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" La mia prima vera.... esperienza"


di quartofederico
18.12.2020    |    17.885    |    19 9.2
"Poi lui fu trasferito in un altro ufficio, lontano sia dal mio ufficio che da casa mia e non ci rivedemmo più..."
"La mia prima esperienza vera....esperienza" è il continuo del racconto
"Galeotto fu il...-giornale"

Ci lasciammo con la promessa che mi sarei fatto sentire al più presto, e mi avviai a casa.
Lungo il tragitto cercai di non pensare; volevo godermi le sensazioni provate.
Avevo ancora in bocca il sapore del suo sperma: un gusto un tantino salato, con un odore di muschio abbastanza penetrante.
Ripensai all'incredulità di Luigi, che non credeva fosse la prima volta, a come si ricompose, uguale a come lo avevo fatto io con le donne; e a come mi rivestii io, proprio come avevo visto fare alle donne da me conosciute.
E poi non avevo avuto una vera erezione e mi ero bagnato solo di quel liquido trasparente che precede l'eiaculazione.
Arrivai a casa e guardandomi allo specchio mi resi conto che avevo il viso ancora impiastricciato e anche la camicia portava i segni della sborrata di Luigi. Mi tolsi tutto e, dopo aver abbondantemente pisciato, mi misi sotto l'acqua calda della doccia.
Ero ancora eccitato e carico, mi bastò solo carezzarlo che divenne durissimo e venni spruzzando e colando tutta la crema trattenuta durante il bellissimo pomeriggio.
Mi trattenni dal chiamarlo per tutto il resto della settimana; volevo far aumentare la carica erotica e il desiderio e, solo il lunedì successivo, composi il numero.
"Ueh, che fine hai fatto?" riconoscendo la mia voce.
"Ho avuto problemi in ufficio" mentii.
"Oggi non posso, domani ti va?" chiese.
"Ok, allora ti devo richiamare?"
"No appuntamento alle quattro, al solito posto" e chiuse.
Comunque, ormai avevamo raggiunto l'intesa di incontrarci il martedì e il copione era quasi sempre lo stesso, con l'unica variante che ora ci mettevano completamente nudi; a lui piaceva molto vedermi in ginocchio davanti a sé, in modo da poter carezzare il mio capo. Per me era il miglior modo di spompinarlo, anche perché aumentava il senso di sottomissione al mio bel maschio.
Inoltre, non tentava nemmeno più di staccarsi: concludeva sborrandomi in bocca, poi aspettava che io sputassi, per poi rimettermelo in bocca allo scopo di farselo ripulire. Dal nostro primo incontro, erano passate quattro settimane e un bel martedì, dopo che aver concluso, e mentre ci rivestivamo, con me piegato in avanti per calzare i mocassini, sentii la sua mano carezzare il mio culo.
Trasalii, ma stavo aspettando questo contatto dalla prima volta, quando fuori l'arenile ci segammo. Non glielo dissi e quando mi strinse forte da dietro, mi disse:
"Che ne dici, la prossima volta ci proviamo?"
Stavo per rispondere, ma mi mise la mano sulla bocca e mi fermò.
"Non ora! pensaci e me lo fai sapere lunedì"
Il mio corpo non aveva dubbi, lo voleva; la mia mente, invece, cominciava, come al solito, a porre ostacoli.
Quella sera, nel mio letto, non facevo altro che ampliare gli interrogativi che mi stavo ponendo.
Era la mia prima volta: non l'avevo fatto mai con nessuno, nemmeno da attivo.
Mia moglie si era sempre rifiutata, aveva paura del dolore, perché, diceva, era strettissima. Una volta che aveva provato con un suo ex, mi disse, era bastato solo la punta per farla gridare per il dolore.
E se pure io, la prima volta, avessi sentito troppo dolore?
Provai a mettere un cuscino sotto il culo ed alzai le gambe.
Mi vedevo riflesso nello specchio dell'armadio e tenendomi le natiche aperte con le due mani, mi apparve il forellino del culo chiuso e bel disegnato.
Sempre in quella posizione feci scivolare il medio della mano destra e cercai di forzare l'ano. La sensazione, seppure nuova, mi piaceva, tanto che bagnai il polpastrello con la saliva e cercai di nuovo di entrare nel mio sfintere.
Dopo averlo massaggiato un pochino e cercando di spingere con la pelvi, la falange del medio entrò, ma, a malincuore mi fermai; non era giusto proseguire, volevo che fosse Luigi a continuare.
Ormai ogni sera mi segavo immaginando di essere sotto o sopra l'uomo e con il suo cazzo dentro di me e bastavano due minuti per farmi sborrare a fiotti.
Il lunedì, come da accordi preso con Luigi, gli telefonai e lui, felicissimo di sentirmi, mi chiese se per il giorno successivo potevo trattenermi con lui qualche ora in più.
"Tengo il pomeriggio libero ed ho trovato una location più consona, anche se non vicinissima come l'altra" riferì
"Di cosa si tratta?" chiesi
"E' una casa arredata che si fitta, tengo le chiavi. L'unico problema ci vorrebbe un lenzuolo da mettere sul letto e due federe per i cuscini, puoi procurarli tu?"
Su un letto? Era quello che sognavo.
"Certo, le prendo da casa" risposi
"Allora domani stessa ora e stesso posto" e senza aspettare mi salutò e abbassò la cornetta.
Come ormai da diversi lunedì, la sera a letto non mi segavo. Dovevo e volevo essere più carico, per incontrarmi con Luigi. Presi dall'armadio un lenzuolo e due federe e le misi in un bustone a portata di mano.
Il martedì mattina mi alzai un ora più presto del solito, avevo letto da qualche parte che era cosa saggia pulire non solo l'esterno ma anche l'interno del corpo.
In farmacia avevo comperato dei micro clisteri con glicerolo camomilla e malva, e subito dopo aver fatto la pipì mi piegai in avanti sul bidet e ne praticai uno.
In attesa dell'effetto andai in cucina e preparai il caffè e tempo dieci minuti dovetti correre in bagno.
Mi sentivo abbastanza svuotato per cui mi feci la doccia e mi preparai per uscire.
In ufficio, le ore di mattina e pomeriggio sembravano eterne e, a ridosso dell'orario di uscita, feci un'altra capatina in bagno per verificare che era tutto a posto.
Marcai il cartellino e arrivai all'appuntamento con un notevole anticipo.
Non volevo rimuginare, avevo paura di un ripensamento e fortunatamente il mio amico arrivò in tempo per bloccare le mie ultime perplessità.
"Dove andiamo?" chiesi con un filo di voce, uscendo dal piazzale
"Gira a sinistra e vai sempre diritto" rispose
Ero silenzioso mentre lui mi guardava insistentemente.
"Che c'è, come mai così taciturno, qualche perplessità?"
"No, solo un po' di paura, ma credo sia normale; ho deciso di proseguire in questa esperienza e sicuramente non sarà il timore del dolore che potrò provare a fermarmi" replicai.
Mi sorrise e mi fece una carezza sul collo.
Arrivammo a destinazione in una mezz'oretta.
Entrammo in un cortile e lo attraversammo fino alla porta di ingresso di questo appartamento.
Luigi che stava al mio fianco, fece girare la chiave e mi precedette in un piccolo ingresso.
Accese le luci e ci dirigemmo nel tinello. Veramente era ben arredato, un bel divano su una parete, un tavolo tondo con quattro sedie e una cucina nell'angolo in fondo.
Sull'altra parete si aprivano due porte, una portava nel bagno, l'altra in una camera da letto.
Tutto molto pulito con mobili nuovi, compreso il materasso sul letto matrimoniale e anche il bagno era stato igienizzato da poco.
Mi tolse il bustone con il lenzuolo dalle mani e insieme facemmo il letto.
Come piaceva a lui, mi spogliai mentre lui, seduto, mi osservava. Stavolta, quando rimasi in slip, disse in tono autoritario:
"Girati e abbassali lentamente".
Obbedii, mi girai e, piano piano come mi aveva chiesto, feci scivolare le mutande lungo le cosce.
Prima un piede poi l'altro le sfilai e mi abbassai per raccoglierle. Si era alzato e fu allora che, così piegato, sentii le sue mani cingermi i fianchi.
Ero teso come una corda di violino e, con lui dietro di me, correvo davvero il rischio di svenire per la troppa emozione.
"Stai rilassato, un bel respiro e aspettami sul letto; vado a fare pipì, tu devi farla?
Scossi la testa in segno di diniego e mentre lui si allontanava mi stesi supino sul letto.
Cercai di respirare profondamente e quando lui, dopo qualche minuto, mi raggiunse ero più sereno e rilassato.
Si spogliò e si adagiò sul letto, rimase così immobile qualche minuto, poi si girò e mi fece sentire il suo cazzo duro sul mio fianco.
"Che dici facciamo prima un po' di preliminari?" chiese, ma io la percepii più come un'imposizione che come una domanda.
"Sei tu che dirigi, dimmi cosa vuoi che faccia?" risposi in tono sottomesso.
Mi attirò a sé e mi fece stendere su di lui, ventre contro ventre, cazzo contro cazzo. Eravamo tutti e due eccitatissimi, con due cazzi duri che si stavano strofinando sulle nostre pance.
Lui mi teneva incollato al suo corpo, stringendomi per le natiche, e me le carezzava con delicatezza.
Mi fece girare a sessantanove e gli presi il cazzo in bocca. Lui spinse la sua faccia sotto il perineo e spinse la sua lingua a lambire l'ano. Il contatto della sua lingua mi fece sobbalzare e cercai di rilassarmi il più possibile per favorire i suoi baci.
Succhiavo il cazzo duro del mio amico che già era imperlato di liquido chiaro, e massaggiavo i suoi testicoli che erano belli pieni nella sacca dello scroto.
Mi fermai di scatto, quando una sensazione di umido mi arrivò dal buchino del mio culo: Luigi lo stava lubrificando con una abbondante dose di vasellina.
Ormai era imminente: un dito entrò tutto nell'ano, accompagnato da un mio soffocato lamento e mi alzai dal sue ventre.
"Sei pronto?" disse, sedendosi sul letto e prendendo i due cuscini che posizionò al centro del materasso.
"Come devo mettermi?" chiesi timidamente, guardandolo negli occhi.
Mi fece inginocchiare accanto ai cuscini e mi fece piegare in avanti tirando su il mio sedere.
Avevo la pancia poggiata sui cuscini e girando la testa lo vidi in ginocchio dietro di me e si stava spalmando un bel po' di vasellina sull'asta, partendo dalla sua cappella gonfia.
Si avvicinò fino a toccare con il glande il solco delle mie natiche.
Temevo il dolore, quello fisico, ma nel contempo non aspettavo altro che mi rompesse il culo!
Ero veramente alla sua mercé! Questo mi eccitava ancora di più, tanto da spingermi ad osare: buttai il corpo all'indietro aprendomi le natiche con tutte e due le mani, facendogli così capire che lo volevo, che avrei sopportato la penetrazione.
E fu a tal punto che sentii la sua cappella poggiarsi sull'ano e la sua spinta per entrare in me.
Era troppo grossa, non riuscì al primo attacco e Luigi, tornando a smanettarselo, lo riposizionò sul forellino grintoso del mio culo.
“Dai cerca di rilassarti di più, faccio piano e tu premiti come…”mi diceva carezzando il mio buchetto.
E solo dopo qualche minuto riprovò.
Questa volta ero davvero più rilassato e ben propenso a farlo entrare, per cui, spingendo la pelvi come mi aveva suggerito, fui più aperto e la testa del suo pene varcò l'anello dello sfintere.
Chiusi gli occhi e mi morsi le labbra. Il dolore era davvero troppo, ma il mio uomo si fermò e seppe aspettare che mi abituassi.
Dopo un paio di minuti, sentendomi pronto e tenendomi le natiche sempre ben aperte, spinsi all'indietro il bacino e lui scivolò per una buona metà dentro il mio ventre.
Il dolore, seppure più sopportabile, continuava ad irradiarsi dal buco del sedere alla pancia e, sempre lamentandomi, mi spinsi ancora più dietro e lo presi tutto nel culo.
Come si sentì tutto dentro di me, Luigi cominciò a scoparmi.
Il dolore si stava trasformando; un calore mi stava possedendo, il piacere saliva fino allo stomaco. Avevo la bocca aperta e un rigolo di saliva mi colava dalle labbra. Tenevo gli occhi chiusi non volevo deconcentrarmi, non volevo smarrirmi in altre sensazioni.
Quella che di più dominava la mia mente e mi dava più piacere, era la percezione che quella via, che di solito ha la funzione di espellere, ora stava accogliendo. Quello che provavo era un piacere che si alternava alla delusione, nel momento in cui il cazzo si ritirava, e viceversa, per l'azione del coito; si trattava sia di piacere fisico che mentale e che si accavallavano.
Mi resi conto che il mio cazzo, prima durissimo tra le mie gambe, era diventato una minuscola cosa pendente tra le palle, che sobbalzavano ad ogni spinta di Luigi.
Il ritmo della cavalcata stava aumentando di intensità. Luigi mi teneva per i fianchi e mi chiavava come fossi una femmina.
Una sua mano si spinse a carezzare i miei miseri genitali, quasi come si titilla il clitoride di una donna.
Ormai era al culmine del suo piacere e voleva sborrare.
"Vengo, vengo, vengo!!!!" gridò
E riversò nella mia pancia tutta la sborra che si era accumulata nei suoi testicoli.
Le contrazioni del suo cazzo, forse stimolando la mia prostata, mi procurarono un orgasmo fisico/mentale che fece esplodere pure il mio cazzo moscio.
Si accasciò su di me e cademmo, uno sull'altro, sui cuscini messi in mezzo al letto.
Il nostro respiro a mano a mano cominciò a diventare regolare e spostandosi di lato si sfilò dal mio ventre.
Rimanemmo così abbracciati per non so quanto tempo, poi guardando l'orologio ci rendemmo conto che erano passate quasi due ore e che bisognava rivestirsi e ritornare nel mondo reale.
Mi alzai io per primo e, mettendomi ritto, sentii che qualcosa colava dal mio didietro.
Mi pulii prima con un fazzolettino di carta e poi tirai fuori dalla tasca del pantalone un fazzoletto di stoffa, che mi ero premunito di portarlo con me.
Lo piegai e, a mo' di assorbente che le donne usano quando sono indisposte, lo misi nello slip.
Luigi era ancora steso e mi guardava mentre mi stavo rivestendo.
"Ti è piaciuto?" mi chiese
Annuii con un cenno del capo, mentre lui si alzava dal letto.
"Martedì prossimo lo rifacciamo? Magari ti prendo dal davanti, così posso guardare il tuo viso mentre ti penetro, che ne dici?" domandò.
"Lasciami il tempo di elaborare quello che ho provato, ma in linea di massima mi sta bene" risposi.
Prendemmo dal letto lenzuolo e federe e lasciammo l'appartamento.
In macchina evitò di ritornare sull'argomento, per non crearmi imbarazzo e gliene fui molto grato.
Lo lasciai al solito posto e prosegui per casa; avevo bisogno del bagno e quando mi spogliai, prima di buttarmi sotto la doccia, mi sedetti sulla tazza e scaricai il resto della sua crema.
In quell'appartamento ci andammo solo un'altra volta, poi fu affittato.
Ci arrangiammo nella casa spoglia dei primi incontri e, pure là, un po' a pecora sulla poltrona e un po' steso sul tavolo, ci godemmo altri goduriosi incontri di sesso.
La storia con Luigi durò fino a quando mia moglie non partorì e tornò a casa.
Poi lui fu trasferito in un altro ufficio, lontano sia dal mio ufficio che da casa mia e non ci rivedemmo più.
Comunque, aveva lasciato un bellissimo ricordo di sé e lo incontrerei, di nuovo, molto volentieri.
Ritornai in me e mi accorsi di essere, ancora nel sottotetto.
Ora dovevo darmi da fare nella pulizia della soffitta: non poteva più esser rinviata!


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