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" L'ansia del cuckold "


di quartofederico
30.09.2020    |    18.562    |    16 9.1
"Mi sentivo frastornato, ma con il forte desiderio di vederli scomparire dietro quella porta, sperando di sentire i loro gemiti e immaginando la scena del..."

Mentre davo il mio consenso a quella specie di nozze, rientrarono in salotto le tre donne.
Nicoletta aveva gli occhi lucidi e il viso rosso, come avesse la febbre, le altre due non erano in condizioni migliori.
Mi alzai per far posto a mia moglie, che si lasciò sprofondare sull'immensa poltrona.
"Tutto bene?" chiesi. leggermente preoccupato.
"Sì, sì - mi rispose - ma ora vorrei tornare a casa se non vi dispiace".
Così l'aiutai ad alzarsi e salutando i nostri vicini ci dirigemmo verso l'uscio.
"Aspetto notizie - disse Roberto, stringendomi la mano e guardando negli occhi Nicoletta - Sei bellissima e..... a presto"
Varcò l'uscio e di corsa si diresse in bagno.
La seguii, leggermente preoccupato. Non aveva chiuso la porta e, senza nemmeno abbassare l'asse del water, si sedette. Vedendomi, mi chiese di essere lasciata sola.
Mi allontanai, ma rimasi in corridoio da dove percepii che non era solo la pipì che le stava scappando. Comunque, aspettai il rumore dello sciacquone per ritornare sui miei passi.
"Ancora qua fuori? - disse quasi incazzata, - dammi cinque minuti e ti raggiungo in camera da letto."
Infatti, entrò nuda in camera e mi trovò steso sul letto.
Si sedette al mio fianco, era ancora rossa in viso, ma il respiro si era normalizzato.
"Allora?" chiesi
"La bocca di quella donna è come una ventosa: prima si attacca alle tue carni e poi fa partire la lingua. Liscia e vellutata inizialmente, poi, quando ti rilassi per quel caldo contatto, diventa ruvida e spigolosa, fino a portarti ad un piacere che non avevo mai provato. Comunque chi comanda in quel trio è Eliana: dava ordini con lo sguardo a Rosa e lei eseguiva con tanta sottomissione.
La lingua di Rosa mi ha frugato prima la vagina in lungo e largo, facendomi godere in modo selvaggio, per poi passare al buchino del culo, che essendo già abbastanza aperto sia grazie al plug che al tuo cazzo, ha violato, facilmente, prima con le dita e, solo quando mi ha sentita rilassata e pronta, ha poggiato le sue labbra e ha fatto scivolare la sua lingua.
Quel piacere/supplizio è durato una decina di minuti.
I baci sulla mucosa anale con la lingua che ti fruga dentro é un qualcosa che difficilmente si riesce a spiegare. Non è la durezza del pene che ti martella il retto, ma la morbidezza di una lingua che si intrufola dentro, lambendo le pareti dell'ano con delicatezza e dolcezza, e poi la continua saliva che lubrifica piacevolmente le pareti. Un piacere veramente viscerale, che mi ha sconvolto la pancia, fino a farmi correre..."
Il suo resoconto non fece altro che eccitarmi ancora di più.
Se ne accorse e diede una leggera carezza al bozzo che era ben visibile.
"Hai voglia?" - chiese in un soffio
Non risposi, ma la attirai a me e la baciai sulla bocca.
Rispose al mio bacio e, quando si staccò da me, sussurrò:
"Sono stanca, lasciami riposare un pochino e poi sarò tutta tua"
Così dicendo si stese al mio fianco, si girò dall'altro lato e si addormentò.
Sembrava un angioletto con i capelli arruffati sugli occhi, l'amavo alla follia e non volevo altro che la sua felicità.
Dormì forse una mezz'oretta, ma al risveglio, non trovandomi nel letto venne di corsa in cucina, dove stavo preparando da mangiare.
"Amore, che prepari di buono?"
Non risposi, ma guardandola negli occhi, le dissi:
"Siediti, devo parlarti; Roberto vuole fare sesso con te" e le raccontai dettagliatamente quello che ci eravamo detti io e lui quella mattina.
"Io e lui soli nel nostro letto, e voi fuori ad aspettare? e tu cosa gli hai risposto?" chiese rossa in viso, quasi ansimando e fissando un punto indefinito della parete opposta.
"Sei tu che devi decidere; lo sai che voglio solo la tua...." non riuscii a finire la frase, che lei mi buttò le braccia al collo e
"Chiavami qua, ti desidero".
Di peso la presi in braccio e la poggiai sul tavolo. Lei aprì le gambe e la possedetti con un ardore e una passione, frutto di tutti gli eventi accaduti quella mattina.
La mia voglia era troppa, venni in lei quasi subito.
"Ti prego, fammi godere come piace a me" mi apostrofò, spingendo la mia testa verso il suo ventre.
Cominciai a baciare e leccare a partire dall'ombelico e scendendo, poi piano piano sempre più giù. Come puntai la lingua su quel suo bottoncino, già bello duro, ebbe un sobbalzo e, quasi ad offrirmelo, me lo portai alle labbra riuscendo a prenderlo in bocca.
"Mi fai impazzire, continua e lecca pure più giù."
La vagina colava dei nostri umori e il loro odore raggiunse le mie narici mandandomi in visibilio.
Il sapore acre e salato raggiunse la mia lingua e, in un vortice di contrastanti sensazioni, presi a lappare ed ingoiare.
"Dai... più veloce, lecca e ingoia, sei il mio porcello cornuto, sto venendo!" gridava.

Si lasciò andare sul tavolo con il respiro affannato, gli occhi chiusi e un filo di saliva che le colava al lato della bocca. Restò così mentre io mi alzavo in piedi. Dopo, qualche minuto uscì da quel suo stato di semi catalessi, si riprese e l'aiutai a scendere da quella posizione. Si sedette su una sedia e mi attirò a sé. Prese il mio cazzo ancora barzotto, lo avvicinò alla bocca e leccò le ultime stille del mio nettare.
"Che ne dici se ci laviamo dopo?" proposi e con il suo aiuto apparecchiai la tavola.
"A che pensi?" domandai, mentre mangiavamo.
"Se accettare subito o farlo cuocere ancora un po'. Che mi consigli?" rispose
"Aspetta ancora qualche giorno; poi, se ti va, organizziamo".

Ma quello mio era davvero un consiglio per far cuocere nel suo brodo lo spasimante di mia moglie, oppure era il mio desiderio di spostare il più possibile il loro incontro?
Confesso che un po' di esitazione stava sorgendo in me. Ebbi un attimo a pensare a quello che stavamo combinando da un po’ di tempo a questa parte.
Una botta di gelosia? Temevo il confronto? E, se lei accettasse veramente di far parte del suo"harem"? L'amavo troppo per perderla, ma allo stesso tempo ero troppo intrigato ed eccitato, quando lei si concedeva. Allora, volerla far felice era solo una mia scusa per vivere intensamente la mia condizione di cuckold? Ma loro due soli, chiusi in camera da letto....?
Dovevo strapparle la promessa di un resoconto dettagliato del loro incontro.
Fortunatamente Nicoletta non ebbe modo di accorgersi di queste mie elucubrazioni per cui lasciai che le cose prendessero il loro naturale corso.
E così fu!
Il mercoledì successivo fummo invitati da Rosa ad un’apericena.
"Non dovete preoccuparvi di nulla, pensiamo noi a tutto. Eliana mi aiuterà: è bravissima a preparare stuzzichini e poi la rosticceria all'angolo ci fornirà il resto"
Insistemmo per portare vino e prosecco e accettammo l'invito.
"Vedrai che mercoledì sera concretizziamo" disse mia moglie con un sorriso birbante, che era tutto un programma.
"Proprio non vedi l'ora?" chiesi.
"Sì " rispose di scatto, e aggiunse:
"Che hai, non ti va più?" vedendomi perplesso.
"Sì che voglio, ma... tutti e due soli...?" risposi palesando preoccupazione. "Ma sei fuori, in salotto, che può succedermi? Non mettermi in ansia... lo sai che non potrà mai farmi del male" concluse.
Aveva ragione, per cui non potei far altro che acconsentire.
"Ok, ma oltre alla prudenza, mi devi promettere che dopo, nel nostro letto, mi farai un racconto dettagliato di tutto quello che succederà".
"Ecco: ora riconosco davvero il mio amato porcello" esclamò giurando, con le dita incrociate sulle sue labbra.
I preparativi per quell'invito iniziarono il martedì.
Estetista, parrucchiere, manicure e poi giro al centro commerciale per acquistare non so che altro.
Alla fine indossò un abitino semplice semplice, anche per non mettere in difficoltà le altre due, reggiseno e slip neri.
Quello che veramente curò fu il trucco: molto leggero, ma ben distribuito; il tocco finale, però, lo diede il rossetto: un bel rosso terracotta che metteva ancor più in risalto le sue labbra carnose.
Bussammo alla loro porta un quarto alle otto e fummo accolti da Rosa, sempre seguita dalla sua amica. Subito vi fu scambio di baci ed effusioni tra le donne e la stretta di mano con Roberto, che sopraggiunse.
Entrammo, come la volta precedente, nella sala e, sul tavolo, su una candida tovaglia erano disposti piatti e vassoi pieni di stuzzichini.
Mi sedetti sul divano al fianco del "sultano", mentre le donne si davano da fare per gli ultimi preparativi.
Roberto si incaricò dei vini e, una volta riempiti i calici, propose un brindisi:
"Alla nostra amicizia, che sia sempre più sincera e... - guardando negli occhi Nicoletta - intima".
Le donne sorrisero ed io non potetti far altro che accodarmi all'augurio invocato.
La serata proseguì tra una portata ed un’ altra, e tra un calice e un altro.
Roberto, per tutta la serata, corteggiò mia moglie che, in evidente stato di eccitazione, gradiva molto. Ad un certo punto, scomparvero pure per qualche minuto fuori sul terrazzino, mentre le due odalische ruffiane si intrattenevano con me.
Fu al loro rientro, che Nicoletta mi si avvicinò e in un sussurro mi chiese:
"Che dici, venerdì sera o sabato pomeriggio?"
Avevo, come credo pure lei, le farfalle nello stomaco, quasi come se dovessi scoparmelo io e, sorridendo e stringendole le mani, dissi;
"Facciamo sabato?"
"Sì, meglio, avremo più tempo, anche se..." fu la risposta.
Era chiaro che quel "Anche se..." lasciato in sospeso, lasciava intendere che avrebbe preferito scoparselo subito.
Continuammo a chiacchierare di tante banalità, ma eravamo, chi per un motivo chi per un altro, tutti e cinque eccitati.
Ognuno di noi si sarebbe calato volentieri nel personaggio che quella situazione ci consentiva di interpretare.
La serata stava volgendo al termine e, tacitamente, permettemmo ai due amanti di salutarsi con qualche effusione in più.
Difatti scomparirono di nuovo con non so quale scusa, fuori in terrazzo.
Prima di salutarci, Roberto mi tirò un tantino in disparte e quasi timoroso chiese:
"Pensi tu a tutto, vero?"
"Certo" credo che alludesse a quelle cose che di solito si trovano nei comodini di una camera da letto.
Rientrammo in casa e Nicoletta:
"Ha impegni per questa notte, signor marito?" profferì ironicamente, mentre si toglieva di dosso il vestito.
"Perché, ha qualcosa da proporre, signora moglie?" risposi, sullo stesso tono e abbracciandola.
Lei mi prese la mano e se la portò sulla vagina, ancora coperta dagli slip:
"Sono tutta bagnata, tocca" e così dicendo se li abbassò quel tanto da permettermi di verificare.
Era bollente, oltre che madida di umori e, con un gesto repentino, feci scivolare il medio dentro il suo ventre.
" Lo sai che tocca al bravo marito "cornuto" ripulirla e rinfrescarla?" e così dicendo mi tirò nella nostra alcova e si distese sul letto.
Mi sedetti vicino a lei e cominciai a carezzarla, partendo dall'interno delle cosce.
"Che è successo, fuori sul balcone?" chiesi.
"Mi ha baciato e poi mi ha frugato dappertutto. Sembrava un indemoniato, uno che non scopa da troppo tempo."
"E tu?"
"Inizialmente ho fatto finta di respingerlo dicendo che non eravamo soli, che tu e le altre potevate uscire da un momento all'altro, ma lui cercava di tranquillizzarmi dicendo che tu eri d'accordo. Delle sue donne non si preoccupa minimamente: avevi proprio ragione, è lui che comanda. Eliana è la sua "favorita", Sara esegue quello che le viene ordinato di fare.
A quel punto mi sono lasciata andare e, non solo ho risposto con passione al suo bacio, ma ho cominciato a carezzarlo pure io.
Amore, credo di aver trovato l'extra large che cercavo."
"L'ha tirato fuori?" chiesi
"No, ma da sopra la stoffa dei pantaloni si percepiva sia la lunghezza che lo spessore del suo affare; comunque, con quel pizzico di sadismo che mi distingue, mi sono staccata da lui e sono rientrata in salotto."

Ero davvero eccitato; avrei voluto chiavarla immediatamente, ma dovevo prima eseguire il lavoro che mi spettava, per cui, ancora vestito, tuffai la testa tra quelle splendide cosce e intrufolai la lingua nella sua vagina, ricolma di profumatissimo nettare.
Ogni volta che la mia lingua entrava in lei, rispondeva con un sobbalzo in avanti.
Riuscii ad abbassarmi i pantaloni a mezza gamba e scivolai su di lei.
Entrò tutto dentro senza nessun ostacolo e cominciai a pomparla con una certa energia e, forse, con malcelata rabbia.
Ero felice della sua felicità, ma un pizzico di gelosia albergava, sempre, nella mia mente.
Smaniava e si muoveva come una sinuosa pitonessa.
Quel suo ancheggiare mi permetteva di far quasi roteare il mio cazzo nella sua figa.
Era stravolta, con gli occhi fissi e le labbra serrate.
Stava venendo e le contrazioni del suo utero si trasmisero alla mia verga, così che, urlando, venimmo assieme.
Credo di averla allagata di sperma. Sebbene tappata ancora dal mio cazzo, un rivolo denso stava colando dalla sua figa.
Eravamo tutti e due senza forze.
Fu lei a spingermi di lato e si mise a sedere sulla sponda del letto. Dopo qualche attimo di silenzio, guardandomi negli occhi disse:
"Domani e dopo domani niente sesso".
"Perché?" chiesi
"Roberto vuole che, fino a sabato, mi astenga da ogni tipo di rapporto sessuale, finanche solitario. Egli farà lo stesso" rispose.
"E quando te l'ha comunicato?" chiesi un tantino contrariato
"Fuori al terrazzo, quando ci siamo salutati."
"Senti, amore...." non mi fece finire la frase, mi mise la mano sulla bocca per non farmi continuare e, rassicurandomi, aggiunse:
"Stai tranquillo, è tutto sotto controllo: amo solo te e solo con te voglio restare".
Sia il giorno dopo che il venerdì non vedemmo nessuno dei tre.
Anche Nicoletta si meravigliò, tanto che la sorpresi più volte ad origliare dietro la porta d'ingresso.
Ma il sabato mattina, poco dopo le nove lo squillo del citofono ci prese di sorpresa.
Non aspettavamo nessuno, per cui corsi io a rispondere.
Era il ragazzo del fioraio. Aprii il portone e in un paio di minuti era fuori la porta.
"Buongiorno! Per lei" e mi consegno un fascio di rose rosse.
Presi dal portafogli una banconota e la offrii al giovane.
Nicoletta spiava da dietro la tenda e, quando chiusi la porta, si avvicinò.
Le passai il biglietto, rigorosamente chiuso, che accompagnava i fiori, e lei con le mani che le tremavano per l'eccitazione lo prese.
Era ovvio il mittente, ma lei ebbe un attimo di esitazione; poi si decise e l'aprì.
Tante parole gentili e ad effetto per esaltare la bellezza della mia donna; il desiderio che sprigionava in lui, con un riferimento al tempo che non passava mai, e concludeva "Ti prego mettile nella "nostra" camera da letto".
Facemmo colazione in silenzio, poi mi ritirai in bagno per le mie cose, mentre lei continuava a sfaccendare in camera ed in cucina.
Ero eccitato, nonostante avessi fastidio per l'atteggiamento di quell'uomo.
Ignorandomi, mi aveva relegato nella parte del classico cornuto contento;
"Metti le rose nella nostra camera da letto" aveva scritto, ma, in effetti, gliela avevo offerta io, la "mia" camera da letto.
Era ovvio che il suo era come spadroneggiare in casa "mia" con la "mia" donna. Era difficile ammetterlo, ma era la cosa che più volevo.
Mi sentivo frastornato, ma con il forte desiderio di vederli scomparire dietro quella porta, sperando di sentire i loro gemiti e immaginando la scena del loro film porno.
Nicoletta, stranamente, non si stava preparando; erano passato le undici e ciabattava, ancora per casa, in pigiama.
Scesi per comperare il pane e, al mio ritorno, era al telefono con la sua amica e, con naturalezza, chiacchierava del più e del meno.
Non la interruppi e aspettai che finisse.
"Non ti prepari?" chiesi.
"No; dopo pranzo saranno Rosa ed Eliana ad aiutarmi. Tu, o esci o ti metti buono buono nella cameretta dei ragazzi e ci lasci fare."
Annuii. Anche questo modo di trattarmi mi metteva in uno stato di tensione che mi accendeva il desiderio sessuale. In altre parole, da stamattina avevo il cazzo duro eppure, almeno per me, non c'era nulla in programma.
Invece di pranzare facemmo uno spuntino, abbastanza corposo a base di pane fresco e formaggi.
Suonò il cicalino dell'ingresso e Nicoletta, facendomi segno di far piano, andò ad aprire.
Erano le nostre amiche che, con il loro tono allegro, abbracciarono mia moglie e, tutte e tre, si diressero in camera da letto.
Finii di sparecchiare e, come avevo promesso, mi ritirai cameretta.
Chiusi l'uscio e mi stesi su uno dei lettini.
Ero confuso; Nicoletta già altre volte aveva fatto incontri con altri uomini, ma questa volta era diverso; troppo coinvolgimento, troppa preparazione, troppo di tutto.
Credo di essermi assopito e, guardando l'orologio, vidi che erano le quindici; mi alzai dal letto e uscii per andare in bagno.
In casa non c'era nessuno.
Avevano preparato il letto con lenzuola che non avevo mai visto e, oltre ai soliti due cuscini, ne erano stati aggiunti altri due.
Mi ricordai della raccomandazione di Roberto, per cui controllai che nel cassetto del comodino ci fossero fazzolettini, preservativi e gel lubrificante.
Andai in bagno e, dal cassettino della toilette, presi anche un pacco di assorbenti e un paio di tampax, utili per tamponare tutto quello che, di solito, Nicoletta conserva per me.
Poi, per precauzione, tolsi la chiave dalla porta della camera, per poter intervenire in caso di necessità.
Dove erano andate quelle tre? Sicuramente nella abitazione di Roberto, ma a fare che? Non si era deciso che l'incontro sarebbe avvenuto qua?
Mi stavo preparando un caffè quando suonò il cicalino.
Corsi ad aprire e un Roberto, ben curato. mi si presentò davanti.
"Non mi hanno fatto entrare - disse - ho bisogno di andare in bagno, posso?"
E, scansandomi, di corsa raggiunse la toilette.
Da fuori gli chiesi se voleva un caffè e, al suo assenso, lo aspettai in cucina.
Era andato dal barbiere: capelli, rifilatura della barba fatti di fresco e sapeva di un buon dopobarba.
Mi raggiunse in cucina e mi si sedette di fronte.
Gli porsi la tazzina e lo zucchero.
"Si sono chiuse dentro, intanto ho bisogno di darmi una rinfrescata, non è..."
"Certo, vieni ti do un accappatoio e fai come se fossi a casa tua" intervenni.
"Ti vedo perplesso; ci hai ripensato..?"
Non risposi, ma, quasi a rinnovargli il mio consenso, presi dall'armadio un accappatoio fresco di bucato.
"Vieni, gli abiti li puoi poggiare qua" e lo condussi nella cameretta dei ragazzi.
Si spogliò davanti a me e, ordinatamente, piegò i pantaloni e mise giacca e camicia sul bracciolo della sedia dello studiolo. Rimase in mutande.
Era davvero un bell'uomo, alto più di me e con una leggera pancetta che gli dava davvero un aspetto maturo e allo stesso tempo sexy.
Sul petto, una consistente peluria scendeva dal centro fino a giù a raggiungere i genitali. Il pacco dentro le mutande era stato valutato molto bene da Nicoletta: aveva davvero trovato il suo EXTRA LARGE.
Impiegò una decina di minuti e, uscendo dal bagno, in accappatoio, diede un rapido sguardo alla stanza, preparata per gli sposi.
Un sorrisetto di ammirazione per il lavoro svolto dalle donne e poi:
"Che dici mi rivesto o l'aspetto così?"
Non ebbi modo di rispondere che suonarono alla porta.
Lo feci accomodare in cucina ed andai ad aprire.
Nicoletta, sotto il braccio di Rosa e di Eliana, varcò la soglia.
Era un incanto; sembrava davvero una sposa.
I capelli erano fermati dietro la nuca con una forcina a pettine, lasciando scendere due ciocche a coprire le orecchie.
Gli occhi truccati e le ciglia allungate davano allo sguardo una maliziosa sensualità.
Niente rossetto. ma solo un lucidalabbra metteva in risalto le sue bellissime labbra.
Indossava una vestaglietta bianca, trasparente e sotto... niente: nuda come madre natura l'aveva fatta.
Rosa ed Elvira me la offrirono e, come in un rito, vollero che fossi io ad accompagnarla, e a donarla a Roberto, al loro uomo.
Ero sconvolto, ma non dissi nulla; come un automa feci tutto come da loro progettato.
La presi sotto braccio e, come tanti anni prima, qualcun altro aveva fatto per me, la condussi all'altare della lussuria, dove un nuovo uomo doveva infondere novello piacere al suo corpo ed alla sua mente.
Roberto, che sprizzava felicità da tutti i pori, l'accolse tra le sue braccia e, baciandola sulla bocca, la prese in braccio e la portò nella "nostra" camera da letto.
Con il capo chino, chiusi la porta e mi accomodai in salotto, insieme alle altre due cornute.


(Continua)
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