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Prime Esperienze

"Un bull per mia moglie 6" (Ovvero: Un'avventura fantastica in villa)


di quartofederico
25.10.2021    |    15.342    |    7 9.9
"Poco trucco ed un bel rossetto rosa pallido, rendeva le labbra più carnose e sensuali..."
La serata trascorse con noi abbracciati sul divano a guardare la tv, poi Lia, si avviò a letto e quando la raggiunsi già dormiva.
Faceva caldo, il ronzio del condizionatore non mi agevolò certo il sonno, e gli avvenimenti di quelle ultime ore contribuirono a tenermi sveglio.
L'immagine di lei che succhiava il cazzo dell'amante, lui che la scopava, e poi l'invito che mi fu rivolto da quest'ultimo di andarla a pulire, invece di angosciarmi mi stavano facendo montare una nuova eccitazione.
Cominciai a pensare quali erano le cose che Lia non mi aveva mai voluto concedere.
Amava l'oralsex, ma non aveva mai voluto che le venissi in bocca; non so come facesse, ma se ne accorgeva pochi secondi prima che stavo per eiaculare, così si staccava dal mio cazzo e, aiutandosi con le mani, mi faceva godere sul viso o sulle tette.
Poi l'anale: in tutti quegli anni, l'avevamo fatto, sì e no, una decina di volte, quando era in periodi fertili e sospendeva la pillola e, non potendo usare i preservativi, perché allergica al lattice. E anche per quella pratica, c'erano volute parecchie storie per convincerla, in quanto sosteneva di aver dolore e di star male per una intera settimana.
Con il prossimo bull, se mai ce ne fosse stato un altro e mio complice, avrei potuto, chissà, concordare qualcosina e vedere la sua reazione nel momento clou della seduta.
L'indomani partimmo piuttosto tardi.
Stranamente fu lei a svegliarmi: mi portò il caffè a letto, che erano già passate le otto.
"Svegliati pigrone; vedi la tua dolce mogliettina come ti pensa?"
Quest'atteggiamento di sua spigliatezza, sotto sotto mi faceva pensare ad un suo senso di colpa, e mi toccava scoprire anche questo aspetto. Non volevo e non doveva esserci nulla che le facesse pensare una cosa del genere.
Ci preparammo abbastanza in fretta e, alle dieci, eravamo già sul raccordo che ci stava portando verso le autostrade.
Avevamo prenotato un bungalow, in un residence in Lucchesia, di cui avevamo letto ottime referenze.
Dopo il caos di quei due mesi di mare un po' di tranquillità tra le colline della Garfagnana, ci voleva proprio.
"Mi dici il vero motivo per cui non vuoi più rivedere Luigi?" esordii.
Mi guardò pensierosa, poi:
"Non mi va più, e poi, secondo me, è scorretto, voglio che nessuno parli di te in tono offensivo e ti consideri un cornuto; lui credo che non l'abbia capito e poi..."
"E poi?"
"Non mi hai detto tu che le scelte le debbo fare io e solo io? Quindi ora, se permetti, voglio guardarmi attorno e, se mi riesce, trovare uno che mi piaccia davvero"
"Giusto!" risposi laconico, anche se in me comparve il dubbio di un suo innamoramento.
Avendo, io troncato il discorso, dopo qualche minuto lei:
"Non ti preoccupare, non mi innamoro, se è questo che stai pensando. Amo solo te e mi basta.
Le sorrisi e lei mi mandò un bacio.
Verso mezzogiorno, dopo aver passato Roma sud, ci fermammo in un autogrill, prendemmo un deludente caffè e comperai due sandwich e dell'acqua minerale.
Li consumammo fuori, vicino alla macchina e dopo una veloce corsa alla toilette, riprendemmo il viaggio.
Alle cinque, con l'aiuto del navigatore, arrivammo a destinazione.
Il cancello della villa era aperto e, percorrendo un viale alberato, giungemmo al parcheggio.
Ebbi solo modo di spegnere il motore, che un inserviente, seguito da una cameriera ci venne ad accogliere.
Si capì subito che ci stavano attendendo, per cui presero le nostre due valigie e ci precedettero nella hall.
Al banco della reception il portiere ci diede il benvenuto, prese i nostri documenti e al telefono chiamò il direttore.
Venne subito, con un inchino baciò la mano a Lia e strinse la mia con molto fervore.
Un bell'uomo sotto i cinquanta, alto più di un metro e ottanta, magro, capelli un po' stempiati neri ed occhi dello stesso colore, ma gradevolmente penetranti. Credo che, sia lui che mia moglie, si siano squadrati incuranti della mia presenza.
"Spero che il viaggio sia stato poco stancante, ma confido che nella nostra struttura possiate riposare e godervi un meritato relax. Ho pensato di darvi una camera con due bagni per offrirvi il miglior confort possibile e sarei lieto di potervi accompagnare io stesso a visitare il nostro resort"
Ringraziai io, perché Lia mi sembrava stralunata: lo guardava ammirata, con gli occhi fissi in quelli dell'uomo.
La presi sotto braccio e ci dirigemmo all'ascensore, che ci portò al primo piano. In ascensore Lia sembrò riaversi e, sorridendomi, si strinse a me, leccandosi le labbra.
Ci accolse la cameriera del piano che ci condusse nella camera centrale, la numero quattro.
Le valigie erano già sistemate sui due appositi tavolini e fu lei a stappare e a versarci nei due calici, posti sul tavolo, un prosecco offerto come benvenuto dalla casa.
Come si allontanò:
"Ti sei ripresa?" chiesi ironicamente
"Certo, ora va meglio. Ti ricordi il discorso di stamattina in auto? Credo che sarà una bella e indimenticabile vacanza" rispose facendo "cin cin".
Mentre seduto in poltrona sorseggiavo lo spumante, Lia cominciò a riporre i suoi vestiti nel guardaroba.
Stavo leggendo il regolamento dell'albergo e tranne che per la sala da pranzo, dove bisognava accedere vestiti, per il resto c'era gran libertà di movimento.
Il nostro balcone dava sul viale d'ingresso, quindi molto tranquillo; il resort si sviluppava maggiormente nel retro, dove sicuramente c'erano piscina ed il resto delle attrazioni.
Faceva caldo, erano appena le sei e mia moglie propose un giro esplorativo nel parco.
Indossò un due pezzi, sotto una canottiera bianca e un hot pants verde chiaro, scarpe di tela con la zeppa e, munita della sua inseparabile borsa di paglia, mi costrinse a seguirla in questo tour esplorativo.
Uscimmo dalla stanza e nel corridoio incrociammo la cameriera di prima.
"Andate in piscina?" chiese, vedendo Lia in tenuta balneare.
"Vogliamo fare un giro nel parco; il direttore si è offerto di accompagnarci" puntualizzò mia moglie.
"Credo che per oggi non sarà possibile - rispose la donna - l'ho visto uscire una decina di minuti fa con l'auto".
La delusione di Lia si leggeva sul suo viso e con gli occhi bassi:
"Peccato! Ne faremo a meno!" continuai io.
La cameriera chiese se poteva preparare la stanza per la notte e, alla nostra risposta affermativa, ci salutò cordialmente.
Scese le scale, un cartello sulla parete indicava con una freccia il percorso da seguire per la piscina. Non bisognava attraversare la hall, ma da una porta a vetro posta sulla destra, si usciva direttamente sul lato della villa.
Muta e, forse senza più tanto interesse, Lia mi si mise sottobraccio e insieme ci avviammo verso il retro.
Era veramente una struttura imponente, non mancava di nulla:
due piscine, una scoperta l'altra chiusa, un campo da tennis, uno da minigolf e la palestra. Cosa strana non si vedevano attrazioni per bambini e questo ci diede da pensare.
Ci sedemmo su uno dei dondoli posti lungo il viale centrale e:
"Ci sei rimasta male? Dai non fare così, lo incontrerai, senz'altro, domani" dissi.
Annuì con il capo e riprese a far oscillare il dondolo.
"Non volevi fare il bagno? - chiesi - Ti sei messa il costume per questo"
"Non mi va più, poi il sole sta calando, non vedi?" rispose stizzosa e, senza dire altro, si alzò e volle tornare indietro.
Ma chi era il direttore? Bisognava indagare, cercare di sapere qualcosa di più e questo toccava a me scoprirlo. Subito pensai che la cameriera del piano poteva essermi d'aiuto, ma dovevo trovare il momento propizio.
La serata era piacevolmente fresca e decidemmo lo stesso di cenare fuori, sullo spazio adiacente alla piscina.
Eravamo otto coppie, ma credo che un altro paio fossero in sala pranzo.
Il resort era, quindi, pieno o quasi.
La cena alla carta, fu davvero squisita e, sia io che Lia, affamati come eravamo, la gradimmo molto.
Gli ospiti erano per lo più coppie mature, sulla cinquantina a salire, tranne una, sulla trentina, che era in viaggio di nozze.
Dal linguaggio sembravano venissero da regioni limitrofe, tranne noi e una coppia siciliana, che già conosceva la struttura.
Fu con questi ultimi che cominciammo a scambiare opinioni. Lui, Mario, poteva avere una sessantina di anni e lei, Anna, sui cinquantacinque, anche se non sposati, vivevano assieme da diversi anni.
Arrivati anche loro in giornata, per la seconda volta ospiti, si offrirono di farci da guida. Girammo insieme per il parco ben illuminato e brindammo al bar esterno, all'inizio della vacanza.
"Bell'ambiente - esordii - Conosci pure il proprietario?" rivolto a Mario.
"L'abbiamo conosciuto la prima volta che siamo venuti, due anni fa; ora abbiamo saputo che hanno affidato la villa al nuovo direttore. Sembra che sia molto in gamba".
A sentir parlare del direttore, Lia drizzò le orecchie e, per meglio sentire, si avvicinò ulteriormente, ma Mario, non sapendo altro, troncò la discussione.
Però qualcosa mi diceva che c'era dell'altro, che sia lui che la compagna, non ci volevano ancora dire!
Ci salutammo che erano passate le undici e, mentre noi ci fermammo al primo piano, essi proseguirono per il secondo.
Eravamo tutti e due molto stanchi. Sprofondammo subito in un bellissimo sonno ristoratore.
Avevo chiesto la sveglia alle otto, ma invece del cicalino del telefono, fu il bussare alla porta che ci destò.
Era la cameriera che ci diede il buongiorno e ci servì due tazze di caffè.
Ebbi così modo di osservarla bene.
Un bel faccino su un corpo aggraziato, né magra né grassa, un metro e sessanta al massimo e dall'apparente età di poco più dei cinquanta. Dall'accento si evinceva che era del posto e, debbo dire, molto cordiale.
"Credo che il telefono, o è guasto o è fuori posto. Il portiere non è riuscito a passarvi la sveglia" e, avvicinatasi al comodino, sistemò la cornetta.
"Anche oggi lei di turno al nostro piano? - chiesi per rompere il ghiaccio - Pensa che oggi il direttore sia disponibile?"
"Sì, è già nel suo ufficio; credo che sia rientrato ieri sera sul tardi" rispose.
"Dorme qua, nel resort?" mi informai ancora, mentre Lia ascoltava in silenzio.
"Sì, nella cameretta comunicante con il suo studio" e, senza aggiungere altro, stava andando, quando si girò:
"Mi chiamo Elisa e, per tutta questa settimana, sarò addetta al vostro piano".
"Che dici: mi porterà in giro a visitare la villa?" chiese Lia.
Bellissimo - pensai - quel "mi porterà"; mi aveva già escluso?
Non risposi, ma lei si era alzata e scappò in bagno per le sue cose e la doccia.
Impiegò meno di mezz'ora e, già in costume e pareo, si avviò senza aspettarmi verso le scale.
Dovevo lasciarla fare e me la presi comoda, quando sopraggiunse di nuovo Elisa per riordinare.
"Oh, mi scusi, credevo che la camera fosse vuota" e stava per andar via, quando io la fermai.
"Mi racconti un po' di questo resort; è molto bello e funzionale: c'è tutto il necessario per una vacanza in pieno relax?"
"Vero! E' stato inaugurato cinque anni fa. I proprietari, marito e moglie, l'hanno gestito fino all'autunno scorso; poi hanno raggiunto una loro amica a Londra e l'hanno affidato al signor Silvio, il nuovo direttore, che ha mantenuto intatta la struttura, aumentando notevolmente lo standard qualitativo e, conseguentemente, il giro di affari.
Prima, dalla domenica mattina al venerdì pomeriggio, era un agriturismo, frequentato da famiglie con bambini a seguito, per poi trasformarsi, dalla sera del venerdì a tutta la giornata del sabato, in un prive'. Ora, invece, il prive' è praticamente funzionante tutti i giorni".
Vedendomi pensieroso, aggiunse:
"Ma non ne era informato? - chiese, quasi mortificata da quella rivelazione - ma comunque, se non intende esser coinvolto insieme alla sua signora, può tranquillamente accedere solo alle strutture...pubbliche" concluse, regalandomi un cordialissimo sorriso.
Non risposi nulla e lasciai in fretta la stanza per raggiungere Lia.
La trovai fuori, sul patio, dove era stato allestito Il tavolo per la colazione self service. Mi vide e mi fece cenno di raggiungerla. Era in compagnia di Anna, la donna conosciuta la sera prima e stavano inzuppando un cornetto in un cappuccino freddo.
Mario, il marito, era ancora al buffet e vedendomi ebbe la cura di prendere qualcosa pure per me.
Ci allontanammo, così, di una decina di metri e ci sedemmo ad un tavolino per consumare la colazione.
Mi si era chiuso lo stomaco, ma dovevo pur mangiare qualche cosa e Lia, conoscendomi:
"Ti vedo preoccupato, qualcosa che non va?" chiese premurosa
Feci di no con il capo, ma non ci credette. Seppe aspettare e, quando Anna e Mario si allontanarono per fare un altro rifornimento:
"Allora?"
"Ho scoperto che questo è un "centro benessere a... trecentosessanta gradi" dissi sottovoce.
"Vuoi dire che...?"
"Esatto, tutte le sere funziona un prive' e credo che tutte queste coppie sono qui, per parteciparvi"
"Anche Anna e Mario?" chiese.
"Credo proprio di sì - risposi - che facciamo, tagliamo la corda?"
Ci pensò su solo un attimo, poi:
"Fossi matto?! Restiamo e vediamo cosa succede" disse con gli occhi che le brillavano e strofinandosi le mani.
"Comunque, voglio vederci chiaro, dopo parlo con Mario e..."
Non finii di parlare per il sopraggiungere della coppia.
Loro tre mangiarono una fetta di crostata e bevvero del succo d'arancia, mentre io sorbii un altro caffè e, una volta terminato, ci alzammo per fare posto ad altri avventori.
Mentre le signore, sottobraccio, camminavano davanti a noi, fermai Mario e a bruciapelo chiesi:
"Sapevi che questo, oltre al normale resort, è anche un club prive'?"
Mi guardò fisso, poi con un'aria da ingenuo che mi fece rabbrividire:
"Perché non vi avevano avvertiti? Da stasera, se vi va, vi potete unire a noi e passiamo una serata un po'...particolare"
Rimasi muto a riflettere.
"Un paio di anni fa, io e Anna stavamo per lasciarci; le cose, specie sotto le lenzuola, non funzionavano più. Un mio collega mi parlò di questo prive', e riuscimmo nel giro di qualche sera, a ritornare la coppia spigliata e innamorata di sempre. Diciamo che allora le cose furono diverse: ci fu un vero e proprio scambio di coppia. Ora invece abbiamo deciso di provare qualcosa di nuovo"
Non osai chiedere cosa, ma capii che avevano, pure loro, intrapreso lo stesso percorso iniziato da me e Lia.
"Raggiungiamole - suggerì - non voglio che fraintendano il nostro trattenerci!"
Stavamo allungando il passo, quando da un vialetto laterale incrociammo il direttore del resort: Silvio.
"Buongiorno a tutti e due" e rivolto poi a me:
"So che ieri mi ha cercato e mi scuso, ma un inatteso impegno mi ha portato fuori della struttura fino a tardi"
"In verità, fu mia moglie a chiedere di lei e la cameriera le disse che era uscito" risposi cercando di far intendere l'interessamento che Lia aveva per lui.
"Allora devo scusarmi con la signora! Posso permettermi di farle i complimenti? Ha una moglie... davvero bella".
Il mio grazie arrivò con lo sguardo indagatore di Mario. Speravo di non far trovare Lia in competizione con Anna, che avrebbe potuto restarci male.
Il cellulare di Silvio squillò e si allontanò di mezzo metro per rispondere.
"Bell'uomo il direttore! Lia, ieri, se lo stava mangiando con gli occhi - dissi per dissipare qualunque dubbio su quello che mia moglie voleva - e, evidentemente, anche a lui non dispiace".
Ritornò e, con un garbo affettato:
"Se mi aspettate in piscina vi raggiungo fra una mezz'oretta. Ah, volevo invitarvi al party di stasera: spero di avervi come graditi ospiti. Poi, personalmente, inviterò le vostre signore".
Né io né Mario rispondemmo, ma ovviamente era scontata la nostra presenza.
"Quindi la festa comincia - pensai - Sicuramente ci sarà da divertirsi".
Anna e Lia stavano facendo amicizia con altre due coppie e, vistici arrivare, ci inserirono nel gruppo, presentandoci.
Anche loro tra i cinquanta ed i sessanta e, dal loro modo, di muoversi nella struttura si capiva che erano già stati ospiti della villa.
Stavamo uscendo dall'acqua, quando comparve Silvio e, con un bel tuffo, si immerse per riaffiorare vicino a noi.
"Allora come vi siete trovati fin ora?" chiese per iniziare il discorso.
Lia lo guardava con ammirazione e anche lui, cercando di non farsi notare, ricambiava lo sguardo.
Mi sentivo davvero in imbarazzo; stava esagerando, per cui stavo per allontanarmi, quando Mario mi fermò "Che ne dite di andare a stenderci al sole? Oltretutto il direttore vi vuole rivolgere un invito" disse, attirando su di sé l'attenzione.
Uscimmo tutti dall'acqua e, asciugandoci al sole caldo della mattinata, accerchiammo Silvio, che in poche parole estese l'invito per la serata a tutti i presenti.
Accettammo tutti. La festa sarebbe iniziata subito dopo cena.
Prima di allontanarsi, senza curarsi dei presenti, il direttore prese in disparte Lia e si scusò per la sera precedente.
Gli occhi di mia moglie, già di per sé stessi belli e luminosi, cominciarono a brillare come due stelle. Era bellissima e appena ebbi un attimo di intimità, le dissi:
"Sei bellissima! Son convinto che stasera, non ci sarà spazio per nessuna delle altre pretendenti: ti sbarazzerai di loro senza troppa fatica".
"Lo sai che anche Mario ha il tuo stesso desiderio e Anna, stasera, vuole accontentarlo? In più, la nostra amica, ha tentato qualche avance anche con me!"
Non mi diede modo di chiedere altro e, come suo solito, si allontanò lasciandomi nella più profonda incredulità.
Passammo, quasi, tutta la giornata in compagnia dei due nostri nuovi amici, tra piscina, sauna e spazio FKK, e ci separammo poco dopo le sei per andare a prepararci per cena.
Ero distrutto e mi stravaccai sul letto, mentre guardavo Lia che era ancora fresca come una rosa.
"Mi dici, allora, cosa ti ha detto Anna?"
"Devi sapere che loro già erano stati ospiti durante la vecchia gestione. Il vecchio proprietario si era occupato, direttamente del suo svezzamento, facendosi aiutare da una gang di suoi dipendenti. Uomini e donne parteciparono così ad una festa che, a suo dire, fu con i fiocchi.
Provò anche l'amore saffico e lo vorrebbe riprovare. Mario fu pure lui partecipe, ora invece vorrebbe affidarla ad un solo maschio e provare l'ebbrezza delle..."
Non completò la frase forse per timore di ferirmi, comunque era chiaro che sottintendeva "corna".
"A te andrebbe?" chiesi
"Cosa, provare con Anna?"
"Sì"
"Ora che ci penso, forse l'accontento. Ma a te, dispiacerebbe?" domandò facendo le fusa
Sicuramente non era nei nostri progetti immediati e forse non l'avevamo preso in considerazione, ma si sa: quando si è in ballo.....!!!!
"Se a te fa piacere provare, fallo pure; io, comunque, sarei sempre nei pressi, per cui basterebbe uno schiocco di dita e ti raggiungerei".
"Speriamo - pensai - che non decidano di farlo, dopo che hanno scopato, togliendoci a noi due "cornuti" la crema...di bocca".
Lei indossò un pantaloncino bianco con una vistosa cintura nera e sopra una camiciola celeste chiaro, che faceva risaltare la sua abbronzatura; una collana a giro collo di perle ed orecchini pendenti. Poco trucco ed un bel rossetto rosa pallido, rendeva le labbra più carnose e sensuali.
I capelli pettinati a caschetto ed in testa un bel panama a falde larghe.
"Non ho messo gli slip, si nota?" domandò più per farmelo sapere, che per chiedere consiglio.
Scendemmo giù nella hall, che mancava un quarto alle otto, e ci stavamo dirigendo nella sala da pranzo, quando dal suo ufficio uscì lui, il direttore.
Sentii mia moglie irrigidirsi e, quando Silvio ci invitò al suo tavolo per la cena, ebbi il timore che svenisse da un momento all'altro.
"Stasera vorrei che mi faceste compagnia per tutta la sera, è possibile?" chiese guardandola negli occhi e, chiamata la cameriera, fece preparare il tavolo in fondo alla sala per stare più tranquilli.
"Ma, veramente - cercai di obiettare - Anna e Mario..."
Non finii di parlare che lui
"Capiranno... stasera vorrei passare la serata con la più bella della comitiva" disse, senza consentire repliche.
Lia si era fatta di tutti i colori, ma quello che mi colpì fu che lui non mi aveva minimamente preso in considerazione.
Anna e Mario si accomodarono al tavolo di fronte al nostro e tutti e due non ci tolsero gli occhi di dosso.
Mi assentai per andare in bagno a lavare le mani e, sott'occhio vidi Mario alzarsi e seguirmi.
"Lia l'ha conquistato il maschio alfa del gruppo? Congratulazioni è proprio una donna decisa e sensualissima. Poi dopo, se ti va, ne parliamo" disse.
Senza darmi il tempo di replicare, si allontanò lasciandomi nel bagno ad asciugarmi le mani.
Una cena squisita a base di pesce, tutto annaffiato da un Vermentino dei colli Apuani, per poi finire con un semifreddo al limone e limoncello freddo, tipico delle mie parti.
"Ci sarebbe da congratularsi con lo chef - dissi - e con tutta la brigata di cucina, perché non gli diamo un tantino di soddisfazioni?"
Guardandomi incuriosito, si alzò e si diresse verso la cucina.
"Ma non credi che stia esagerando? - approfittai, per dire a mia moglie - non ci sputtaniamo troppo?"
"No" rispose, senza aggiungere altro.
Lo chef e tutti i suoi collaboratori furono coperti dagli applausi della sala e, avvicinatosi al nostro tavolo, ringraziò per la mia iniziativa.
Era delle nostre parti, e lavorava presso quella struttura già con la vecchia gestione, ed era accompagnato da sua moglie, che collaborava sia in cucina che come cameriera tutto fare.
La cena, ormai, volgeva al termine e parecchie coppie si stavano dirigendo verso la piscina, dove si sarebbe svolta la "festa".
Silvio prese Lia sotto braccio e:
"Permetti? - disse rivolto a me - Stasera sarà la mia dama".
Mi accodai ai due, senza aver nemmeno la possibilità di rispondere. Mario ed Anna, dietro di me, mi raggiunsero sull'uscio e, con un pizzico di ironica invidia, lei mi disse:
"Vedrai... andrà tutto come desideri, non ti preoccupare".
Mi sentivo umiliato, ma, allo stesso tempo, eccitato.
Mario fu l'unico, in quel momento, a percepire il mio disagio e, mentre la moglie, aumentando il passo raggiunse quanti avrebbero partecipato al party, lui mi prese per il braccio e mi condusse in un viale laterale.
"Ti vedo angosciato, però sei ancora in tempo a fermare la macchina da presa. Il regista e produttore sei tu, e solo tu puoi far dare il ciak definitivo".
Aveva ragione, ma ormai il film doveva continuare.
Il ricevimento era iniziato.
A bordo piscina erano state sistemate una decina di poltroncine, dove avevano preso posto gli ospiti, mentre una ballerina di lap-dance, in gonnellino scozzese e reggiseno nero, si stava esibendo.
Io e Mario ci avvicinammo e ci recammo al bar per prendere qualcosa da bere.
Avevo bisogno di qualcosa di forte; ordinai un brandy liscio e cominciai a sorseggiarlo.
Cercavo Lia con lo sguardo, ma non riuscii a scorgerla.
Il mio amico fu chiamato dalla danzatrice e mi lasciò solo.
Dovevo trovarla e, di soppiatto, approfittando dell'assenza di Mario, entrai nella piscina coperta.
Era là, il vero e proprio prive'. Una serie di paraventi nascondevano dei comodi divanetti e, per vederne gli occupanti, bisognava avvicinarsi e sbirciare.
Erano tutti vuoti, tranne l'ultimo, dove Silvio stringeva tra le braccia una donna: mia moglie.
Stavano pomiciando, ancora vestiti, e dalle loro bocche incollate, provenivano schiocchi di baci passionali, mentre la frenesia cresceva sempre più in loro.
Lia mi vide e, forse per pudore o forse per timore di offendermi, si staccò dal maschio, tentando di darsi un contegno.
Si alzò e, guardandomi, cercò di capire quali sensazioni provavo.
Non dissi nulla e Silvio, sempre seduto, l'attirò di nuovo a sé.
Cadde sulle sue gambe e, vistomi girare le spalle, riprese con impegno l'opera interrotta qualche minuto prima.
"Come è volubile la mente umana - pensai - Anche se con estrema sofferenza, mi stavo adeguando a questi eventi, che, in fin dei conti, ero sto proprio io a provocare. Credevo potesse esser solo un gioco, ma, riflettendo attentamente e profondamente, cominciai a percepire che il gioco si stava trasformando in un mio "modus vivendi". Certo, non avrei mai immaginato, il giorno in cui ci siamo scambiati la promessa di fedeltà, di poterla veder scopare con un altro e provare io stesso, piacere ed eccitazione. Sì, si trattava di eccitazione, anche se non fisica, ma la più bella ed intensa: quella cerebrale!
In vero, non mi sentivo sottomesso, anzi, al contrario, il desiderio di vederla posseduta dal bull di turno, mi faceva avvertire di avere il vero controllo della sessualità della mia donna. Ero io che l'avevo spinta a provare ed ora avevo piacere a vederla libera di poter esprimere la sua femminilità, tanto più che non ero più,in grado di poterlo fare io. Ciò che provavo era una sensazione di eccezionale soddisfazione. E poi, perché una donna così bella e sensuale doveva appartenere solo a me?"
Non avevo ancora completato queste mie riflessioni, quando sopraggiunse Elisa, la cameriera del piano.
Certamente aveva capito il subbuglio che mi rimestava dentro e, con un gesto amorevole e gentile, mi prese per un braccio:
"Venga, andiamo fuori. Se resta qui, non fa che aumentare la sua sofferenza. Silvio è fatto così: vedrà che domani sua moglie tornerà da lei!. Lo conosco bene".
E così uscimmo fuori, mentre la donna andò al bar a prendermi un altro brandy.
Mi sedetti in disparte e quando sopraggiunse Elisa, mi trovò in silenzio a pensare.
Mi porse il bicchiere e
"Che le sta frullando in testa?" domandò incuriosita.
"Conosce da molto Silvio?" mi informai.
"Da più di dieci anni. E' stato lui ad inserirmi nel mondo degli alberghi di lusso.
Se vuole sapere se c'è stata una storia tra me e lui, ebbene sì!
Durata cinque anni, bella per certi versi, burrascosa per altri.
Vede ho un figlio, ormai grande, e lavoro per lui. Vive con mia madre e, quando sono libera dal lavoro, corro da loro.
Quest'anno si è iscritto a matematica a Pisa e, presto, dovrò trovargli una sistemazione là.
Tornando al direttore, quando vede belle donne gli saltano gli ormoni ed una, bella e matura come sua moglie, di certo non se la poteva lasciar sfuggire. Oltretutto, se posso permettermi, gli è stata offerta su un piatto d'argento e l'ha avuta senza faticare.
Poi, quando avremo un attimo di maggiore tranquillità, riprenderemo il discorso. Posso darle un consiglio? - e senza aspettare risposta - non li vada a disturbare, se la vogliono, glielo faranno sapere".
Si alzò e, facendomi ciao con la mano, tornò al suo lavoro.
"Ora sono davvero un grandissimo cornuto, mi manca solo farmi vedere da loro e dimostrare che son diventato uno sfigato segaiolo" mi dissi sottovoce.
Mi stavo calando nella parte e considerai che, come marito cornuto, non potevo far altro che riconoscere la superiorità del maschio attuale ed inchinarmi alla sua virilità.
Dovevo ancora accettare il fatto di essere inferiore a lui, specie in ambito sessuale e, forse, non esser nemmeno mai stato in grado di appagarla appieno.
E diciamola tutta, è questa la vera ragione che ha spinto Lia a lanciarsi da subito fra le braccia di un maschio vero, mentre io, forse per lo sconforto, ora penso di esserlo solo per l'anagrafe.
Mentre mi stavo alzando per ritornare al bar, vidi Lia uscire dal prive' e venirmi incontro.
Il primo impulso fu quello di farmi bloccare. Lei con passo veloce mi raggiunse e, letta la curiosità che traspariva dall'espressione del mio volto, esclamò:
"Tranquillo, non è successo ancora...nulla; abbiamo solo continuato a pomiciare. Poi l'hanno chiamato al cellulare ed è dovuto correre in direzione".
Eppure, tenendo continuamente d'occhio l'ingresso della piscina, non l'avevo visto uscire e glielo riferii:
"E' uscito dal retro, l'ha fatto per me...per noi - rispose - ma tu, perché sei scappato?" chiese.
in effetti aveva ragione, ero scappato! Non potevo confessarle la mia gelosia, per timore che quel gioco molto eccitante si potesse interrompere.
"Ho pensato ti facesse piacere restar da sola con lui: sicuramente, senza di me, ti saresti sentita più libera e disinvolta" risposi con gli occhi bassi.
"Guardami negli occhi - incalzò - Ci siamo promessi sincerità assoluta; quindi, se a te non va, dimmelo e la finiamo qua" aggiunse, poco convinta.
"Comunque, ci aspetta alle undici nell'ultimo salottino" continuò.
"Davvero vuoi che ci sia pure io? Silvio è d'accordo?" sussurrai.
"Ricordiamoci che chi deve decidere sono solo io e che Silvio è solo il mezzo per farmi godere; ma ti dirò di più: sulla scena voglio pure Anna, che, se vuole, può tirarsi dietro anche suo marito" affermò in modo deciso.
"Speriamo bene - pensai - ma in ogni caso, l'affollamento di quel palcoscenico si stava facendo davvero intrigante!"
"Aspettami qua, cerco la nostra amica: meglio parlarle da sola".
Si allontanò e dopo una rapida ricognizione, trovò Anna che chiacchierava allegramente con altre persone.
La chiamò a sé e le vidi parlottare brevemente, poi si lasciarono e Lia felice tornò da me.
"Tutto fatto! Stasera è la nostra serata; Anna è andata a cercare il marito".
"Nostra di chi? - mentalmente mi chiesi - ma dovevo pazientare ancora un'oretta per trovare la risposta.
"Mi accompagni? - mi chiese - voglio darmi una rinfrescata: credo di aver sporcato anche il pantaloncino".
Mi allungò la mano, mi alzai dalla poltroncina e la seguii nella villa.
Silvio era dietro il banco dell'accettazione e, vedendola, le rivolse uno sguardo interrogativo.
"Vado un attimo sopra, voglio mettermi più comoda" disse e gli lanciò un sorriso e un'occhiata maliziosa, che era tutto un programma.
Ricambiò il sorriso ed i suoi occhi la seguirono fino in cima al pianerottolo.
Appena in camera si sbarazzò dei calzoncini e me li lanciò.
"Visto come è bagnato: senza slip, succede!" affermò e si diresse in bagno.
La seguii e, mentre, seduta sulla tazza, stava facendo pipì, mi avvicinai e, come spesso accadeva, mi inchinai ai suoi piedi e dissi:
"Apri le gambe, fammi guardare".
Si spostò più indietro sul water e, allargate le cosce, fece partire un getto pieno e violento di una profumatissima pioggia dorata. Quando capii che la minzione era alla fine, allungai una mano e raccolsi le ultime gocce, che portai prima al naso e stavo per portarle alla bocca, quando lei mi fermò.
"Che fai, sei matto, non voglio che arrivi a tanto!"
Si alzò e, ritornata dolce e amorevolmente premurosa, aggiunse:
"Dai, lavamela tu; lo sai che mi piace, quando lo facciamo!"
Si sedette sul bidet e, guardandomi negli occhi, mi offrì la sua vagina completamente aperta.
L'insaponai e vi feci scivolare il medio dentro, trovandola bagnata e scivolosa dei suoi stessi umori.
Il getto della doccetta, la fece trasalire. Socchiudendo gli occhi e mordendosi le labbra, spinse il bacino in avanti e di scatto spostò la mia mano.
"Basta, fammi asciugare, è tardi".
Nuda dalla cintola in giù, entrò in camera da letto e prese dal guardaroba una gonna lounguette nera e la indosso senza intimo.
"Dai, andiamo" e raccolta dal letto la borsa, si avviò verso la porta.
La seguii senza fiatare, e scendemmo in silenzio la rampa di scale che ci portò nella hall.
Il nostro direttore era intento a parlare con la coppia giovane, quella in viaggio di nozze.
Non ci aveva visto arrivare e Lia rimase di stucco, quando l'uomo si avvicinò alla sposina e, incurante della presenza del marito, la strinse a sé e, dopo aver accarezzato il ventre della donna, la baciò voluttuosamente sulle labbra.
Non eravamo i soli ad assistere alla scena; in un angolo c'era anche Elisa, la cameriera, che, vedendoci, ci venne incontro.
Lia scappò fuori ed io la seguii!
"Ma che, sei gelosa?" le dissi raggiungendola.
Disse no con il capo, ma leggermente contrariata raggiuse il gruppo intorno alla piscina.
Che dovevo fare, interrompere il film? Non ebbi modo di continuare il mio pensiero, che la cameriera mi raggiunse.
"Che c'è, è stupito? Glielo ho detto, Silvio è fatto così" informò
L'avevamo ben capito, ma aveva promesso che la serata sarebbe stata dedicata tutta a mia moglie!
Elisa cercava di giustificare il comportamento poco riguardoso di quell’uomo nei confronti di mia moglie e, volendomi rassicurare:
"Vede, con quella - riferendosi alla sposina - è una cosa diversa".
"Ma sono in viaggio di nozze e già...?" chiesi.
"Sì, in viaggio di nozze! Diciamo che questo è il terzo o quarto viaggio di nozze. Lo chiamerei più viaggio della speranza. Il marito è affetto da azoospermia, quindi non può procreare e dopo un paio di viaggi all'estero, hanno deciso di provare un metodo più tradizionale: "il cambio del pantalone". Questo, unito al desiderio di corna del marito, ha unito l'utile al dilettevole. Vivono lontani, per cui una volta raggiunto lo scopo, non si faranno più vedere. Per una questione di etica, Silvio ha accettato, a patto che, la prima volta, fossero in tre a scopare la donna, senza precauzioni, di modo che, eventualmente, si desse una parvenza di anonimato sulla paternità del nascituro. Certo, in cambio ha preteso che lei gli donasse il suo lato "b".
E' una cosa che lo fa impazzire, ma non tutte sono disposte a donarsi a lui in questo modo, per quello che si ritrova tra le gambe" concluse.
"E la sposina si è prestata, ovviamente?" chiesi incuriosito.
"Sì, era nei patti; l'ho aiutata io prima, durante e dopo – rispose – per tutta la scorsa settimana ogni sera alle undici e trenta in punto, il maritino premuroso, le dava il bacio della buona notte fuori all’ufficio del direttore e l’affidava alle sue…cure”cocluse
Qualcuno la chiamò e lei rivolgendomi uno sguardo sornione, mi sorrise e si allontanò.
Mi unii al gruppo e Lia, presomi sotto braccio, chiese:
"Che ti ha detto la cameriera?" Il suo tono era tranquillo.
"Troppo lungo, te lo spiego dopo; comunque vedo che ti sei calmata: è così che ti voglio; abbiamo sempre detto: niente coinvolgimenti sentimentali, quindi è, e deve rimanere solo un gioco".
"Perdonami" e mi sfiorò le labbra.
Mancava poco alle undici e, con un cenno di intesa, ci staccammo dagli altri e ci dirigemmo verso il nostro nido d'amore.
Nel percorrere il bordo piscina, potemmo dare anche una sbirciata agli altri salottini, rilevando che solo due erano occupati. In uno c'era uno gradevolissimo scambio di coppia, nell'altro, invece, una delle ospiti, accompagnata dal marito stava scopando allegramente con uno dei ballerini.
"Domani sera, mi accompagni, voglio provarlo anch'io quello: deve esser fantastico" disse Anna rivolta al marito.
Non era ancora arrivato e l'impazienza di Lia per l'attesa fu premiata dallo spostarsi della tenda e l'arrivo di Silvio.
Io e Mario eravamo seduti sulle due poltroncine laterali con sulle gambe le nostre rispettive mogli.
L'arrivo del direttore fece scattare in piedi mia moglie, che gli corse incontro.
L'abbraccio tra i due, molto caloroso, cominciò a procurarmi una strana situazione mentale. Ero davvero coinvolto e non vedevo l'ora di vederli all'opera.
Si staccarono e Silvio, staccatosi da lei e quasi ordinandocelo:
"Ora sarete voi a spogliarmele e ad offrirmele!" disse a me e Mario.
Lia ritornò verso di me e, girata di schiena, aspettò che aprissi la lampo e facessi scivolare la gonna ai suoi piedi. Impaziente, fu lei stessa a sfilarsi la camiciola, senza nemmeno sbottonarla.
Nuda dalla testa ai piedi, si avvicinò al suo uomo, dando la mano ad Anna, anch'essa nuda, che l'aiutò a togliergli la camicia e lo slip.
Era ancora barzotto, ma davvero grosso e quando la mano di Lia lo carezzò, vedemmo uno scatto all'insù di quel cazzo enorme.
Un lampo mi fulminò: pensai al culo della sposina e sperai che non riservasse lo stesso trattamento alla mia Lia.
Erano tutti e tre nudi.
Silvio si sedette sul divano e attirò le due donne a sé.
Senza parlare le fece accovacciare ai suoi piedi e, una a destra e l'altra dal lato opposto offrirono le loro bocche al bacio peccaminoso di quel pene eretto.
Lia si accaparrò il glande, mentre Anna cominciò a baciare lo scroto bello duro e compatto.
La mano destra di Silvio guidava il capo di mia moglie e, con l'altra, carezzava la testa di Anna. Cominciava a fare molto caldo e, imitando Mario, mi tolsi prima la camicia e poi tutto il resto.
Eravamo eccitati e duri, ma, ad un accenno ad avvicinarci, lo sguardo del bull ci bloccò.
Girai la poltroncina, per meglio guardare, nel momento in cui Lia si alzò e, di schiena a Silvio, si impalò lentamente sul suo cazzo.
Solo allora Anna si spostò in avanti e, senza che nessuno glielo chiedesse, spinse la sua meravigliosa bocca sulla vagina a vista, ma occupata di mia moglie.
La scena era veramente sconvolgente! Con il cazzo duro nel ventre e quella lingua che lambiva il suo clitoride, stava portando la mia donna ad un orgasmo impressionante.
Lia aveva gli occhi sbarrati ed il ritmo della cavalcata diventava sempre più violento e disordinato. Ad un tratto emise un urlo rauco che dovette arrivare fino in fondo al locale...
"Godoooo" ed un fiotto improvviso di liquido biancastro investi il volto di Anna che, non credendo ai suoi occhi, cominciò a leccare ed ingoiare con maggior lena.
Invece di fermarsi, la donna che stava sotto, unì alla lingua, anche il dito medio per completare la dolce tortura, fino a quando mia moglie non si accasciò esausta sull'uomo.
La tregua, però, durò solo il tempo necessario a farla ritornare in sé.
Non era ancora sazia! Si staccò da quel cazzo che fuoriuscì lucido e bagnato di umori e, senza indugio, si mise a pecora sul bracciolo del divano e disse decisa:
"Ora chiavami, voglio godere di nuovo".
Quasi intimorito, Silvio si alzò e, senza obiettare alcunché, le si mise dietro e la penetrò brutalmente.
Urlò di piacere o, forse, di dolore? Sta di fatto che subito prese a piagnucolare il suo desiderio di continuare fino a gridare:
"Più forte, dai...sto godendo di nuovo!"
Nel frattempo, la disoccupata Anna si era seduta vicino ad essi e, godendosi lo spettacolo in prima fila, aveva preso a titillarsi il turgido clitoride.
E venne ancora! Questa volta era davvero distrutta.
Si lasciò cadere sulla poltroncina che avevo lasciata libera per lei.
Mi avvicinai e incrociai il suo sguardo languido.
Voleva parlare, ma dalla sua bocca uscivano solo parole confuse, senza senso.
Con me non aveva mai goduto così, ne ero assolutamente consapevole.
Mi sentii umiliato e contento allo stesso tempo. Aveva trovato la sua felicità, il suo intimo ed intenso piacere.
Il rammarico mio fu quello di esser arrivato così tardi...,ma forse come recitava un vecchio adagio: "non è mai troppo tardi".
Il respiro affannato della mia donna stava man mano tornando alla normalità e prese a guardarsi intorno.
Anna, seduta accanto a Silvio, lo stava tenendo in caldo un po' con le mani ed un po' con la bocca, ma, quando vide che Lia si era ripresa, glielo riconsegnò.
Non era ancora venuto e reclamava la sua parte di piacere.
Si alzò e con aria decisa si avvicinò a mia moglie e, senza tanti preamboli, la prese per mano e la fece adagiare lunga distesa sul divano.
Le alzò le gambe, che si portò sulle sue spalle e, duro e rigido come un fuso, la ripossedette, penetrandola con un colpo vigoroso.
Alzò il capo per vedere il cazzo del suo amante scomparire in lei; non emise alcun suono dalla bocca, solo saliva che le colava di lato.
Silvio non si perse d'animo e cominciò a pomparla, mentre lei spingeva il bacino contro quello del suo chiavatore.
Un "OH;OH;OH" piagnucolato dava il ritmo a quella favolosa monta, dove il maschio ce la stava mettendo tutta.
La stava scopando quasi ininterrottamente da più di mezz'ora e ancora non veniva.
Tra me pensai che, pur non immaginando l'esistenza di simili stalloni, ero stato davvero un amante molto, ma molto mediocre.
E ancora la pompava! Il lamento, ormai, si ripeteva senza fine; quegli occhi serrati, gli spasmi del suo ventre presagivano un altro orgasmo.
Ad un tratto Anna si alzò e, in ginocchio, poggiò la sua vagina sulla bocca di Lia e si distese su di lei iniziando un incredibile sessantanove.
Lia, come inebetita, la prese per i fianchi e schiacciandola sul suo viso, cacciò la lingua e cominciò a leccarla. L'obiettivo principale della moglie di Mario era quello di ricevere pure lei piacere e, alternandosi tra il cazzo del direttore e la figa di mia moglie, stava cercando di razziare quel briciolo di piacere che, tutto sommato, se l’era meritato.
Ormai tutti e tre erano allo stremo. L'urlo fu quasi corale e Silvio inondò la vagina di mia moglie di una quantità impressionante di densa crema. Le donne si accasciarono l'una sull'altra, mentre Silvio si staccò dal gruppo scultoreo di quelle due dee.
Questa volta fu lui a crollare sulla poltroncina, mentre le nostre signore, lentamente, si stavano riprendendo.
Fu Lia che spinse di lato Anna e, facendomi cenno con la mano, mi chiamò a sé.
Non ne era rimasto molto dei suoi succhi vaginali: la nostra amica le aveva saccheggiato la vulva, ed io, in ginocchio, mi cibai degli avanzi.

(continua)





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