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" Intime rivelazioni di una moglie "


di quartofederico
07.10.2020    |    31.092    |    17 9.7
"Erano trascorsi forse cinque minuti e, silenziosamente, eravamo ancora presi dall'estasi nel nostro piacere, quando, a passi felpati, fummo raggiunti da..."
Avevo tanti pensieri nella mente, ma uno in particolare mi riportò al passato.
Già un'altra volta avevo lasciato Nicoletta nelle mani di un altro uomo e quel giorno mi ritrovavo ad andare avanti indietro, pieno di ansia, in un salottino simile al mio, aspettando che tutto si concludesse: ero fuori ad una sala parto!
Erano già passati una quindicina di minuti, quando Eliana si alzò di scatto e, con il viso stravolto dalla rabbia e dalla gelosia, esplose:
"Ma siete davvero contenti? E te? - guardandomi negli occhi - si vede che sei eccitato, hai il cazzo duro che fra poco ti scoppia nei pantaloni"
Con uno scatto d'ira si alzò il vestito e si mostrò nuda. Non capiva più nulla e per calmarla mi alzai e la presi tra le braccia.
Si strinse a me e non so se per vendicarsi di Roberto o perché pure lei era eccitata, mi baciò in bocca e mi serrò il cazzo da sopra i pantaloni.
A quel punto, fregandocene delle raccomandazioni dello spasimante di mia moglie, mi spogliai ed in un attimo mi ritrovai Eliana inginocchiata ai miei piedi che mi baciava il pene.
La svestii e, una volta nuda, allungò la mano a Rosa, che era rimasta a guardare.
In effetti le volevo tutte e due, ma Rosa era quella che dovevo riempire.
Mi staccai dalla giunonica vicina e, avvicinandomi alla moglie di Roberto, la presi in braccio e per la prima volta la guardai molto da vicino.
Un visino carino con gli occhi che esprimevano una certa tristezza.
Avvicinai la mia bocca alla sua e fui letteralmente risucchiato dalle sue labbra.
Baciava divinamente e, seppur ancora vestita, spinsi la sua testolina verso il mio basso ventre.
Colse la palla al balzo: non poteva lasciarselo sfuggire un invito così.
Non erano morsi, erano risucchi che martirizzavano la cappella, per poi gratificarla con baci e colpi di lingua. E poi.... tanta, tanta saliva che leniva beneficamente e permetteva lo scivolare del cazzo verso la sua gola.
Nicoletta aveva ragione, la bocca di quella donna metteva i brividi, donava un piacere profondo.
Non potevo e non volevo concludere subito l'amplesso; volevo entrare in loro, godere e farle godere.
Eliana nuda aiutò la sua amica e, nude tutte e due, mi strinsero sui loro seni.
Questa volta fui io che ordinai di posizionarsi sul divano.
Si misero a pecorina, una accanto all'altra, poggiate con i seni sullo schienale del sofà.
Andai dietro ad Eliana, che mi invitava a penetrarla tenendosi le natiche aperte con tutte e due le mani.
Era ancora un tantino asciutta e Rosa, forse abituata a rendersi utile anche in questo senso, si stava portando dietro l'amica per leccarle la patatona e rendere agevole il rapporto.
La fermai e provvidi io a leccare quella superba figa.
La feci sobbalzare e grugnire, mentre con la bocca appoggiata alla sua vagina facevo saettare la lingua dentro quella afrodisiaca apertura; bastarono poche slinguate a rendere agevole l'introduzione del mio cazzo dentro il suo ventre.
Era caldissima, e man mano che la penetravo, avevo la sensazione che una guaina stringesse il mio cazzo.
Stetti in lei un paio di minuti, poi, con sua grossa delusione, mi staccai e mi posi dietro a Rosa.
La volevo! Volevo sfogare tutta la mia eccitazione nella donna dell'amante di Nicoletta: dovevo farla godere e godere in lei.
Non trovai alcuna resistenza ed il mio cazzo le scivolò dentro fino a quando non sentì sbattere i miei testicoli sulle sue natiche.
Per una che, per la prima volta, stava ospitando un cazzo diverso da quello del marito, debbo dire che fu certamente all'altezza della situazione.
Venne quasi subito e, soffocando un grido di piacere, con le sue mani mi strinse ancor di più a sé.
Volevo gratificare ancor un po' Eliana che, seduta accanto a noi, molto amorevolmente ci stava accarezzando; Rosa, comprendendo, si staccò e guidò il mio cazzo nuovamente nel ventre della sua amica.
Questa volta la presi alla missionaria e, mentre la stavo così chiavando, sentimmo la mano di Rosa intrufolarsi tra di noi e raggiungere il clitoride di Eliana.
Perse la testa: cominciò a sculettare sullo stretto divano e rovinammo a terra, trascinandoci dietro Rosa ed i cuscini del canapè.
Era in estasi: gli occhi sbarrati a fissare il vuoto e la bocca aperta in cerca d'aria.
Stava venendo e bastarono altre pochissime spinte per farle raggiungere l'acme del piacere.
Io, però, ero ancora pieno e, lasciando il corpo della donna, presi Rosa per mano e la portai nella stanzetta dei ragazzi.
"Ti voglio" - le dissi baciandole il collo.
Non rispose, ma ormai avevo capito che anche lei, aveva il mio stesso desiderio. Mi baciò in bocca e si sedette sul lettino.
Ero tremendamente duro, lei prima lo accarezzò poi, dopo averlo baciato e leccato si stese sul letto, e mi offri di nuovo il suo prelibatissimo fiore.
Questa volta non ci furono più ostacoli.
La sentivo vibrare sotto i miei colpi e venne un'altra volta.
Solo dopo averla sentita mugolare di piacere, lasciai eruttare nel suo ventre tutto lo sperma accumulato nei giorni di imposta astinenza.
Erano trascorsi forse cinque minuti e, silenziosamente, eravamo ancora presi dall'estasi nel nostro piacere, quando, a passi felpati, fummo raggiunti da Eliana, nuda, con quelle bellissime enormi tette che sobbalzavano ad ogni passo e, guardandoci, disse:
"Siete bellissimi, formate davvero una bella coppia; poi tu, Rosa, te la meritavi proprio una goduta così intensa e coinvolgente. Ti ho sentita mentre venivi.
Sai, Federico, era da parecchio che veniva trascurata da Roberto, che ha rivolto le sue attenzioni più a me. Mi sento un tantino in colpa per questo, ma da oggi cambieranno un sacco di cose".
Aveva messo su la moka e volle a tutti i costi servircelo in camera.
Quel caffè mi riportò alla realtà del momento.
"Sono quasi due ore che quei due sono chiusi in camera da letto" dissi.
"Roberto è un gran porcello e, quando se la prende comoda, lo fa per portare al settimo cielo la femmina che ha sotto"; Rosa pronunciò quella frase forse con un po' di rammarico e subito mi si strinse addosso.
Pur riconoscendo che con loro due ero stato sufficientemente appagante, ebbi comunque qualche perplessità sul confronto che tutte e tre potevano operare con l'altro maschio.
E fu così che, spinto dal magone che mi attorcigliava lo stomaco, mi avvicinai alla parete della cameretta per cercare di carpire qualunque rumore o suono potesse giungere alle mie orecchie.
Eliana mi raggiunse e, tiratomi via da lì, ribadì:
"Bisogna aspettare e vedrai che al nostro magnifico stallone, sia io che Rosa restituiremo una parte del piacere che ci hai donato".
Ci risedemmo tutti e tre sul lettino e continuammo a baciarci e carezzarci.
"Dai, sgombra la mente da tutti i tuoi pensieri; mi hai fatto godere come non succedeva da molti anni e credo che anche Eliana non ha nulla da rimproverarti" fu Rosa che, carezzando il mio basso ventre, stava ridando nuovo vigore alla mia erezione.
Eliana, credendo che volessimo continuare da soli, si alzò e stava per uscire, ma la trattenni per un braccio e la feci tornare accanto a noi.
Ora erano in due a stringermi e ad accarezzarmi e, mentre stavamo costruendo questo plastico quadretto, si aprì la porta e comparve Roberto, in tutta la sua superba nudità.
Ebbe un attimo di esitazione perché stupito nel vedere le "sue" donne nude e a me avvinghiate.
"Vedo che non vi siete annoiate, brave!" esclamò rivolto a Rosa e ad Eliana, mentre il suo cazzo, per effetto della scena carpita, balzò in un attimo sugli attenti.
Rosso in viso, per l'evidente turbamento, aggiunse:
"Venite di là; Nicoletta ci aspetta.
Suggerii a Rosa di tenere le cosce ben strette, affinché non lasciasse fuoruscire dalla vagina lo sperma che le avevo inoculato e così, sculettando e sottobraccio ad Eliana, riuscì ad arrivare in camera da letto.
Mia moglie era in uno stato di totale ed assoluta beatitudine: gli occhi socchiusi, con il rimmel che stava colando sul viso ed il respiro leggermente affannato, che sollevava ritmicamente il seno; era stesa supina con un cuscino sotto il culo e le gambe leggermente divaricate.
Roberto si stava distendendo vicino a lei; era di nuovo eccitato, il cazzo lungo quanto il mio, ma grosso quasi il doppio, pieno di vene scure che lo percorrevano dal glande alle palle e la cappella completamente esposta, quasi un grosso fragolone, ma di un colore rosso violaceo, e la sacca dei testicoli grossa e grinzosa, doveva per forza contenere due superbe nocciole. Noi tre restammo per un attimo fermi a guardarli, poi, appena Nicoletta aprì gli occhi, mi ci sedetti al fianco e cominciai a carezzarla.
Aveva la pelle del seno piuttosto rugosa, segno della presenza di sperma ormai secco e, quando cominciai a baciarla, aprì la bocca e sentii il sapore della secrezione emessa da Roberto.
Quante volte aveva sborrato quell'uomo?!
"Quanta te ne ha data?" le sussurrai in un orecchio.
"Credo di averne perso il conto - rispose con un filo di voce - scendi giù, che te ne ho conservato un bel po’?"
Mi stesi a sessantanove sulla mia donna e lei, baciandomelo a labbra chiuse, capì che il sapore e l'odore del mio pisello non era solo mio, del suo uomo, ma c'era anche l'inconfondibile afrore delle secrezioni di una donna.
Il cuscino sotto il culo, metteva in evidenza che anche lì c'era stata profanazione, attestata, fra l'altro, da un rivolo di sperma, di colore leggermente più scuro, che stava fuoriuscendo dall'ano, oscenamente aperto.
Aveva il tampax in vagina, lo sfilai e mi buttai a capo fitto tra le sue gambe aperte e leccai tutto il mix di nettare maschile e femminile, che ancora era contenuto nella pancia della mia dolce metà.
Comunque, fu proprio Roberto a rimanere stupito e profondamente meravigliato, quando, richiedendo alle sue donne di ripulirgli l'uccello, si ritrovò Eliana che gli leccava il cazzo, mentre Rosa, sistematasi con la vagina sul suo viso, gli riempì la bocca con tutto il mio sperma, che ancora, e gelosamente, tratteneva in sé.
Ebbe un attimo di esitazione, ma ormai si era reso conto che non potevano essere solo gli umori vaginali della moglie; avrebbe voluto sottrarsi, ma data la posizione e, soprattutto per l'eccitazione del momento, ingoiò una buona parte dei liquidi che stavano fuoruscendo.
Appena riuscì a spostarla dalla sua faccia, chiese alla moglie, alquanto preoccupato:
"Ma l'hai fatto a pelle, senza nessuna precauzione?"
"Ma di loro ci fidiamo, anche tu..."rispose con candore Rosa.
Era successo qualcosa, e quando chiesi spiegazioni fu molto evasivo.
Sicuramente non era per me, forse c'era qualcosa che sia Nicoletta che io non sapevamo.
In ogni modo finì lì e riprendemmo di nuovo a giocare sul nostro lettone e, tra qualche bacio più spinto e tante carezze, arrivammo all'ora di cena.
Non vollero trattenersi da noi, per cui recuperarono i loro vestiti e ci salutarono.
Fu Eliana che, salutandomi con un caloroso abbraccio, mi sussurrò:
"La prossima volta, ingravidi pure me!" aprendo così uno spiraglio di luce nella mia mente.
Vuoi vedere che chi non poteva avere figli era Roberto e non Rosa?
E a quest'ultima avevano fatto credere il contrario?
Nicoletta non era nella pelle; voleva la verità e sicuramente l'avrebbe scoperta.
Stranamente non avevamo molto appetito, per cui preparai solo del latte caldo e qualche brioche.
Mia moglie era seduta nuda sul letto e mi prese dalle mani il vassoio, mentre io giravo dall'altra parte.
"Allora? Ti ha fatto godere?" chiesi di botto senza mezzi termini.
Finì il suo pasticcino, bevve il latte e, pulendosi le labbra con un tovagliolo, mi guardò negli occhi e quasi mi arringò:
"Come chiavano quelle due? Meglio di me?"
Non risposi e lei, quasi per ripicca, aggiunse:
"Se non me lo dici, la mia bocca resterà chiusa per sempre:"
Nicoletta gelosa di me? Non credo; forse, come lo era stato per me, anche lei temeva il confronto?
Inizialmente per sommi capi e poi, entrando nei particolari, la aggiornai su quello che era successo prima in salotto e poi nella cameretta tra me Rosa ed Eliana.
"L'hai fatto apposta a venirle dentro, vero?"
"Sì, volevo che Roberto potesse subire un trattamento analogo al mio e Rosa mi ha assecondato; Eliana ha manifestato tutta la sua gelosia nel sapere l'amante tra le tue braccia, ed ha spronato alla vendetta."
"Comunque Rosa, come tu già mi avevi detto, ha una bocca favolosa e...." Non finii la frase che lei mi stoppò con un "vaffa", e si girò dall'altro lato, concludendo:
"Risparmiami i dettagli, buonanotte; domani ne riparleremo"
E, come si dice dalle mie parti, ero stato fatto "cornuto e mazziato".
Dormimmo serenamente; l'indomani, quando mi svegliai, mia moglie non era a letto. Non ebbi il tempo di alzarmi, che Nicoletta entrò in camera con il vassoio per la colazione.
"Buongiorno, amore mio - disse stampandomi un bacio sulle labbra - oggi sarò la tua Sheherazade: tieniti pronto, mio dolce Aladino, per la mia "Mille e.... una notte".
La attirai a me e la baciai con tutta la passione che, in quel momento, sentivo venirmi dal profondo dell'animo.
"Allora, mio caro maritino, debbo iniziare da quando le nostre, ovvero, le tue amiche mi vennero a trovare sabato pomeriggio. Ti ricordi mi portarono nella nostra camera da letto, mentre tu te ne andasti buono, buono in cameretta?
Mi squadrarono dalla testa ai piedi, davanti allo specchio dell'armadio, prima vestita alzandomi i capelli per studiare l'acconciatura e poi mi fecero spogliare nuda.
Indossavo ancora il pigiama che, in un attimo, scomparì ai miei piedi. Sotto avevo solo gli slip e, pure quello, fu eliminato."
"Sei davvero bella - disse Rosa e, guardando le rose rosse sul comò - mi sa che Roberto si sia davvero invaghito di te!"
"Non risposi, ma un malcelato senso di rancore accompagnò quella frase.
Eliana, un tantino più fredda, ci riportò alla realtà."
Dai scegliamo la vestaglietta che dovrà indossare - disse aprendo il nostro armadio e soffermandosi su quella bianca trasparente - che ve ne pare? Bella e sexy, sceglierei questa"
"Aveva fatto tutto lei e, con un cenno di intesa con Rosa, prese l'accappatoio che indossai e, in ciabattine, accompagnata da esse ci dirigemmo verso casa loro.
Roberto non c'era: era andato dal barbiere "a farsi bello per te"; mi disse Eliana, con una leggera nota di sarcasmo.
Mi portarono direttamente nella camera da letto, quella che usava il "sultano" e mi fecero stendere sul lettino, dove dormiva di solito una delle due. Mi ero tolto l'accappatoio e mi stesi supina aspettando Eliana che mi volle depilare ulteriormente il pube.
Usò il suo depilatore e, con una mano leggerissima, scavando anche nelle pieghe dell'inguine, fece un lavoro eccellente, degno di un'esperta estetista. Mi fece girare e lo stesso trattamento lo subì il mio didietro, accanendosi soprattutto nel solco tra le natiche. Solo dopo che ebbe finito, osai toccarmi: il culetto e soprattutto il davanti, era liscio come quando ero bambina.
Usò una crema idratante e, prima di farmi alzare, mi umettò con la stessa crema il buchino e ci introdusse il medio. L'esplorazione del retto ebbe esito positivo, per cui mi fu risparmiato il clistere, che già era pronto e in bella mostra sul comò.
Nuda mi diressi nel loro bagno e feci una doccia calda, veramente ristoratrice e, mentre mi stavo asciugando, suonarono alla porta.
Fu Rosa ad andare ad aprire. Era Roberto, ma la moglie non lo fece entrare, dirottandolo verso casa nostra.
"Voleva usare il bagno - disse rivolta a me - l'ho mandato a casa tua, deve vederti solo ad opera compiuta."
Un vero e proprio rito nuziale e, dopo avermi pettinata e truccata, mi hanno portata da voi che stavate aspettando. Quando mi hai preso sottobraccio, ho pensato che mancasse solo la marcia nuziale.
Questo, fin ora, è quello che è successo fuori dalla camera da letto, ma sei proprio sicuro che vuoi la cronistoria di quello che è avvenuto dopo che hai chiuso la porta alle nostre spalle?
In effetti rimasi un tantino pensieroso, ma anche se leggermente con timore dovevo sapere, così con un cenno della testa le feci intendere che doveva continuare.
"Dopo avermi lasciato sulla soglia della camera da letto, egli mi baciò sulle labbra, mi prese in braccio e mi portò dentro. Mi pare fosti tu a chiudere la porta alle nostre spalle.
Ero avvinghiata a lui e gli tenevo le braccia al collo.
Mi poggiò delicatamente con i piedi per terra ed io mi offrii a lui per un bacio sensuale con le lingue avviluppate nella mia bocca. Con un guizzo riuscì a farsele entrare nella sua e così esplorammo le nostre cavità orali.
Aveva il buon sapore del tuo dentifricio, come pure il profumo del suo viso, sicuramente grazie al tuo dopobarba.
Pensai, con un pizzico di ironia, che si stava appropriando di tutte, e dico tutte, le tue cose.
La sua bocca scese verso il mio seno a lambire, prima l'uno e poi l'altro, capezzolo. Li leccava e mordicchiava, fino a farmi sentire quel dolce dolore, con l'abilità di staccarsi un attimo dopo a quando rovesciavo la testa all'indietro, mordendomi le labbra.
Mi attirò a sé, mentre seduto sulla sponda del letto, proseguì con i baci e la lingua sotto i seni e poi giù, verso l'ombelico.
La sua bocca vi si appoggiò e prese a succhiare e baciare ogni lembo di pelle a disposizione, per poi risalire verso i seni.
Ero in visibilio: bagnata della sua saliva che stava colando dai capezzoli; egli ne raccolse una ditata e me la offri da leccare.
Quel dito portato alle mie labbra fu accolto e succhiato con un piacere quasi fosse il suo cazzo.
Lo ritrasse e continuò a leccare il mio ventre.
Poi mi fece sedere sulle sue gambe e il contatto con il suo cazzo duro mi riportò a quello che stavo facendo.
Lo sfiorai con la punta delle dita, quasi non osando stringerlo nella mano.
Grosso e lungo, con una vena blu che lo percorreva nella parte sottostante, dal glande alla base, e sormontava la consistente sacca dei testicoli.
Fu lui che prese la mia mano e se la pose sul pene.
E solo allora mi resi conto che riuscivo con fatica a cingerlo con le dita.
Era caldo e mi eccitava il pulsare di quella enorme vena; riuscii a far scivolare la pelle del glande che apparve in tutta la sua fierezza.
Rosso e setoso con la sua boccuccia, già imperlata di una gocciolina diafana che, al contatto con il mio polpastrello, divenne un filo trasparente."
"Dimmi che lo vuoi - chiese - e dimmi dove..."
"Non lo feci nemmeno finire, che mi alzai e lo spinsi di traverso sul letto e, dandogli le spalle, mi ci sedetti sopra. Ero bagnata e scivolò dentro la mia vagina di colpo, strappandomi un grido di quel dolore/piacere che ogni femmina prova cavalcando un maschio. Ero io che salivo e scendevo su di lui, che mi teneva le natiche aperte con tutte e due le mani. Me lo stavo chiavando, volevo la sua sborra dentro di me e, per favorire le sue deboli spinte, data la posizione, mi stesi su di lui.
E allora cominciai veramente a sentirlo dentro di me: mi stava dilatando la figa e le sue spinte raggiunsero la bocca dell'utero. Credo di aver soffocato un grido di piacere e venni in un orgasmo mentalmente, quasi, doloroso.
Si fermò un attimo e, con delicatezza, mi rigirò sul letto. Si pose tra le mie gambe e stendendosi su di me mi ripenetrò con quel paletto che aveva tra le gambe.
Il dentro fuori durò ancora un paio di minuti, poi, con una smorfia e un rauco rantolo, venne nella mia pancia. Cinque o sei spruzzi caldi e densi che arrivarono fino alla cervice uterina, abbondantissimi che riempirono la mia vagina e, quando si ritrasse, ancora qualche goccia colò sulla mia pancia, che ancora pulsava spasmodicamente per il mio intenso piacere.
Si accasciò su di me a corpo morto, mi stava schiacciando e dovetti spingerlo di lato.
Lo sentivo respirare affannosamente, ma si riprese quasi subito.
Si girò sul fianco e mi baciò".
Allungai un braccio e trassi dal comodino un tampax che, liberato dal suo involucro. infilai dentro la mia vagina"
"Che fai "chiese lui stupito
"Evito che coli fuori... E' il dono che mio marito si aspetta di ricevere" risposi con la massima naturalezza.
"Vuoi dire che dopo, lui...."
"Sì, dopo è lui che deve ripulirmi" risposi di rimando.
"Contento.... lui?" aggiunse ridacchiando sotto i baffi, quasi a voler ironizzare sulla tua naturale predisposizione alle corna.
"Non se l'aspettava la sorpresa che, opportunamente, gli hai riservato. Bravo, sei sempre il più grande e, dico, grande in tutto."
"Comunque la tregua durò una decina di minuti, dove solo carezze e bacini si stavano alternando".
Incredibilmente aveva di nuovo il cazzo duro e, senza tanti indugi, mi attirò a sé e, dopo avermi baciata in bocca, mi mise una mano dietro la nuca e spinse la mia testa verso il suo basso ventre.
A guardargli il cazzo da vicino faceva una certa impressione.
La cappella era grossa e sembrava irritata, tanto era rossa!
Odorava di muschio; mi ricordava la terra umida, ma percepivo anche un profumo dolce e delicato quasi di borotalco: erano i suoi feromoni che stuzzicavano le mie narici e mi facevano avvertire un'attrazione, sicuramente inconscia, che era poi quella che me lo aveva fatto scegliere.
Presi il suo cazzo in mano e baciai la sua cappella, poi aprii la bocca e me lo feci scivolare lentamente in gola.
Trattenni un conato e mi vennero le lacrime agli occhi.
Lo risputai fuori fino alla punta. per poi ancora una volta fagocitarlo.
Andai avanti così per un paio di minuti, poi presi un giusto ritmo e, guidata dalla sua mano dietro la mia testa, gli feci un portentoso pompino.
Era stralunato ed io non ero da meno; con il dilemma di farmelo venire in bocca oppure fermarlo, e chiedere, sfacciatamente, di farmelo provare altrove.
Ma evidentemente ero stata troppo brava, perché stava per eruttare di nuovo.
Si fermò un attimo, me lo tolse di bocca, se lo prese in mano e, segandosi con veemenza e strillando il suo piacere, mi inondò con altri fiotti di sborra sulla faccia, sulle tette, imbrattandomi finanche i capelli.
Solo quando ebbe finito, me lo porse per farselo pulire dalla mia lingua.
Quel poco che riuscii ad assaggiare era decisamente salato e un tantino amarognolo, ma quello che più mi meravigliava era la consistenza di quella crema.
Dopo due di quelle venute, avevo messo da parte il pensiero di prenderlo in quel posto, che avevo tanto allenato e per tanti giorni.
Roberto mi sembrò piuttosto soddisfatto dell'accaduto e si distese al mio fianco supino, a gambe e braccia larghe: sembrava Sant'Andrea sulla croce.
Era madido di sudore; dalla fronte, goccioline scendevano sul viso fermandosi tra i peli della sua sottile barba.
Gli passai un asciugamani, ma poi fui io a detergere il suo volto e giù il suo torace.
Il cazzo, moscio ma sempre maestoso, era poggiato sull'inguine destro e la pelle aveva ricoperto quella bellissima cappella.
Aveva gli occhi chiusi, sembrava dormisse, ma mi venne spontaneo prendere a giocare con i peli del suo torace. Ci infilavo le dita della mano dentro, come a volerli districare, e me li facevo scivolare via tra esse.
Aprì gli occhi e fissando i miei, allungò la mano sinistra e mi regalò una carezza sul viso.
"Sei bella: mi sei piaciuta dalla prima sera che ti ho vista e da allora ti ho desiderata intensamente. Io e te siamo fortunati: tu, ad avere un marito ed io una moglie che ci vogliono vedere felici."
"Cos'è, per te, Eliana?" chiesi.
"Amo mia moglie, ma Eliana è quella parte che Rosa non concede; in tanti anni di matrimonio non sono mai riuscito a sodomizzarla; a motivo che ce l'ho troppo grosso si è sempre rifiutata; Eliana, per amore, ha sopportato il dolore e mi ha accontentato; Rosa, per amore, l'ha accettata nel nostro letto ed ora siamo un trio affiatato; chissà con te...."
Non risposi, ma quel suo parlare mi spinse a carezzargli il cazzo e intrufolai la mano per palpargli i testicoli.
"Davvero vuoi provarlo dietro?" aveva intuito le mie intenzioni.
Senza parlare, mi misi in ginocchio sul letto, mi tirai sotto la pancia due cuscini e gli passai il gel dal comodino.
In un attimo fu dietro di me, con la testa tra le mie natiche.
Cominciò a leccare dal basso verso l'alto e poi ridiscendeva verso la mia figa.
Il passare della lingua nel solco delle natiche cominciò a produrre i suoi effetti: ogni volta che lambiva il profumato forellino, partivano inizialmente brividi, che man a mano diventavano scariche elettriche.
Ebbi pure un attimo di paura pensando a quel cazzo "extra large" che doveva farsi largo nel mio stretto sfintere; ma lo volevo e, forse, ero là, soprattutto per quel motivo.
Allungai una mano per rendermi conto delle condizioni del suo cazzo. Era sorprendente: aveva sborrato due volte, quasi di seguito, ed era in tiro esattamente come all'inizio di quel pomeriggio.
Ero umida della sua saliva, saggiò la zona con il medio che entrò facilmente nell'ano. Provò con due dita, ma sentii dolore, per cui lo respinsi.
Mi diede un amorevole bacio sul buco del culo e prese il contenitore del gel.
Fece scendere una buona dose direttamente nell'incavo fra i glutei ed essa lentamente scivolò giù verso il buchino. Trasalii per il freddo della crema e percepii, con un attimo di ritardo, le due dita unite che Roberto era riuscito a far entrare in me.
Sentivo più fastidio che dolore, ma quando le ritrasse compresi che mi dovevo preparare al sacrificio.
Difatti si pose dietro di me e sentii la cappella puntare l'orifizio.
Feci un profondo respiro e spostai il culo verso il pube dell'uomo e, mentre lui mi diceva di spingere, mi ritrovai con una buona metà di quel piolo dentro le mie viscere.
Credo di aver urlato. Il dolore era davvero forte. Si era fermato, ma avrei voluto che uscisse velocemente da me.
Roberto mi carezzava e fermo, immobile, aspettò che mi abituassi a quel grosso corpo estraneo.
Ci vollero un paio di minuti; poi un calore mi pervase la pancia; il dolore stava scomparendo e solo quando mi sentii pronta, diedi una rinculata e tutto scivolò nella mia pancia.
Ancora immobile, il mio inculatore aspettava che fossi io a dare il via.
Era bello sentirselo dentro; ero allargata e quasi lo avevo inguainato.
Mi allontanai un tantino da lui e così iniziò la cavalcata.
Altro che dolore: avevo la percezione che ogni spinta si trasmettesse dalla pancia fino al cervello. Roberto continuò imperterrito, tenendomi per i fianchi, e, quando girai la testa per guardarlo negli occhi, raccolse un rivolo di saliva che mi stava colando dalla bocca.
La leccò e poi mi portò il suo dito in bocca per farselo succhiare. Non credevo di essere così troia; mi sarebbe piaciuto sentirmelo dire, ma, anche se lo pensava, non osò dirmelo.
Ero sconquassata; quel mostro che avevo nel culo mi stava dilaniando, ma il dolore che sentivo era nulla in confronto al piacere cerebrale che stavo provando. Notai, abbassando la testa, le mie tette che penzoloni sbattevano davanti ed indietro, a destra ed a sinistra.
Stavo godendo: sì, venni senza nemmeno toccarmi.
Non lo so quanto tempo durò; ero fuori dal mondo, ma, ad un tratto, percepii i mugolii dell'uomo e sentii distintamente gli spasmi del suo pene e lo sgorgare di altro seme dentro di me. Caddi sui cuscini e lui sopra di me.
L'ultima cosa che feci, dopo che lui si era defilato, fu di andare a verificare come era ridotto il mio buchetto: al tatto mi sembrò una caverna. Poi caddi in catalessi.
Mi sono ridestata quando siete entrati in camera. il resto ti è noto"
Finite le sue "Mille e una notte", mi prese le mani nelle sue e fissandomi disse:
"Che pensi di me? Sono proprio diventata una puttana?"
"Sì, la mia dolcissima moglie puttana, ma così è che ti voglio e sentirmi cornuto mi eccita; mi porta ad amarti sempre di più; l'unica cosa che ti chiedo è di condividere con me ogni attimo di questa tua vita trasgressiva".
Venne ancora più vicino e mi baciò sulla bocca.
Quel bacio fu il giuramento del suo eterno amore.
Roberto, Rosa ed Eliana si strinsero ancor più a noi; altre e altre volte abbiamo goduto gli uni con le altre e, fortunatamente, la mia sborrata non aveva ingravidato Rosa; ma, seguendo il nostro esempio, cominciò a prendere la pillola anticoncezionale.


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