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Prime Esperienze

" Ricordi dal passato"


di quartofederico
03.03.2021    |    18.458    |    18 9.7
"In effetti tra me e Corrado si era creata una grande intesa e oltre le foto, che lui amava tanto, gli avevo concesso molto altro..."

La storia che voglio raccontare è quella che, una decina di anni fa, trasformò la mia vita e quella di mio marito.
Mi chiamo Camilla e, all'epoca dei fatti, avevo poco più di cinquanta anni.
Mio marito Gennaro, che ha cinque anni più di me, lo conobbi che ne avevo ventidue, ad una festa in casa di amici.
Uscivo da una relazione burrascosa che mi aveva deluso fortemente come donna e, anche se avevo giurato a me stessa di non volermi innamorare più, mi feci coinvolgere da quest'uomo sicuro di sé e, all'apparenza, con un grande carisma.
Fu subito passione, e mi donai a lui completamente.
Ci siamo sposati che ero incinta e per quasi trent'anni le cose sono andate avanti in una calma quotidianità. Il figlio, ormai grande, si trasferì in un'altra città e rimanemmo soli.
E rimanemmo soli...e già, e fu una sera che, sprofondati sul divano a guardare un film in TV, Gennaro, carezzandomi una mano:
"Posso chiederti una cosa?" mi disse.
Lo guardai perplessa, di solito non mi chiedeva il permesso.
"Cosa?"
"No, niente di serio, niente, scusa" e riprese a guardare il film.
"No, adesso devi dirmelo, lo sai che non riuscirei a dormire" come la maggior parte delle donne sono curiosa all'inverosimile.
E lui che fa? Prima mi sorrise e poi si alza e se ne va in bagno, a fare la pipì.
Lo seguii e, con tono veramente arrabbiato,
"Allora? Lo sai che mi hai indispettito e la mia vendetta potrebbe essere...."
"Ok, aspettami in salotto, finisco e ti raggiungo"
Tornò e mi si sedette accanto, mentre io pendevo dalle sue labbra:
"Davvero vuoi?"
"Certo"
"Mi racconteresti cosa hai fatto con quello che frequentavi prima di conoscere me?"
Rimasi a bocca aperta; lì per lì pensai fosse ubriaco, poi, guardandolo negli occhi
"Ma sei ammattito... cosa ti passa per la mente?"
"Pensaci e poi, se davvero mi vuoi bene e te la senti, me lo racconti" e si alzò andandosene nel suo studio.
Mio marito, lo conosco benissimo, allora mi avrebbe lasciata in pace, quando avrei fatto quello che lui desiderava.
Ma cosa lo spingeva a chiedermi quelle cose? Forse stava soffrendo anche lui la routine, l'abitudine, la monotonia che stava prendendo piede tra di noi?
Rimasi lì sul divano per una decina di minuti a scervellarmi, poi, decisa, mi alzai e lo raggiunsi nello studio.
"Ok, va bene, però prima mi dici da cosa è scaturita questa tua richiesta" dissi tutto d'un fiato al mio uomo.
Si scostò leggermente dal tavolo e da un cassetto tirò fuori un raccoglitore di fotografie, di quelli che una volta i fotografi regalavano insieme alle stampe eseguite e me lo porse.
Le riconobbi subito, dalla prima posa; credevo di averle perse e, mentre continuavo a sfogliarle:
"Dove le hai trovate?" chiesi.
"Erano cadute dietro un cassetto del mobile che ieri abbiamo mandato a restaurare; sono tue, guardale con calma, io le ho già visionate parecchie volte"
"Le hai recuperate tu?" chiesi inquieta.
"Non preoccuparti! Le ho viste solo io, se è questo che ti turba. Erano in questa busta" e mi porse pure una busta di carta gialla.
In silenzio presi l'involucro e il piccolo album e me ne tornai in salotto.


Fu un tuffo nel tempo di una trentina di anni.
Corrado, così si chiamava il mio primo fidanzato, lo conobbi in agosto al mare. Era l'anno della maturità che avevo superato con il massimo dei voti; ero finalmente ragioniera e in settembre avrei potuto iniziare il tirocinio presso lo studio di un nostro lontano parente.
Per premio mia madre mi concesse di passare una decina di giorni con Silvia, la mia compagna di scuola, nonché amica del cuore da sempre.
Corrado era suo cugino, un ragazzone bruno dagli occhi neri che ti facevano sciogliere con uno sguardo.
Era più grande di noi, prossimo alla laurea e me ne innamorai subito.
Ma la cosa che maggiormente mi stupì, fu che anche lui fu immediatamente coinvolto dalla mia personalità.
E così, una sera, in riva al mare, mi chiese di diventare la sua fidanzata e, senza aspettare la mia risposta, mi baciò. Divenni la sua ragazza e furono dieci giorni di perfetta felicità per entrambi.
Aveva tantissimi interessi: amava la vela e la praticava quasi a livello agonistico, con lui non stavi mai ferma. Poi era un fotografo provetto, con tutto l'occorrente per sviluppare gli scatti e quelle che avevo tra le mani erano una quindicina di ritratti, in cui la modella era la sottoscritta.
Tranne un paio in bikini, il resto erano in costume adamitico ed in pose piuttosto osé.
Ero frastornata, quelle foto le avevo rimosse dalla mente, come d'altronde quel periodo, ma ora, piano piano, riaffioravano tanti avvenimenti accaduti in quei due anni.
"Che gli debbo raccontare? - mi ripetevo mentalmente - Spero proprio che non voglia i particolari!". Comunque, conoscendolo non si sarebbe accontentato di un racconto generico. Poi, fatto strano, mi sentivo stranamente eccitata da tutto quello che stava succedendo.
"Che fai non vieni a letto?" chiese Genny dall'uscio del salone, facendomi sobbalzare.
Non risposi subito, ma prima che lui ripetesse la domanda:
"Avviati, mi lavo i denti e ti raggiungo".
Entrai in bagno, mi spogliai, e seduta sulla tazza allargai le gambe e constatai che ero tutta bagnata. Feci la pipì e poi mi sedetti sul bidet. Feci scorrere l'acqua tiepida fra le cosce provando un gran sollievo.
Lo raggiunsi in camera e lo trovai steso a letto, mi stava aspettando. Indossavo una leggera camicia da notte senza slip e senza reggiseno.
Mi distesi al suo fianco quando lui:
"Vieni qua" e mi mise un braccio attorno alle spalle. Mi rannicchiai sul suo petto e rimasi in silenzio, aspettando una qualche sua decisione.
Si girò verso di me e mi baciò sulle labbra con una passione che non ricordavo più.
Risposi al suo bacio aprendo la bocca e unendo la mia lingua alla sua.
"Ti desidero, ho voglia di te, ti prego facciamo l'amore" sospirava il mio uomo ed io in un attimo gli abbassai gli slip e presi in mano il suo cazzo maestosamente eretto.
Mi staccai dalle sue labbra e scesi con il viso sul pube e, prima baciando e leccando la sua cappella, poi facendomelo scivolare per una buona metà in bocca, cominciai un lento e profondo pompino. Con una mano sul capo, mi impartiva il ritmo, mentre con l'altra mi carezzava il culo. Sentii un dito percorrere il solco delle natiche, soffermarsi per un attimo sulla rosellina, per poi riprendere la dritta via.
Raggiunse la vulva e dopo averla carezzata il tutta la lunghezza spinse il medio sul clitoride, facendo partire così i fuochi artificiali nel mio cervello .
Conosceva bene come farmi impazzire e si fermò solo quando i miei movimenti divennero troppo disordinati e pericolosi per il suo membro.
Mi staccai da lui e in un solo colpo mi sedetti, guardandolo in viso, sul suo cazzo.
Entrò tutto in me di punto in bianco, lo sentivo nella pancia, ero piena di lui.
Troppo bello per muovermi, volevo godermelo ancora un po' così.
Fu lui a dare, da sotto, la prima spinta e attirandomi a sé, prima mi mordicchiò i capezzoli, poi volle la mia bocca da baciare.
Cominciai a scoparmelo con un ritmo lento, ma profondo. Lo facevo quasi uscire completamente, per poi ricadere su di esso.
Percepivo l'interezza del cazzo completamente dentro e, fermandomi, me lo godevo al massimo, per poi rifare il percorso inverso.
Ero in cielo, mi sentivo leggera, evanescente e, in questo stato, sentii dentro di me qualcosa che si stava sciogliendo: ebbi la sensazione che mi stessi pisciando sotto, ma era una piscia densa che sgorgava dalla vagina e ad ogni getto mi procurava uno spasmo delizioso all'interno di essa.
Mi accasciai su mio marito, mentre lui, quasi gridando, sborrò caldi fiotti di sperma dentro di me.
Erano anni che non godevo così! L'effetto di quelle foto, dei ricordi e della richiesta di mio marito? Chissà e, mentre stavo riflettendo su queste cose, Gennaro, guardandomi negli occhi, disse:
"Sei stata straordinaria; abbiamo goduto come non stava succedendo da anni; mi dici a cosa stai pensando?"
"Hai ragione, ogni tanto un pizzico di trasgressione ci vuole, ora ho sonno, domani riordino le idee e ti racconto ogni cosa" e baciandolo mi strinsi di più a lui.

In effetti tra me e Corrado si era creata una grande intesa e oltre le foto, che lui amava tanto, gli avevo concesso molto altro.
Ricordai distintamente il primo bacio intimo che lui mi donò e il mio primo bacio intimo donato a lui.
Per vero il suo cazzo in bocca, per me fu davvero la prima volta, ma la lingua sulla passerina l'avevo già provata.
Successe poco prima di partire per le vacanze. Silvia, la mia amica, mi invitò a casa sua per farmi vedere un po' di costumi da bagno.
Lei, un tantino cicciottella, preferiva costumi interi, che mettevano meno in evidenza la pancia e volle per forza farmi provare due bikini, che sicuramente non avrebbe potuto indossare.
Non era la prima volta che mi spogliavo davanti a lei e, anche quella volta, mi sfilai il vestitino leggero che indossavo e rimasi in reggiseno e mutandina.
"Dai prova questo!" mi disse porgendomi il costume.
Tolsi il reggipetto e, avvicinatami allo specchio, vidi il mio seno accogliere il pezzo di sopra del costume.
"Aspetta ti aiuto" e, da dietro, fece un nodo alle fettucce dell'indumento.
Mi abbassai gli slip e, prima una gamba, poi l'altra, entrai nel pezzo di sotto.
Mi rimirai di nuovo. Mi stava davvero bene, e giratami, chiesi:
"Che ne dici?"
"Sei uno schianto - mi disse con ammirazione Silvia - ora, però, stenditi sul letto e togliamo quegli orribili peluzzi, che fuoriescono lateralmente".
Uscì dalla stanza e raggiunse il bagno.
Tornò dopo un paio di minuti con una bacinella piena di acqua calda, un rasoio usa e getta e delle strisce depilatorie.
Mi stesi sul suo letto, mi tolsi lo slip del costume e, come lei chiese, allargai le gambe per farmi depilare.

Ci mise davvero molto impegno e, a sentire le sue dita trafficare in quella parte del mio corpo, già abbastanza sensibile, chiusi gli occhi, mentre emettevo un profondo sospiro.
Silvia alzò gli occhi e, senza chiedere altro, fece scivolare il dito tra le labbra della mia figa.
Cercai di fermarla, ma un piacere intenso, stava crescendo in me e mi lasciai andare, mentre la sua mano continuava a carezzare.
Fu un attimo, le dita, ora, stavano allargando la mia vagina, quando la vidi abbassare la testa e sentii, prima la sua bocca poggiarsi sulla vulva, e poi la lingua saettare sul mio bottoncino.
Non so quando durò, ma il piacere era molto intenso; sentivo quasi un piacevole dolore fisico, l’avrei fatto durare all’infinito, ma dovevo ritornare nel mondo, per cui mi girai di scatto, sfilandomi dalle labbra della mia amica.
"Scusami, non so cosa mi è preso" mi disse ad occhi bassi, e riprese a fare il lavoro, interrotto in quel dolce attimo di follia.
Ma fu davvero follia?
No, affatto, e nell’intervallo intercorso tra la fine con Corrado e l’inizio con mio marito, fu lei l’unica che mi consolò veramente.
Comunque, con il mio ex, in quei dieci giorni trascorsi al mare non successe nulla o quasi: baci, in riva al mare, carezze anche abbastanza intime e solo l’ultima sera ci spingemmo a praticare un petting, che lui concluse masturbandosi e venendo sulle mie tettine nude.
Fin qua nulla di male a raccontarlo a Gennaro, ma sicuramente lui non si accontenterà, per cui dovrei raccontargli del mio primo pompino e poi dovrei rivelargli che il culetto non era stato lui il primo a violarlo.
Ma forse è meglio andare per ordine.
Lui ritornò in città qualche giorno dopo di me e ci rivedemmo quasi subito.
Purtroppo, non era come al mare; pochissima libertà e solo il sabato sera un minimo di disponibilità, ma peggio di cenerentola, dovevo essere a casa per le dieci di sera.
Di solito, andavamo a ballare a casa di amici e sempre, prima di ritirarmi, ci appartavamo in uno spiazzo non lontano da casa mia e là amoreggiavamo.
Lui voleva farmi sua, ma non mi sentivo ancora pronta, per cui iniziavamo sempre con baci sempre più spinti e poi un sabato sera, in macchina. mi decisi e glie lo presi in bocca.
Non era affatto schifoso, come fino ad allora avevo pensato, e meravigliando prima me e poi anche lui. cominciai a diventare abbastanza brava.
Mentre succhiavo e leccavo lui mi carezzava delicatamente la vagina e aspettava che venissi, prima di sfilarsi dalla mia bocca e, masturbandosi, mi sborrava addosso.
Provavo un gradevole piacere nel sentirmi la sua calda crema sul pancino, specie quando lui me la spalmava con la cappella del suo cazzo.
Ma un sabato sera volli fare il salto di qualità, e quando lui si stava per sfilare lo trattenni e gli spruzzi mi arrivarono direttamente in gola.
Un sapore leggermente salato, ma abbastanza gradevole, mi accompagnò per il resto della serata. Forse, a darmi un tantino fastidio, fu la consistenza di quella crema piuttosto densa, che a fatica riuscii a sputare completamente.
Comunque, era fatta e, da quella sera, il più delle volte rimanevo attaccata al suo cazzo, fino alla fine.
Avevo iniziato il tirocinio presso lo studio del nostro parente commercialista e tutte le sere Corrado mi aspettava all'angolo della strada.
"Cerca di liberarti per un intero pomeriggio - mi chiese una mattina - potrei avere casa libera tutta per noi".
"Quando?" risposi di rimando.
"Dopodomani i miei vanno a Roma, da mia sorella".
"Oggi provo a chiedere alla coordinatrice e stasera te lo dico, ora fammi scappare; si è fatto tardi" e sfiorando le sue labbra, scappai via.
Fu possibile e, alle quattro, invece di andare in ufficio, ci rifugiammo a casa sua.
Varcammo la soglia e lui mi strinse a sé e, baciandomi, cominciò a spogliarmi.
Mi prese per mano e mezzi nudi, tutti e due, ci stendemmo sul lettone.
Il calore del suo corpo sul mio, le sue mani che toccavano, che stringevano e la sua bocca, che lambiva il mio seno, stavano cominciando a fare il loro effetto.
Voleva il mio vergine fiore, per cui cercò di portarmi al massimo dell'eccitazione, ma riuscii a svincolarmi da quell'abbraccio e sedendomi sul letto.
"No, ti prego, non voglio" e feci la mossa di scendere per scappare via.
"Aspetta, non fuggire, se non vuoi..."
E mi ridistesi vicina a lui e lo abbracciai forte ringraziandolo per la comprensione.
Comunque, dopo un breve sessantanove, mi girò a pancia sotto e da dietro cominciò a giocare con il mio culetto.
Prima la lingua a lambire l'ano, poi un dito che lo carezzava e infine fui io a mettere in alto il culo e ad offrirglielo.
Fu molto bravo, dal comodino tirò fuori un tubetto di vasellina e, umettando prima il buchino e poi il suo cazzo, lo puntò sullo sfintere e spinse.
Gridai, ma non lo fermai: mi aprii, con entrambe le mani le natiche e, agevolato dal mio gesto, me lo ritrovai tutto dentro di me.
Il dolore passò quasi subito, ora mi sentivo aperta e piena, ma mi piaceva; così fui io a cominciare quel lento movimento ondulatorio che lui seppe assecondare con grande passione.
Mi sborrò un fiotto lunghissimo di sperma nella pancia e si ritirò solo quando il suo cazzo cominciò a perdere consistenza.
Restammo sul letto mano nella mano, lui steso supino, io ancora a pancia sotto.
Ad un tratto sentii un leggero movimento nel mio pancino e poi un leggero dolore, che mi fece alzare di scatto per correre in bagno.
Riuscii, comunque, a sedermi giusto in tempo sulla tazza e con gran sollievo prima gettai fuori tutta l’aria che Corrado mi aveva pompato dentro e poi la sua crema. Mi pulii con la carta igienica, avevo davvero il buco del sedere dilatato, tanto che un dito scivolò facilmente dentro. Mi sedetti sul bidet e mi risciacquai con l’acqua fredda. L’effetto benefico fu immediato, e ritornai sul letto dove il mio fidanzato mi stava aspettando.
“Non ti è piaciuto, vero? - chiese guardandomi in viso - perché me l’hai concesso?”
Non risposi, ma mi strinsi ancora più forte al mio ragazzo.
Siamo stati assieme quasi due anni, durante i quali quel tipo di rapporto l’abbiamo ripetuto un altro paio di volte.
Ma poi una sera scoprii una cosa, che oltre a deludermi fortemente, mi convinse che dovevo chiudere con Corrado e non vederlo più: scoprii che frequentava “assiduamente ed intimamente” un suo lontano parente.

Gennaro, mio marito, aspettava e la sera seduti sul divano in salotto, davanti ad un calice di un buon vino rosso, raccomandandogli di non interrompermi, feci un resoconto dettagliato di tutto quello che mi era tornato in mente e che avevo cronologicamente ricostruito.
(continua)

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