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Gay & Bisex

Confessioni di un bisex 2


di quartofederico
20.04.2020    |    13.424    |    41 9.4
"Mimmo si fermò e vidi distintamente prendere il gel; ne fece scendere un bel po' nel solco delle natiche..."
Stranamente avevo la mente sgombra da pensieri; mi sentivo leggero e soddisfatto. Quanti anni avevo atteso per provare quell'esperienza.
Arrivai a casa e, senza esitare feci una doccia prima che arrivasse mia moglie e senza dare, quindi, troppe spiegazioni.
Riposi sia il tubetto della crema che il flacone dell'olio nel cassetto dove tenevo il mio occorrente per radermi, dove mai mia moglie sarebbe venuta a curiosare, e aspettai il suo arrivo.
L'accolsi con un grande abbraccio, che lei apprezzò molto e le proposi una pizza in una delle migliori pizzerie del posto. Prenotai e lei contenta si andò a preparare.
Attuai la terapia suggerita da Mimmo, per cui, fin da quella sera, iniziai ad usare l'olio, sia sui capezzoli che sul perineo. Aveva parlato di un leggero pizzicore, invece più che pizzicore sentii un vero calore che si irradiò anche nelle zone limitrofe, per niente sgradevole.
La mattina successiva toccò alla crema e, come da sua prescrizione, oltre alla mucosa esterna, facendo scivolare il dito, ne misi anche un po' nel retto.
Il giovedì successivo, e ancora l'altro, ci incontrammo ed ebbi modo di apprezzare sempre più il suo cazzo.
Lui volle controllare l'effetto del suo olio sui capezzoli, che dopo quindici giorni di trattamento, al solo toccarli, diventavano duri e ritti e, se sfiorati, mi facevano eccitare in modo parossistico.
La stessa cosa si verificava nella zona anale, che acquistava sempre più sensibilità.
"Credo che sei pronto; giovedì prossimo, sarà un giorno speciale, che ne pensi?" disse.
Dopo un attimo di esitazione, gli risposi:
"Sì, va bene, anche se ho un po’ paura".
"Paura, e di cosa?" aggiunse.
"Vedrai che ti piacerà, più di come ora ti piace prenderlo in bocca".
E così dicendo, mi fece inginocchiare davanti a lui e volle un pompino, a suo dire, completo. Infatti non avevo ancora ingoiato il suo seme ed ora voleva che lo facessi.
Mi venne in bocca e, per non farmelo sputare, mi tenne la testa bloccata al suo pube, quando sborrò.
Era davvero abbondante, ma, così costretto, dovetti per forza mandarla giù.
Inizialmente la sensazione fu di devota sudditanza, per cui lo feci volentieri, ma poi una leggera nausea mi accompagnò per il resto del pomeriggio.
Prima di salutarci, mi suggerì di usare l'olio, con cui umettavo capezzoli e perineo, anche sul buchino, avvertendomi che il possibile bruciore, che avrei avvertito, sarebbe durato solo pochi minuti.
"Ti invierò un WhatsApp e ti dirò come devi prepararti per giovedì prossimo"
"In che senso?" chiesi.
"Avrai le informazioni lunedì".
Poi.... più nessun messaggio, e così mi tenne sulle spine fino al lunedì successivo.
"Buongiorno, amico mio, come va?"
"Buongiorno, benino e a te?" risposi
"Allora giovedì si avvicina: sei convinto su ciò che desideriamo fare?" disse.
"Se pensi che sia pronto, ti dico di sì"
"Io ne sono convinto, ma devi esserlo anche tu, e, se sei pronto, voglio dirti un po' di cose" affermò.
"In primis: siccome per te è la prima volta, sarebbe opportuno farlo senza profilattico. Ormai ci conosciamo abbastanza bene e sappiamo di non aver problemi di salute, quindi nulla osta. Però una bella pulizia interna devi farla."
"Ho capito: dovrò fare un clistere?" chiesi.
"No, meglio una doccia anale, solo acqua, senza rovinare la flora intestinale.
Ora ti spiego: usa il laccio della doccia, togliendo il soffione; attento alla guarnizione, togli pure quella. Il getto deve essere delicato e di acqua tiepida;
la ripeterai per tre volte, alla fine dovrebbe uscire solo acqua pulita.
Cerca di trattenere ogni volta il liquido, quanto più puoi.
In secundis: se puoi, cerca per un paio di giorni prima, di non aver rapporti sessuali, né con tua moglie né da solo, di modo che il tuo desiderio sia abbastanza elevato".
Ero inquieto; non pensavo di dover fare anch'io ciò che tante volte avevo visto fare sia a mia moglie che a qualcun’altra.
Non feci altro che dire "Ok", oltretutto, sotto sotto, un tantino di eccitazione stava già insinuandosi nel mio cervello.
Vissi quei tre giorni con una relativa calma. Anche se intimamente non vedevo l’ora che arrivasse giovedì. Stetti appresso a mia moglie come sempre: spesa al supermercato, passeggiatina pomeridiana, cena e tv.
Il giovedì mattina, come al solito, mi alzai di buon’ora preparai il caffè e glielo portai a letto; poi aspettai che uscisse per andare al centro anziani.
Appena ciò avvenne, con una strana agitazione me ne andai in bagno, quello grande con la vasca. Mi misi nudo e svitai il soffione della doccia, tolsi la guarnizione, come mi aveva suggerito Mimmo e regolai il getto d’acqua. Quando fu tiepida al punto giusto, mi misi a pecora nella vasca e poggiai sul buchino, che avevo umettato con il gel e cautamente spinsi dentro la parte finale del tubo. Ebbi un attimo di esitazione, ma poi quando sentii l’acqua riempire il mio intestino, quel tepore mi fece trasalire.
Una sensazione nuova, mai provata prima d’ora.
Il primo lavaggio durò non più di una trentina di secondi. Chiusi il rubinetto e rimasi per un paio di minuti in quella posizione. L’effetto fu immediato, un movimento di viscere mi feci capire che non potevo più aspettare; mi staccai dal tubo e violentemente mi svuotai.
Aspettai un quarto d’ora e ripetei l’operazione e poi ancora un altro quarto d’ora e ne feci un altro. Questa volta ero davvero ben pulito.
Feci una doccia e poi andai a rilassarmi sul letto.
Più che mangiare feci un veloce spuntino, uscii di casa e mi diressi all'appuntamento.
Giunto da lui, citofonai ma non ebbi risposta.
La cosa mi sembrava strana, per cui aspettai cinque minuti e riprovai, niente!
"Vuoi vedere che ci ha ripensato?", e mi decisi a telefonare.
Dopo qualche chiamata a vuoto, perché non risultava raggiungibile, ebbi la connessione; "Sto arrivando; ho perso il treno, aspetta solo un quarto d'ora"
Mi sentii sollevato e risposi:
"Ok certo, non preoccuparti; sono sotto il tuo portone"
Mi misi a passeggiare avanti ed indietro sul marciapiede, guardando più volte l'orologio. Sembrò una eternità, poi, infine lo vidi arrivare.
Era trafelato, doveva aver fatto di corsa il tratto a piedi.
Mi vide, ci salutammo ed aprì il portone. Ci proiettammo nell'androne.
Quando entrammo nello studio, mi fece sorreggere una borsetta che teneva in mano, mentre apriva la finestra della sala d'aspetto.
"Vieni, andiamo di là" e mi guidò nel suo studio.
Poggiai la borsetta sulla sua scrivania, e vidi che conteneva un gel lubrificante e dei preservativi.
Pensai che mi aveva fatto fare tre clisteri e poi aveva comperato dei preservativi?.
Mi lesse nel pensiero e mi rasserenò:
"Potrebbero servire come "ultima ratio"; stai tranquillo!" e mi attirò a sé.
Stai tranquillo? Mica facile... mi chiedevo ancora perché ero lì e chi me lo faceva fare, quando egli mi condusse nell'altra stanza.
Solo allora avevo mi accorsi che Mimmo, forse la sera prima, aveva preparato il "talamo nuziale". Aveva spostato la scrivania e steso il tatami a terra; lo aveva coperto con un lenzuolo a mo' di letto, compresi due cuscini, sistemati in cima.
"Vieni andiamo a spogliarci di là" e si avviò verso l'attiguo bagno.

Una volta nudi, mi avvicinai alla tazza per mingere, ma la sua presenza mi inibiva, per cui egli intervenne dicendomi:
"Falla seduto" e si allontanò di quel tanto per mettermi di più a mio agio.
Lì per lì, ripensai al ruolo che stavo vivendo; avrei voluto tornare sui miei passi, ma, invece, mi sedetti e sentii che partiva.
Sentendo lo scroscio si avvicinò, si inginocchiò. mi apri le gambe per vedere il getto, ma poi poggiò un dito e mi spinse il cazzo all'indietro. Il gettò cambiò direzione e investì le palle e il buco del mio culo.
Non contento mi passò la carta igienica e dovetti asciugarmi come fanno le donne. Credo di essermi vergognato, ma ero troppo eccitato per scappar via.
Gettai la carta nel wc e tirai lo sciacquone.
Mimmo si sedette sul bidet e si lavò cazzo e palle; poi mi sedetti pure io e mi volle lavare lui. Prese il sapone liquido mi insaponò, attardandosi soprattutto sulla zona anale. Per fare questo mi era praticamente addosso di fianco e il suo pene mi strusciava sul viso. Non ce la feci, aprii la bocca e cominciai a succhiarlo. Gradì moltissimo; poi si fermò, mi passò un asciugamano e ci dirigemmo verso la "camera da letto"
La scena finale fu portare a lato del materassino uno specchio lungo, e notando il mio sguardo interrogativo, disse:
"Se non vuoi guardare mentre lo facciamo, lo tolgo"
Non risposi; ormai ero completamente preso da quella situazione.
I due cuscini furono posti al centro del tatami, mi fece inginocchiare e piegare in avanti, poggiando la pancia sui cuscini.
In questa posizione avevo il culo completamente esposto e il mio fisioterapista si mise dietro e affondò il viso tra le mie natiche; sentii la sua lingua andare su e giù. Senza pudore, me le aprii con le mani, tanto che la sua lingua entrò nel buchino, facendomi fare uno scatto in avanti.
La lingua calda, la saliva, il suo respiro mi stavano portando alla più completa perdita di volontà ma anche di ritegno.
Girando lo sguardo, vedevo, riflesso nello specchio, un film hard, dove io ero uno degli interpreti principali.
Mimmo si fermò e vidi distintamente prendere il gel; ne fece scendere un bel po' nel solco delle natiche. La sensazione di freddo mi provocò un brivido, tanto che mi irrigidii.
"Buono... rilassati!" e mi diede uno schiaffo sulla natica.
Cominciò a massaggiare il solco delle natiche, aggiungendo altro gel sul suo dito medio e, questa volta, piano piano, lo portò sulla rosetta.
Spinse e lo fece scivolare tutto dentro.
Mi riuscì di dire solo di far piano, ma egli aveva già cominciato a muoverlo avanti ed indietro.
A dire il vero non sentii dolore, forse un po' di fastidio, che però scomparve subito. Tolse il dito, e sempre dallo specchio, vidi che premette il flacone del gel sulla sua cappella, per poi lubrificare tutta l'asta. Capii che era arrivato il momento: mi fece stendere di più sui cuscini e mi tirò il bacino all'insù.
Mi allargò le gambe, si sistemò tra esse e, tenendosi il cazzo con una mano, lo avvicinò al mio ano. Puntò la cappella e spinse piano, ma abbastanza deciso, tanto che scivolò agevolmente nello sfintere. Lo fermai con una mano sulla pancia, più per pudore che per dolore; egli si fermò per un attimo, quasi a farmi abituare; poi con determinazione spinse forte ed entrò tutto in me.
Cominciò a chiavarmi: il dentro/fuori si faceva sentire; un dolore più mentale che fisico. Non credevo fosse vero quello che spesso avevo sentito e letto: effettivamente la paura di prenderlo nel culo era più un dolore mentale che fisico.
Poi ebbi la sensazione che il mio retto si fosse adeguato alla presenza di quel cazzo; mi sembrava come se l'avessi inguainato e lo strofinamento della cappella, quando il cazzo toccava la prostata, provocava un piacevolissimo dolore, che si irradiava fin nella pancia.
Il suo ritmo stava aumentando, lo sentivo spingersi sempre più dentro; le sue palle che sbattevano su di me, e, ad un certo punto, ebbi la strana sensazione come se mi stessi pisciando addosso.
Ero tutto bagnato, piacevolmente bagnato, ma non potevo controllare steso come ero sotto di lui. Ormai Mimmo stava aumentando sempre più la cavalcata, poi si irrigidì e venne.
Le sue contrazioni erano trasmesse al mio intestino e credo che quello fu l'acme del mio piacere.
Non so quanta sborra invase il mio intestino, ma, mentre si ritirava da me, avvertii distintamente una fontanella che sgorgava dal mio ano.
Mi accasciai sul materasso; lui prima mi seguì sopra, poi si spostò di lato, continuando ad accarezzarmi.
Lo avrei ringraziato, ma non proferii parola; volevo godermi il piacere che ancora provavo.
Non so quanto tempo siamo rimasti così: io con gli occhi chiusi, lui che guardava il soffitto. Ebbi pure la sensazione che mi fossi addormentato.
Ad un tratto la mia pancia mi riportò alla realtà: un movimento nelle viscere mi fece alzare di scatto e scappai in bagno.
Ebbi solo il tempo di sedermi, poi, quasi senza premere, svuotai l'aria e tutto quello che Mimmo mi aveva inoculato dentro.
Mi pulii, e controllai pure le condizioni dell'ano. Era talmente aperto che le dita, con la carta igienica, scivolarono dentro. Mi feci un bidet con l'acqua fredda e le cose migliorarono.
Mimmo, non vedendomi tornare, mi raggiunse e chiese:
"Tutto bene?"
"Credo di sì" risposi.
"Fammi vedere" si avvicinò, mi piegai in avanti, poggiando le mani sul bidet.
Sfiorò l'ano e mi disse che si stava chiudendo, mentre, con una delicatezza unica, baciò il mio buchetto.
Mi rivestii per andar via, mentre Mimmo preparava il caffè, che bevemmo nel suo studio.
Mi ero fatto l'amante e quando entrambi l'avremmo voluto, bastava un messaggio al cellulare.



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