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Gay & Bisex

"Un'avventura molto particolare"


di quartofederico
12.05.2021    |    16.584    |    14 9.4
"Questo è tutto! Se te la senti, la nostra camera da letto è a tua disposizione"..."
E' proprio vero! Una volta che l'hai provato e ti è piaciuto, non ne puoi più fare a meno!
Sto parlando del cazzo e, seppur difficilmente si riesce ad ammetterlo, è così!
Come ho già spiegato nei miei due precedenti racconti, "Confessioni di un Bisex", il desiderio di provare ebbi a soddisfarlo in età abbastanza adulta e in maniera gradata.
Fu Mimmo, conosciuto per caso, che mi iniziò al piacere di esser posseduto, sottomesso ad un altro uomo.
Con lui, durò poco più di tre mesi, poi, un po' per le sue sempre maggiori richieste, portate ad una mia lenta, ma inesorabile riduzione allo stato di "femmina" (lui la definiva condizione mentale, ma che in effetti doveva essere anche estetica), un po' per la sopraggiunta pandemia, ci allontanammo definitivamente.
Il desiderio, però, non scomparve e, spesso prepotentemente, mi portava a farmi seghe, immaginando cazzi davanti ai quali inginocchiarmi o piegarmi a novanta per accoglierli dentro di me.
Rispolverai un vecchio dildo, in lattice che era stato compagno di giochi mio e di mia moglie, che ora giaceva in un cassetto dell'armadio, sotto le mie camicie.
Sebbene doppio e lungo, ero riuscito, una sera, lubrificandolo abbondantemente e dopo essermi messo due dita nel culo, a farlo entrare dentro di me fino alla base.
Non fu facile; dovetti poggiarlo sullo sgabello nel bagno e, sedendomi sopra, puntai il glande sull'ano e lentamente quella grossa cappella varcò l'anello del mio orifizio.
Sentii dolore, era un pene fatto per entrare in vagina, forse troppo grosso per giochi anali, ma, una volta oltrepassato, il dotto si dilatò e mi fermai solo quando fu tutto dentro.
Era lungo, lo sentivo fin quasi nella pancia, ma era bello.
Cominciai a muoverlo, facendolo entrare ed uscire, insomma mi stavo chiavando da solo.
Il mio pene era ridotto ad un misero pisellino, come già avevo appurato con Mimmo, anche perché la mia mente era tutta applicata al piacere che stavo provando con il culo.
Ogni volta che entrava completamente, uno spasimo si irradiava dall'ano al ventre, che mi spingeva a tirarlo fuori, ma, appena il dolore scompariva, lo spingevo di nuovo dentro, forse anche più velocemente, per riprovare la stessa sensazione di voluttuosa sofferenza.
La penetrazione l'avrei fatta durare all'infinito, ma, un po' per il timore di essere scoperto da mia moglie che mi aspettava in camera da letto, un po' perché, sebbene a cazzo moscio, mi ero tutto bagnato, me lo sfilai dal culo, avvertendo lo stesso piacevolissimo dolore di quando era entrato.
Mi sedetti sul bidet, per darmi un poco di sollievo e notai una strana secrezione biancastra che proveniva dal mio buco dilatato. Pensai al gel che avevo usato, ma l'odore era diverso, più penetrante, più intenso.
Mia moglie, dopo avermi aspettato, in effetti si era girata sul fianco e già dormiva.
Sì con lei, ormai, avevamo raggiunto una pace totale dei sensi, eppure non era vecchia, gli stimoli si erano completamente assopiti, per cui a me non restava altro, che arrangiarmi da solo.
Ma il dildo non potevo utilizzarlo sempre e, aiutandomi con video hard e qualche chat erotica, riuscivo a soddisfare al meglio la mia libido.
Poi, ai primi di agosto, quando sembrava che il virus fosse scomparso e si fosse tornati alla normalità, lei accettò l'invito di sua sorella per trascorrere una settimana nella sua casa al mare.
L'invito, ovviamente, era rivolto ad entrambi, ma in agosto non mi andava proprio di perdere tutte le comodità di casa mia, per cui la accompagnai alla stazione e prese il treno che l'avrebbe portata da sua sorella.
Già durante il tragitto di ritorno, cominciai a pensare cosa avrei potuto fare durante questa settimana di assoluta libertà.
Qualcosa, nella mente, mi diceva che ne avrei dovuto approfittare.
Ritornai a casa e mi preparai un'insalata verde con tonno e pomodoro e poi, tanta frutta.
Mi stesi sul letto e sfogliando il tablet, su un sito di incontri, trovai un posto dove si praticava car-sex, non molto lontano da casa.
Le spiegazioni, molto esaurienti indicavano un lago, vicino alla costa, dove di sera, da un lato, si appartavano coppiette per fare l'amore, dall'altro maschi in cerca di altri maschi.
In effetti il sole calava molto tardi, per cui bisognava andarci dopo le venti, ma, spinto dalla curiosità, scesi di casa alle diciotto e, percorrendo strade secondarie, arrivai sul posto in poco più di un'ora.
Entrai con l'auto in un enorme spiazzo, che girava quasi tutto attorno al lago e, secondo le indicazioni, a sinistra era il punto di incontro delle coppie e a destra, invece, quello dei maschi.
Entrai con l'auto in perlustrazione, prima nel vialetto delle coppie, che era praticamente deserto, per poi tornare indietro e spingermi nell'altro lato.
Avanzai lentamente per rendermi conto del luogo e, in effetti, c'erano già due automobili ferme, che mi videro arrivare.
Parcheggiai pure io, tra la prima e seconda auto, con il muso rivolto all'uscita, in modo da poter ben osservare chi entrava e chi usciva.
Spensi il motore e decisi di aspettare. Mi misi a giocherellare con il cellulare, per ingannare il tempo e, sottocchio, vidi entrare nel parcheggio un'utilitaria che passò in rassegna le auto in sosta e, dopo aver fatto il giro completo, tornò indietro.
Questa volta pure il conducente fece manovra e si fermò poco distante dalla mia.
Scese e si appoggiò alla sua vettura.
Data la vicinanza, potei osservarlo per bene. Aveva più o meno una cinquantina d'anni, pochi capelli rasati, non altissimo, ma ben messo, portava occhiali da sole, che gli davano un'aria di mistero.
Cercai di non fargli notare che lo guardavo, ma lui invece non faceva niente per nasconderlo.
Mi abbozzò un sorriso, che feci finta di ignorare e, intuendo che potevo essere interessato, sempre guardando dalla mia parte, si portò l'indice all'orecchio, facendo quell'inconfondibile gesto che indica la tendenza di un maschio quando si lascia attrarre da un altro maschio.
Scioccamente non risposi, anche se me lo stavo mangiando con gli occhi.
Vista la mia mancanza di interesse nei suoi confronti, si rimise in macchina e si allontanò.
Mi diedi dello stupido, ma sinceramente, cedere subito alle lusinghe, ovvero all'invito di uno sconosciuto, non mi sembrava proprio il caso. Oltretutto non sapevo ancora cosa volevo per davvero.
Il posto era stupendo e, sceso dalla macchina, percorsi un breve e stretto vialetto che portava sulla riva del lago.
I mille colori del tramonto ed il leggero sciabordio dell'acqua, metteva una pace infinita nell'animo e, per meglio godermi quel sublime spettacolo, mi sedetti su un grosso masso, vicinissimo all'acqua.
Rimasi assorto nei miei pensieri e non mi accorsi dell'avvicinarsi dell'uomo del parcheggio che, senza chiedere permesso, mi si sedette accanto.
Mi girai di scatto e lo guardai. Volevo alzarmi per andare via, ma una forza interiore mi tenne seduto accanto a quello sconosciuto.
Ci si vedeva ancora abbastanza bene e lo osservai ancora meglio; si era tolto gli occhiali e fui veramente attratto dal viso pulito di quella persona.
"Bello, questo spettacolo, vero?" domandò per rompere il ghiaccio
"Sì molto, poi, tutta questa tranquillità!" esclamai
"Mi chiamo Lorenzo" si presentò, porgendomi la mano.
Non so perché, ma a quel punto mi presentai pure io.
"Federico" e strinsi la mano tesa.
"Vieni spesso qua - mi chiese - sai, qua ci si incontra tra..."
Non finì la frase, ma capii lo scopo di quella domanda e risposi:
"E' la prima volta per me, tu invece frequenti spesso questo posto, vero?"
"Ogni tanto ci faccio un giro e, qualche volta, capita pure di trovare persone a modo. Tu, ad esempio, mi hai attratto subito".
"Che cerchi?" riandando al gesto sull'orecchio.
"Un maschio come te, sei passivo, vero" disse.
Non risposi subito e, solo dopo un attimo di riflessione, ripresi:
"Cosa te lo fa credere?" ma avevo già il fiatone.
Mi mise una mano sulla gamba e mi fece una carezza
"Se vuoi, io ci sono" aggiunse alzandosi e, guardandomi negli occhi, si aggiustò il cazzo nei pantaloni.
"Scusa potresti essere più chiaro?" riuscii a farfugliare
Non rispose, ma agì. Si abbassò la cerniera dei pantaloni e mi fece svettare il cazzo duro davanti alla faccia.
Rimasi muto e perplesso, però era quello che mi aspettavo e quando stavo per allungare la mano per toccarlo, si ritrasse e:
"Aspetta, non è quello che volevo da te, a me interesserebbe qualcos'altro".
Stavo per mandarlo a fare in culo, ma lui, risedutomi accanto:
"Ti andrebbe di farlo in tre?" chiese.
Mi alzai per allontanarmi, ma lui mi fermò.
"Io, te e mia moglie: pensaci!" e mi lasciò il braccio, così da lasciarmi libero di allontanarmi.
Invece mi risedetti sul masso e, guardando il suo cazzo, ormai barzotto e fuori dai pantaloni:
"Quale sarebbe il mio ruolo?" chiesi un tantino timoroso.
"Farlo con me, mentre lei ci guarda! Vorrei soddisfare questo suo desiderio, anche perché lei si è prestata ad un rapporto saffico per soddisfare un mio di desiderio".
"Non rispondere subito, pensaci. Se la cosa ti intriga, stasera ne parlo con mia moglie e concordiamo un caffè"
Certo che mi intrigava, ma per non dimostrarmi subito accondiscendete, feci finta di temporeggiare e lui, comprendendo, mi prese la mano e se la portò sul pene.
Era bello grosso e bastarono quattro o cinque smanettate per renderlo perfettamente duro.
Si alzò e lo offrì scappellato, alle mie vogliose labbra.
Lo baciai e lo leccai dalla testa alla base per poi risalire su e prenderlo in bocca.
Le lezioni di Mimmo erano servite, e come. Già dalle prime leccate, lo sentii fremere e, preso il mio capo tra le mani, cominciò a guidarmi in un fantastico pompino.
Era pulito e profumava di maschio; lo volevo sempre più dentro e lui, cogliendo il mio desiderio, mi allargò con un dito le labbra e cercò di farmelo scivolare maggiormente in gola.
Ebbi un attimo di fastidio, stavo affogando, per cui si tirò tutto fuori e mi diede il tempo di respirare.
Fu veramente un attimo; sputai la saliva che avevo prodotto e ripresi il lavoro interrotto.
Il ritmo stava aumentando insieme al suo piacere. Stranamente anche io avevo il cazzo duro e, mentre me lo stavo aggiustando nello slip:
"Dai caccialo fuori e segati!" mi ingiunse.
Senza lasciare il cazzo di quello sconosciuto, mi sbottonai i pantaloni, lo tirai fuori e presi a menarmelo.
Sentivo che il suo piacere stava giungendo al culmine e, fermatomi, lo feci uscire dalla bocca.
"Non sporcarmi!" mi raccomandai e lui, girandosi e facendomi alzare, mi si mise di fianco e ci masturbammo reciprocamente.
Venni un attimo prima di lui, che mi passò un fazzolettino di carta e mentre ci ripulimmo:
"Segnati il mio numero di cellulare e, stasera sul tardi, chiamami."
"Ok, senz'altro, lo farò in ogni caso".
"Sei sposato? - chiese e al mio cenno affermativo - Magari in seguito..."
Stavo per rispondere, quando lui mi zittì con un dito sulla mia bocca.
"Aspetto una tua telefonata, non prima delle undici, mi raccomando."
Si girò e si allontanò, lasciandomi là solo con i miei pensieri.
Risalii il sentiero dopo una decina di minuti. Era buio ormai e rientrai in macchina: il posteggio si era affollato.
Se non mi fossi segato, avrei tentato qualche altro approccio, ma l'incontro con Lorenzo mi aveva svuotato mentalmente, per cui misi in moto e uscii dal parcheggio.
Avevo voglia di rilassarmi, riflettere su quello che avevo fatto e su quello che mi era stato proposto. Dovevo cercare di capire se la proposta era da accettare oppure desistere.
Una donna che avrebbe assistito mentre ero in intimità con il suo uomo. In effetti mi dovevo sostituirmi a lei.
Il pensiero mi eccitava, forse per la novità o forse per il desiderio inconscio di fare la "femmina".
Arrivai a casa e mi spogliai nudo. Feci una corsa in bagno e, mentre scorreva l'acqua della doccia, mi vidi riflesso nello specchio grande.
Non ero poi tanto male: pochi peli sul torace e sulla pancia, il petto appena appena prominente con i capezzoli belli duri, al centro di due areole appena un po' più scure del mio corpo abbronzato.
Il cazzo, benché moscio, non era piccolo e sovrasta il mio scroto grinzoso, ma bello pieno e sopra il pube con un bel po' di peli, che forse avrei dovuto curare di più.
Giratomi, guardai la schiena liscia e, dal suo fondo, un filo di peli che dal solco delle natiche salivano per una decina di centimetri.
Anche il culo, pur essendo quello di un uomo maturo, era ancora parecchio sodo e piegandomi in avanti mi spalancai le natiche e comparve il buchino grinzoso, ma veramente perfetto.
Perché stavo facendo questo?
Forse perché avevo già accettato l'invito e mi stavo calando nel personaggio?
Uscii dal bagno e feci una cena molto leggera.
Mancavano poco alle 23.00; mi versai un calice di vino rosso e mi avviai in salotto.
Faceva davvero molto caldo e, nudo, mi sdraiai sulla poltrona, dove prima avevo steso un fresco lenzuolo di cotone.
Il contatto del cotone sulla pelle accaldata, mi procurò un brivido, tanto che mi fece accapponare la pelle.
Sorseggiai il vino, aspettando l'orario stabilito e alle 23.05 composi il numero.
Il pronto dall'altro capo giunse dopo un paio di squilli.
"Ciao, eccomi qua" dissi, con tono pacato
"Buonasera Federico, tutto bene?"
"Un tantino in ansia; dai... non farmi stare sulle spine - ribadii - hai parlato con tua moglie?"
Ci fu un attimo di silenzio, poi:
"Domani, verso le dieci, alla fermata della metro centrale, puoi esserci?"
"Alle dieci in punto? Ci sarò!" dissi d'un fiato.
"Vieni come se l'incontro dovesse avere un seguito, perché, se le piaci, andremo a casa nostra e..." tenne a precisare.
"Ho capito, saprò essere all'altezza della situazione" e dopo un breve saluto chiudemmo la conversazione.
Quindi, tutto dipendeva da lei, era la moglie a decidere.
Anche se eccitato, la cosa mi metteva in uno stato di strana agitazione, ma comunque, se l'indomani non mi fossi sentito tranquillo, a mio agio, avrei sempre potuto salutare e andare via.
Con questo rassicurante pensiero finii il calice di vino e mi avviai in camera da letto.
Dormii profondamente e la mattina, fresco e riposato, mi alzai con la voglia di un buon caffè e di un'abbondante colazione.
Come Lorenzo mi aveva suggerito, mi preparai adeguatamente e, come mi aveva insegnato il mio vecchio amico fisioterapista, con la doccetta mi praticai una accurata pulizia interna. Solo dopo mi immersi nella vasca, per un rilassante bagno con acqua calda.
Mi vestii in modo sobrio e comodo e mi avviai a passo svelto verso il luogo dell'appuntamento.
Arrivai qualche minuto prima delle dieci e mi posizionai un tantino distante in modo da poterli veder arrivare.
Giusto cinque minuti e li vidi uscire dalla metro centrale.
La donna, sotto il braccio al marito, era piuttosto piccola e pienotta, ma dalle forme aggraziate. Fu lui a scorgermi e si avviarono verso di me, che mi stavo muovendo per raggiungerli.
"Ciao - mi disse - mia moglie Nella - e rivolta alla moglie - lui è Federico".
Ci stringemmo la mano e, con un certo imbarazzo da parte di tutti e tre, ci avviammo lungo il corso.
Fu Lorenzo a sgelare la situazione:
"Prendiamo un caffè?"
Ci sedemmo in un angolo appartato del bar e aspettammo il cameriere che venne a prendere l'ordinazione.
"Allora! - disse l'uomo con un certo imbarazzo - ho raccontato a Nella del nostro primo approccio e lei si è convinta a conoscerti. Per me sarebbe tutto ok, ma credo che a decidere dovrete essere voi due e quindi sarebbe meglio se, in tutta sincerità esprimeste la vostra opinione".
Si fermò per il sopraggiungere del cameriere che ci servì i caffè e quando si fu allontanato la signora fece un bel respiro e
"Anche per me non ci sono grossi problemi, però mi sembra il caso di chiarire cosa, io e te, vogliamo da Federico.
Vedi - continuò rivolta a me - io e mio marito ci siamo sempre raccontati tutto, sia le mie che le sue scappatelle, sempre volte a far aumentare la nostra complicità a letto. L'unico paletto era ed è il rientro a casa, e spesso il racconto dettagliato di quello che succedeva. Poi, circa un mese fa, volli soddisfare il suo desiderio di vedermi tra le braccia di una donna. Lo avrei accontentato solo se, dopo, lui avesse ricambiato con un uomo. E così, una sera, invitai a casa nostra una mia collega che, d'accordo, si prestò a condividere il nostro talamo, mentre lui guardava e si masturbava. Questo è tutto! Se te la senti, la nostra camera da letto è a tua disposizione".
Come avevo previsto il copione era già stato scritto e, questa volta senza remore, guardandoli negli occhi, chiesi:
"Cosa vi aspettate da me, ovvero fino a che punto ci dobbiamo spingere?"
Questa volta fu lui a precisare che non ci sarebbero state forzature da parte di nessuno, ma in ogni caso sarebbe stata lei a decidere la trama. Poi, anche se velatamente, mi fece intendere che il mio ruolo sarebbe stato "versatile passivo".
Avevo gli occhi di quei due su di me, aspettavano una risposta ed io, con un cenno del capo, feci capire che ero d'accordo.
Un sorriso di Nella e poi una sua carezza concluse la chiacchierata e, mentre Lorenzo si avviò alla cassa per pagare le consumazioni:
"Vedrai ti piacerà" mi disse, con un sorrisetto sornione.
Non abitavano distanti e, dopo due fermate della metro, giungemmo a casa loro.
Era quasi mezzogiorno e lui, prendendomi sottobraccio mi sussurrò:
"Dai vieni con me, andiamo a prepararci; poi dopo la chiamiamo".
Nel corridoio che portava alla camera da letto c'era un attaccapanni a muro e, imitandolo, mi tolsi camicia e pantaloni e li appesi ai ganci.
Tutti e due in mutande e scalzi ci avviammo in bagno.
Fu lui per primo, mentre io osservavo, a svuotare la vescica e a sedersi sul bidet per darsi una ripulita.
Poi analoga scena si ripeté con me che, dopo aver pisciato, presi posto sul bidet:
"Mi raccomando, lava bene pure il buchino di dietro perché voglio leccartelo ben bene" disse sorridendo.
Uscimmo dal bagno e, mentre entravamo in camera, scorgemmo dietro di noi, Nella nuda che reggeva in mano degli asciugamani.
Aveva ancora un bel corpo, forse un tantino arrotondato, ma le tette si tenevano ancora abbastanza su.
"Ti piacerebbe scoparla - chiese Lorenzo, notando il mio interessamento - dai... dopo forse..."
E mentre io e lui ci stendevamo, la donna si posizionò ai piedi del letto.
Fui io ad allungare per primo la mano e presi a carezzare il cazzo di Lorenzo, già bello duro e, vedendolo titubante, presi la sua di mano e me la portai sul mio in condizioni senz'altro migliori delle sue.
La sega reciproca durò poco. Nella, seduta in poltrona, aveva poggiato le gambe sui due braccioli e, completamente spalancata, si stava toccando.
"Dai - rivolta al marito - stenditi di traverso sul letto e tu, Federico, vacci sopra" ordinò.
In quella posizione lei poteva osservare bene i nostri due cazzi duri che sfregavano tra loro e il contatto delle nostre pance. Per meglio farle aderire, il mio amante mi strinse i fianchi con le sue gambe, per cui mi trovai in una morsa di piacere sempre crescente.
Persi letteralmente la testa quando il porco mi prese i due capezzoli tra il pollice e l'indice delle sue mani e iniziò una lenta e intensa stretta che, man mano, aumentò di intensità.
Mi abbandonai a quel senso di dolore/piacere; chiusi gli occhi e, ritmando il movimento del coito, emettevo ogni tanto un grido di dolore, quando lui stringeva di più.
Percepivo dell'umido sulla pancia, merito delle nostre secrezioni che precedono l'eiaculazione e Nella, per evitare spiacevoli conclusioni, ci fermò e:
"Federico, mettiti a sessantanove su mio marito; fatemi vedere chi dei due succhia meglio" intimò.
Lorenzo mi lasciò svincolare e, giratomi, gli offrii il mio cazzo durissimo e bagnato, trovandomi contemporaneamente il suo, altrettanto lucido di piacere, a contatto con il mio viso e le mie labbra.
Lo smanettai solo un attimo e, senza pensarci oltre, lo baciai prima e poi ne fagocitai più della metà in bocca. Era buono e la cappella, dolcissima, mi provocò una sfarfallata da svenimento nella pancia.
Lui, intanto, dopo aver leccato e baciato dalla punta alla base, compreso testicoli e perineo, si decise e se lo fece scivolare in bocca.
Spinsi, forse un po' troppo, l'addome per cui entrai quasi tutto. Si stava affogando e nel respingerlo fuori, mi sputò la saliva prodotta, tra le natiche e invece di continuare il pompino, iniziò una delicatissima leccata tra di esse, dedicando sempre più attenzione alla rosellina del mio ano.
Il piacere nostro si materializzava nella stanza: grida soffocate e respiro affannoso ci stavano spingendo sempre più vicino alla conclusione.
Nessuno dei due voleva raggiungere in questo modo l'epilogo dell'amplesso e, questa volta senza nessun ordine della donna, mi sentii spingere da Lorenzo di lato e caddi supino sul letto.
Avevo il viso a trenta centimetri dalle meravigliose intimità di Nella che, con gli occhi pieni di libidine, si stava sditalinando con vigore la figa umida e luccicante.
Questo eccitante intermezzo, non mi fece rendere conto di quello che stava succedendo alle mie spalle e solo il freddo contatto del gel, che Lorenzo mi stava spalmando sull'ano, mi riportò alla realtà di quel momento.
Mi misi in ginocchio e glielo offrii, aperto con tutte e due le mani.
"Fai piano" supplicai, più per fare la verginella timorosa che per il dolore che potevo sentire.
Lorenzo, allora, puntò la cappella sul buco aperto e spinse. Spinse con forza e l'anello dello sfintere oppose la normale resistenza; poi cedette e, aiutato dalle mie spinte pelviche, scivolò tutto dentro.
Si arrestò solo quando le palle urtarono il mio perineo ed i miei testicoli.
Avevo poco meno di venti centimetri di doppia carne dentro la pancia, ma mi abituai quasi subito a quel meraviglioso intruso.
Il maschio dietro di me si era fermato per darmi modo di rilassarmi ancora di più e, solo quando spinsi il culo indietro, cominciò a cavalcarmi.
Come mi era sempre successo, il mio cazzo, fino a qualche minuto prima maestosamente duro ed eretto, divenne un pisellino moscio e mortificato.
Alzando lo sguardo incrociai quello di Nella, che si stava godendo lo spettacolo del marito che mi stava possedendo.
Mugolavo e farfugliavo parole indecifrabili, mi sentivo tutto pieno. Ogni spinta raggiungeva il mio intestino provocandomi un dolore fisico che arrivava al mio cervello.
Era quasi steso su di me e, mentre continuava a scoparmi, con tutte e due le mani, mi torturava le tette ed i capezzoli.
All'improvviso il ritmo aumentò, compresi che era pronto a venire e sempre stringendomi il petto sussurrò:
"Voglio ingravidarti".
Il mio “sì” si manifestò nel momento in cui lui, con un urlo da animale ferito, riversò dentro di me quattro o cinque schizzi abbondanti di calda sborra.
Si accasciò sulla mia schiena e rimanemmo così stesi, tutti e due, uno sull'altro, per tre o quattro minuti. Pure io ero venuto, con il cazzo moscio e senza toccarmi e aspettavo come una troia soddisfatta che il suo cazzo abbandonasse il mio ventre.
Nella ci riportò alla realtà, carezzandoci il capo, poi avvicinò la sua bocca e baciò prima Lorenzo e poi me. Si stese anche lei sul letto, tra me ed il marito, e assaporammo così un meritato riposo ristoratore.

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