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Scambio di Coppia

"Dei maliziosi nuovi vicini"


di quartofederico
24.08.2020    |    36.049    |    12 9.3
"" Non finì la frase, mi scoccò un bacio leggero sulla bocca e si girò dall'altro lato..."

L'appartamento sul nostro pianerottolo era sfitto da oltre cinque anni.
A dire il vero, io e mia moglie avevamo più volte cercato un contatto con il proprietario, in quanto intenzionati a comperarlo, per allargarci un po'.
Il proprietario aveva sempre risposto picche. Ma il mese scorso, di primo mattino, sentimmo rumori che provenivano proprio da quella casa. Rumori che facevano pensare ad un trasloco e Nicoletta, curiosa come una scimmietta, cominciò ad agitarsi e ad origliare per cercare di capirne qualcosa.
Nuda scese dal letto e si avviò all'ingresso e, dall'occhio magico, si mise a spiare. C'era il vecchio proprietario che. con due o tre operai, stava portando via la sua roba.
"Sta facendo il trasloco - venne a dirmi - quindi, avrà venduto o affittato l'appartamento. Chi saranno i nuovi vicini?"
L'operazione di sgombero durò un paio di ore e quello stesso giorno nel tardo pomeriggio i nuovi condomini presero possesso dell'appartamento.
Furono gentilissimi a bussarci e a presentarsi: sia io che Nicoletta pensavamo ad una coppia giovane, invece erano una coppia come noi sulla cinquantina, accompagnati da una bella signora un tantino più matura.
Lui, Roberto, un bell'uomo alto, capelli sale e pepe con un filo di barba su per giù dello stesso colore, direttore di banca, trasferito da poco dal nord Italia;
lei, Rosa, insegnava lettere e filosofia, una taglia quarantasei, con un bel seno non molto grosso, ma bello dritto con capezzoli che volevano sfondare il tessuto del vestito e un culetto che si faceva veramente ammirare, non molto alta, forse un metro e sessantacinque, capelli con mèches di un bel colore biondo, vestitino corto al ginocchio con sandali con zeppe.
Ma chi attirò di più la nostra curiosità era la loro accompagnatrice.
Ci fu presentata come Eliana sotto i sessant'anni, una donna giunonica con un viso bellissimo, su cui specchiavano due occhi neri ben truccati e con uno sguardo che ti penetrava. Una quarta abbondante di seno e un culo grosso, ma armoniosamente modellato, poggiato su due bellissime gambe ben tornite. Capelli neri tirati all'indietro che mettevano in evidenza un bel collo e due splendide orecchie.
"E' la nostra migliore amica - disse Rosa - spesso sta con noi per lunghissimi periodi - e rivolto a Nicoletta - speriamo di diventare amiche noi tre - poi riflettendoci un attimo e con un'aria civettuola - sarebbe bello se potessimo tutti e cinque.... - concluse."
Ovviamente sancimmo il tutto con una stretta di mano, noi maschi, e con il solito modo di baciarsi delle tre donne.
Dovevano fare dei lavori nella casa, per cui ci chiesero di tollerare il trambusto che avrebbero creato, ma che, sicuramente poi, ci sarebbe stato il brindisi dell'inaugurazione.
Si accomiatarono e Nicoletta li invitò per un caffè a casa nostra, appena potevano.
"Che ne pensi?" chiese, appoggiandosi con la schiena alla porta chiusa.
"Di cosa?" risposi, immaginando già dove volesse andare a parare.
"Dei nostri nuovi vicini: dell'uomo, di sua moglie e della loro amica" disse Nicoletta, con un tono che non lasciava dubbi su cosa volesse intendere.
"Tu pensi che....?" esordii facendo il finto tono
"Non solo lo penso, ma ne sono convintissima. Vedi, facendomi diventare la tua dolce puttana, sono riuscita a sviluppare un senso in più: riconosco con un solo sguardo quelle come me e gli uomini come te, mio dolce maritino, felicemente cornuto. Non hai notato che lui non ha staccato, nemmeno un attimo, gli occhi dallo spacco della mia camicetta? Mi ha fotografata nuda nella sua mente, ed io me ne sono accorta perché il mio di sguardo era posato sul suo pacco che si stava, piano piano, ingrossando. Ed anche tu, te le sei squadrate per bene, specie la Eliana; e già, tu quando vedi tette grosse e culo adeguato non fai sconto a nessuno. E non negare, perché ti si nota ancora il cazzo barzotto"
Diceva questo. mentre allungava la mano e mi sbatté in faccia l'evidenza.
Il contatto con la sua mano mi fece eccitare ancor di più e, attirandola a me, la baciai con trasporto.
Rispose al mio bacio con l'impeto di una femmina in calore; le misi la mano fra le gambe e sentii che era zuppa di umori. Il medio e l'anulare scivolarono nella sua vagina e cominciai a masturbarla. Mi si staccò un attimo per spogliarsi e ne approfittai per leccare le mie dita bagnate da quel dolce nettare.
Poi si occupò della mia di mettermi a nudo e, in un sol colpo, mentre io toglievo la camicia, mi abbassò pantalone e slip.
Un passo indietro e ammirai quella meravigliosa femmina che, da poco e con mio infinito piacere, donava la sua procacia anche ad altri uomini.
Ma ora era mia; la strinsi a me e le sussurrai:
"Ti amo...Ti amo... Ti amo da impazzire!"
Le piaceva sentirselo dire e, guardandomi negli occhi con malizia, si abbassò, prese il membro in mano e se lo portò alla bocca.
Prima bacini e passate di lingua sulla cappella; poi lo percorse dalla punta alla base per finire sul glande, e così tutto il resto scomparve nella sua bocca.
Aveva una abilità a farselo scivolare fino in gola, senza provare nessun conato e, dopo interminabili e stupendi secondi, lo faceva ritornare alla luce del sole tutto coperto dalla sua bava.
Accovacciata sui talloni e a gambe leggermente aperte, con il medio della mano sinistra si trastullava il clitoride, che per forza di cose doveva essere duro e grosso.
Dai piccolissimi morsi che il mio cazzo stava ricevendo, si capiva che stava godendo. Un piacere non assoluto, ma molto intenso, che le faceva perdere il controllo ed il ritmo al suo succhiare.
L'acme del piacere fu quando, per pochi attimi, chiuse gli occhi e fu scossa da un brivido per tutto il corpo. Poi, ansimando, riprese quello che poco prima aveva interrotto.
Ricominciò a baciarlo ed a percorrerlo con la lingua, per poi farselo scivolare di nuovo in gola: voleva dimostrarmi quanto ne era golosa.
Ogni tanto distoglieva lo sguardo da quello che per lei era il suo giocatolo e mi guardava negli occhi, comunicandomi che bramava la mia crema, come meritata ricompensa del piacere, a sua volta, provato.
E come non accontentarla: mi staccai un attimo da lei e me lo menai solo per pochi secondi; poi lo riavvicinai alla sua bocca e lei, con la lingua a vista, aspettò che le riversassi il meritato premio.
Uno, due, tre spruzzi, furono raccolti dalla lingua, poi lo ingurgitò tutto e, con voracità, si prese il resto della sborra direttamente dalla fonte.
Quella sera, Nicoletta continuava a girarsi e rigirarsi nel letto.
"Che ti prende - le sussurrai - non ti senti bene?"
"Niente sto pensando a quei tre - rispose, girandosi sul fianco verso di me - Comunque ho deciso me lo debbo scopare e far vedere a quelle due chi è la più...."
Non finì la frase, mi scoccò un bacio leggero sulla bocca e si girò dall'altro lato.
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