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"Villa Mary... fantastico tuffo nel passato 2"


di quartofederico
12.01.2021    |    4.330    |    2 9.6
"Rialzò lo sguardo e mi sorrise..."


Quella sera non fui a cena con loro. Non avevamo ospiti al prive' e ne approfittai per andare a Lucca: avevo accettato l'invito di una coppia per festeggiare il loro anniversario.
Rientrai tardissimo e, cercando di far meno rumore possibile, chiusi tutto e me ne andai a letto.
La domenica mattina mi svegliò Leda, erano già passate le nove.
"Ma a che ora sei tornato? Ti ho aspettato fino alle due, poi sono andata a dormire" mi disse seduta sul bordo del mio letto.
Non risposi e continuò:
"Già la conoscevi, vero?"
"Chi?" feci lo gnorri.
"La bella Marisa - proseguì- ormai ti leggo come un libro aperto".
Mi alzai dal letto e, mentre lei rassettava la camera, mi ritirai in bagno, più che per fare le mie cose, per sottrarmi a quella specie di "terzo grado".
Impiegai una buona mezz'ora e, appena giù nel salone, ebbi quasi un tuffo al cuore.
Marisa dietro al banco del bar che puliva, proprio come l'avevo vista fare tante volte, in un'altra epoca.
"Buongiorno - mi disse - caffè?" senza darmi né il lei né il tu.
"Caffè, grazie, mi raccomando!" risposi, poi mi accorsi che era il modo che avevo usato spesso, e proprio con lei.
Mi sorrise e, con un fare molto professionale, mise la moka sul fornello.
Per togliermi dall'imbarazzo feci finta di dare uno sguardo al giornale e, quando mi versò l'espresso, fu lei a rompere il ghiaccio:
Poi, dandomi del lei, mi chiede: "Le piace?".
La guardai negli occhi e, sorridendole, sorbii il mio caffè. Era buonissimo, forse più buono di quello che faccio io, di solito, e non potevo che farglielo notare
"Non bevevo da anni un caffè cosi squisito. Brava - e agitando l'indice - Poi ne riparleremo".
"Certo" rispose, abbassando gli occhi e mettendo la tazzina nel lavandino.
Quel giorno non riuscii a trovare il momento buono per parlare con Marisa.
La donna si dava davvero da fare, ora aiutando Leda a mettere in ordine, ora il marito in cucina.
Quella sera se ne salì in camera da letto molto presto, aveva un leggero mal di testa e Marco la seguì a breve.
Vedere Leda guardarmi intensamente e sorridermi con ironia, mi stava facendo, bonariamente, innervosire.
"Brutta impicciona, che hai da guardare, se ti avvicini ti sculaccio" le dissi sorridendo.
Per tutta risposta si alzò la gonna e mi si avvicinò.
La trassi a me e la stesi sulle mie ginocchia.
"No, scherzavo, dai non ti sfotto più" credendo che volessi sculacciarla per davvero.
Invece le abbassai le mutandine e piano, piano iniziai a carezzare quel culetto tondo tondo. Era il mio chiodo fisso, non lo avevo ancora fatto mio e anelavo possederlo.
Si alzò da quella posizione, si rimise lo slip e
"Stasera mi vuoi nel tuo letto? - disse con fare ammiccante, mentre si riaggiustava la gonna - Potrei anche..."
Ma come spesso capita "il diavolo ci mette la coda",
Avevo già chiuso tutto, mentre Leda ancora sfaccendava dietro il bancone.
La stavo aspettando seduto sul primo scalino della gradinata, quando squillò il cellulare della donna.
Mi alzai di scatto
"Chi rompe a quest'ora, non rispondere" suggerii.
"E' mio figlio, solo un attimo, vorrà salutarmi" pensò.
Niente! Era tornato all'improvviso e, senza chiavi di casa, la stava aspettando fuori dall'uscio.
"Vengo subito" disse e chiuse.
"Abbi fede, prima o dopo succederà! Scappo ci vediamo domani" esclamò, baciandomi sulla bocca.
"Mi chiami quando arrivi?" chiesi
"Ok" e si allontanò dalla villa.
Salii in camera e, deluso, mi spogliai e mi misi a letto.
Avevo quasi preso sonno, quando il cellulare squillò.
"Sono arrivata; ti dispiace se domani vengo un tantino più tardi?" chiese
"Fai con comodo, se vuoi puoi prendertela di vacanza extra, poi ci aggiorniamo. Un bacio e dormi bene".
"Buonanotte, ti sognerò!" e chiuse.
Mi svegliai prestissimo e, alle sette, ero già nello studio a preparare la lista degli ordini per la settimana.
Sentii dei passi scendere le scale.
"Buongiorno, di buonora?" mi disse Marco, affacciandosi sull'uscio.
"Vieni, entra, volevo parlare con te di alcune cose - dissi facendolo accomodare sulla sedia di fronte alla mia scrivania - Questa è la lista dell'approvvigionamento per il bar, quella per la cucina te ne devi occupare tu".
Non mi fece finire la frase, che tirò fuori dalla tasca la lista completa di quello che occorreva.
"Guardi solo se, per caso, ho esagerato" disse passandomi il prospetto.
"Due cose: la prima, avevamo stabilito di darci del tu e la seconda, sei tu l'addetto alla cucina e solo tu devi sapere quello che occorre e le quantità" risposi, evidenziando la fiducia riposta in lui.
Evidentemente contento mi rispose con un grazie e un sorriso pieno di soddisfazione.
"Poi volevo sapere se potevi essere propenso a far lavorare, qua da noi, tua moglie. Dalla prossima settimana l'agriturismo riapre i battenti e avere una donna fidata come Marisa, che affianchi Leda, sarebbe il "non plus ultra". Parlagliene e poi mi dirai. Questa settimana potrebbe essere di prova, più per lei che per me e poi regolarizzerò la sua posizione lavorativa, come ho fatto con te.
Tu sai, però che le sere del fine settimana, il locale si trasforma, per cui, se non se la sente, il suo potrebbe diventare un lavoro "part time".
Era contentissimo, lo si vedeva dal suo sguardo e dal luccichio dei suoi occhi.
Dovendo andare di persona dal nostro grossista abituale, gli diedi pure la lista che avevo stilato per il bar e lo congedai.
Partì quasi subito con il nostro furgone, lasciandomi solo con la moglie nella villa.
Marisa la sentii scendere le scale e, una volta nell'atrio, fece capolino nel mio studio.
"Buongiorno, dormito bene? - chiesi - Ti aspettavo per il caffè"
Mi sorrise e mi salutò con un buongiorno e si diresse lentamente verso il bar.
Indossava un fuseaux nero, che disegnava il profilo del corpo di una meravigliosa cinquantenne.
Sotto un perizoma sicuramente nero e, ai piedi, delle comode scarpe basse.
La camicia bianca, non completamente abbottonata, faceva intravedere un reggiseno piuttosto piccolo, da cui sembravano voler esplodere le sue tette, divenute più grandi da come le ricordavo.
I capelli, tirati su a crocchia e mantenuti da una pinza di colore chiaro, lasciavano il collo completamente scoperto e solo una ciocca scendeva sull'orecchio destro.
Il vezzo di far spuntare la lingua non l'aveva perso e quella punta rosea mi tornò in mente, quando, tempo addietro, roteava nella mia bocca.
Mi avvicinai al banco e la guardai intensamente negli occhi.
Lei, arrossendo, per prima abbassò i suoi.
"Ti piacerebbe lavorare in questa struttura?" le chiesi.
Rialzò lo sguardo e mi sorrise.
"Dice davvero?" dandomi del lei e porgendomi la tazzina del caffè.
La presi e, con un dito, sfiorai la sua mano.
"Una volta ci davamo del tu, ricordi? Comunque, dico davvero. Ne ho parlato pure con tuo marito e sembrava contento della proposta. Fra qualche settimana l'agriturismo riprenderà la sua attività e tu e Leda...."
"Da quello che ho capito, nel fine settimana, la struttura cambia assetto e..."
Non le feci finire la frase e:
"In quei giorni potresti lavorare solo di giorno, oppure optare per un part time" proposi
Mi guardò perplessa e sbottò.
"Pensi - passando al tu - ovvero, credi che non sia all'altezza di svolgere il lavoro notturno?"
L'ironia era palese e, restituendo la tazzina vuota, le presi la mano e la strinsi nella mia.
"Vieni di là - indicandole con il capo il mio ufficio - stabiliamo i dettagli" le dissi.
Mi raggiunse dopo un paio di minuti, e ci sedemmo sul divanetto vicino alla porta finestra, uno a fianco dell'altro.
"Lo sai che ti cercai? Chiesi di te alla tua compagna di lavoro al bar, fu lei che mi disse che ti eri sposata e mi fece intendere che non era il caso di insistere" dissi.
"Sì, lo so, me lo riferì. Pure io, in un certo qual modo ti ho cercato!"
"Davvero, quando?"
"Parecchio tempo fa, forse una decina di anni. Incontrai Marcello, ricordi? quello della festa di laurea. Chiesi di te, ma anche lui aveva perso le tue tracce; credevo di non incontrarti mai più".
Mi sembrò un tantino rammaricata, mentre riferiva quelle cose.
"Ero con Marco, quella sera, così ebbi finalmente il coraggio di raccontargli tutto".
"E come ha reagito?"
"La per là, un tantino contrariato, poi qualcosa è scattata in lui; quella sera volle addirittura i particolari e facemmo l'amore, come non succedeva da anni. Comunque, non sa che sei tu".
Rimasi in silenzio, mentre lei guardava il soffitto con un certo imbarazzo ed io, quasi per sdrammatizzare, aggiunsi:
"Invece, eccomi!" attirandola a me.
Ebbe solo un attimo di irrigidimento, poi si lasciò baciare.
Riuscii a far scivolare la mia lingua nella sua bocca e lei intrecciò la sua con la mia.
Il suo modo, quasi selvaggio, di baciare mi ritornò presto in mente, ma quando intrufolai le mie mani nella sua camicia, mi respinse e si alzò di scatto.
"Che ti prende?" chiesi stupito
"Perdonami, non me la sento - disse riaggiustandosi i capelli - ci siamo promessi di dirci tutto"
Stava uscendo dallo studio, ma riuscii a bloccarla.
"Vuoi dire che..."
"Sì, deve sapere che eri tu l'uomo di tanti anni fa. Ma, chissà, la cosa potrebbe evolvere in senso positivo. Ti prego, dammi tutto il giorno e poi ti faccio sapere".
Andò via proprio mentre suo marito varcava il cancello con il furgone.
Mi rinchiusi in ufficio e non vidi nessuno, fino all'ora di pranzo.
Marisa aveva apparecchiato solo per me, segno che voleva esser sola con il marito in cucina, forse per avviare il discorso.
Leda si era preso l'intero giorno, come le avevo suggerito e, finito di mangiare, mi stavo dirigendo nello studio, quando Marco annunciò:
"Boss, queste sono le due fatture di stamane; dopo, quando hai un attimo da dedicarci, io e Marisa vorremmo parlarti".
"Ok, dammi il tempo di effettuare i due bonifici e poi sono tutto vostro".
"Mi sa che avrò perso cuoco e cameriera" pensai tra me e me.
Lasciai passare una mezz'oretta e poi rientrai nel bar, dove Marisa stava preparando il caffè.
"Appena pronto te lo portiamo nello studio" sussurrò, quasi per non farsi sentire dal marito.
"Mi anticipi qualcosa?" chiesi un tantino preoccupato.
Non mi rispose e, con un misto di timore e curiosità, mi allontanai.
Entrò prima la donna con vassoio e tre tazzine, poi Marco con la moka fumante.
Si sedettero davanti alla scrivania e Marisa versò il caffè.
Lo prendemmo in silenzio, poi l'uomo, guardando prima la moglie e poi me:
"Non so come iniziare - disse - Marisa mi ha raccontato ...,sì, di voi due, e a te ha detto pure che quella sera, quando le chiesi i particolari, ero davvero eccitato. Feci l'amore in un modo nuovo - e rivolgendosi a sua moglie - e tu te ne sei accorta".
Vidi un certo imbarazzo nella donna che, rossa in viso, raccolse le tazzine vuote e ci lasciò soli.
Né io né il marito la fermammo e, dopo un attimo, di palpabile disagio:
"Desidero solo vederla felice - sbottò - e vorrei farla uscire dalla monotonia, dalla piattezza che, finora, le ho fatto vivere. Quindi..."
Tirai un sospiro di sollievo, mi alzai e girando intorno al tavolo, mi sedetti accanto a lui.
"Marco, conosco molto bene la trasgressione e, credimi, una volta che si entra mentalmente in essa, si scopre un nuovo mondo, dove le fantasie spesso diventano realtà. Con mia moglie, dopo tante fantasticherie soffocate dal nostro falso perbenismo, abbiamo trovato il coraggio di affrontare quello che veramente desideravamo. Abbiamo azzerato la gelosia, messo da parte un bel po' di tabù e ci siamo aperti anche agli altri.
Stasera, a letto, parlate liberamente e chiarite tra di voi cosa veramente desiderate e poi... provare, non costa nulla".
Si alzò e mi sembrò davvero sollevato. Il primo passo era stato fatto, ora bisognava solo aspettare.
Quella sera li lasciai soli alla villa; volevo dar loro una maggiore intimità, in modo che potessero chiarirsi, senza avermi tra i piedi e cenai a casa di amici.
Ritornai dopo la mezzanotte e, velocemente, dopo aver chiuso tutto, mi ritirai in camera da letto.
Ebbi un sonno agitato, forse fu colpa della cena abbondante o forse colpa degli eventi della giornata.
Mi svegliò di soprassalto il cicalino del cellulare, quando erano da poco passate le nove.
Risposi a fatica; era un cliente che chiedeva se c'era disponibilità a pranzo per una decina di commensali. Risposi di sì, senza tanto riflettere e posai.
Mi preparai con calma e scesi giù quando già Marisa e Leda erano all'opera.
Il sorriso di quelle due bellissime donne mi riportò il buon umore e chiesi subito un caffè ristretto.
Mentre lo preparavano, mi diressi in cucina per comunicare allo chef la prenotazione ricevuta e concordare con lui un menù che doveva essere all'altezza degli ospiti.
"Lascia fare a me - disse Marco sorridendomi - oppure hai qualche suggerimento?"
"No, sei tu il cuoco, mi affido e confido in te."
"Comunque, riguardo ad ieri, ci sono novità - riferì - dopo te ne parlo. Marisa, però, è stata chiara: questa cosa dobbiamo saperla solo noi tre, quindi acqua in bocca anche con Leda....almeno per adesso"
"Certamente, ti aspetto di là con la lista delle pietanze e... " non finii la frase e mi allontanai sorridendogli.
Bevvi il caffè, diedi le direttive per l'ora di pranzo e mi ritirai nel mio ufficio.
Marco suonò all'uscio dopo una mezz'ora e, al mio avanti, entrò e si accomodò in una delle sedie di fronte alla scrivania.
Diedi un veloce sguardo al menù e mi dissi d'accordo su tutto. Lo avrei stampato e portato alle cameriere al più presto. A me interessava altro e lui, comprendendo la mia ansia di sapere, esordì:
"Ieri sera io e mia moglie ci siamo parlati apertamente; vedi, tu le piaci e mi ha detto che il tuo modo di fare la eccita".
Stavo per intervenire, ma lui mi fermò.
"Aspetta, non interrompermi, altrimenti mi blocco. Ora ti dico quello che eccita me, così risolviamo in fretta. Io te l'affido, però voglio da tutti e due una descrizione dettagliata di quello che succede sotto le lenzuola. Questo mi intriga, per adesso, poi deciderò se partecipare, o meno, pure io. Marisa è d'accordo, se lo sei pure tu: stasera la porto in camera tua e dormirò da solo". Disse tutto questo, guardandomi negli occhi e a me sembrò effettivamente eccitato.
Aspettava una risposta che, ovviamente, non poteva essere che un "Ok".
Si alzò e, senza aggiungere altro, uscì dalla stanza.
Facemmo solo uno spuntino a mezzogiorno e poi tutti in prima linea per gli attesi ospiti.
Quel pranzo favoloso fu la prova del nove del nostro nuovo chef e il servizio impeccabile della due cameriere completarono l'opera.
Gli ospiti andarono via dopo le cinque del pomeriggio e velocemente Marisa e Leda rimisero in ordine il locale.
Leda, appena ebbe finito, ci salutò e rimanemmo solo noi tre.
Cenammo in allegria ed una buona bottiglia di chianti fu stappata per plaudire al cuoco. Poi l'atmosfera sembrò cambiare.
Erano quasi le ventidue, quando cominciai a chiudere il locale, mentre Marco prese la moglie sottobraccio e, parlottando, si avviarono di sopra.
Non riuscii a cogliere quello che si stavano dicendo, ma mi sembrò di intuire che, forse, poteva esserci stato un ripensamento.
Da parte dell'uomo? Oppure era Marisa a titubare?
Salii le scale ed entrai in camera da letto.
Feci una doccia accurata e mi misi a letto, solo in mutande, spensi la luce centrale e lasciai accesa la luce sul comodino.
Non potevo far altro che aspettare.
Tentai di leggere un giallo, che avevo iniziato qualche giorno prima, ma la mia mente era altrove.
Erano passate le undici e, avendo perso ogni speranza, stavo per spegnere la luce, quando la maniglia della porta girò e la vidi comparire.
Indossava una camicia da notte corta trasparente, che copriva a malapena il culo, e, sotto, non indossava intimo. Sulle spalle aveva una liseuse di un tenue colore rosa. Si avvicinò e:
"Mi faresti un po' di spazio?" disse, togliendosi la liseuse e sedendosi sulla sponda del letto.
Strusciai dall'altro lato e, alzando il lenzuolo, le feci spazio per stendersi.
Comunque mi sentivo spiato; ero convinto che il marito era fuori, dietro l'uscio.
"Ti ha accompagnato Marco?" chiesi.
Annuì e mi mise un dito sulla bocca per zittirmi.
Mi girai sul fianco e la strinsi a me, baciando delicatamente la sua bocca.


EPILOGO: La Lettera
"Marco, amore mio, volevi un racconto dettagliato di quello che è successo, e vorrei fartelo per iscritto.
Nel momento esatto che apristi la porta della camera da letto del boss, capii che ci sarebbe stata una svolta decisiva nella nostra vita di coppia.
Mi volesti, si fa per dire, vestita come la nostra prima notte di nozze e come allora, in piedi, mi tolsi la liseuse e mi infilai nel letto.
Allora mi stavi aspettando tu, ora, invece....
Lui mi tolse la camicia da notte e, nuda, appoggiai il mio corpo al suo.
Era eccitatissimo ed io non da meno.
Sentivo il pulsare del suo membro sul mio fianco, mentre unì la sua bocca alla mia.
I suoi baci cominciarono ad essere sempre più intensi ed audaci, le nostre lingue si unirono prima nella mia bocca e poi, come calamitate, si spostarono nella sua.
Le mani dell'uomo mi carezzavano dappertutto: partirono dalla nuca per poi raggiungere le orecchie. Un suo dito sfiorò il padiglione auricolare e lo percorse per intero.
Con l'altra mano teneva un mio seno e lo coccolava con trasporto, con una passione che aumentava sempre di più.
Scese, questa volta con tutte e due le mani lungo i miei fianchi e staccandosi dalla mia bocca posò la sua sui miei capezzoli, allattandosi alternativamente prima con uno e poi con l'altro.
Quei piccoli morsi mi stavano mandando in visibilio, quel leggero dolore, amore mio, mi stavano facendo sciogliere. Carezzavo la testa del mio amante, mentre egli scendeva più giù. Leccando l'ombelico prima, e soffermandosi sul pube poi, lo spinsi a raggiungere il mio sesso.
Lo stavo offrendo, per la seconda volta, all'uomo che, per una sera, tanto tempo fa, aveva già preso il tuo posto..
La sua lingua raggiunse e lambì il bottoncino duro nascosto tra le labbra della mia vagina, provocandomi una vera e propria scarica elettrica.
Sobbalzai sul letto una, due, tre volte, mentre lui, imperterrito, continuava a leccare, baciare e succhiare in mezzo alle mie gambe.
Premevo sulla sua testa, affinché non staccasse la bocca dalla mia figa, volevo godergli in bocca, volevo che ingoiasse i miei succulenti umori.
Egli sembrava veramente gradire queste mie attenzioni, ma lo sentii divincolarsi e alzò la testa, quasi a riprendere fiato.
Con una mossa fulminea, si rigirò e offrì alla mia di bocca il suo fantastico cazzo duro.
Non lo ricordavo così grosso, ma in ogni caso non persi tempo e lo baciai a labbra socchiuse, proprio come faccio con te!
Quel contatto lo fece sussultare, mi sembrò che stesse dicendo qualcosa, ma non capii bene, per cui, senza indugiare oltre, aprii la bocca e lo accolsi per una buona metà.
Sapeva di maschio in calore, quell'odore intenso, che già avevo conosciuto, raggiunse le mie narici. Lo presi in mano, lo scappellai e lo guidai nella mia bocca fino alla base.
Un conato di vomito me lo fece risputare fuori con un colpo di tosse e fu allora che lui stacco il viso dalla mia vagina e rigirandosi si stese su di me.
Mi baciò in bocca restituendomi i miei umori.
La sua lingua frugò la mia bocca, mentre io, alzate le gambe, mi offrii completamente a lui.
Scivolò in me in un solo colpo, facendomi gridare per un piacevole dolore.
Lo sentivo, tutto dentro, stava possedendo la sua… femmina in calore.
Mi trovavo in un lago di umori, che sentivo colare tra le mie natiche: Stavo godendo e mi aggrappai alle sue spalle, conficcandogli le unghie nella carne.
Ero io che scandivo il ritmo. Il movimento del mio bacino, le contrazioni e gli spasmi della mia pelvi lo stavano portando alla fine della corsa. Mi fermò e voleva sfilarsi da me, ma lo trattenni e proprio come quella volta, e volli tutto il suo denso piacere dentro il mio ventre.
Lo sentii venire, urlando il suo godimento, per poi accasciarsi prima su di me e poi al mio fianco.
Aveva gli occhi spalancati che guardavano il soffitto e il respiro affannoso di chi ha fatto una velocissima corsa.
Io ero completamente rilassata, mi sentivo quasi proiettata in un mondo parallelo, leggera, svuotata di ogni pensiero.
Impiegammo un bel po' a riprenderci, credo di essermi addormentata.
Poi, dopo essermi ripulita alla meglio, mi sono seduta alla sua scrivania e ho buttato giù queste poche righe.
Amore mio, non mi voglio più fermare, ma voglio averti fisicamente al mio fianco.
Tua Marisa."
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