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Prime Esperienze

“Un bull per mia moglie 3” ( Ovvero il corteggiamento ed il fidanzamento di Lia )


di quartofederico
21.09.2021    |    11.068    |    11 9.9
"Il fresco del condizionatore, mi diede ristoro, mi stesi sul divano e riflettendo, ad occhi chiusi, sugli eventi della mattinata, cercai di mettere ordine..."
( Questo è il continuo del mio precedente racconto "Un bull per mia moglie 2" )


E già dal giorno successivo, cominciò a pensarci.
La conosco troppo bene, e mi bastò guardarla per capire che qualcosa stava cambiando.
Per andare in spiaggia, quella mattina, invece del solito pareo copricostume, indossò un vestitino lungo e trasparente con sotto un costume mini, acquistato il mese prima al centro commerciale ed un paio di sandali intrecciati con tacco.
"Ti piace così?" mi chiese sorridendo
"Sei bella, sexy e sensuale. Vuoi davvero far colpo sul vicino d'ombrellone?" risposi
"Se non é lui, proverò a trovare qualcun altro - disse ironizzando - ma ritengo che debbo piacere innanzitutto a te. Sono intimorita, ma anche un tantino eccitata"
Era sicuramente un buon segno. La strategia dell'insoddisfazione stava cominciando a funzionare. Ora bisognava cercare consigli per agganciare l'uomo che lei avrebbe scelto e farlo diventare mio complice. Non è facile, come quando scrivo i miei racconti; sicuramente affrontare la realtà è tutto molto più difficile.
Una donna che tradisce, all'insaputa del marito, può essere all'ordine del giorno, ma una coppia aperta, come avremmo voluto diventare noi, è tutt'altra cosa. Sicuramente non poteva esser lei a parlare, al bull prescelto, del desiderio di corna di suo marito, quindi dovevo trovare io il modo di aprirmi con lui, sperando che capisse e non sputtanasse tutti e due.
Ivan, il mio amico milanese, si disse ben lieto di consigliarmi, di aiutarmi.
All'arrivo al parcheggio del lido, scesi prima io e le aprii lo sportello.
"Aspetta, alza il vestito fino allo slip" dissi, prendendo il telefonino. Volevo fotografarla. Capì al volo e, oltre ad alzarsi il vestito, spostò pure leggermente il costume, mettendo in mostra le labbra chiuse della sua vagina.
"Va bene così, o vuoi che me lo tolga del tutto?" disse in tono canzonatorio.
"Lascia la gnocca leggermente scoperta, ti aggiusterai il costume dopo esserti tolto il vestito" suggerii, mentre lei si abbassava il vestito e scendeva dall'auto.
Attraversammo sottobraccio il bar del lido tra gli sguardi ammirati degli avventori.
Il bagnino, che ormai ci conosceva da anni, si affrettò a venirci incontro, tolse la borsa di paglia dalle sue mani e ci precedette all'ombrellone, non prima di averla squadrata dalla testa ai piedi.
"Federico, mi vergogno!" mi sussurrò
"Resisti, vedrai che qualcosa succederà"
Arrivati all'ombrellone, lei, guardandosi attorno, sicuramente colse lo sguardo della nostra preda e, con nonchalance, giratasi verso di lui, si sfilò il vestito.
Il poverino strabuzzò gli occhi, mentre Lia si aggiustava il pezzo di sotto, coprendosi per bene.
Sebbene lo spettacolo era finito, proseguii io la recita, cominciando a fotografarla prima in piedi di spalle, poi, facendola girare e poi distesa sul lettino. Ormai non la perdeva d'occhio, e mia moglie, stesa al sole, si beava a farsi ammirare. Mi misi di lato, un tantino in disparte, fingendo di leggere.
L'uomo era solo e, quando Lia, dopo una ventina di minuti, si diresse verso il bagnasciuga, sott'occhio lo vidi alzarsi e fare un giro un po' più largo, per raggiungerla.
Subito non fece nulla, se non guardarla da vicino, ma poi, forse incoraggiato da uno sguardo di mia moglie, osò salutarla.
Lui, in effetti, era un bell'uomo: un metro e ottantacinque circa e doveva pesare, su per giù, una novantina di chili. Niente baffi, né barba, proprio il tipo di uomo che piace a mia moglie.
Da lontano, vidi che gli protese la mano, segno che si erano presentati ed insieme entrarono in acqua.
Dovevo assolutamente conoscerlo pure io; entrare in confidenza con lui, cercare di dare ed avere la sua complicità. Era l'unico modo per spianare la strada alle mie possibili "corna".
Di solito Lia, in acqua, non resisteva oltre i cinque minuti, invece era passata più di mezz'ora e stava ancora là a parlare con quel tizio. Prima immersa fino al bacino e poi, quando lui con un bel tuffo entrò in acqua, mia moglie si abbassò e senza bagnarsi il caschetto biondo, continuò a conversare.
"Cosa si staranno dicendo?" mi domandavo, con nell'animo un misto di curiosità, ma anche un po' di gelosia. Più tardi le avrei chiesto un resoconto dettagliato. Non era sicuramente la prima volta che mia moglie parlava con un uomo, ma, stavolta, la circostanza era molto, ma molto diversa.
Ad un certo punto la vidi alzarsi e camminando verso la riva, lei uscì, lasciando ancora l'uomo in ammollo.
Saltellando sulla sabbia calda, raggiunse il nostro ombrellone e, raccolto dalla sdraio l'asciugamani, ci si avvolse dentro.
Ero rimasto in silenzio a guardarla e notai che il "suo" amico l'aveva seguita nella sua opzione: pure lui era uscito dall'acqua e, facendo un giro più largo, stava tornando all'ombrellone dietro di noi.
"Sei curioso, vero?" disse con un pizzico di cattiveria
"Se e quando vuoi mi aggiorni, se no tieniti tutto dentro" risposi un tantino irato.
Si tolse l'accappatoi di dosso e si sedette sul lettino:
"Si chiama Luigi, ha cinquantaquattro anni ed è separato; il ragazzo è suo figlio ed ha un negozio di calzature nel corso principale di... Vuoi sapere altro?" riferì, mentre si spalmava la crema idratante sulle gambe
"Tutto questo in mezz'ora di conversazione?" insistei, guardandola negli occhi.
"Ti adoro, quando mi diventi geloso; il resto te lo dico dopo, sta tornando e non voglio che ci senta. Solo una cosa, ha provato a strusciarsi su di me. Ho fatto finta di non essermene accorta, ma mi sono scostata. Ho sbagliato?"
"Hai fatto bene, appena puoi presentamelo".
Una volta tornato, pure lui cominciò ad asciugarsi e, quando vide che Lia gli rivolse lo sguardo ed uno smagliante sorriso, si alzò dalla sdraio e si avvicinò:
"Mi ha risolto il problema" bisbigliò mia moglie, che a sua volta si alzò per riceverlo.
Si presentò direttamente e si congratulò con me per la sua bellezza.
Gli stesi la mano e superati i convenevoli, chiamò il bagnino e chiese del ragazzo del bar.
Volle offrirci l'aperitivo, che lui ordinò e che consumammo sotto l'ombrellone.
Parlammo poco, perché nel frattempo sopraggiunse il figlio che, insistendo se lo portò di nuovo in mare.
"Allora - riprese Lia - premetto che, pur non essendo ad un livello culturale come il mio adorato maritino, non è per niente male" esordì appena si fu allontanato.
"Spiegati meglio"
"In poche parole, anche se in modo leggermente sgrammaticato, mi sta facendo la corte. Non credo che abbia capito la nostra intesa, quindi pensa che, a tua insaputa, possa... Ma ora lo conosci e, anche se non subito, parlagli tu. Vuole il mio numero di cellulare; che faccio?''
"Fatti prima dare il suo e temporeggia; non fargli capire che potresti essere da subito una facile preda. Domattina, vi lascio un po' soli, così potrete spiegarvi meglio; mi fermerò al bar del lido. Poi, fra qualche giorno, cercherò di parlargli. Sempre ammesso che tu ti convinca che potrebbe esser la persona giusta. Per ora dobbiamo considerarlo come un normale vicino di ombrellone. Non tralasciare di conversare con le tue amiche e conoscenti, così da non fargli capire che lui è il perno dei tuoi, ovvero dei nostri, pensieri"
Ovviamente, tutto questo me lo aveva consigliato e spiegato il mio amico Ivan.
Lia mi stava ascoltando con attenzione e, senza che me lo aspettassi, mi si sedette vicina sul mio lettino e, baciandomi sulle labbra:
"Ti amo e, credimi, lo faccio,innanzitutto, per te".
Non replicai, ma da quel bacio capì che era pienamente ricambiata.
Quella mattina non lo vedemmo più, anche perché tornammo prima a casa.
E nemmeno nel pomeriggio lui tornò in spiaggia. Sia io che mia moglie ci meravigliammo, ma non avendo nessun appuntamento, ci rassegnammo ed aspettammo di incontrarlo l'indomani.
Invece, a sera, come quasi tutte le sere, andammo al circolo del lido. Lia aveva il solito burraco con le sue amiche, mentre noi mariti ci sfidavamo a bigliardo o al gioco delle classiche bocce.
Entrando nel bar del lido, incrociammo subito Luigi, che sembrava l'aspettasse.
Ci venne incontro, lo salutammo, ma c'erano i nostri amici e la sua insistenza ad invitarci a consumare qualcosa al bar ci creò un certo imbarazzo. Lia fu brava ad evitare, si staccò da noi due e si avviò con le altre al circolo.
Rimase un tantino male e, scusandosi, si stava allontanando, ma io lo fermai e gli chiesi di unirsi a noi per passare la serata.
Accettò con un respiro di sollievo da parte sua, ma anche da parte mia, e si unì a noi; dopo le presentazioni di rito, formammo due squadre sul campo di bocce.
Era il primo passo!!! Creare una amicizia in questo modo, poteva essere molto importante, per "l'operazione corna ...sicure"
Io e lui in coppia, contro i mariti delle due amiche di Lia.
Fu un vero disastro: alzammo le mani in segno di resa, dopo quattro sconfitte consecutive. Quella disfatta, però, creò un'intesa che veramente poteva risultare...vincente.
Dovemmo lasciare il campo di bocce per aver raggiunto il limite di orario consentito e, mentre i nostri avversari si rifugiarono in sala biliardo, noi ci sedemmo a tavolino, dove, davanti a due boccali di birra chiara, alla spina, cominciai pure io a conoscerlo meglio.
Erano dieci anni che si era separato dalla moglie, e, come figlio, avevano solo Marco, il ragazzo conosciuto in spiaggia. Non entrò nei particolari, ma lasciò intendere che la donna aveva scoperto l'ennesima tresca con la commessa del negozio.
Le lasciò la casa e gli alimenti per lei ed il figlio, allora piccolino.
Abitava da solo l'appartamento sopra il negozio e vedeva il figlio un fine settimana ogni quindici giorni.
I nonni materni, avevano qui, una villa vicino al mare e lui aveva accettato, in loro assenza, di passare quindici giorni a casa loro, con il ragazzo. Si sarebbe trattenuto fino al ferragosto, poi sarebbe arrivata la ex.
Seguivo con attenzione quanto mi raccontava, quando, ad un tratto:
"Tua moglie è una donna molto bella: ti offendi se ti dico che è anche molto sexy" affermò
"Grazie, e perché dovrei offendermi?" chiesi facendo uno sguardo meravigliato.
"Mi ha rivelato la sua età e, francamente, non potevo crederci!"
"Davvero, ti piace tanto? - chiesi sorridendo - Mi ha riferito che le stai facendo una corte spietata".
Arrossì, o per lo meno, così mi parve, e non rispose subito
"Non se ne può fare a meno - continuò - se, se ne è accorta e le dispiace, faccio subito un passo indietro".
Ora per me veniva il difficile. Il problema era capire fino a che punto potevo aprirmi, o se era meglio aspettare ancora un pochino. Anche questa volta Lia mi venne in aiuto; stava entrando nel bar con le sue amiche e, vedendoci, si diresse verso di noi.
"Sta arrivando, continuiamo un'altra volta; ma sappi che ti giudico una persona intelligente e son sicuro che di te mi posso fidare" dissi.
Acconsentì con lo sguardo e ci alzammo tutti e due per accogliere mia moglie.
Lia, si sedette accanto a noi e cominciò a sorseggiare la birra dal mio boccale. Le piaceva da morire, ed io la lasciai fare.
"Chi mi offre un gelato?" disse, quasi implorando.
Luigi non se lo fece ripetere, chiamò il ragazzo e mia moglie ordinò.
"Come è andata, hai vinto?" chiesi tanto per aprire un dialogo, mentre lui non le toglieva gli occhi da dosso.
Lia, fingendo di aggiustarsi il cinturino del sandalo, si abbassò mettendo in mostra il suo décolleté, con tutta la sua mercanzia.
Si fece rosso in viso, ma cercò di non darlo a vedere e, sempre guardando:
"Allora hai vinto? Noi battuti su tutti i fronti, ma domani sera ci riproviamo, vero Federico?" esclamò.
Comunque, stemmo lì ancora una mezz'oretta, poi lui si ricordò che doveva andare a prendere il figlio e, salutandoci:
"Domattina penso di venire in spiaggia un po' più presto, vi trovo?" disse rivolgendosi più a me che a lei.
Ed io risposi:
"Domattina, massimo per le nove sono in spiaggia".
Così ci salutammo, mentre Lia mi guardava perplessa.
Salutammo gli amici e, sottobraccio, ci avviammo verso casa.
"Dai, racconta: cosa vi siete detti?"
Le raccontai della sua separazione e dei motivi che l'avevano causata, le dissi del suo rientro in città del sedici agosto e della venuta della moglie.
"Ho cominciato a parlargli in modo molto soft del mio desiderio, senza, però, ancora coinvolgere te. Ecco il motivo, per cui, ha sottolineato l'incontro di domani mattina, credo che voglia continuare il discorso, interrotto dalla tua venuta. Abbiamo otto giorni per concretizzare".
Rimase in silenzio e si strinse ancora di più a me.
"Che ne pensi?" chiesi. Volevo un suo pensiero.
"Mi fido di te, continua su questa linea; domattina ti lascio solo con lui, parlagli chiaramente, dopo le dieci, ti raggiungo in bici"
Mi fermai e, giratomi, l'abbracciai e la baciai con molto trasporto.
Quella notte, dormii il sonno dei giusti!
La mattina dopo, di buon'ora mi alzai, mentre Lia dormiva beatamente, nuda ed a gambe spalancate. La immaginai insieme a Luigi che, steso sopra di lei, la stava possedendo.
Una doccia tiepida mi riportò alla realtà e, dopo una sobria colazione, uscii di casa e mi avviai in bicicletta verso il lido.
Mancava un quarto alle nove e, salutando il proprietario ed il bagnino, mi diressi spedito al mio ombrellone.
Luigi arrivò di lì a poco, mi vide e, percorrendo la passerella velocemente, mi raggiunse.
"Buongiorno Federico, dormito bene?" chiese, mentre si toglieva i pantaloncini.
"Benissimo, e tu?" risposi per dare un taglio alle formalità.
"Un poco agitato, ieri sera mi hai incuriosito e non poco; ho pensato e ripensato parecchio a quello cui mi hai accennato e non vedevo l'ora che si facesse giorno!"
"Vieni, siediti qua - indicandogli la sdraio e, facendo un respiro profondo per darmi coraggio, proseguii - Ieri sera, dopo che mi hai rivelato il tuo interesse per Lia, ho pensato che tu potessi esser la persona giusta per renderla felice fino in fondo. Sono diversi anni che non riesco più...non so se capisci. Forse, meglio esser più chiaro: ti prego non interrompermi!"
Mi guardava sbigottito e, con il capo, mi fece segno di continuare.
"Mia moglie è una donna che si è abituata con me ad avere uno o più orgasmi ogni volta che facevamo sesso e, fino ad un paio di anni fa, non avevo alcun problema a soddisfarla appieno. Ma gli anni sono tiranni: non ce la faccio più. Vederla insoddisfatta e sentirmi commiserato, mi fa sentire male, molto male. Ho scoperto che, non vista, si dà piacere solitario e ritengo che la cosa non sia bella. L'amo troppo e lei ama me; sono pronto a farmi da parte e, per la sua felicità, spingerla tra le braccia di un altro. Ovviamente, conoscendo la persona ed essendo certo sulla sua discrezionalità, essendo io consenziente non reputerei mai me cornuto e, tanto meno, lei una puttana. Questo deve esser chiaro. Tu, se interessato, hai una settimana per conquistarla. Lei non sa ancora nulla".
Aveva gli occhi sbarrati e, quando terminai la confessione, comparve sul suo viso un sorriso che diceva più di mille parole; mi tese la mano e rispose:
"Grazie, vedrai che sarò all'altezza del compito che mi hai affidato, anzi, se non ti dispiace, comincio subito", poi, guardando la passerella, ci accorgemmo dell'arrivo di Lia.
Era bellissima, fasciata nell'abitino stretto e trasparente da mare, che metteva in evidenza un bel seno prosperoso ed un accenno di un sensualissimo pancino.
Luigi, per celare il nostro incontro, prese la via del ritorno verso il suo ombrellone, ma il sorriso che Lia gli rivolse, lo bloccò a metà strada.
Ormai l'intesa che si era creata tra me e lei, aveva raggiunto i limiti dell'intrigo.
Mi eccitava il doppio gioco che stavamo facendo, e adoravo il fatto che lei si stesse egregiamente prestando.
Senza parlare aveva capito tutto e, giratasi verso l'ombrellone di Luigi, cominciò a spogliarsi.
Il mini bikini nascondeva ben poco e lui non distolse lo sguardo, nemmeno per un attimo; anzi, con un gesto istintivo, si aggiustò la sua dotazione nei boxer.
Operazione che non sfuggì né a me né a mia moglie, che si voltò verso di me, facendomi l'occhiolino.
Era arrivato il momento e, ad alta voce, in modo che sentisse anche lui:
"Tesoro, vado un po' sul lido; qua fa molto caldo". dissi
"Guarda che il mare è agitato, sta attenta" e, quasi affidandogliela, guardai Luigi che aveva sentito.
"Oh, non ti preoccupare; al limite faccio una passeggiata sul bagnasciuga e, sicuramente, non da sola" rispose con tono rassicurante.
Dalla terrazza del bar, vedevo distintamente i due ombrelloni e non mi sfuggirono dalla visuale, fin quando vidi Luigi alzarsi dalla sua sdraio e seguire mia moglie lungo il bagnasciuga.
Lo sculettare di Lia sulla sabbia infuocata, era un vero spettacolo da non perdere e, nell'ultimo tratto, quasi cadde per raggiungere la sabbia fresca.
Lui, velocissimo, l'afferrò per un braccio, evitandole di cadere e, approfittando dell'occasione, la strinse a sé; poi, pian piano, fianco a fianco, si diressero verso la confinante spiaggia libera.
Li persi di vista ed ebbi un attimo di smarrimento, poi appena un po' rammaricato, mi convinsi che questo faceva parte del gioco.
Dopo una mezz'oretta, il cicalino di WhatsApp distolse i miei pensieri; era un selfie inviatomi da Lia, che la ritraeva insieme a Luigi.
Mi sentii una strana sensazione nella pancia: non saprei definire quello che provavo, eccitazione, gelosia, smania di sapere cosa stavano facendo?
Comunque, la tensione emotiva che percepivo. mi creava una frenesia, una smania, difficile da spiegare.
Decisi di allontanarmi dal lido e, inforcata la bicicletta, mi diressi a casa.
Il fresco del condizionatore, mi diede ristoro, mi stesi sul divano e riflettendo, ad occhi chiusi, sugli eventi della mattinata, cercai di mettere ordine alle idee. Ormai il passo era stato fatto, bisognava aspettare l'evolversi degli eventi e, solo allora, prendere le dovute decisioni. Mi tranquillizzai parecchio e caddi in un sonno leggero, ma ristoratore.
Dovevano esser passate un paio d'ore, quando sentii il meccanismo della serratura del cancelletto. Balzai su di scatto e la vidi sull'uscio, che girata, salutava qualcuno con la mano.
Chi poteva essere? Ovvio Luigi, che l'aveva accompagnata a casa.
Mi venne incontro a braccia aperte e, sedutasi di lato sul divano, mi baciò con una veemenza che mi fece veramente insospettire.
"Che è successo, hai voglia di raccontarmi?" chiesi, ricambiando il bacio.
"Mettiti steso e non svenirmi - disse sorridendo - si sta dichiarando sfacciatamente; ha cercato più volte di abbracciarmi e, in macchina, voleva baciarmi. Ma tu cosa gli hai detto?"
Dettagliatamente le riferii del nostro dialogo, sottolineandole il fatto che a Luigi avevo riferito che lei non sapeva nulla della mia iniziativa e di comportarsi di conseguenza.
"Ottimo, lo avevo intuito, tanto che gli ho fatto capire che, se tu avessi saputo quello che stava facendo, sicuramente ti saresti arrabbiato e..." commentò.
Si alzò dal divano e, dandomi la mano, mi fece alzare e togliendosi il reggiseno si strinse a me e ci baciammo di nuovo.
"Ah dimenticavo, ci siamo scambiati i numeri di cellulare, ti dispiace?" mi sussurrò con civetteria.
"Ho visto la vostra foto, davvero una bella coppia" ironizzai.
"Stasera verrà al circolo? - le chiesi -voglio proprio sapere la sua versione dei fatti"
"Certo che ci viene! Me l'ha giurato. Anche se dovrà scappare come Cenerentola a mezza notte. Tanto, se perde la scarpetta, non avrà problemi. Ne tiene un negozio pieno" disse con sarcasmo
"Ma se non ti piace e non ti va, lasciamo perdere, ne troviamo un altro" confermai
"No, va bene lui, perlomeno per provare. Potrebbe anche piacermi e, se no, vuol dire che mi guarderò intorno..."
Scappò in cucina, la seguii e, mentre lei preparava la tavola, le versai un analcolico e, avvicinatomi da dietro, la strinsi strusciandomi sul suo meraviglioso culo. Il pranzo fu molto leggero e, dopo un riposino, decidemmo di tornare in spiaggia. Si stava cambiando il costume, quando suonò il cellulare. Era un messaggio, che lei lesse velocemente e ancor più velocemente rispose.
"Leggi" mi disse, passandomelo
"Stamane mi hai fatto davvero eccitare, sei una donna meravigliosa, peccato..."
"Ti ringrazio per i complimenti, ma sono una donna che deve dar conto, non dimenticarlo!" rispose
"Torni in spiaggia?" continuava
"Sì, fra poco"
"Io sto già sul lido. Ti aspetto. Chiedigli se una di queste sere ti lascia sola per una pizza"
"Io e te da soli?"
"Perché no? Non ti piacerebbe?"
"Calma, come dice il proverbio della gatta frettolosa?"
"Ok, ok, calma e sangue freddo. Ma con te vicino, come faccio ad avere sangue freddo"
"Ci vediamo in spiaggia" concluse Lia
Deciso e incisivo l'amico. Non pensavo fosse così intraprendente.
"Davvero vorresti cenare da sola con lui?" chiesi.
"Se tu vuoi, perché no! Potrebbe essere la volta buona per capire se mi va o no. Che ne pensi? Terrei il cellulare a portata di mano e ti farei sapere dove ci troviamo, in modo che, in caso di pericolo, potresti intervenire repentinamente".
Non glielo dissi, ma credo che avesse già deciso!
Mi fermai sul lido, mentre Lia percorreva la passerella, fermandosi sotto l'ombrellone di Luigi.
Vederli gioire e divertirsi, per un verso mi metteva in uno stato di euforia per l'intesa che stavano raggiungendo, ma per l'altro una strana gelosia si stava impossessando della mia mente.
Stavano seduti tutti e due sotto l'ombrellone e ridevano e scherzavano, come due fidanzati, amanti... e, per giunta, felici.
Non potevo rimproverare che me stesso: l'avevo voluto io e, sia l'uomo che mia moglie, erano miei complici.
Ognuno dei due stava interpretando il ruolo che io avevo scelto per loro. Il copione era improvvisato, ma tutti, compreso me, sapevamo quale era lo scopo da raggiungere.
La cena di loro due da soli, era pur essa contemplata nel copione? Una vocina mi diceva di sì, per cui c'era poco da dire o fare, bisognava solo acconsentire ed attendere lo sviluppo della situazione.
Mi allontanai dalla mia postazione e raggiunsi l'ombrellone, solo quando loro si alzarono e presero a percorrere il bagnasciuga. Camminavano fianco a fianco, fino a scomparire dalla mia visuale. Avrei voluto avere un binocolo per poter continuare ad osservarli, mentre un misto di sensazioni contrastanti affollavano la mia mente: la gelosia, quella sempre presente, non passa mai; ma, allo stesso tempo, l'eccitazione che aumenta sempre più, anche al solo vedere mia moglie chiacchierare piacevolmente con il mio rivale: gli sguardi che si scambiano, la loro intimità che, avvertivo, cresceva istante per istante.
Da una parte sentivo il desiderio di tornare indietro, fermare la cinepresa per interrompere le riprese, però procedeva anche la voglia di andare avanti; il remoto timore che potesse invaghirsi di quell'altro, mi manteneva vigile e attento, mentre in me si contrapponeva la speranza e/o il desiderio di vederla raggiungere l'orgasmo con Luigi.
E proprio lui stava scoprendo lati di mia moglie che non conoscevo, sebbene avessi trascorso con lei una vita intera. Lui in dieci minuti, stava mettendo a nudo aspetti inediti di Lia e li stava cogliendo appieno.
E' forse questa la consapevolezza di esser cornuto?...Chissà se, dopo,guardandomi allo specchio non mi venga da pensare..."Sono un cornuto?... Ma, lo sono con eccitazione e con felice orgoglio".
Passò quasi un'ora, e non vedendoli tornare mi stavo avviando verso la riva, quando vidi arrivare Lia da sola. Mi fermai e l'aspettai sotto l 'ombrellone.
Era stanca, ma sorridente, e dedussi che, forse, le cose erano andate bene.
"Allora?" chiesi, ansioso.
"Sta diventando pazzo di me! - disse stendendosi sul lettino - Stasera voleva portarmi fuori, a cena. Ho preso tempo, deve cuocere ancora un po'!"
Non risposi e la guardavo fissa, tanto che proseguì nell'esternare il suo pensiero:
"Ci hai ripensato? Se hai dei dubbi, chiariamoci ora, prima che le cose prendano una piega diversa".
Con il capo feci cenno di no, e aggiunsi:
"Se a te va, ma soprattutto se ne hai voglia, non crearti problemi, per me va benissimo" ed in questo non ero stato sincero, perché in realtà nel profondo dell'animo i dubbi persistevano.
"Non fare "l'Otello" dissi a me stesso e, con un sorriso rassicurante, chiesi dove l'avesse lasciato
"È uscito dalla spiaggia libera, ci ha dato appuntamento per stasera al circolo. Credo che voglia parlare con te!"
Quella sera arrivammo prima noi; Lia, sotto braccio ad una sua amica, si diresse nella saletta per finire il torneo di burraco e, mentre parlavo con il presidente del circolo, vidi Luigi entrare nel bar.
Salutai il presidente, mi diressi verso di lui e lo feci accomodare al mio tavolo.
"Allora? - dissi e, senza tanti preamboli, chiesi - come procede con Lia?"
Un sorriso smagliante illuminò il suo viso e guardandomi negli occhi:
"Secondo me, non poteva andare meglio! La vedo molto coinvolta e credo proprio che tu, ora, ti devi aprire con lei" tenne a precisare.
Non aveva per nulla capito il nostro doppio gioco e dovevamo continuare a mantenerlo segreto.
"Le ho chiesto se vuole venire, domani sera, a cena con me: vorrei concretizzare qualcosa in più; che ne pensi?" disse timidamente.
"Tu e lei da soli? - facendo finta di cadere dalle nuvole - Ma i patti erano altri, se non sbaglio?!" dissi.
"In realtà sarebbe solo una cena per conoscersi meglio; ti giuro che non la sfiorerò nemmeno con un dito!" tenne a replicare.
"Lia è d'accordo?"
"Sì, ma non vuole dirti una bugia e vuole che anche tu sia d'accordo, quindi, se vuoi raggiungere l'obiettivo che ti sei prefissato, devi parlare stasera stessa con lei".
"Per la faccenda della cena debbo pensarci, ma deve essere lei a chiedermelo" risposi con aria pensierosa.
Non nascondo che mi fece un po' pena; lo stavamo manipolando e, conoscendo mia moglie, credo che si stesse divertendo, e non poco, alle spalle del povero Luigi.
Difatti lei prese in mano le redini del gioco e riuscì, addossandomene la colpa, a rinviare la fatidica cena fino al giorno precedente alla sua partenza.
Ma andiamo per ordine.
Quella sera volle sapere, per filo e per segno, cosa c'eravamo detti io e Luigi, e questo la spinse a decidere di fare la fidanzatina innamorata per i rimanenti giorni di sua permanenza.
Tenerlo sulla corda la eccitava molto e, quando il gioco si faceva pesante, riusciva, con un pretesto o sotterfugio, a sottrarsi alle sue avance.
Gli permise qualche toccatina un poco più spinta, specie in acqua, giusto per non farlo desistere, così come non gli consentì che la baciasse come lui voleva.
Comunque, la sera della cena arrivò e la vidi parecchio agitata. Mi sembrò che la sicurezza, fin ora ostentata, stesse vacillando.
"Che c'è - chiesi - preoccupata? Non sentirti obbligata, possiamo sempre trovare una scusa e rinunciare"
"No, no, ho fatto trenta e voglio fare anche trentuno! - rispose per rassicurarmi - poi tu stammi sempre a portata di cellulare, per togliermi da eventuali imbarazzi. In ogni caso preferisco che mi carezzi,che mi tocchi, piuttosto che farmi baciare".
"Non ti preoccupare; prendi questo: ho installato l'applicazione sul mio cellulare, così non perdo il contatto con te nemmeno per un istante" dissi porgendole il mio rilevatore di posizione, che di solito usavo in montagna andando a funghi.
Lo prese e lo mise in borsa e, dopo aver controllato il funzionamento, la lasciai e lei andò a prepararsi.
Completò l'opera in una mezz'ora e, quando ricomparve, era davvero uno splendore.
Indossava una gonna pantalone nera ed un'ampia maglia di seta beige. Al collo un foulard blu, che lei portava più per civetteria che per nascondere le prime rughe e, ai lobi, orecchini pendenti dello stesso colore. Sandali neri con tacco completavano l'abbigliamento. Il trucco, quasi inesistente: solo un filo di rossetto sulle sue labbra carnose!
Era davvero uno schianto, non osai chiedere cosa si indossava sotto, ma, credetemi, feci fatica a non saltarle addosso! Ormai si era fatta l'ora dell'appuntamento ed il cicalino del suo telefono l'avvertì dell'arrivo di un messaggio:
"Dai... andiamo, mi lasci al parcheggio della spiaggia libera; lui è già là!" disse concitata.
Mi alzai dalla poltrona e, prendendola sottobraccio, uscimmo.
Che strana sensazione: mi sfarfallava lo stomaco, la pancia. Ero eccitato, eppure non sarei stato io l'uomo che quella sera si sarebbe accompagnata a mia moglie.
Stavo diventando un vero cornuto e un suo sorriso mi fece capire che anche lei si stava facendo, ulteriormente, coinvolgere.

(continua)

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