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"Preludi per orgia a Villa Mary"


di quartofederico
05.11.2020    |    6.539    |    4 9.8
"Un suo guizzo, quando lambii il clitoride, mi spinse a portarmi su di lei, nella posizione del missionario; le aprii le gambe e me le sistemai sulle spalle..."

In effetti ogni freno inibitorio era scomparso e le due donne ci seppero tenere ben svegli.
Maura riconquistò la scena e, messasi in ginocchio sul materasso, si sistemò tra le gambe aperte del marito e cominciò, dapprima con una succulenta leccata dai testicoli al glande, per poi continuare con un favoloso pompino.
Flavia, invece, era a sessantanove sul suo uomo e rumorosamente lo stava portando all'orgasmo.
Io ero steso e carezzavo i gioielli di Maura. Dal suo ano stava ancora colando il mio sperma e, in un attimo di sublime follia, ne raccolsi un bel po' sul palmo della mano e lo portai alle narici per sentirne l'odore.
Era un misto tra il muschio e l'erba bagnata, una fragranza, tutto sommato gradevole, che mi spinse ad assaggiarlo. Puntai la lingua e ne tirai un pochino in bocca: era leggermente salato ed amarognolo, ma non ebbi il coraggio di andare oltre.
Comunque, vedere il suo buchino ancora un tantino aperto e bagnato di bianca crema, mi rinnovò la voglia.
Non feci in tempo a pensarlo che Riccardo, forse intuendo le mie intenzioni, si tirò addosso la moglie e cominciò a chiavarla.
Vista la foga con cui le due coppie si davano da fare, non ebbi il coraggio di disturbare e, con il cazzo duro fra le gambe, pensai di abbandonare la scena.
Fortunatamente la mia camera da letto era comunicante con quella di Niccolò, quindi momentaneamente vuota e, con molta discrezione, cercando di passare inosservato, escogitai una ritirata, tutto sommato, strategica.
La serata, per loro quattro, si protrasse fino all'alba, ma io dovevo, per forza di cose, onorare gli impegni presi.
Dormii fino alle sette e, tutto assonnato, mi alzai di scatto dal letto e mi precipitai sotto la doccia.
Entrai silenziosamente nella mia camera e recuperai i miei vestiti. Loro dormivano profondamente: Maura e Flavia sul mio letto e i due uomini a terra sul materasso. Quelle due assieme facevano paura! Cosa altro sarebbe successo con l'imminente arrivo di mia moglie?
Scesi giù, mentre stava arrivando lo chef e, dopo aver preso il caffè, andai nel mio studio.
Lessi la posta: tanta pubblicità, ma anche la buona notizia sull'intervento del genitore di Niccolò, che comunicava il suo rientro per il prossimo venerdì. Maria sarebbe arrivata a intorno alle dodici, per cui, dovendo passare pure per il beauty center della nostra amica estetista, mi avviai.
Entrai nel centro un quarto alle nove e venne proprio la proprietaria ad accogliermi.
"Ciao - le feci - sempre più giovane e bella; si vede che, prima che sulle altre, le tecniche di ringiovanimento le applichi per te!"
In effetti era una bella donna sui sessant'anni, ma davvero in perfetta forma.
Alta, capelli castani lunghi, un viso simpatico più che bello, ben truccato, sicuramente passato per le mani miracolose di un chirurgo plastico, ed un corpo rigorosamente tonico.
"Vieni ti voglio far vedere qualcosina che ti metterà di buon umore" mi disse.
Mi portò nel suo ufficio e tirò fuori dal cassetto della scrivania una decina di foto.
"Non ci posso credere! - esclamai sfogliandole - Ma è Leda?"
Era completamente trasformata, capelli tagliati alla nuca, sopracciglia ridisegnate, che mettevano in risalto i suoi occhioni scuri, le labbra truccate che valorizzavano l'ovale del suo viso.
"Sei un'artista! Dimmi quando finisci e mandami la fattura."
"Aspetta non è finita, anche se non dovrei mostrartele" proseguì.
E, aperto il cellulare, mi mostrò altri quattro/cinque scatti.
Leda era in déshabillé, solo mutandine e reggiseno, sia di fronte che girata. Rimasi a bocca aperta: due gambe ben tornite, un bel seno abbondante su una pancia quasi piatta e, dietro, un culetto niente male.
"Ci avevi visto proprio giusto; davvero merita, sia come donna che come femmina; la sorpresa l'avrai venerdì, quando la vedrai abbigliata come si deve" disse soddisfatta.
"Venerdì, l'accompagni tu? - chiesi - Vuoi essere dei nostri?"
"Non lo so ancora, lo sai che ho la palla al piede: mio marito. Se va fuori con gli amici, ci sarò. Avrei davvero bisogno di una serata trasgressiva. Vittorio c'è sempre?"
"Certo e, se ce ne è bisogno, metto io una buona parola" risposi, avviandomi verso l'uscita.
Arrivai a Pisa alle undici e mezzo e parcheggiai nell'area brevi soste.
Era presto, per cui ebbi il tempo di prendere un caffè e mangiare un cornetto a uno dei bar dell'aeroporto. Il volo fu annunciato in perfetto orario e, dal varco arrivi la vidi comparire.
Mi salutò primo con la mano e poi, a passo svelto, mi venne incontro.
Ci baciammo e, prendendole dalle mani il trolley, le cinsi la vita con un braccio e uscimmo fuori.
Nei pochi minuti impiegati per raggiungere l'auto, me la sentii attaccata addosso, quasi a dimostrarmi quanto le ero mancato. Le aprii la portiera e misi il suo bagaglio nel cofano:
"Dai raccontami tutto - le dissi - come stanno i tuoi, ti sei divertita?"
"Credimi, ci voleva proprio staccare la spina, anche solo per pochi giorni: mi ha permesso di ricaricarmi. Alla Villa tutto ok?"
Brevemente le raccontai gli ultimi avvenimenti, senza omettere nulla e, anche se per un attimo, colsi un briciolo di disappunto; era nella nostra intesa non nasconderci nulla. Le dissi di Maura e Riccardo, del desiderio che avevano di conoscerla, della coppia che ci aveva sponsorizzato, e della serata che volevano fosse loro organizzata per venerdì.
Ascoltò tutto con molta attenzione ed entrò subito nella parte:
"Ok allora rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci all'opera"
Leggermente contrariata per l'assenza di Leda, ma risollevata per il ritorno del suo amichetto, si calò subito nei panni della perfetta manager.
Per ovvi motivi non potei dirle quanto mi era mancata, poteva sembrare retorico, ma mi era mancata per davvero.
Al nostro arrivo trovammo il comitato di accoglienza al gran completo.
Flavia e Vittorio fecero a gara a stringerla e baciarla; anche lo chef era contentissimo di rivederla; un tantino in disparte Maura e Riccardo, aspettavano che finissero le effusioni per essere presentati.
E fu Flavia, da gran ruffiana qual era, che, presa sotto braccio Maria, l'avvicinò alla coppia ospite:
"Signori, vi faccio conoscere Maria la nostra meravigliosa padrona di casa".
Riccardo, con le labbra, le sfiorò la mano tesa da Maria e Maura, invece, fu davvero attratta da mia moglie e si baciarono sulle guance.
Maria subito socializzò con Maura, ma la vidi anche abbastanza interessata a Riccardo.
Avevano fatto un'abbondante colazione, per cui si decise di trascorrere il resto della giornata al sole e, mentre gli ospiti si avviarono sopra, in solarium, insieme a Flavia e Vittorio, io e Mary ci dirigemmo in ufficio per sbrigare un paio di pratiche urgenti.
"Che ne pensi, ti piacciono?" chiesi
"Sì" e fu categorica. "Maura è davvero una bella donna, con quel suo bel visino a diamante, e quel corpo davvero eccitante; ma anche lui non è niente male: mi intriga. Devo studiarlo più da vicino; nudo non deve essere niente male"
Chissà se faceva così per vendicarsi oppure le piaceva per davvero.
Presto l'avremmo scoperto!
Restò in ufficio con me dieci minuti, ma si vedeva che aveva la neve in tasca, per cui la lasciai libera di raggiungere gli altri nel solario.
Mi fermai a fare un paio di telefonate, poi passai in cucina per sapere cosa il cuoco aveva preparato per cena e poi tirai dal frigo un po' di bevande fredde e mi avviai su per le scale.
Erano tutti nudi ed io in pantalone scuro e camicia bianca: sembravo il loro cameriere.
Come l'altra volta, le donne stese da un lato e gli uomini dall'altro.
Maria parlava con Maura, ma non perdeva d'occhio suo marito. La conoscevo molto bene; lo stava esaminando minuziosamente e questi, sicuramente, se ne era accorto.
A far precipitare gli eventi fui io, che avvicinatomi a Maria e sedendomi al suo fianco sul lettino, le tolsi la visuale del suo oggetto di valutazione.
"Tesoro, perché non vai anche tu nel reparto uomini e ti metti, buono buono, steso a prendere il sole?" disse mia moglie, facendo intendere platealmente a cosa era interessata.
Mi alzai e, passato dall'altro lato, sussurrai a Riccardo:
"Dai non farla più aspettare".
L'uomo si alzò, prese dal borsone di Maura la protezione solare, e guardando Maria, chiese: "Qualcuna ne ha bisogno?"
Non attese nemmeno la risposta e, avvicinatosi alla mia donna, cominciò a massaggiarla con molta cura.
Cominciò dalle gambe e, con una energica frizione, fece assorbire la prima dose di crema.
Maria si lasciava fare, aveva chiuso gli occhi e mordendosi il labbro inferiore della bocca, gli fece capire che era di suo gradimento e, quando Riccardo salì più sopra, lei aprì le gambe, offrendogli la visione del suo scrigno d'amore.
Noi quattro, spettatori, eravamo lì in attesa degli eventi e, solo quando mia moglie allungò la mano per accaparrarsi il cazzo duro del suo massaggiatore, capimmo che dovevamo, per forza di cose, entrare nel balletto erotico che si stava profilando.
Vittorio si alzò, prese la mano di Maura e la invitò ad alzarsi: così, tutti e due nudi, presero a simulare un tango senza musica.
Io e Flavia rimanemmo stesi sui nostri lettini, forse avevamo avuto la stessa intuizione: far diventare quelle due coppie, due terzetti.
Aspettammo ancora un paio di minuti, io segando il mio cazzo duro e Flavia torturandosi, a gambe divaricate, con due dita ficcate dentro la figa.
Mi fece un cenno con il capo e, come se fosse nei miei pensieri, si alzò e si diresse verso Maria e Riccardo.
Aveva colto in pieno quello che era più giusto riservare ai nostri ospiti: Due donne per lui e due uomini per lei.
Maria era partita e, a ruota libera, si stava prodigando in un pompino da manuale, mentre lui le carezzava la testa. Flavia si sedette di lato
e si piegò sul ventre liscio di mia moglie. La prima carezza partì dall'ombelico e poi giù, con un tocco dei suoi esili e femminili polpastrelli, raggiunse il clitoride.
La fece sobbalzare e si inarcò, liberando il cazzo dalla bocca e, con sguardo implorante, chiese all'amica qualcosa di più.
Flavia non si fece pregare e spinse la testa tra quelle gambe e unì la sua lingua alle dita, che già la stavano portando in cielo.
Io invece mi diressi verso i due ballerini di tango e, da dietro, mi strinsi a Maura.
La donna sentitasi stretta tra me e Vittorio, sporse la testa indietro e, giratala come in una mossa di tango, mi offrì la bocca.
Ballammo in tre e, facendole fare una giravolta, il mio barman me la offrì di fronte.
La felicità di Maura era palese, aveva gli occhi lucidi e si mordicchiava le labbra; l'eccitazione stava montando; i capezzoli duri e le ginocchia che stavano per cedere ci costrinsero a reggerla e a portarla verso il lettino.
Non si volle stendere, ma si mise a pecora, poggiando le mani sulla spalliera della sdraio, offrendoci bocca e figa.
Fui io a prenderla da dietro, mentre lei, attirato Vittorio a sé, prese a leccargli il suo superbo pisello.
Ma Riccardo voleva ben altro e, questa volta, fu lui a sfilare il cazzo dalla bocca di Maria che lo guardò sorpresa.
Girò intorno al lettino e spostando Flavia di lato, prese le gambe di mia moglie sulle sue spalle e la infilzò con un colpo deciso e ben assestato.
Maria sgranò gli occhi e guardandolo fisso, spinse maggiormente il suo bacino verso quello dell'uomo.
Lo teneva ben saldo a sé e, solo quando Riccardo cominciò a chiavarla, si rese conto del mondo che la circondava.
Flavia si era trovata improvvisamente disoccupata, ma non si perse d'animo. Si inginocchiò dietro quel bel maschio e cominciò a far volteggiare la lingua nello stretto spazio che il cazzo lasciava impercettibilmente libero.
Scattarono in avanti sia Riccardo che Maria: la lingua della donna stava donando piacere a tutti e due, ma ad un tratto si fermò per riprendere fiato.
Solo allora si accorse dei testicoli che penzolavano sotto quel maestoso cazzo e, senza pensarci un attimo, cominciò un'intensa suzione degli stessi.
Il ritmo della cavalcata improvvisamente aumentò, Maria gridava il suo piacere e venne squirtando.
Riccardo era ancora lontano dall'orgasmo, ma mia moglie, in uno slancio di generosità, volle che fosse pure l'altra a beneficiare del cazzo dell'uomo.
Lentamente si sfilò il pene dal ventre e Flavia, comprendendo le mosse della sua padrona, si mise davanti all'uomo a novanta gradi, offrendogli la sua passerina, già grondante di piacere.
In un attimo fu impalata anche lei e, caduta su mia moglie, si ritrovò con il viso tra le sue gambe.
Non poteva trovare occasione migliore, così, riprendendo il dolce lavoro interrotto poco prima, raccolse come un'ape tutto il nettare che trovò in quel profumatissimo fiore.
Riccardo si godeva la scena, ma ben presto fu pronto a concludere e, volendo omaggiare entrambe le donne, si sfilò e, messosi di lato, sborrò tra il viso di Flavia e il ventre di Maria.
L'orgasmo dell'uomo si udì distintamente e Maura si staccò da Vittorio e girò la testa per contemplare il terzetto al nostro fianco.
Praticamente ero io a sostenerla: le gambe non la reggevano più e con me conficcato in lei stava perdendo la lucidità.
Vittorio, che momentaneamente era stato scalzato, si riposizionò davanti alla donna che, senza perdersi d'animo, lo riaccolse nella sua bocca.
Ma io volevo tentare la carta vincente: il secondo canale; per cui con molta prudenza mi sfilai dalla sua vagina e puntai la cappella sull'altro buchino.
Mi respinse, sottraendosi alla presa:
"No ti prego, mi fa ancora male, non ora... sii buono" e, con una mossa fulminea, se lo rimise nella figa. Venne gridando, aveva gli occhi strabuzzati e la bocca piena del pene di Vittorio che, pure lui, era allo stremo. Il rumore del cazzo che sbatteva nel suo ventre, ormai strapieno di umori, era percepito da tutti: Suo marito, mia moglie, Flavia ci guardavano e partecipavano con emozione al nostro amplesso.
Ero eccitato, dovevo venire! Le contrazioni della mia pelvi stavano aumentando e, al culmine di un piacere devastante sborrai in lei.
Credo che l'abbia sentita arrivare dentro, per cui, quasi a raccoglierla tutta, strinse le gambe e mi trattenne, fino alla mia ultima goccia.
Si calmò e si ricordò del povero Vittorio, del quale, con poche altre pompate, si gustò la crema calda.
Rimanemmo in terrazzo ancora un'oretta a ridere e scherzare. Avevamo ricomposto le coppie originarie. Tutti e sei soddisfatti, ma anche un tantino stanchi nonché affamati, decidemmo di scendere per l'aperitivo, non prima di esserci resi presentabili.
Io e Maria ci avviammo, insieme a Riccardo e Maura, mentre Flavia e Vittorio decisero di fare la doccia sul solarium.
Una volta in camera, dissi alla mia donna:
"Non hai perso tempo... da come hai goduto, mi è sembrato veramente di tuo gradimento"
"E' un bell'uomo e ci sa fare - fu la risposta - ho ancora diversi progetti da realizzare con lui, ma mi intriga anche sua la moglie e presto voglio coinvolgerla in una storiella di sole donne. E tu non intrometterti, chiaro?"
Beh, più categorica di così......
Cosa le stava frullando nel cervello, l'avrei appurato più tardi.
Quando scendemmo giù, Vittorio era già dietro il banco del bar, che shakerava per preparare un Bellini, mentre Flavia apparecchiava la tavola per la cena.
Arrivarono, quasi subito, anche gli altri e, dopo l'aperitivo, ci sedemmo a tavola.
Una cena a base di riso Basmati con salmone e avocado e del cavolfiore gratinato al forno con besciamella e grana, accompagnato da un ottimo Alcamo bianco.
La macedonia di frutta con gelato e il nocino della casa completarono il pasto.
Finì tutto, anche perché ci furono diversi bis, e tutti i commensali vollero anche il caffè fatto da me.
Lo prendemmo in giardino e ormai l'allegria regnava sovrana.
Maura e Maria conversavano come due vecchie amiche; io e Riccardo, con l'aiuto di Vittorio e Flavia, organizzammo una specie di karaoke.
Ma, prima che finisse la serata, mia moglie annunciò, per quella notte, un pigiama party per sole donne, in modo di dare un po' di respiro a noi maschietti.
Geniale! Ne ero certo: insieme, quelle tre donne avrebbero fatto faville.
Rientrammo perché fuori cominciava ad esser fresco: una leggera brezza, proveniente dalle montagne, stava facendo abbassare la temperatura.
Nel salone riuscii ad avvicinarmi a Maura e prendendola per mano l'attirai a me.
Tutti erano indaffarati a parlare tra di loro e non notarono la mia manovra.
"Domani, mi faresti un resoconto dettagliato della vostra serata?" chiesi sottovoce
"E perché proprio io?" rispose di botto.
"Maria non me lo direbbe mai; sapendo come sono curioso, mi terrebbe sulle spine per giorni e, se io non sono sereno, non riesco a dare il meglio di me. E mi sa che, tu per prima, vuoi il meglio...di me" risposi.
"Perché non lo chiedi a Flavia".
"Buona quella! Per la sua padrona si farebbe uccidere; solo tu mi puoi aiutare"
"E va bene! Ma deve rimanere un segreto, giura!"
Wow, pensai: il secondo segreto e con due donne diverse, in soli tre giorni.
Ovviamente la serata "danzante" delle tre ninfe si sarebbe svolta in camera mia e Maria, baciandomi sulle labbra, mi diede la buonanotte.
Avrei dormito nel mio ufficio, dove una delle poltrone si trasforma in letto, ma mentre stavo per prepararlo suonò il cellulare.
Era Leda: chissà cosa voleva a quest'ora!
"Pronto - risposi - come stai?
"Buonasera sto bene; mi aveva promesso che si sarebbe fatto vedere, invece..." esordì.
"Hai ragione, ma qua abbiamo avuto molto da fare, credimi: non c'è stato un attimo di respiro" riferii.
"Lo immagino - mi sembrò un tantino sarcastica - Comunque volevo dirle che stasera sono sola, mio figlio è fuori per motivi di studio, se lei vuole..."
Ebbi solo un secondo di esitazione; il tempo di pensare che ero stato cacciato dal mio letto e accettai.
"Mandami la tua posizione su WhatsApp e ti raggiungo" fu la mia risposta.
Nel salone c'era ancora Vittorio; gli chiesi la cortesia di chiudere lui tutto, informandolo pure che sarei rientrato tardi.
"E se Maria chiede di te?"
"Tu non sai nulla, ok?" risposi
In quel momento il cicalino del telefono mi avvertì dell'arrivo di un messaggio.
Presi dal frigorifero un Prosecco di Valdobbiadene, mi buttai sulle spalle un pullover e raggiunsi la mia auto.
Leda risiedeva in un paesino vicino; impiegai meno di mezzora e parcheggiai in una piazzetta adiacente la sua abitazione.
A passo svelto raggiunsi il palazzetto e suonai il citofono.
Non chiese nemmeno chi era e fece scattare la serratura.
Un androne piccolino con una scala che portava al piano rialzato.
Mi stava aspettando fuori la porta. Mi tirò letteralmente dentro e chiuse l'uscio.
Indossava una gonna jeans e una maglietta con scollo a "V" e pantofoline rosa ai piedi.
Era davvero un'altra! I capelli alzati sulla nuca mettevano in mostra il collo ben fatto e le orecchie piccoline; gli occhi valorizzati dal taglio ben curato delle sopracciglia, e le labbra che, se pur sottili, con quel filo di rossetto color carne, avevano assunto un aspetto di gran sensualità.
"Che c'è, non mi dice nulla?"
"Sei stupenda, fatti guardare" e così dicendo la presi per mano e le feci fare un giro completo.
Mi tolse di mano lo spumante e, mostrandomi un sofà, disse:
"Si accomodi, prendo i bicchieri"
Mi sedetti senza perderla di vista, e pure la camminata verso il buffet, mi sembrò diversa: forse la gonna stretta, forse l'insegnamento della nostra amica ma sembrava sculettare con molta grazia.
Ritornò con due calici e bottiglia, e volli essere io a stapparla.
"Alla tua ritrovata femminilità" dissi, alzando il calice.
"Dice sul serio, davvero sono presentabile, non mi prende in giro?" esordì incredula Leda.
Aveva le gambe vicine, ma la gonna, nel sedersi, era scivolata un tantino su.
"Che indossi sotto?" chiesi deciso.
Forse la luce soffusa della stanza, o forse presa alla sprovvista, mi sembrò arrossisse.
"Me l'ha comperato la nostra comune amica....vuole vederlo?" disse balbettando.
"Solo se ti fa piacere e non perché debba sentirti in dovere di farlo" risposi ammonendola.
Si alzò dal divano, indietreggiò di un passo e senza guardarmi negli occhi cominciò a spogliarsi.
Per prima si tolse la maglietta, restando in reggiseno nero, uno di quelli a balconcino, alto e assolutamente non imbottito, ma lo stesso le due mammelle, grosse e turgide, a fatica stavano in quel minuscolo pezzo di stoffa.
Un pancino appena appena accennato con al centro un perfettissimo ombelico.
Mi vide davvero interessato e la cosa la incoraggiò a proseguire.
Si portò le mani sul fianco e fece scorrere la lampo della gonna.
Cadde subito ai suoi i piedi e rimase in slip, una brasiliana nera a vita bassa che faceva pendant con il pezzo di sopra.
Si tirò fuori dalla gonna che stava sulle sue pantofole e si girò, mostrando un delizioso lato B tondo, che spiccava su due belle cosce.
Ero sbalordito dal lavoro fatto dall'estetista e, nel contempo, una tangibile eccitazione si stava manifestando nei miei pantaloni.
"Mi rivesto?" chiese, guardandomi questa volta negli occhi.
"Sarebbe un peccato mortale, sei troppo bella per privarmi, fin da subito, del piacere di ammirarti! Faresti per me un ultimo sforzo?" aggiunsi.
Capì e, davvero inaspettatamente, si avvicinò offrendosi a me.
Mi alzai dal divano e la strinsi forte: da come mi si abbandonò, capii che veramente voleva.
Le slacciai il reggipetto e lei lo tolse via. Le tette morbide e grosse bianchissime, contrastavano con le areole scure, sormontate da capezzoli ben evidenti.
Ormai eravamo in un punto di non ritorno e fu lei, ancora in slip, a guidarmi in camera da letto.
Fu ancora lei a spogliarmi: la camicia volò subito sul letto, dove, sedutasi, mi attirò a sé.
Avevo ancora i pantaloni, ma fu velocissima ad abbassarne la cerniera ed a liberare il mio uccello, ormai durissimo.
Lo prese in mano e, prima di portarselo alle labbra, se lo strofinò tra le tette e sui capezzoli.
Poi, mentre mi abbassavo i pantaloni, cominciò a baciare e leccare la cappella.
Fui nudo in un attimo e la stesi sul letto; mi posizionai al suo fianco a sessantanove.
Era dolcissima: la vagina, oltre che profumare di donna in calore, era già abbondantemente bagnata di umori densi e prelibati.
Un suo guizzo, quando lambii il clitoride, mi spinse a portarmi su di lei, nella posizione del missionario; le aprii le gambe e me le sistemai sulle spalle. Entrai in lei e lessi sul suo volto una smorfia di piacere/dolore, ma mi fermai solo quando fui tutto dentro.
Davvero le era mancato molto il cazzo: gridava e smaniava sotto di me, mentre ritmavo una lentissima cavalcata; con le mani sul mio culo mi stringeva a se. Venne con un sospiro profondissimo, mordendomi le labbra che erano unite alle sue.
Ero rimasto in lei continuando a scoparla; aveva gli occhi chiusi ed appariva serena e soddisfatta.
Volevo e dovevo sborrare; mi sfilai e mi avvicinai alle sue bellissime tette. Fu Leda a prenderselo in mano e a stringerselo tra le mammelle.
Venni quasi subito e gli spruzzi le imbrattarono collo e viso. Continuò a sorprendermi: tirò fuori la lingua e leccò il mio sperma.
Era davvero soddisfatta e, fatto strano, continuava a darmi del lei.


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