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Gay & Bisex

"Nel Buio Di Un Cinema A Luci Rosse - Seconda Parte"


di quartofederico
12.05.2023    |    11.400    |    16 9.8
"Rimasi impietrito, stavo tornando piano piano nel presente..."
Questo racconto, che mi appresto a scrivere, è il prosieguo di "Nel Buio Di Un Cinema A Luci Rosse", più volte sollecitato e postato lo scorso anno. Per chi non abbia letto la prima parte, forse sarebbe meglio che lo facesse.

Uscii dalla sala rosso in viso, e molto eccitato. L'immagine del nuovo amico, che succhiava il cazzo dello sconosciuto, prima diffidente nei miei confronti, che poi si rifugiava nella poltrona vicino alla mia e poi la promessa che mi avrebbe fatto assistere a qualcosa di più "eccitante", mi accompagnò praticamente fino a casa. Mia moglie non era ancora rientrata ed io scappai in bagno e mi lanciai sotto la doccia. L’acqua calda fece aumentare i miei bollori e quando la mia donna rientrò, mi trovo in bagno nudo che stavo asciugandomi e, da sotto l'accappatoio, fece più volte capolino il cazzo duro, che lei guardò di sottecchi, ma senza chiedere il perché. Comunque, a lei andò alla grande: quella sera a letto sfogammo assieme la nostra eccitazione.
La verità era che scopavo lei, ma avevo davanti agli occhi ciò che avevo vissuto al cinema. Godetti in lei, dopo che pure lei era venuta.
Scaricata la libido, pensai più serenamente all'accaduto. Ma, a dire il vero, più del pompino a cui avevo assistito, mi eccitava lo sconosciuto che prima di lasciare la sala, mi mostrava il suo arnese duro. Chi poteva essere? Sicuramente una persona impegnata, uno che lavorava nei dintorni; forse un avvocato, pensai, in quanto nella zona gli studi legali e notarili abbondavano e, per come vestiva, giacca e cravatta, poteva esser un abbigliamento adatto al proprio lavoro. L'anello al dito, che pure avevo notato, mi diceva che era sposato.
Ebbi un moto di ribellione mentale: perché mi interessava quell'uomo? Perché mi incuriosiva? Mica stavo diventando... e bloccai i miei pensieri. Non avevo mai avuto rapporti sessuali con un uomo, tranne... Ma erano giochi adolescenziali, quasi tutti rimossi. Non ci debbo ritornare in quel cinema e tentai di spegnere il cervello sull'argomento. Mia moglie venne in mio aiuto e, vedendomi assorto nelle mie elucubrazioni:
"Ma che fai, così imbambolato? A cosa stai pensando?"
"Niente, pensavo all'altra notte - mentii - Dobbiamo farlo più spesso!"
Non rispose, ma mi guardò con un'aria di sufficienza, quasi addossandomi la colpa della scarsa attività a letto.
Avevo festeggiato già il mio sessantacinquesimo compleanno e lei pure aveva superato i sessanta, ma era ancora una bella donna e quaranta anni di vita assieme, avevano ridotto le nostre curiosità e la nostra eccitazione. I giorni passavano veloci, solita routine: spesa al supermercato, giro al centro commerciale e, per tenermi impegnato, quando ero a casa, mi immergevo nei lavoretti da giardinaggio oppure davo una mano a mia moglie. Tutto andò bene, fino al giovedì mattina, giornata che, in assenza di mia moglie, impegnata al centro sociale, io me ne andavo a spasso o al cinema. Tutte le promesse fatte, non riuscii a mantenerle, per cui, appena lei uscì, mi preparai velocemente e presa l'auto raggiunsi la fermata della metropolitana.
Nel centro storico, mangiai una pizza e, a passo svelto, mi avvicinai al cinematografo. Di solito entravo in sala alle tre, ma ero arrivato un'ora prima. Ne approfittai per prendere un caffè e mi sedetti ad un tavolino del bar adiacente.
Di là potevo osservare il via vai della gente e l'entrata del cinema. E così fu, che lo vidi arrivare; si guardò intorno con fare circospetto, poi entrò. Ebbi un tuffo al cuore, pagai il caffè e, lentamente, mi avviai pure io. Prima di entrare, sbirciai dento: non c'era nessuno al botteghino e con i soldi contati entrai pure io. Presi il ticket e scesi lo scalone, cercando di scorgerlo. Prima nel salone dei monitor, poi nella saletta piccola, dove proiettavano film gay e infine entrai nella sala di proiezione. Prima di avere una completa visuale, dovetti abituarmi al buio e, da lontano, lo vidi. Era pure lui in esplorazione. Mi fermai ad un metro dall'uscita e, quando lo vidi tornare sui suoi passi, feci in modo da farmi notare. Mi fissò un secondo, poi uscì. "Vuoi vedere che mi sto facendo solo illusioni?" pensai, andando a sedere nell'ultima fila.
Altro che illusioni, non vedendosi seguito, ritornò e vidi distintamente che mi cercava.
Volevo scomparire, allora era davvero interessato a me? Che dovevo fare? Ma fu lui, quando mi scorse, a fare il primo passo, forse quello decisivo. La fila dove ero seduto era tutta vuota e lui, invece di entrare dal lato dove non c'era nessuno, chiese permesso e mi passò davanti, girato verso di me. Dovetti alzarmi per farlo passare e, viso contro viso, mi si strusciò addosso.
Si sedette tre poltrone più in là, ma continuò a guardarmi. Pure io, facendo finta di interessarmi alla proiezione, ogni tanto sbirciavo. Si rilassò e accomodatosi bene sulla poltrona, iniziò a toccarsi il pacco.
"Che fare?" pensai. Volevo allontanarmi, ma mi sembrò di avere il culo incollato al sedile e gli occhi che volevano guardare.
Lo dovette percepire e, con gran naturalezza e una sfrontatezza ancora maggiore, si allentò la cintura dei pantaloni e se li abbassò fino alle ginocchia. Il cazzo, duro, svettò; lo vidi distintamente e mentre lui cominciò a segarlo, io, immobile, puntai lo sguardo sullo schermo, facendo finta di disinteressarmi allo spettacolo live che stava facendo il mio vicino sconosciuto.
Forse deluso perché avevo distolto lo sguardo, forse perché un altro si era seduto nella nostra fila, si riabbottonò i pantaloni e si ricompose. Non nascondo che ero eccitato e non avrei mai permesso a quell'altro di intromettersi, per cui osai e, guardandolo, questa volta fisso negli occhi, mi misi pure io a pastrugnare sulla patta dei miei pantaloni.
Un lampo balenò nei suoi occhi e, alzatosi, mi si venne a sedere vicino.
"Sei duro? - disse - Posso..." e senza aspettare che gli accordassi il permesso, mise la sua mano sul mio cazzo ancora rinchiuso nelle mutande.
Ebbi un piacevole sussulto e lo lasciai fare. Fu bravo a sbottonare i pantaloni, e a far scivolare la mano fino a metterlo a nudo. Che stavo facendo, non succedeva dalla pubertà che un altro toccasse i miei genitali, ma ero impietrito e non dissi nulla. La manovra non passò inosservata. L'altro avventore allungò il collo per vedere lo spettacolo. Un misto di vergogna e di eccitazione albergava nel mio animo, nella mia mente, ma era troppo piacevole per farlo smettere. Era girato, sulla poltrona, verso di me, il viso quasi accostato al mio collo e il suo alitare dietro l'orecchio, mi stava eccitando ancor di più.
" Ti piace? - mi chiese - vuoi carezzare un poco anche il mio?"
Non risposi e, considerando il mio silenzio come approvazione, mi prese la mano e se la portò sul suo basso ventre.
Gli carezzai il cazzo duro, imitando quello che lui stava facendo a me. Era caldo e al tatto duro. Il pulsare delle vene che lo percorrevano, mi diedero la sensazione che stesse crescendo ancora di più, per effetto della mia carezza. Istintivamente, come fosse il mio, lo strinsi nella mano e solo allora mi resi conto di cosa effettivamente stessi facendo. Iniziai, senza vergogna, a segarlo, cosa che lui già stava facendo a me.
Non osavo guardarlo, ma la cosa cominciava a piacermi. Sgombrai la mente e mi stavo godendo quel momento, quando lui, di botto, mi fermò la mano e:
" Aspetta, fermati se no vengo!" mi bisbigliò nell'orecchio, mentre la sua mano lasciava il mio pene.
Rimasi impietrito, stavo tornando piano piano nel presente.
Mi accorsi che gli spettatori erano diventati due e, un po' per l'imbarazzo, un po' pensando fosse finita, mi apprestai a rimettere il mio cazzo, ancora barzotto, nei pantaloni.
"Aspetta, non vuoi più?" argomentò
Ormai mi ero raffreddato e stavo quasi per alzarmi, quando il mio uomo, comprendendo il mio stato d'animo, per scongiurare una sconfitta:
"Ti va di andarcene fuori e parlare un poco?" riassettatosi pure lui...
Feci cenno di sì con la testa e insieme uscimmo dalla platea.
Ci sedemmo nella sala dei monitor, completamente vuota.
" Vuoi un caffè?" mi chiese. Non risposi, ma guardandolo alla luce che filtrava dai due finestroni, mi resi conto che, tutto sommato, era un bell'uomo. Alto e grosso, con poca pancia ed un bel viso pulito e sbarbato. Vestiva una giacca blu, su un pantalone grigio scuro, camicia bianca e cravatta bordeaux. Anche le mani erano curate, le unghie tagliate da una professionista, ma senza smalto. Mi venne da sorridere e lui:
"Perché ridi?"
"Niente, pensavo che non ci siamo nemmeno presentati. Comunque mi chiamo Luca: piacere" e gli stesi la mano.
"Hai ragione, che sciocco. Massimo piacere mio" replicò.
Si allontanò e si diresse alla macchinetta che distribuiva caffè e lo seguii con lo sguardo. Davvero mi interessava? Volevo sul serio continuare? E fino a che punto? Non finii nelle mie elucubrazioni, che ritornò con due bicchierini di caffè. Lo sorseggiai lentamente, lui mi si sedette vicino e:
"Lo sai che ti notai subito il mese scorso? Pensai subito come fare per attirare la tua attenzione."
"Sei sposato?" chiesi
"Separato da due anni. Vivo solo, se è questo che vuoi sapere!"
“E l’anello?” non rispose
Non era mia intenzione conoscere la sua vita familiare, ma dovevo pur trovare il modo per entrare in argomento.
"Se ti dicessi che è la prima volta che tocco un uomo, mi crederesti?"
"Certo, perché non dovrei? Io, fino ad un paio di anni fa, mi trovavo nelle tue stesse condizioni. Desideravo provare e non avendo il coraggio di approcciarmi direttamente, aspettavo che mi si presentasse l'occasione"
"E l'occasione come si verificò?"
"In una galleria d'arte. Esponevo alcuni quadri ed un gallerista, mi sembrò molto interessato ai miei dipinti!"
"Sei un pittore?"
“Anche, ma insegno storia e filosofia in un liceo e mi diletto a dipingere. Comunque, più che alle tele, era interessato a me e non gli volle molto a convincermi a provare. Lo invitai nel mio studiolo e il discorso, non ricordo come, scivolò sul sesso, sulla trasgressione. Comunque, con lui ho provato tutto, sia da attivo che da passivo".
"Tutto, vuoi dire...?"
"Sì, tutto, compresa penetrazione"
"Giovane?" chiesi curioso.
"Sopra i quaranta, sicuramente. Io ora ne ho cinquantaquattro, fatti i conti"
Rimasi ammutolito e pensieroso, poi:
"Perché hai pensato a me? - chiesi - Io non ho mai avuto esperienze omo" riconfermai.
Rispose il suo sguardo. Percepii un misto di ammirazione e di eccitazione, che mi procurò un inatteso piacere. Allungò la mano e sfiorò la mia gamba:
"Andiamo di là, vuoi?" chiese in un soffio.
"Dove?" chiesi curioso.
"Sopra, in galleria, là è più tranquillo".
Si alzò ed io lo seguii come un automa.
Nel corridoio incrociammo lo sguardo di un paio di avventori, che, sicuramente, intuirono quello che da lì a poco sarebbe successo. Mi precedette sulle scale e, posando lo sguardo sul suo didietro, ebbi la tentazione di toccarglielo. Quello che mi stava accadendo, anche se fuori i miei canoni, cominciò a piacermi!
Ci sedemmo in ultima fila, quasi al centro delle poltrone. Quando gli occhi si abituarono al buio, notammo un'altra "coppia", che si stava trastullando. La sua mano aveva raggiunto la mia patta e lo lasciai armeggiare, fino a quando non me lo tirò fuori. Era duro e questo lo incoraggiò. Non credevo fosse così piacevole, la lenta sega che mi stava donando e, quando mi sbottonò la cintura, lo aiutai ad abbassarmi i pantaloni. Rimasi in slip e con il cazzo duro e scappellato, che usciva di lato. Poi notò la perla trasparente che sovrastava il meato e, senza chiedere permesso:
"Questa non posso perdermela" disse, abbassando la testa e cacciando la lingua.
Ebbi un fremito, un brivido lungo la schiena, ma lui, dopo averla leccata e sorbita, alzò lo sguardo e, incrociando il mio, riprese a segarmi.
Comunque questo era il preludio di un pompino che non vedevo l'ora che iniziasse. Ero pronto, lo percepì, forse da come mi ero sbracato sulla poltrona e, prima un bacio sul prepuzio, poi la lingua sul glande, fu l'inizio del mio, ma anche del suo piacere.
La lingua percorse il mio cazzo in lungo e in largo; mi aveva tirato anche le palle fuori dalle mutande e la sua bocca lambì a lungo anche quelle. Poi risalì sulla cappella e, dopo un altro paio di bacetti, la prese in bocca. Ero frastornato, il mio pene non veniva succhiato da una vita, mia moglie aveva smesso di farmelo, credo, da dopo esserci sposati. In realtà non le era mai piaciuto e cessò di farlo quando, una volta, non riuscii a trattenermi in tempo. Da quel momento, al solo provarci, mi arrivavano epiteti ed ingiurie che mi convinsero a soprassedere. A lui, invece, piaceva eccome! Era partito in quarta, leccava e succhiava da tirarmi fuori l'anima. Ad un tratto si fermò:
" Fammi riposare un attimo: così abbassato mi sento senza fiato" sussurrò, mentre riprendeva a carezzarlo. Pensai bene di alzarmi e, in piedi, tra le sue gambe aperte e con il culo poggiato sullo schienale della poltrona davanti, glielo offrii di nuovo. Non se lo fece ripetere e, questa volta, eravamo decisi, entrambi, di andare fino in fondo. Mi stringeva a sé con una mano dietro il culo, mentre con l'altra impugnava alla base lo scettro.
"Cerca di non sporcarmi" bofonchiò, alzando gli occhi e intuendo che non ero lontano dal godere. Aumentò il ritmo e, quando mi sentì irrigidire, invece di scostarsi mi strinse più forte e si fece riempire la bocca di tre o quattro schizzi pieni e potenti.
Ero in estasi, sentivo distintamente la sua lingua muoversi, come a voler ingoiare il denso liquido. Mi sospinse con delicatezza e fece uscire il cazzo, ancora mezzo duro, dalla sua bocca. Prese un paio di kleenex e sputò parte del misto saliva/sperma, per poi, inaspettatamente, riprendere il pene di nuovo in bocca, ripulendolo della residua sborra che ancora secernevo.
"È la più buona!" affermò, continuando a far roteare la lingua.
Ero infiacchito, ma contento: non credevo proprio che potesse esser così bello.
"Vado in bagno a pulirmi il viso" disse e si alzò.
Lo seguii e, mentre lui si lavava mani e volto, io mi apprestai a far la pipì. Lasciai la porta aperta e lui, dopo essersi asciugato alla meglio, mi venne vicino.
"Ti è piaciuto, vero?" chiese a conferma del mio godimento.
"Molto, sei stato molto bravo, mi dispiace che tu non abbia sborrato" replicai.
"Non ti preoccupare! Stasera, a letto, pensando a te, mi faccio una sega - e dopo un attimo di esitazione - che dici se, giovedì prossimo, il film porno ce lo gustiamo a casa mia?



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