempre incollati labbra su labbra.
Le tirai su la vestaglietta e mi trovai a contatto con la sua pelle.
Abbassò il braccio e se lo prese in mano.
"Ti prego dammelo, lo voglio dentro!" e così dicendo alzò il culo e se lo posizionò tra le grandi labbra della sua vagina.
Bastò una spinta simultanea e scivolò dentro fino alle palle.
Era bagnata, ma non solo dei suoi umori. Prima di entrare nel mio letto aveva, sicuramente, fatto l'amore anche con il suo uomo.
La cosa mi eccitò ancora di più e le spinte sue mi stavano portando al culmine del piacere. Dovevo fermarmi, uscire da lei, non potevo godere subito.
La strinsi e la girai sul letto. Ora era lei sotto di me, tenevo le sue gambe strette dietro la mia schiena.
Le carezzavo le natiche, e osai spingere un dito sulla sua ambrata rosellina.
Si irrigidì e aprì gli occhi, ma non me lo allontanò. Continuai a coccolare il suo ano, mentre spingevo il cazzo sempre più in lei.
Ormai eravamo partiti: lei non si controllava più, i movimenti divennero frenetici, sentivo pulsare la sua vagina, mordeva le mie e le sue labbra, era felice e così, con un urlo soffocato nella mia bocca, venne!
Il mio orgasmo giunse un attimo dopo, ma fu davvero violento, quasi doloroso. Sentii una scossa elettrica che, partita dal cervello e correndo lungo la spina dorsale raggiunse la pelvi: Furono, poi, tre o quattro contrazioni a portare fuori il mio liquido piacere!
Il nostro respiro affannoso era quasi sincronizzato, le pesavo addosso e la girai sul fianco, sempre tenendole il cazzo dentro.
Restammo così una decina di minuti, poi ci staccammo.
"Ieri sera con chi sei stato?" mi chiese con un tono difficilmente interpretabile
La baciai ancora e dissi "Stasera lo saprai"
Ormai era già venerdì.
Rimanemmo abbracciati fino all'alba, poi lei si alzò e scappò di sopra.
Restai ancora a letto per una buona mezz'ora, poi cominciai a prepararmi.
La giornata fu frenetica già dal primo mattino.
Leda mi chiamò, era eccitata, ma nel contempo nervosa; temeva una qualsiasi reazione di Maria, ma sia io che l'amica estetista riuscimmo a placarla.
Vittorio e Flavia si chiusero nel prive' per provare il numero al palo.
Il cuoco in cucina, pure lui molto frenetico, stava preparando il pranzo, ma era molto preso anche per la cena fredda.
Quelli meno coinvolti erano Maura, che mi aveva donato una notte di grande passione e Riccardo, che dopo aver goduto della moglie, si era buttato nelle braccia di Morfeo e, adesso, tutti e due avevano solo voglia di divertirsi.
Maria, già in pole position, dava direttive sia al cuoco che ai ballerini e Niccolò divenne la sua vittima preferita. Era fatta così, voleva la perfezione ed era sempre pronta a criticare sull'operato degli altri.
Per evitare qualsiasi suo rimprovero, mi allontanai dalla struttura per le ultime commissioni, e ne approfittai per incontrare la nostra estetista del cuore.
Era ancora in dubbio per una sua eventuale presenza, ma ce l'avrebbe messa tutta.
Passai per l'officina di Sasà e con lui studiammo un piano per far entrare in scena Leda: concordammo che sarebbe passato lui a prenderla.
Ritornai alla villa poco dopo mezzogiorno e. dal vociare allegro che veniva dalla piscina, si intuiva che era tornata l'armonia.
Mi unii a loro che mi stavano aspettando per l'aperitivo.
Dopo pranzo fu doveroso per tutti un riposino, e pure io mi concessi una buona ora di sonno.
Quando mi svegliai trovai Maria già alle prese con il suo guardaroba.
Aveva tirato fuori cinque o sei vestiti, che provava poggiandoseli sul corpo davanti allo specchio e alla fine scelse una maxi gonna color ocra con disegno floreale, lunga fino alle caviglie, ma con un vertiginoso spacco laterale.
Sopra una camicia bianca oversize con abbottonatura nascosta con ampie maniche a tre quarti. Una cintura in suede nero con borchie dorate le stringeva la vita. Orecchini pendenti in oro con perle bianche.
Ai piedi sandali bianchi con tacco, che davano un ulteriore slancio alla sua già gradevole silhouette.
L'intimo era davvero ridottissimo, un tanga color carne e un reggiseno a balconcino dello stesso colore.
Era bellissima e glielo dissi. Ero ancora steso sul letto, mi venne vicino e mi baciò.
"Ti ho un po' trascurato, amore mio, mi perdoni?" disse guardandomi con i suoi occhi scuri.
Non risposi, ma la strinsi ancora più forte a me.
Squillò il telefono interno, rispose Maria; era il cuoco che, avendo preparato tutto, prima di andar via voleva farci vedere il suo operato.
Scesi io e non potei far altro che congratularmi.
Vittorio, in pantalone nero , camicia bianca e scarpe di pelle nere, dietro il banco del bar controllava bicchieri e calici, per essere pronto a servire le bevande.
Erano quasi le sei, Flavia si diede da fare a preparare la stanza per gli ospiti prenotati. Sarebbero stati qui alle diciannove e trenta e c'era ancora molto da fare.
Dal mio studio attivai tutte le telecamere esterne di sorveglianza e accesi le luci sul viale.
Feci un'altra ricognizione nella sala antistante il prive', sistemai tutti i paraventi e accesi le luci bleu di cortesia.
Era tutto perfetto, avevo ancora il tempo di fare una doccia e radermi di nuovo. Incrociai per le scale Flavia che, con goliardia, mi fece le fusa tipo "gattina" in calore.
Indossava un vestitino copricostume trasparente e sotto un costume intero sgambatissimo.
"Sei ancora così, quando ti prepari?" le chiesi
"E' il mio abito per stasera! Appena in sala, tolgo il vestitino e sono pronta per il.... palo " rispose.
"Maria ti ha vista? E' d'accordo?"
"Certo, anzi ne è entusiasta" e si allontanò cacciandomi la lingua.
Mia moglie, seduta alla sua toeletta, si stava truccando, mentre io entrai in bagno e ci restai una ventina di minuti.
Indossai una camicia bianca fresca di bucato, pantaloni neri e giacca chiara, dopo di che scesi anch'io, pronto a ricevere gli invitati.
Maria aveva preparato le mascherine, da prassi le avremmo indossate tutti, per poi toglierle solo nel prive'.
Aspettavamo Maura e Riccardo che, stranamente, tardavano.
Maria voleva andare su per capire cosa stesse succedendo e, quando si decise e stava già sul secondo scalino, sentimmo chiudere la porta della loro camera.
La nostra amica indossava un tubino nero sopra il ginocchio e un top rosso, come rosse erano le scarpe con tacco dodici. Una collana di perle rosse, con stesso bracciale al polso destro; anche gli orecchini erano dello stesso tipo.
Davvero elegantissima e, mano nella mano con Riccardo, si affiancarono a noi.
Mi venne vicinissima e riuscii a sussurrarle la mia ammirazione:
"Stai benissimo! Stasera farai furore. Cosa indossi...?" facendo intendere, con un cenno della testa, sotto il vestito.
"Pizzo nero, sia slip che reggiseno" sussurrò con spiccata maliziosità.
Mi allontanai dalla compagnia ed ero nello studio quando arrivò un messaggio WhatsApp sul mio cellulare.
Era la nostra estetista che mi informava che sarebbe stata dei nostri, ma voleva sapere se poteva farsi accompagnare da un suo boy friend.
A lei non si poteva negare nulla!
Certamente, fu la mia risposta, e le suggerii di venire mascherati per potenziare la sorpresa.
Il campanello del cancello mi riportò in sala: erano arrivati Ornella e Antonio.
Fui io ad andare loro incontro e fargli strada, verso la villa.
Avevano un piccolo trolley e anch'essi, conoscendo la consuetudine, si erano mascherati.
Antonio, un bel sessantenne, alto, robusto, pochi capelli brizzolati, indossava un elegantissimo abito scuro di ottima fattura, e così entrò nella hall con sotto braccio Ornella.
Lei, più giovane del marito, non poteva avere più di cinquantacinque anni.
Una bella mora, alta un metro e sessantacinque che, con i tacchi alti delle scarpe, raggiungeva il marito; quarta di seno e un culetto prominente, che la rendeva decisamente desiderabile sia a noi maschietti che alle nostre femminucce.
Anche lei elegantissima: indossava un abito lungo in paillettes, di un colore grigio chiaro, stretto in vita da una cintura, doppia e intrecciata, dello stesso colore; il girocollo con strass sfaccettati e orecchini lunghi abbinati, completavano l'abbigliamento.
Mancava solo Sasà, e Maria, contrariata, me lo fece notare:
"Lo sapevo che era inaffidabile; quando arriva, mi sentirà!" fu la sua espressa determinazione.
Senza aver bussato, entrarono, dalla porta aperta del salone, due bellissime coppie.
"Chi si è portato dietro? - disse squadrando il ragazzo sconosciuto - Ne eri informato?"
In effetti sotto il braccio dell'estetista, c'era un pezzo di marcantonio alto e possente, avvolto in un paio di jeans che mettevano in risalto la sua virilità.
Flavia si girò ad ammirarlo e, di sottecchi, pure Maura gli rivolse una approfondita sbirciata.
Lei era vestita da gran puttana: solo un camicione color crema abbottonato davanti, mentre, da sotto, facevano capolino delle calze nere a rete.
"Ma io la conosco - disse la mia lei avvicinandosi alla donna - ma sei...?"
"Che piacere averti ancora qui; è da parecchio che non ci incontriamo" e si abbracciarono con affetto.
"E a te - rivolto a Sasà - ti sei portata l'aiutante?"
Allora intervenni io e, chiamando a raccolta la mia equipe, presi per mano Leda e toltale la mascherina con la veletta, la mostrai agli increduli spettatori.
"Ma è Leda?!" si udì quasi in coro
"Ebbene sì, è Leda che, grazie alle abili mani della migliore estetista di questa zona, ha subìto una particolare metamorfosi.
Si dice pronta ad affrontare il prive' e noi le offriremo questa possibilità!
"Ma sei magnifica; lasciati guardare" disse Maria, prendendola per mano e facendole fare un giro su sé stessa.
Indossava una ampia gonna con grandi pieghe a vita alta, che le arrivava al ginocchio, e sopra una blusa in satin lucido, con un ampio scollo squadrato e maniche voluminose a tre quarti. Ai piedi dei sandali in stile schiava romana.
Era davvero minuscola, ma aveva assunto uno sguardo abbastanza sicuro ed accattivante.
Si girò per guardarmi, aspettando un mio cenno di approvazione, che non potei di certo negarle.
"Sei stato tu a combinare tutto questo?" mi farfugliò tra i denti la mia mogliettina, ma mi sembrò per niente contrariata.
Gli altri quattro, che già si conoscevano, si erano accomodati in uno dei salottini e furono presto raggiunti da Maria, dalla sua amica e dal suo bodyguard.
Sasà si avviò al banco, dove Vittorio gli consegnò i vassoi con i drink, che furono serviti agli occupanti il separé e, tornato indietro, incrociò Flavia e Leda, che parlottavano.
"Posso esservi utile in qualcosa?" chiese quasi con palese galanteria.
"Per ora no! Senz'altro più tardi" rispose Flavia, strizzandogli l'occhio e si allontanò con l'altra donna, verso il retro del bar.
Chiesi a Vittorio e a Sasà di preparare il glory hole e fui io a guidare i maschi rimanenti, Niccolò compreso, nel prive'.
Capirono subito cosa volevo da loro, e mentre si spogliavano venne in loro aiuto Flavia che si fece circondare dai sei maschi e si dette da fare per indurire i loro cazzi. Era stupenda, inginocchiata con il cazzo in bocca di uno e altri due cazzi in mano, mentre gli altri tre si strofinavano sulla sua testa, viso e collo.
Ora toccava a me e, tornato nel salottino, chiamai Leda, che si unì a Maria, Maura, Ornella e all'estetista.
Presi da uno dei portaoggetti laterale delle bende e coprii gli occhi delle cinque donne.
Maria già esperta in questa pratica, seppur bendata, mi aiutò a condurre le altre nel locale del piacere.
Dai buchi del glory hole fuoriuscivano i cazzi dei miei compagni di bagordi, che Flavia provvedeva a mantenere in erezione. Quando noi arrivammo, si fece bendare e si mise in fila con le altre. Erano sei donne e dal glory hole fuoriuscivano sei cazzi. Io dovevo condurre il gioco, per cui mischiai tra loro le signore e poi ognuna di loro fu messa davanti ad un buco e le guidai a toccar con mano.
"Signore sono tutti vostri! Quando pensate di esser pronte potrete inginocchiarvi ed assaporare il maschio che vi si trova davanti. Io condurrò il gioco!"
Quasi contemporaneamente, ognuna di esse si abbassò e si appropriò di un pene.
Anche io, stando all'esterno, non sapevo a chi potessero appartenere quelle verghe, ma la passione che ci misero quelle sei scatenate, me lo fecero diventare durissimo. Mi spogliai in un baleno e fui pronto ad entrare in gioco.
Come il "comandante" di una quadriglia, dissi agli uomini di staccarsi dalla bocca della donna che avevano davanti e di passare alla prossima. L'ultimo avrebbe dovuto occupare il primo buco. Una specie di "Changer la dame".
Furono velocissimi e, in breve, le sei indiavolate ripresero il loro succhiare.
Completarono il ballo autonomamente, anche perché avevano capito le regole.
Per adesso l'unico rimasto senza donna ero io, ma mi sarei rifatto, di sicuro, al più presto.
Maria fu la prima a togliersi la benda e invitò pure le altre a fare altrettanto.
Maura e Leda erano rimaste, si fa per dire, a bocca aperta.
La prima per l'ambiente che la circondava; la seconda perché si rese conto di aver succhiato sei cazzi, diversi in meno di mezz'ora.
E proprio lei mi venne incontro e, con fare di profonda devozione, si prese l'incombenza di donarmi un po' di sollievo.
Si piegò in avanti e me lo baciò con passione, poi lo circondò con le sue labbra sottili e se lo fece scivolare in gola.
Le carezzavo il capo, e la guidavo con la mano.
Che strano vedere gli uomini nudi e le donne ancora vestite.
Fermai Leda e, sempre come comandante, proposi di formare le coppie, rimandando in campo anche lei.
Fu Maria che scrisse il nome suo e quello delle altre cinque protagoniste su altrettanti pezzettini di carta, che piegò. Chiamò Leda, che indossava una blusa scollata e fece scivolare i foglietti nel suo corpetto. Gli uomini erano in fila per il "chercher la femme" e il primo che allungò la mano fu Riccardo, che pescò proprio il fogliettino con il nome di Leda.
Il ragazzo dell'estetista si accoppiò con Maura; a Sasà toccò Ornella; a Vittorio, invece, il caso volle abbinargli l'estetista, che urlò per la gioia; a Niccolò capitò Flavia e, infine, l'ultimo bigliettino lo tirò fuori Antonio con il nome di mia moglie.
Ora le donne si misero davanti ai loro cavalieri, che iniziarono a spogliarle.
Gli abiti caddero ai loro piedi e rimasero tutte in slip e reggiseno, tranne Flavia che rimase con il costume intero e l'estetista di mia moglie, che indossava un bodystocking con spalle scoperte, aperto sul davanti dal monte di venere fino a dietro, e sotto niente.
Ormai lo show era partito! Flavia attirò a se Niccolò e con lui si diresse al palo. Una musica accompagnava la sua danza lasciva e, con il palo che si strusciava tra le gambe, si chinò e, quasi a bandiera, raggiunse con la bocca il cazzo del suo uomo. Non contenta si fermò, fece scendere le spalline e si tolse il body, rimanendo completamente nuda.
Ormai ballava con il palo che strusciava tra le labbra gonfie della sua vagina esacerbata e Niccolò, non riuscendo a starle dietro, si masturbava e si strusciava su di lei.
E le altre coppie?
Eravamo tutti intenti ad ammirare il sensuale ballo di Flavia, ma essendomi assunto il compito di guidare la "quadriglia", chiesi alle sei coppie di avvicinarsi al lettone.
Le sei donne si posero in ginocchio, con la testa verso il centro e con il culo ad altezza della bocca dei loro partner. Ognuno degli uomini si diede da fare per ricambiare il piacere finora ricevuto e, dai mugolii e gridolini che cominciarono ad aleggiare in sala, fu chiaro l'alto indice di gradimento.
Mi sedetti accanto a Ornella, che stava assaggiando la lingua di Sasà, che puntava deciso al buco del suo culo.
Aveva il cazzo durissimo, grosso più che lungo, tutto scappellato; il glande, di un colore rosso scuro, era lucido e imperlato di liquido trasparente.
La lingua, a mo' di spatola, dalla vagina, saliva su a titillare il foro increspato e, ad ogni passaggio, la donna sobbalzava sculettando a destra e sinistra.
Ora aveva poggiato la testa sul letto e, completamente prona, si stava aprendo le natiche con le due mani. Era un chiaro invito a farsi prendere là, a donargli il buchetto più intimo, e Sasà, da bravo amante, si alzò, stese la mano verso il tavolino dietro di lui, e prese il tubetto di crema. Se ne mise una bella dose sul dito medio e iniziò una lenta, ma efficace lubrificazione dell'ano, mentre con l'altra mano carezzava e massaggiava la pancia della femmina che aveva davanti.
Aspettò che fosse lei a fargli capire che era pronta e, alzatosi in piedi, prima strofinò il duro cazzo tra le natiche aperte, poi poggiò la cappella sull'orifizio e spinse: questa volta il grido di un gradito dolore fu percepito in tutta la sala.
Chi se la stava passando veramente bene era l'estetista, che si era gustata la lingua lunga e saettante di Vittorio nella sua figa e aveva guidato la riccioluta testa del barman, fino a che la sua lingua non l'avesse portata ad un primo portentoso orgasmo. Ma, quando Vittorio la girò e si mise tra le sue gambe, prendendo a chiavarla con una veemenza tipica della sua giovane età, fu allora che le fece raggiungere un orgasmo frenetico, squassante, totale.
Mia moglie ed Antonio se l'erano svignati dal lettone e si erano adagiati sul divanetto posto sull'altra parete.
Maria aveva poggiato le gambe, oscenamente aperte, sui braccioli del sofà e Il suo momentaneo partner si era inginocchiate tra esse.
Con la faccia immersa in quel meraviglioso dono della natura si stava beando degli umori che venivano fuori dalla profumatissima vagina di mia moglie.
Era uno spettacolo vederli e lei con la mano carezzava e nello stesso tempo teneva stretto a sé il capo di Antonio, che ormai allo stremo non aspettava altro che l'ordine per scoparla.
E, infine, giunse! Guidò lei stessa il cazzo durissimo e completamente scappellato verso la sua figa e lo fagocitò letteralmente dentro di lei.
Mi sembrò di udire un lamento, ma senz'altro non era di dolore, in quanto, immediatamente, lo incitò a cavalcarla fino allo sfinimento.
Gli ospiti d'onore erano sicuramente Maura e Riccardo, ed il caso aveva voluto che la neofita facesse parte del loro gruppo: Leda.
Riccardo la stava scopando sul lettone e, alla loro destra, Maura non si stava risparmiando con il bodyguard dell'estetista.
Le due donne erano attaccate, fianco a fianco, e si davano la mano mentre i maschi le possedevano con una veemenza quasi animalesca.
Urlavano di piacere e fu Maura ad allungare la mano per carezzare il seno florido della cameriera.
Il tocco fece accapponare la pelle della femmina che, ormai, non riuscendo più a controllarsi, si girò sul fianco, tirandosi dietro Riccardo, e cercò la bocca dell'altra donna.
I quattro formavano davvero un quadro d'autore, una plastica scultura che esprimeva tutta la sensualità del momento.
Ma, se le donne stavano esprimendo tutta la loro carica erotica, i due maschi non erano per niente da meno.
Riccardo era ben messo e stava possedendo Leda con colpi decisi e ben assestati, che la facevano sobbalzare dal letto.
L'altro più giovane non si stava risparmiando e Maura ad ogni suo affondo emetteva dei soffocati mugolii.
Credo che vennero tutti e quattro quasi contemporaneamente tra grida di piacere e movimenti scomposti e solo allora si accorsero della platea di spettatori intorno a loro.
In tutto questo, io, rimanevo ancora, solo spettatore e la cosa non andava affatto bene!
C'era una temporanea calma in sala. Specie tra i maschi, che avendo dato sfogo al loro piacere, stavano aspettando per ricaricarsi.
Ero seduto ai piedi del letto, quando sentii un solletico fatto con il piede di qualcuna delle signore.
Era Maura che, sempre abbracciata a Leda, mi stava invitando.
Mi feci scivolare lentamente e mi misi alle spalle della donna.
Ero durissimo e avevo bisogno di soddisfare le mie voglie. Cominciai a baciarle il collo, mentre allungai la mano a carezzarle il seno. Fu Leda a farmi spazio e mi permise di continuare l'esplorazione del corpo della mia ospite.
Maura girò il viso verso di me e mi baciò. Un bacio intenso, pieno di passione con la sua lingua che mi frugò tutta la mia bocca.
Il mio cazzo si strusciava tra le sue natiche e cercava un ricovero sicuro per eruttare la sua linfa.
"Lo desideri?" mi chiese, spingendo il suo culo verso il mio bacino.
"Molto, ma solo se tu ne sei veramente convinta" risposi.
Non rispose, ma continuò a sfregare il suo bellissimo culo sul mio ventre e poi, rivolta a Leda: "Mi aiuti?" chiese.
"Che devo fare?" chiese a sua volta, guardando negli occhi prima lei e poi me.
"Preparami tu, ti prego, ma fai piano" disse a Leda, che prese la crema dal tavolino.
Si girò e prona, con solo il culo in alto, aspettò che l'altra donna si avvicinasse.
Quest'ultima si mise tra le gambe divaricate di Maura e sparse sul forellino scuro del culo di Maura una buona dose di crema, che spalmò e poi spinse dentro il suo ano.
Poi mi si avvicinò e, abbassata la testa, prese in bocca il mio cazzo duro e scappellato.
Lo bagnò con la sua saliva, poi lo lasciò e si allontanò quel tanto, affinché mi potessi mettere dietro Maura.
La saliva e la crema lo fecero scivolare agevolmente nel retto della donna che più che un gemito, emise un rauco lamento.
Fui tutto in lei e mi fermai giusto in tempo per farla abituare, poi cominciai a cavalcarla, mentre lei si masturbava con una frenetica intensità.
Poi si sfilò da sola e mi volle sotto di lei.
Mi stesi e si sedette sulla mia verga che scivolò, di nuovo, nel suo ventre.
Mi dava la schiena e le carezzavo il culo, mentre lei andava su e giù sempre più velocemente.
La posizione non mi era molto congeniale per sborrare e, nonostante fossi eccitatissimo, esitavo ancora a venire.
Godette nuovamente e venne bagnando le mie gambe, ma voleva che pure io appagassi in lei i miei sensi.
Si alzò e si rimise a pecorina; rientrai nel suo culo, ormai, aperto e pronto a ricevere tutto il mio seme.
Leda ci guardava e sbavava masturbandosi. Ormai ero prossimo ed il mio grido di liberazione attirò la curiosità di tutti gli altri.
Le crollai addosso e tutti e due rovinammo sul letto.
Respiravamo all'unisono e, sempre attaccato a lei, ci girammo sul fianco.
Fu Maura a staccarsi lentamente da me, mentre un rivolo di sperma fece capolino dal suo ano.
Presi un fazzolettino e tamponai la fuoruscita.
Lei, sempre con gli occhi chiusi, si girò di nuovo e cercò la mia bocca.
Con la lingua da fuori leccò le mie labbra e poi la spinse dentro.
Il bacio durò poco, perché subito dopo, reggendosi la pancia, saltò giù dal letto e corse in bagno.
Leda voleva seguirla per aiutarla, ma lei la fermò.
E fu proprio Leda che mi si accucciò tra le braccia e sbaciucchiandomi mi sussurrò:
"Quando farai felice anche me?" Alludendo a quello che era successo, poco prima, con Maura. In ogni caso era la prima volta che mi dava del "tu".
Maura rientrò e mi si distese di nuovo vicino; ora mi trovavo tra le due donne.
"Tutto bene?" domandai
Rispose sì con un cenno del capo.
Vittorio aveva stappato una bottiglia di Prosecco e Flavia stava offrendo le pietanze che aveva preparato il nostro chef.
La festa non era finita e, sicuramente dopo una salutare pausa, i giochi sarebbero ripresi.
Riccardo e Maura restavano al centro delle nostre attenzioni e fu Maria che guidò Flavia, Ornella e la sua amica estetista verso il festeggiato.
Leda non fu chiamata, perché stava dolcemente lesbicando con la bella siciliana.
Sasà, Niccolò, Vittorio, Antonio e l'amico dell'estetista si avvicinarono a Maura e Leda che erano nel bel mezzo di un favoloso sessantanove.
Tre da un lato e due dall'altro, presero a carezzare le due donne con estrema delicatezza, visto che veleggiavano in un'altra dimensione.
Erano di fianco, ognuna con la testa tra le cosce dell'altra; ognuna con bocca e lingua in azione nella vulva dell'altra.
Da quest'altra parte, quattro bocche stavano leccando, succhiando, baciando, ogni centimetro di pelle di Riccardo che, beato tra le donne, si godeva il magistrale trattamento riservatogli.
Ora Maria gli succhiava il cazzo, mentre Flavia leccava il perineo, spingendo la lingua verso le increspature dell'ano, e le altre si alternavano a baciargli la bocca, leccargli i lobi delle orecchie, il collo, i capezzoli.
Era eccitatissimo e sussurrò ad Ornella che le voleva scopare.
Si staccarono, e tutte e quattro si misero a pecora sul bordo del letto; lui alzatosi le prese da dietro un po' per ciascuna.
Anche Leda e Maura stavano guardando la scena e fu la ospite d'onore a mettersi a novanta gradi, subito imitata dalla dolce camerierina.
Sasà subito si candidò per la figa aperta e luccicante di Maura, che lo accolse con un gemito di lussurioso piacere, mentre Antonio saltò sul letto e offrì il suo cazzo duro da succhiare: fu un autentico invito a nozze per Maura, che lo prese tutto fino in gola, quasi a strozzarsi. Niccolò aspettava il suo turno e si avvicinò e Maura, che prese a masturbarlo, giusto per tenerlo in caldo.
Leda aspettava e non tardarono ad arrivare anche per lei momenti di frenetica libidine: si ritrovò con il cazzo di Vittorio nella vagina, che già pulsava e, contemporaneamente, prese, prima in mano e poi in bocca, il cazzo del ragazzo dell'estetista.
La scena era di un erotismo unico; da una parte Riccardo, che passava da una figa all'altra, soffermandosi a carezzare tette e culi delle quattro donne e quelle che erano in attesa si sbaciucchiavano tra loro; dall'altra parte le due assatanate che chiavavano e spompinavano senza ritegno, come se non ci fosse un domani.
Volli entrare anch'io in partita e mi affiancai a Riccardo, che era appena uscito dal ventre di Ornella e in un sol colpo penetrai la donna.
Chiavammo così fino all'ultima femmina e, mentre il mio compagno di viaggio era nella figa di mia moglie, mi guardò, quasi a chiedermi il permesso, e poi sborrò tutta la sua crema nella mia donna.
Anche dall'altra parte si urlava di piacere e ad un tratto vidi Maura e Leda sfilarsi dai maschi e stendersi sul materasso. I cinque maschi si misero chi di fianco, chi tra le cosce, chi sulla testa delle due ninfe e cominciarono a masturbarsi per venire sui quei due meravigliosi corpi.
Non ricordo se mi invitarono oppure mi avvicinai di mia iniziativa, ma volevo esserci anch'io all'annaffiata generale.
Così, in pochi minuti, riempimmo di sperma facce, tette, pance e vagine delle femmine che mostravano, anche loro, evidenti segni di sfinimento.
Ci abbattemmo pure noi sul letto e, ci restammo per un buon quarto d'ora, cercando un minimo di riposo tra le braccia delle due donne.
Ormai, erano passate le due e, esausti e felici, ci rendemmo conto che era ora di abbandonare i bagordi e ritirarci nelle nostre camere.
Le due coppie di ospiti ci salutarono e si avviarono, abbracciati su per le scale.
L'estetista, il suo bodyguard e Sasà, recuperarono i vestiti e si avviarono all'uscita.
Leda fu invitata da Maria a restare e, mentre io chiudevo la villa, loro si diedero da fare insieme a Flavia e Vittorio, per mettere un po’ di ordine nel locale.
Niccolò si era già ritirato e quella notte, finalmente, dormii nel mio letto, tra mia moglie e la mia trasformata cameriera.

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