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Prime Esperienze

"Un bull per mia moglie 4 " (Ovvero Il "salto del fosso" di mia moglie )


di quartofederico
22.09.2021    |    14.374    |    19 9.9
"Mi alzai dalla poltroncina e girando dall'altro lato, mentre lui si allontanava, vidi Lia con le gambe divaricate e la vagina indecentemente aperta, piena..."
EPILOGO :

Vedemmo l'uomo da lontano, la stava aspettando fuori dalla sua auto.
"Aspetta controlla il tuo cellulare - le dissi - e controlla pure il rilevatore" Era tutto in ordine.
"Lasciami qua" sospirò, aprendo la portiera; fermai e, guardandola in viso, mi avvicinai e le baciai la guancia.
Scese e, a passo svelto, raggiunse il suo...amante.
Entrai anch'io nel parcheggio e accostai nel lato opposto. Lui le aprì la portiera e lei si accomodò.
Guardarono tutti e due dalla mia parte e, forse vedendosi osservati, non osarono avance. Poi lui mise in moto e andarono via. Aspettai giusto il tempo che scomparissero dalla mia visuale, poi rimisi in moto e, seguendo le indicazioni del mio cellulare, cominciai a seguirli. Erano usciti dalla litoranea e avevano imboccato la provinciale, che portava al centro storico. Mi precedevano di un paio di chilometri e, ad un certo punto, si fermarono nel parcheggio antistante la zona pedonale.
Sistemai la mia auto lontana dalla loro e mi avviai a piedi verso il centro.
Il cellulare mi dava la loro posizione e stabilii che stavano davanti a me di un cento metri. Li vidi, camminavano sottobraccio come due fidanzati.
"Speriamo che non incrocino nessun conoscente" mi ripetevo mentalmente e, quando si fermarono davanti al ristorante, mi fermai pure io.
Entrarono, mentre io mi rifugiavo in un bar.
Mi sedetti al tavolino e ordinai uno spritz.
Lo stavo sorseggiando, quando mi arrivò un messaggio di Lia
"Tutto ok! Sono in bagno a lavarmi le mani, dove sei?" aveva scritto.
Digitai velocemente spiegandole che li avevo seguiti ed ero nel bar di fronte.
Un "ok" fu la sua risposta tranquillizzata.
La cena durò un'ora e mezzo, come la mia attesa.
Mille domande affollavano la mia mente, e sicuramente tutte in attesa di una risposta.
Si erano mossi: me lo segnalò il dispositivo e mentre mi stavo alzando per pagare, squillò il cellulare. Era mia moglie.
"Pronto tesoro, dove sei? - chiese - mi verresti a prendere siamo nella villa comunale."
Il mio certamente la convinse ad allontanarsi dal bar, in modo da darmi il tempo di organizzarmi.
Uscii, facendo un largo giro arrivai dall'altro lato del parco, e mi attardai ancora un po', prima di richiamarla.
Una stretta di mano con Luigi e una specie di riconsegna, da parte sua, della mia donna, mi fecero entrare nell'ottica di quello che un marito cuckold si deve aspettare dalla moglie e dal suo bull.
Si era fatta l'ora della sua ritirata!
"Scusatemi, mio figlio mi aspetta" e ringraziando lei della bella serata e me della disponibilità dimostrata, si congedò.
Tirai un respiro di sollievo, e cingendola in vita ci avviammo verso la "nostra" auto.
"Hai mangiato qualcosa?" domandò premurosa
"Sì, un panino caldo con Hamburger e una birra, e a te, come è andata?" tanto per avviare il discorso.
"Non possiamo aspettare di essere a casa, per iniziare il racconto dettagliato della serata? - rispose togliendosi le scarpe e stendendosi sul sediolino -Ti dico solo che ha un cazzo, doppio e lungo"
"Glielo hai toccato? Nel ristorante o in macchina durante il tragitto?"
"Nel ristorante, si era eccitato e, dopo che mi aveva chiesto cosa ci aspettavamo da lui, ha voluto sapere quale doveva essere il suo ruolo. Alla mia risposta si è alzato e mi si è seduto vicino. Mi ha preso la mano e se l'è portata sulla patta dei pantaloni. Meno male che eravamo in fondo alla sala e che nessuno degli altri avventori ci ha notato".
Credo di essere sbiancato, ma intanto anch'io mi stavo eccitando.
"Che gli hai risposto?"
Mi mise un dito sulle labbra e mi fece capire che dovevo pazientare fino a casa.
Non misi nemmeno l'auto nel box; la voglia di sapere era troppo grande. Scendemmo dall'auto e percorremmo il viale.
Aprì lei con le sue chiavi e si sdraiò sul divano.
Presi dal frigo il limoncello ghiacciato e ne versai due bicchieri.
Comprese la mia ansia e, con un gusto sadico cominciò a sorseggiare il liquore.
"Ok che vuoi sapere? Dai chiedi e cercherò di rispondere esaurientemente".
Mi disse che gli aveva detto che cercavamo un maschio che si sostituisse a me e che io sarei stato presente ad osservare senza partecipare.
Che con me lei aveva provato tutto e alla sua domanda "tutto tutto?" la sua risposta fu affermativa e anche specifica. Ribadì che ero stato il suo unico uomo, ma che ora, per esigenze fisiologiche mie, avevamo bisogno di un valido aiutante.
Lui rimase a bocca aperta e fu allora che le si avvicinò facendole sentire la sua eccitazione.
Si lamentò della sua gonna pantaloni, che non gli permetteva di arrivare alle sue intimità, ma in effetti fu il cameriere a tirarla fuori dall'impaccio.
Questo avvenne la domenica sera e lui, mentre mangiavano, formulò l'invito di incontrarci:
"Riapro, non domani ma l'altro lunedì; vi aspetto martedì in negozio. Diglielo tu, a tuo marito" queste furono le sue testuali parole.
"Che facciamo?" chiese guardandomi negli occhi.
"Ci andiamo" risposi deciso.
Eravamo tutti e due eccitati, ma nessuno dei due voleva perdere la carica erotica che si stava accumulando in noi. Feci una doccia tiepida e quando entrai in camera lei stava già dormendo, o per lo meno così mi fece intendere.
Certamente aveva intuito il mio gioco e si stava adeguando alla situazione.
Mi fu subito palese che lei pure ora voleva sperimentare quello che io le stavo proponendo su un piatto d'argento.
L'indomani in spiaggia conoscemmo pure la ex di Luigi, fu il ragazzo a presentarcela.
"Niente male!" dissi a mia moglie, una volta allontanatici.
Mi fulminò con uno sguardo, quasi a dirmi: a lei sì, e con me fai il prezioso.
Passammo l'intera giornata in spiaggia e quella sera non volle muoversi da casa.
L'appuntamento, il giorno dopo, era per le undici, ma la sentii agitarsi nel letto dalle prime ore dell'alba.
Più che l'impazienza per l'incontro era agitata per quello che poteva e doveva succedere.
Si alzò dal letto, poco dopo le sei, e, fatto insolito, corse in bagno.
"Che hai?" le chiesi al ritorno.
Non rispose; si rimise nel letto, accoccolandosi tra le mie braccia.
"Mi ami? - mi chiese e, senza aspettare una mia risposta, proseguì - Io da morire!"
La strinsi ancor più forte a me e, baciandole le labbra, dissi solo:
"Immensamente"
"Quando saremo là, non lasciarmi da sola, voglio che mi tieni la mano e me la devi stringere forte. Dobbiamo, come sempre, essere una sola cosa! Lui è il tramite che ci deve far ritrovare il piacere perduto".
Sussurrò tutto questo nel mio orecchio, quasi timorosa che qualcuno potesse scoprire il nostro segreto.
Mi si riappisolò accanto e credo di essermi addormentato pure io.
La radiosveglia mi destò alle sette in punto e mi alzai con molta cautela per non svegliarla. Ma fu inutile!
"Che ore sono?" disse stiracchiandosi.
"Le sette! Dormi un altro po', vado a preparare il caffè" le dissi per rassicurarla.
Si girò dall'altro lato, ma più per riflettere che per dormire.
Impiegai poco più di un quarto d'ora e ritornai in camera da letto con le due tazzine fumanti. Si mise seduta in mezzo al letto ed io, sedendole accanto, le passai la tazza.
"Che debbo indossare - chiese mentre sorseggiava e quasi parlando tra sé e sé - gonna pantaloni da scartare! Che mi consigli?"
Quando fa così, ha le idee già ben chiare, per cui non mi permisi di dire niente e, mentre raccoglievo la sua tazzina, risposi:
"Fai tu, son sicuro che sarai, come al solito, uno schianto!"
La lascia sola e mi chiusi in bagno a fare le mie cose, ma soprattutto per valutare la situazione.
Non nascondo che tanti pensieri affollavano la mia mente: uno su tutti, il demone della gelosia. Mi aveva chiesto di starle vicino, di stringerle la mano, di partecipare in un certo senso al loro godimento.
Ci sarei riuscito? Non correvo il rischio che avrei potuto mandare tutto a monte?
Comunque, ora non potevo più tirarmi indietro: avevo voluto e permesso che le cose andassero troppo oltre.
Poi, una doccia rilassante mi riportò una certa calma. Forse solo apparente!
Lia era ancora nell'altro bagno; era udibile il rumore del fon e, sul letto, c'era l'abito verde lungo, che a lei piaceva tanto. Pensai che fosse quello adatto: bello largo e, se stretto in vita, con quella specie di foulard cintura color paglia, avrebbe messo veramente in risalto la sua silhouette.
Per me scelsi pantaloni di lino neri e camicia bianca.
Mentre mi vestivo, entrò lei in slip di pizzo verde come il vestito e reggiseno a balconcino dello stesso colore.
"Che te ne pare? - chiese - Ti piace se mi vesto così?"
"Sarai stupenda, a patto che non indossi gli slip" dissi più per scherzo.
"Ma tu sei tutto matto! Vuoi fargli venire un infarto quando si inginocchia per farmi provare le scarpe?" esclamò
"Non credo che gli succeda, anzi..."
"Allora ci penso e, magari me li tolgo prima di entrare in negozio" affermò sfacciatamente.
Uscimmo di casa poco dopo le dieci e mi immisi sulla bretella che, in circa mezz'ora, ci avrebbe portato al negozio di Luigi.
Era sceso un pesantissimo silenzio tra noi e, non potendone più, chiesi:
"Problemi?"
Non rispose subito, poi:
"Non lo so! Credi che stiamo facendo bene? Se poi ci sputtana? Ormai conosce i nostri amici, e potrebbe..."
"Ok, se ci hai ripensato, non andiamo. Esco al prossimo svincolo e torno dietro.
Comunque, tengo a dire che, se avesse voluto screditarci, lo avrebbe già fatto da quando abbiamo iniziato i contatti. Non credi?" dissi mettendo la freccia per uscire dalla superstrada.
"Hai ragione, scusami; va avanti e succeda quello che deve succedere" esclamò rassicurata.
Accesi la radio per stemperare un po' la tensione e guardando il panorama, la sentii canticchiare il motivetto che stavano trasmettendo.
Ormai eravamo vicini alla meta, e prima di entrare nel corso principale del paese, in prossimità di una piazzola di sosta:
"Accosta" mi disse e, una volta fermata l'auto, si distese sul sediolino e, alzando il culo, si sfilò gli slip e me li porse.
Fu quello il momento in cui mi fu chiaro che stava per iniziare la mia prima e vera "cornificazione"!
Luigi ci stava aspettando dietro la porta a vetro del negozio. Aprì e, guardando sia a destra che a sinistra il marciapiedi deserto, ci fece entrare.
Chiuse a chiave alle nostre spalle e, dopo aver stretto a me la mano, attirò a sé mia moglie e, incurante della mia presenza, le baciò le labbra.
Anche Lia rimase sorpresa, ma fu un bacio lievissimo e, staccatasi da lui, guardò verso di me per scrutare sul mio volto se la cosa avesse provocato una qualche reazione.
I preamboli si esaurirono presto e, guidatici verso la parete più lontana dalle vetrine, chiese se volevamo gustare un caffè.
Fu Lia a riprendere in mano il gioco e:
"Veramente eravamo venuti per provare quei famosi modelli di scarpe della tua nuova collezione!" disse, sprofondandosi in poltrona.
Mi sedetti anch'io accanto alla mia, ancora per poco, donna, mentre Luigi si allontanò verso il retrobottega.
Lo sentimmo muoversi tra gli scatoloni poi:
"E' un trentotto, vero?" chiese ad alta voce e, al sì di Lia, ritornò con quattro scatole di scarpe. Aprì i contenitori mostrando il loro contenuto e, vedendo Lia interessata ad un sandalo beige con tacco dodici, lo prese, tolse la carta velina e si inginocchiò davanti alla mia signora, che non perse tempo ad alzare il vestito fin sopra il ginocchio e ad aprire decisamente le gambe.
Il viso dell'uomo cambiò di colore: prima divenne rosso, per poi sbiancare, impallidire, mentre io, ancor più sadicamente, poggiando la mano su un ginocchio di Lia, le feci scivolare l'indumento fin su all'inguine.
Ancora inginocchiato allungò la mano tra le cosce aperte di mia moglie, raggiungendo la sua figa nuda.
Quel contatto la fece sobbalzare, ma Luigi non desistette, anzi, con la mano libera, cercò di cacciare il seno fuori dall'abito.
Vedendolo in difficoltà lo aiutai, facendone venir fuori una tetta che lui subito cominciò a carezzare.
Lia chiuse gli occhi e si stava godendo quel momento di carezze intime da parte del suo primo amante.
Poi, dallo sguardo del maschio, capii che il mio ruolo di aiutante era finito, per cui mi alzai e gli cedetti il posto.
Era, ovviamente, il preludio di qualche cosa di più intenso, dove io speravo di poter fare, se non altro, almeno da spettatore!
Mi accomodai su una poltroncina ad un metro circa dal loro divanetto e cominciai ad assistere al loro pomiciare, che divenne sempre più intenso.
Le mani di Luigi vagavano senza freno e nemmeno ostacoli, dall'inguine di Lia, al seno, alle orecchie, al collo.
I baci erano diventati passionali e la lingua di mia moglie altrettanto; non si risparmiava ad allacciarsi a quella del suo bull del momento.
Le disse qualcosa all'orecchio, per cui si fermarono e, prendendola per mano, l'aiutò ad alzarsi.
Mentre lei si aggiustava alla meglio il vestito, lui mi disse:
"Noi andiamo di sopra, che fai ci segui o preferisci restare qua?"
Non risposi, cercavo piuttosto lo sguardo di mia moglie, che, dopo un attimo di esitazione, mi fece capire che potevo salire con loro.
E dietro di loro, che procedevano abbracciati, percorsi quella decina di scalini che ci portarono nella casa dell'uomo.
Li seguivo in silenzio, mentre loro due non smettevano di baciarsi con voluttà.
L'ospite aveva preparato la camera da letto con lenzuola bianche e profumate di fresco bucato.
Luci soffuse sui comodini e sulla toeletta, con lo specchio di quest'ultima girato verso il letto.
Ai piedi del talamo, aveva posto una poltroncina per farmi accomodare e fu proprio lui ad indicarmela.
Prese mia moglie da dietro e l'aiutò a spogliarsi. Il vestito scivolò ai sui piedi e slacciandole il reggiseno face venir fuori il suo seno sodo.
Pure lui impiegò un attimo ad aprire gli ultimi bottoni della camicia e una volta a torso nudo, volarono insieme pantaloni e slip. Lia si era adagiata supina sul letto e vide svettare il cazzo dell'uomo con un ardore che, a me, non apparteneva più.
Le si avvicinò e glielo offrì; lei lo prese prima in mano carezzandolo dolcemente, poi lo scappellò con veemenza.
Lui sempre in piedi, accanto al letto, le pose la mano sul capo e, senza parlare, glielo spinse verso il suo fallo durissimo.
Rimase un attimo perplessa, poi, senza degnarmi di uno sguardo, dapprima lo baciò in punta e poi se lo fece scivolare tutto in bocca.
Luigi aveva raggiunto, con la mano libera, il suo seno e stava titillando i capezzoli ritti e duri.
Lia prese a masturbarsi con due dita nella figa, ormai fradicia di umori, e il vederle comparire e scomparire dentro la sua più profonda intimità, mi stava facendo vivere una strana eccitazione. Sì,strana. Ero eccitato solo mentalmente: il mio cazzo non dava segni di vita!
Il succhiare della mia donna stava portando l'uomo ad un punto di non ritorno, per cui, improvvisamente, si staccò da quella bocca e, ansimando profondamente, cercò di far rientrare il piacere incombente.
Il fermarsi di Luigi provocò in mia moglie un'espressione di stupore, che la spinse ad ergersi sul letto per meglio rendersi conto di cosa stesse accadendo.
Fu lui a riprendere l'iniziativa e sistematala di traverso sul letto, le ricambiò il favore orale facendola sussultare per il piacere.
Ormai il tempo era maturo.
Lia spingeva e ritraeva il bacino, ad ogni slinguata del maschio e, mugolando e supplicando, lo attirò a sé per offrirgli il fiore più prezioso.
Lui si stese su di lei, spalancandole le gambe e, dopo averglielo strofinato, più volte, tra le grandi labbra, con un colpo deciso la penetrò fino in profondità.
Solo allora il suo sguardo incontrò il mio e mi stese la mano, che strinsi come le avevo promesso.
Quel contatto mi trasmise il suo godere.
Lia gli offriva il ventre oscenamente, come migliaia di volta aveva fatto con me. Lui spingeva senza risparmiarsi e si staccò di nuovo da lei per non godere troppo presto.
Si stese al suo fianco e l'attirò su di sé!
Lia si sedette su quel cazzo durissimo che entrò in lei scomparendo tutto nel suo ventre. Solo i testicoli, schiacciati tra i loro corpi, restarono fuori. Ormai era lei che lo stava possedendo, lo cavalcava con un ritmo sempre più frenetico e veloce,fino a quando sbarrando gli occhi urlò il suo piacere... Stava godendo e quel grido liberatorio ce lo comunicò. Il ventre si muoveva disordinatamente e le contrazioni del suo utero dovettero esser fatali per Luigi.
Difatti, dopo altre tre o quattro spinte, egli chiuse gli occhi e riversò in lei tutto il seme che aveva prodotto.
Lia si accasciò su di lui,abbracciata al suo bull.
Rimasero così con il respiro affannoso per un tempo che a me sembrò interminabile,poi lui la fece scivolare di lato e girandosi le baciò, grato, la bocca.
Fu l'uomo a riaversi per primo; si alzò lentamente dal letto e con un gesto della mano, me la restituì.
Mi alzai dalla poltroncina e girando dall'altro lato, mentre lui si allontanava, vidi Lia con le gambe divaricate e la vagina indecentemente aperta, piena del seme del suo amante.
Due pensieri mi si affacciarono,subito, alla mente: il primo fu quello di notare la gran quantità di sperma che le colava dalle labbra della vagina e mi indusse a pensare che, se fosse stata in età fertile, sicuramente me l'avrebbe ingravidata; il secondo era che a quella eccitazione strana, solo mentale,si stava affiancando un senso di sottomissione che mi spinse ad assolvere al compito ultimo del cuck: ripulire lui e lei!
Con un gesto della mano, analogo a quello che prima Luigi mi aveva fatto, lo richiamai e, sotto i loro sguardi incuriositi, prima mi tuffai tra le cosce di mia moglie, dove la mia lingua trovò gli umori misti dei due e poi, toccando per la prima volta in vita mia, un membro maschile, lo portai alle labbra e cominciai a leccare, il glande, per ripulire anch'esso.



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