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"Mia cognata.... all'improvviso"


di quartofederico
29.05.2020    |    53.976    |    22 9.6
"Con una grazia tutta femminile si tolse le scarpe e, sorridendomi, mi chiese di fare altrettanto..."
Come si dice: "Natale con i tuoi....."
Erano più di venticinque Natali che Germana e Rodolfo, non trascorrevano quella importante festa in famiglia.
Rodolfo è il fratello di mia moglie Maria e Germana sua moglie.
Si erano conosciuti all'università: egli già un brillante ricercatore, lei divenne fin da subito la sua allieva prediletta.
Dopo un breve fidanzamento, appena Germana si laureò, si sposarono.
Io e Maria fummo i loro testimoni di nozze.
Entrambi vinsero un master in Inghilterra e si trasferirono vicino Londra.
Data la bravura di entrambi, spiccarono il volo ed accettarono incarichi prestigiosi, per cui fu giocoforza che il Regno Unito divenisse la loro seconda patria.
Ritornavano solo nel mese di agosto per le vacanze, ospiti della casa dei genitori di lei, al mare, in provincia di Latina.
I genitori di Maria, per stare quel mese vicino al figlio, puntualmente prendevano in affitto un villino nella stessa località, ed io e mia moglie divenivamo loro ospiti quasi fissi.
La notizia della riunione di famiglia, Maria l'aveva appresa dall'anziana madre, che non vedeva l'ora di riabbracciare il figlio.
Appena rientrato dal lavoro, ne fui messo al corrente anch'io.
Rimasi un attimo muto e stupito, tanto che mia moglie mi chiese:
"Che c'è, non sei contento? E' una vita che non li vediamo".
Non risposi subito, poi, con un'espressione di circostanza, dissi:
"Certo tesoro, mi fa molto piacere".
"Desidero organizzare un Natale da favola, qui tutti da noi; i miei sono anziani e non li voglio affaticare: penseremo noi a tutto" decise.
Quella sera a letto, tornai con la mente a venticinque anni addietro: Agosto del novantacinque.
Allora io, avevo trentaquattro anni, Maria un anno di meno. Verso il dieci del mese raggiungemmo i suoi, che avevano già con loro mio figlio, il loro unico nipote.
Rodolfo era più grande della sorella di un paio di anni e Germana, se non sbaglio, essendo del sessantaquattro, aveva trentuno anni.
Ella, una donna minuta, meno di un metro e sessanta, non doveva pesare più di cinquanta chili. Capelli neri lunghi alle spalle, occhi scuri, labbra carnose, una fossetta sulla guancia destra.
Il seno ben proporzionato e pretenzioso, su un corpicino davvero stuzzicante: culetto tondo e sodo e due belle gambe che finivano su due piedini molto seducenti e ben curati.
Quello che la valorizzava, dandole un tocco "magico", era il trucco, leggero ma sapientemente distribuito dagli occhi alle guance, alla bocca.
Non ricordo di averla mai vista priva.
I due, all'epoca, erano sposati da quattro anni, ancora senza figli.
Germana aveva sempre avuto, nei miei confronti, un atteggiamento molto affettuoso, anche perché, di carattere, sono l'opposto del marito, che, al contrario, è sempre sulle sue e spesso molto scostante; quel fatto l'affascinava, e più di una volta una sua carezza diventava un mezzo per comunicarmi qualcosa di diverso.
Ed una sera di agosto, qualcosa di diverso volle....comunicarmi.
Era un periodo che Maria era sempre troppo impegnata ad occuparsi degli altri e, non che mi sentissi trascurato, ma un tantino messo da parte sì!
Ora il piccolo, ora i nonni, meno male che si ricordava di noi, a letto.
Comunque, quella sera di agosto, Maria preferì di non uscire e, quindi, stavo a mia volta per stravaccarmi sul divano, quando passarono per casa Germana e Rodolfo.
"Che fate? State a poltrire? Approfittiamo di questa serata meravigliosa: al lido si fa musica" disse Germana, mentre il marito veniva coccolato dalla madre.
"No Germana, stasera non me la sento; sono stanca, preferisco restare a casa - disse Maria e, rivolta a me - se vuoi vacci tu".
"No, da solo no" dissi, ma Germana, prendendomi per mano, mi fece alzare dal divano.
"Ok, avviatevi... vi raggiungo" e, rimasti soli, dissi a Maria che, senza di lei, non mi sarei divertito.
"Dai... ci divertiamo al tuo ritorno... a letto" rispose.
Anche se poco convinto, mi resi presentabile e raggiunsi i miei cognati sul lido.
Vidi subito lei e la raggiunsi.
"E Rodolfo?" chiesi
"Appena arrivato, si è fatto convincere da tre suoi amici stronzi per una partita di poker: "Tanto , ha detto , ora arriva Federico"; questa la sua risposta.
"Che succede? Tra voi tutto bene?" chiesi meravigliato.
"Beh, diciamo! Meglio non parlarne" esclamò evidentemente irata.
Dalla sala giunsero le note della canzone di Giorgia "Come vorrei" ed io cominciai a canticchiargliela con un filo di voce.
Quando arrivai alle parole "amarti io", lei, con un filo di voce, sussurrò: "Magari! - poi aggiunse -Ti va di farmi ballare?" e, senza aspettare la mia risposta, mi trascinò sulla pista da ballo.
Mi si attaccò letteralmente addosso, mi stava carezzando la nuca e, guardandola negli occhi, notai che erano lucidi di lacrime.
"Non ce la faccio più; ormai si litiga per tutto: mi sa che resto qua con i miei. E tu, con Maria?" chiese.
Anche per troncare quella situazione, che stava diventando imbarazzante, risposi: "Non male; riusciamo ad avere un rapporto abbastanza tranquillo e, dal punto di vista sessuale, anche molto buono".
"Beati voi, noi invece in quel senso, un vero disastro".
Tutto questo me lo diceva mentre ballavamo e, quando la musica finì, ci allontanammo dalla pista.
Ci dirigemmo verso la scaletta che portava in spiaggia e, tenendoci per mano, scendemmo in spiaggia.
Con una grazia tutta femminile si tolse le scarpe e, sorridendomi, mi chiese di fare altrettanto.
Mi sembrò felice per questa intesa, per cui non volli deluderla e, come due fidanzatini innamorati, cominciammo a passeggiare in riva al mare.
Le onde, che si infrangevano sul bagnasciuga, ci bagnavano i piedi ed il rumore che producevano ci stava portando fuori dalla realtà; a completare la scenografia una luce nel cielo: una stella cadente; momento infinitamente romantico.
"Una stella cadente - disse - dai chiudiamo gli occhi e pensiamo a qualcosa di bello che, di certo, si avvererà."
Con gli occhi al cielo e, per giunta, chiusi, Germana inciampò e mi trascinò con lei sulla spiaggia umida.
Cadendomi addosso, sentii il suo corpo morbido su di me e fu un attimo: una attrazione reciproca e le nostre bocche si cercarono in un bacio, dapprima molto casto, labbra contro labbra, ma, come sentii la sua bocca aprirsi, la mia lingua cercò la sua, divenendo in breve un bacio pieno di passione.
Non so quanto durò, ma ci staccammo solo perché sentimmo delle voci di ragazzi, che giocavano a rincorrersi sulla spiaggia.
"Vieni, spostiamoci, andiamo verso quelle cabine" proposi
Mi seguì senza dire una parola.
Percorremmo di corsa quei pochi metri che ci separavano dalle cabine, e ne trovammo una aperta.
La spinsi dentro e chiusi la porta.
Un raggio di luna filtrava dalla finestrella e riusciva ad illuminare un pochino l'interno. C'era un tavolino e una panca, Mi appoggiai alla parete e l'attirai a me.
Fu di nuovo Germana a cercare la mia bocca: questa volta, feci subito scivolare la mia lingua, che magicamente si attorcigliò alla sua.
Quelle che stavano lavorando di più erano le mani, le mie e le sue.
Le feci scivolare le spalline del vestito e le cacciai fuori, prima una e poi anche l'altra mammella.
Lei mi stringeva il viso con tutte e due le mani e continuava a baciarmi.
Mi staccai dalla sua bocca e mi piegai per raggiungere il petto: baciavo, mordicchiavo, leccavo, succhiavo, mentre lei sembrava quasi venir meno per il piacere.
Intanto la sua destra aveva raggiunto la patta dei miei pantaloni e, anche se maldestramente, riuscì ad abbassare la cerniera.
Lo toccò da sopra gli slip, lo sentì duro e gonfio, e cominciò ad accarezzarlo.
Fui io a tirarlo fuori, e lei se lo prese in mano. Una sega leggera, quasi una carezza, mi stava portando al settimo cielo.
Era il desiderio espresso mentre cadeva la stella? Chissà, sta di fatto che ora volevo chiavarla.
"Ti voglio - dissi - dai girati.... poggia le mani sul tavolino"
Non aspettava altro ed io le alzai il vestito fino alla cintola, e le abbassai le mutandine.
Fu lei a sfilarsele e a passarmele.
Dalla fioca luce offerta dalla luna, riuscii a vedere un culetto bianco e, al tatto, molto sodo e, quando con la mano raggiunsi la sua vulva, la trovai bagnata e pronta.
"Dai... ti supplico.... lo voglio.... mettimelo" disse in tono frenetico, quasi gridando. E un grido le sfuggì per davvero, nel momento in cui forzai le grandi labbra e scivolai tutto in lei.
"Vai… spingi, spingi - ripeteva, mentre girava la testa per offrirmi la bocca - non fermarti, fammi godere"
E chi si voleva fermare? Ormai ero partito per un viaggio di sola andata e mi sarei fermato solo al compimento dell'opera.
Mentre la scopavo, appena mi attardavo a rientrarle dentro, faceva uno scatto all'indietro, fagocitandomi dentro la sua figa.
Chiavava da vera troia, e meritava di esser posseduta da tale.
Il ritmo lo dava Germana, io seguivo il movimento del suo culo.
Ad un tratto aumentò la velocità ed emise un rauco gemito. Capii che stava godendo e allora presi io in mano le redini e senza pietà, le prodigai un'altra decina di spinte, fino a che lei non crollò con la pancia sul basso tavolino, sfilandosi da me.
Anch'io volevo il mio piacere e, strusciando tra la fenditura dei suoi glutei, venni copiosamente.
Ansimava ancora e, girando il viso, mi fissò negli occhi.
Erano splendenti: in essi lessi la felicità di quel momento.
Mi adoperai a pulirla con dei fazzolettini che avevo nella tasca dei pantaloni e si rimise il reggiseno.
"Passami gli slip" disse.
Al buio della cabina non ci fu verso di trovarli.
"E ora come faccio? Dove li hai messi?
Erano spariti e, rassegnata, decise di farne a meno.
Uscii prima io. per dare uno sguardo fuori
"Via libera" le dissi, prendendola per mano.
Raggiungemmo di nuovo il patio del lido, dove ancora c'era musica e gente che ballava e ci confondemmo in mezzo a loro.
"Mi riporti a casa... sono tutta bagnata e devo fare pipì" chiese
"E Rodolfo? Aspetta, lo cerco e lo avverto"
"Sì, ma fa presto"
Così fu, lo trovai al tavolo da gioco e gli comunicai il desiderio della moglie. Senza nemmeno alzare lo sguardo disse: "A buon rendere"
Il lido distava da casa un centinaio di metri e, a passi veloci, impiegammo pochi minuti. Non disse una sola parola, fui io che la interpellai:
"Pentita?"
"Mi è piaciuto.... ne avevo proprio bisogno" fu la risposta.
La lasciai sotto casa ed aspettai che entrasse; sull'uscio mi mandò un bacio con la mano.
Non era la prima volta che mi capitava di scopare con altre, ma con mia cognata era un tantino diverso. Che fare? Dirlo a Maria nemmeno a pensarci, dovevo lasciare che le cose si risolvessero da sole.
Mi fermai fuori al bar all'angolo di casa e mi feci servire un cognac, che sorseggiai con molta calma prima di rientrare.
Andai subito in bagno e, mentre mi sfilavo i pantaloni, vidi cadere a terra un pezzo di stoffa nero: "gli slip di Germana".
Li tenni un attimo tra le mani e me li portai al naso. Odoravano di femmina: sudore, pipì, umori vaginali.
Li nascosi nella mia borsa con il proposito di restituirglieli l'indomani.
Invece, li conservo ancora nel cassetto segreto della mia scrivania.
Il giorno successivo, e l'altro ancora e ancora, non successe più nulla; come se tutto quello che era successo in quella notte di agosto, fosse stato solo un sogno... un bel sogno.


(CONTINUA)
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