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Villa Mary....ovvero la fucina dell'Eros


di quartofederico
22.05.2020    |    6.908    |    4 9.2
"Rimasi sveglio pochi minuti, poi caddi in un profondo sonno ristoratore..."
L'indomani verso le dodici e trenta squillò il videocitofono; aprii con il telecomando.
Niccolò a bordo del suo nuovo fuoristrada, percorse il viale e parcheggiò accanto alla mia auto.
Solo io gli andai incontro, Maria era indaffarata in sala con alcuni clienti.
Lei era bravissima nelle "public relations", e specialmente con i maschi, a volte suscitando la gelosia delle partner.
Insieme a Niccolò scesero, anche i ragazzi che erano con lui.
Un abbraccio con Niccolò, poi:
"Ti presento Flavia e lui è Vittorio"
"Ciao ragazzi io sono Federico - e vedendo mia moglie avvicinarsi - Maria, mia moglie"
Ci stringemmo la mano e ci dirigemmo nel nostro studio.
"Mary non saluti Niccolò" dissi per stuzzicarla
"Si, dopo, quando andiamo a fare il bagno in piscina" ricordando la risposta di ieri.
E doveva stare davvero attento, in quanto non sapeva nuotare!
"Allora veniamo a noi - dissi - Niccolò vi ha spiegato un po' cosa vorremmo da voi. Venerdì si inaugura il nostro privè. Gli ospiti che hanno prenotato, cercano e pretendono una location raffinata ed elegante.
Sesso, trasgressione, trii, scambio di coppia e anche amori saffici, il tutto condito con grazia, grande trasporto e dedizione.
Niccolò, che è senz'altro dei nostri, ci ha parlato molto bene di voi, ma mi piacerebbe sentire direttamente cosa ne pensate:"
Fu Flavia la prima a prendere la parola e disse:
"Parlo io, anche a nome del mio compagno, non abbiamo nessun problema, ma chiediamo, massima igiene e garanzia di persone in ottima salute, uso la pillola per cui sì, anche a rapporti non protetti. Io in particolare potrei essere anche un'ottima ballerina di pole e lap dance, che potrebbe ravvivare la festa. Quindi se ci sono tutte le garanzie del caso ci stiamo"
Intervenne Niccolò che si fece garante per tutte le richieste.
"Maria, per me va tutto bene. Vorrei sentire anche la tua opinione"dissi io
Da come guardava i due ragazzi era più che d'accordo, anzi, prese Flavia sotto braccio e propose un po’ di relax in piscina. Prima, però, li accompagnò sopra e li fece sistemare in una delle camere.
Niccolò conosceva la sua; era quella comunicante con la nostra, per cui dopo dieci minuti scesero tutti e quattro giù in costume da bagno.
Maria e Niccolò avevano fatto la pace, stavano a braccetto e si stavano sbaciucchiando, ma quando arrivarono i ragazzi rimasi davvero sbigottito.
Flavia era davvero un incanto. Altezza media, magra non doveva pesare più di cinquanta chili, non un filo di pancia, due tettine sode e appuntite che risvegliarono in me tanti ricordi; gambe affusolate e polpacci ben torniti; i piedini, non più di un trentasei, veramente ben curati e di una seduzione unica. Dal mini slip si vedeva che era tutta depilata, dato di fatto poi confermatami da Mary, che l'aveva vista mentre si cambiava.
Capelli lunghi castani, un faccino più simpatico che bello, ma che sprigionava e trasmetteva tanta gioia.
Vittorio un metro e novanta, sicuramente più di novanta chili, viso abbronzato con bocca carnosa e occhi neri. Capelli rasati e una caratteristica che avevo notato mentre parlavamo: il suo mostrare la lingua mentre si umettava le labbra. Sicuramente palestrato, insegnava balli latino-americani e, dal pacco che si vedeva tra le gambe, doveva avere un cazzo di tutto rispetto.
Certo, tra la bellezza della gioventù e il fascino della maturità, potevamo definirci un bel quadretto.
Appena riuscii a liberarmi dalle incombenze che spettano ad un uomo di affari come me, li raggiunsi in piscina con un aperitivo per tutti e brindammo alla nostra amicizia.
Restava da trovare ancora un altro paio di maschietti, ma per quel pomeriggio non volevo assillare nessuno.
Difatti passammo un pomeriggio di meraviglioso relax e alle diciotto e trenta i clienti del parco andarono tutti via.
Chiesi al cuoco cosa era rimasto per noi, di già pronto; rispose che c'era della pasta al forno e sformato di carciofi quasi intero. Feci preparare per cinque e liquidai tutto il personale. Alle diciannove e trenta, ci mettemmo a tavola e consumammo la nostra meritata cena.
E siccome a tavola non si invecchia, tra una chiacchiera e l'altra si erano fattele 22,30.
"Che ne dite di chiudere tutto e andarcene a nanna?" propose Maria
"Per me va bene - rispose Niccolò - e voi? - rivolto ai ragazzi.
"Benissimo, solo porto su una bottiglia di acqua minerale" disse Vittorio.
Anche se un paio di bottigliette erano nel frigobar, non obiettai e portò su una bottiglia grande con due bicchieri.
"Mentre io chiudo tutto, avviatevi pure" dissi e mi diressi verso l'ufficio.
Impiegai una decina di minuti per inserire l'antifurto e serrare tutti gli ingressi, e salii anch'io al primo piano.
Dalla camera dei ragazzi proveniva un certo trambusto e, essendo la porta solo accostata, passandoci davanti si riusciva a capire che ci stavano dando dentro alla grande. Distratto dai gemiti e cercando di spiare, inciampai nella Savonarola che si trovava nel corridoio.
"Chi è?" sbottò Vittorio.
"Scusatemi: stavo entrando in camera mia" dissi.
"Entra pure, stavamo provando il numero per venerdì sera".
Difatti Flavia nuda provava la sua "lap" strusciandosi sul basso ventre del compagno con una grazie e una sensualità che mi fece indurire il cazzo.
Mi avvicinai ulteriormente al letto e lui, scostando il lenzuolo, mostrò il cazzo che in quella occasione sostituiva il palo e, che palo, per l'altra danza.
Con un zampata Flavia mi abbassò lo slip, facendo balzare fuori il mio affare, bello duro e, mentre si contorceva su Vittorio, si piegò e se lo prese in bocca.
Le lasciai solo il tempo di tre o quattro succhiate, poi mi staccai.
"Dai... voi continuate pure; io vado in camera, mia moglie mi aspetta".
Accompagnato da un sorrisetto ironico della donna, mentre Vittorio continuava ad impastare culo e tette, mi allontanai e raggiunsi camera mia.
Era vuota e la porta intercomunicante aperta; da lì provenivano mugolii di piacere, sicuramente della mia adorata Mary. Eccomi chiaro il sorrisetto ironico di Flavia.
Era impalata sul cazzo di Niccolò e se lo stava chiavando.
Mi vide riflesso nello specchio e, con aspetto stravolto, mi disse:
"Dovevo aspettarti ancora? Dai... vi voglio tutti e due."
Stavo per prendere posto dietro di lei ed ero riuscito pure a poggiarglielo sul buchino, ma lei urlando:
"No lì non lo voglio; lo sai che nel culo è solo per le grandi occasioni Se mi spacchi adesso, venerdì sarei ancora indolenzita" e respingendomi mi fece alzare e continuò il lavoro che, prima di lei, aveva iniziato Flavia.
Venne prima Niccolò e lei non era per niente soddisfatta, per cui si staccò da lui e da me e, mettendosi di traverso sul letto, alzò le gambe e mi attirò a sé.
Lo sperma dell'altro stava cominciando a colare dalla vagina aperta, per cui, raccogliendolo con il mio cazzo a mo di cucchiaio, lo rimisi dentro e cominciai a chiavarla.
Bastarono una quindicina di pompate, date con tutta la forza del mio bacino, che la vidi strabuzzare gli occhi e venire. Al suo urlo seguì uno mio rantolo e, con tre o quattro spasmi, liberai una grossa quantità di sborra.
Ci accasciammo sul letto di Niccolò e prendemmo sonno. Mi risvegliai dopo un po' e, prendendola in braccio, la riportai nella nostra stanza.
Si mise sul fianco e si accucciò con il sedere sul mio bacino; poi, prendendomi il braccio libero, volle essere stretta al mio corpo.
Rimasi sveglio pochi minuti, poi caddi in un profondo sonno ristoratore.
L'indomani mattina, fungendo da barista e cameriere, portai il caffè a letto a tutti quanti.
Erano tutti svegli e li invitai in camera mia per fare il punto della situazione.
Mentre sorseggiavamo il caffè, esposi il mio progetto.
Innanzitutto avrei chiamato Marco, l'architetto che aveva seguito i lavori, per prendere le misure del palo che serviva a Flavia.
"EUREKA" Marco, l'architetto: ecco chi poteva essere il quinto uomo della spedizione.
Solo Maria che lo conosceva, capì a volo la mia interiezione.
Marco aveva 46 anni, l'avevamo conosciuto cinque anni fa a Forte dei Marmi.
Un bellissimo ragazzo, alto, capelli biondi, un tantino ingialliti dal troppo sole, occhi verdi, abbronzato all'inverosimile, senza un filo di grasso.
Le ragazze, ma anche le donne mature, se lo contendevano.
Lui amava essere ammirato e non faceva nulla per sottrarsi alla corte che esse gli facevano.
Mi fu presentato dal proprietario di un locale, che spesso io e Mary frequentavamo. Era un architetto abbastanza quotato, con molte idee innovative e parecchi buoni clienti. Si era legato qualche anno prima con una donna molto facoltosa e importante, che l'aveva introdotto negli ambienti che contavano, ma il loro matrimonio fallì subito dopo la nascita del loro figlio.
Da allora per lui erano finiti i legami stabili e cominciarono le tante avventure.
Subito, e da perfetto cascamorto, cominciò a corteggiare mia moglie, che sinceramente lusingata, avrebbe ceduto volentieri, ma, di punto in bianco, dovette partire per gli Emirati Arabi per un lavoro molto, ma molto, importante.
Lo ritrovammo l'anno successivo e poi ancora l'altro, sempre in agosto e sempre al mare. Fu lui che mi propose Villa Mary, e sempre lui la ristrutturò.
Presi il cellulare e trovai il suo numero in rubrica.
Rispose al primo squillo, come al solito, con molta cordialità.
"Ho bisogno di vederti subito; oggi puoi?" chiesi
"Sì, dopo le quattro, stamattina sono impegnato con un cliente"
"Ok io e Maria ti aspettiamo"
"Nell'attesa dalle un bacio" disse
"Ok, a dopo, ciao" e posai
"Anche se in cinque, credo che possiamo bastare - dissi e poi, rivolto a Flavia - Dopo andiamo a vedere nel prive', dove piazzare il palo per la tua esibizione."
"Certo, padrone" disse, alterando la voce quasi fossi uno schiavista.
La ragazza ed io andammo nella zona prive' e lei, con occhio esperto, subito stabilì il posto dove posizionare il palo, ma avremmo dovuto togliere qualche parete di cristallo per fare più spazio.
"Ok - le dissi - Dopo ne parlo con l'architetto"
Già esisteva un impianto di diffusione per la musica e lei provò un paio di suoi cd, che avrebbero fatto da colonna sonora alla rappresentazione di venerdì.
Mentre i nostri amici si rilassavano in piscina, io e Mary ritornammo al nostro lavoro.
Puntuale alle sedici arrivò Marco, l'architetto.
Lo accolse Mary ed egli l'abbracciò e la baciò con molta passione.
Niccolò mi guardò e poi guardò i due.
"Lasciali stare: sono giovani" dissi in tono scherzoso.
"Marco vieni e parliamo di lavoro" ed egli, con mia moglie stretta per la vita, mi seguì nel mio ufficio.
Gli spiegammo cosa volevamo realizzare, e insieme facemmo un sopralluogo.
Dalla piantina del locale dedusse l'altezza del palo e senza perdere tempo telefonò ad un suo fornitore per ordinare il materiale.
"Domani, entro mezzogiorno, l'occorrente sarà qui: verrò io con due operai e, per domani sera, avrai il tuo bel palo e tutte le modifiche che bisogna attuare.
"Ma, mi direste cosa bolle in pentola? - disse con la sua solita aria da briccone - Non me la contate giusta"
"Ok siediti e cerca di non svenire" - risposi - "Venerdì inauguriamo il privè. C'è una festa di compleanno, una festa a sorpresa e fuori dalle regole."
"Ed io, non sono stato invitato?" si lamentò.
"Vedi, noi cerchiamo uomini tosti e da un po' si raccontano strane cose su di te" dissi, proseguendo nel mio tono scherzoso.
Si era fatto paonazzo e prima che gli venisse un accidenti, gli misi una mano sulla spalla e gli confermai l'invito.
"Mi raccomando: un po' di astinenza, nei prossimi giorni, non ti farà male. Così conservi qualche cartuccia in più".
Mentre parlavamo con quel tono goliardico, entrarono nello studio Niccolò e Flavia. Stavolta Marco, alla vista della ragazza in bikini, si stava prendendo per davvero "il coccolone".
L'indomani, già nel tardo pomeriggio, avevamo il palo per la pole-dance ed erano state eliminate quattro piccole pareti di cristallo, oltre alla porta.
Il letto, eliminata la spalliera, fu tolto dalla parete, sistemandolo quasi al centro della stanza, cosicché si potesse passare tutt'intorno.
Furono aggiunti altri due divanetti, presi dalla sala esterna, creando così altre due comode alcove.
Ora non restava che aspettare il venerdì, ma l'ansia, specie delle due donne, era alle stelle.
Fortunatamente tra le due si era creata una buona armonia, quasi si conoscessero da una vita.
Flavia provava il suo numero per lo meno un tre ore al giorno e Vittorio, da ballerino provetto qual era, propose una sensualissima "Bachata".
Avevo ordinato ad un sexy shop on line, vari falli, tra cui due strap-on e delle candeline per la torta, a forma di piccoli cazzi che presentavano, alla base, ognuna le sue immancabili palline.
Il giovedì mattina mi chiamò Giorgio per informarsi se e come procedevano le cose ed io, senza entrare troppo nei particolari, gli confermai che tutto era pronto e li aspettavamo per il prossimo venerdì sera.
"Va bene per le ventuno?" chiese infine.
"Perfetto, così la festa può iniziare con una invitante cena fredda, offerta dalla casa."
Il venerdì mattina le donne non le vedemmo proprio. Prima l'estetista e poi la parrucchiera ed infine Flavia si offrì a far da truccatrice per mia moglie.
Avevo chiesto al cuoco di preparare della carne, da poter mangiare anche fredda, e dei contorni. Non si smentì preparò un "Arrosto Morto" come lo fanno in Garfagnana, con delle creme di peperoni e melanzane, oltre a insalata russa, freschissima, il tutto accompagnato da un "Brunello di Montalcino", che avrei portato su dalla cantina non prima delle otto di sera e aperto una mezz'ora prima di sederci a tavola.
Comunque, nonostante la frenesia della giornata, riuscimmo per le diciotto a completare tutto.
Ebbi il tempo di fare una doccia e radermi di nuovo, e alle diciannove ero pronto: doppio petto grigio scuro, camicia bianca, una cravatta artigianale "Sette pieghe" di colore bleu con un pois chiaro fazzoletto intonato e scarpe nere.
Scesi nello studio e, per rilassarmi dall'ansia che mi aveva assalito, versai in un "ballon" di cristallo, un cognac liscio, che sorseggiai da solo nella più assoluta tranquillità.
Da un leggero vocio, capii che anche mia moglie era scesa, per cui mi portai sull'uscio e la vidi.
Era stupenda!
Fasciata in un tubino nero, senza bretelle, stretto a punto giusto, tale da mettere in risalto le sue meravigliose tette anche ed il suo culetto leggermente sporgente all'indietro. Un push-up, forse un tantino più piccolo di quello davvero occorrente, le conteneva il seno, permettendo ai capezzoli di far capolino fuori e così lo strofinio della stoffa dell'abito provvedeva ad indurirli, facendoli apparire sfacciatamente provocanti.
Calze a rete con riga dietro, sicuramente autoreggenti, rendevano le gambe affusolate e svettanti. Un sandalo nero, con tacco alto ma non a spillo, dava maggior grazia alla silhouette.
Pettinata come a lei piaceva, truccata in modo molto sobrio e con un rossetto rosso brillante, si sentiva pronta ad affrontare la sfida con le altre donne.
Anche Marco e Niccolò erano vestiti con abiti scuri molto eleganti e, tutti insieme, offrivano una nota molto positiva all'ambiente.
Vittorio, che si era proposto come barman, indossava pantaloni neri attillatissimi, camicia bianca e papillon nero.
La sorpresa ce la regalò Flavia, che, di sua iniziativa, già si era calata nel personaggio: indossava solo un gonnellino cortissimo nero, senza intimo, con sopra un grembiule da cameriera bianco, le cui bretelle coprivano a mala pena i suoi capezzoli duri.
.A bordo piscina avevamo sistemato, sotto il gazebo, un tavolo buffet e sette poltrone di vimini ricoperte da morbidi cuscini.
Ci avevano pensato Vittorio e Flavia ad apparecchiare e portare le pietanze preparate dal nostro chef. Accompagnato da Vittorio, scesi in cantina e presi tre bottiglie di vino.
Ormai tutto era pronto, non restava che aspettare la festeggiata.
Puntuali, alle nove, dalle telecamere di sorveglianza vidi sopraggiungere la "Mercedes" del nostro amico.
Senza aspettare che suonasse, aprii in cancello e andai io, personalmente, a riceverlo al parcheggio. Fermò l'auto all'ingresso della villa e mi portai sul lato destro della vettura, aprendo i due sportelli.
Prendendo una mano alle signore, le aiutai a scendere, mentre l'uomo diede le chiavi a Vittorio, che mi era venuto dietro.
Giorgio protese la sua mano verso di me ed io gliela strinsi calorosamente, passò a presentarmi Elena, sua moglie.
Sfiorai la sua mano con un le labbra e prendendola per mano la riconsegnai al marito. Salutai con la stessa enfasi la sua amica, cui offrii il mio braccio nel tratto fino all'ingresso in villa.
Elena era davvero uno schianto. Abito da sera nero lungo con uno spacco vertiginoso, che risaliva su tutta la coscia quasi ad arrivare al bordo delle autoreggenti. Sandalo nero con tacco a spillo che oltre a slanciarla le regalavano quei pochi centimetri che le mancavano.
Un seno ben proporzionato che stretto come era dalla stoffa non aspettava altro che uscire per farsi baciare.
Il culo poi era da venerare, girava dal centro della schiena verso i fianchi facendo una curva armoniosa e perfetta.
Capelli rosso fuoco, intonati al rosso delle labbra.
Che labbra!!! Turgide e piene che ispiravano baci carnali e sontuose...
La bocca, appena appena aperta, faceva intravedere una lingua rosea ed una chiostra di denti bianchissimi.
Anche la sua amica Ester indossava un abito da sera nero e pure lei era splendidamente sexy nella sua figura, anche lei sandali con tacco dodici e da come si muoveva si capiva che li avrebbe tolti volentieri.
Giorgio in completo scuro con camicia bianca e cravatta fantasia sul blue completava il siparietto.
I tre arrivati indossavano, ciascuno, la mascherina che gli avevo fornito, per cui gli occhi non erano visibili.
All'ingresso, c'erano ad aspettarci e far gli onori di casa agli ospiti Mary, Niccolò e Marco. Feci le dovute presentazioni e lo sguardo dei tre si posò sulla nostra bellissima guardarobiera.
Flavia, senza scomporsi, affrontò lo sguardo dei tre e, facendolo apposta, fece scivolare di lato una bretella del grembiule, consentendo ad una tettina di mostrarsi in tutta la sua magnificenza.
Giorgio mi tirò in disparte e, senza preamboli, chiese:
"Ma non dovevano esserci sei uomini? Non solo siamo in cinque con il barman, ma c'è anche una donna in più."
Lo tirai di lato
"Non preoccuparti" gli dissi e, portandolo nel mio studio gli mostrai i due strap-on e i vari falli, facendogli capire che a Flavia piaceva usarli.
"Ok"- e mentre se li rigirava tra le mani, aggiunse:
"Se è per questo, anche Elena sa cimentarsi egregiamente in questo gioco".
E qui mi lanciai in uno spassionato commento:
"Lo sai che è davvero bella tua moglie: una vera ammaliatrice, avete intenzione di nascondervi dietro la mascherina per tutta la serata"?Non rispose.
Comunque,quello che mi intrigava prepotentemente era lo sguardo di Elena: sembrava volesse fulminarti; i suoi occhi, ben visibili dai fori della mascherina, indagavano, scrutavano, posandosi su ognuno di noi, quasi a valutare se eravamo all'altezza della situazione.
Fu Maria, da buona padrona di casa, a invitare tutti in giardino dove trovammo Flavia e Vittorio pronti a servire l'apericena.
I piatti furono riempiti e, a questo punto, mentre si cenava il barman cameriere ballerino, attirò a sé la guardarobiera cameriera ballerina e, salendo sulla pedana disposta di fronte a noi, iniziarono a ballare.
Egli, esperto ballerino, guidava la sua compagna con una grazia e maestria facendola volteggiare, ed ella seguiva il suo cavaliere con tutta la sensualità che sapeva sprigionare.
Praticamente già nuda, prima di salire sul palco, non impiegò molto per togliersi quell'altro poco che aveva addosso.
Appena nuda, partì un applauso dal pubblico attento e fu proprio Elena ad alzarsi e, affiancatasi ai due, cominciò a ballare con loro.
Vittorio lasciò Flavia e cominciò a guidare Elena nella "bachata", iniziata con Flavia.
La festeggiata si lasciava guidare con movenze piene di sensualità e, quando l'uomo, stringendola a sé, raggiunse la lampo del vestito, lei si lasciò spogliare, rimanendo in bustino di pizzo nero, autoreggenti e string.
Gli abiti li raccolse Flavia e, con gesti delle mani, invitò mia moglie ed Ester ad aggiungersi a loro.
Ovviamente non se lo fecero ripetere una seconda volta e, di corsa, raggiunsero la pedana dove stavano ballando Vittorio e Elena. Giorgio aveva l'aspetto dello strabiliato: egli, abituato a dirigere la sua signora, si trovava, insieme a me e agli altri due uomini, a far da spettatore.
Aiutate da Flavia, anche mia moglie e l'altra cominciarono a danzare al ritmo di quella musica sud americana, ma, ad un tratto, Flavia, raggiungendoci, cominciò su noi quattro la sua lap-dance.
Iniziò con Giorgio, che al contatto della figa e delle gambe sul suo basso ventre, non capì più nulla e, con una eccitazione piuttosto evidente, si lasciò guidare sul palco, raccolto da mia moglie, che iniziò a ballare con lui.
La stessa sorte toccò a Niccolò che, invece, fu affidato ad Ester, e Marco, pensando di essere scartato, prese Flavia per mano e scapparono pure loro.
Rimasi da solo, unico spettatore.
Giorgio stava ballando con la mia dolce mogliettina, ma, sempre incredulo, non perdeva d'occhio la moglie, che ormai era sul punto di un amplesso con il giovane Vittorio.
E fu questi che, con una mossa improvvisa, si liberò dei suoi pantaloni a strappo, rimanendo nudo, in quanto non indossava intimo.
Così Elena si trovò il cazzo dell'uomo a diretto contatto del suo ventre e, senza por tempo in mezzo, se lo portò tra le gambe.
In pratica si diede il via all'attesa orgia: Maria permise che Giorgio la spogliasse, restando con il solo tanga e le calze, in quanto il push-up saltò via con il vestito.
Ester riuscì a trattenere reggiseno, mini tanga e reggicalze.
Anche le donne si diedero da fare, così che, ben presto i tre uomini si ritrovarono nudi anch'essi dalla cintola in giù.
Osservavo la scena eccitato e, non potendo restare inattivo a solo guardare, mi tolsi pantaloni e mutande e mi intromisi nella mischia.
Cominciando da Flavia ed allungandomi verso Ester e poi Maria, arrivai da Elena e, stringendola da dietro, glielo feci sentir duro tra le natiche.
La donna, che mentre ballava, baciava il giovane cameriere, ebbe un attimo di esitazione, dovuto alla sorpresa, ma avendo avuto, per il tramite dello sguardo, l'assenso dal marito, permise che continuassi.
Tenevo strette fra le mani le sue magnifiche tette, titillando i suoi sporgenti capezzoli. Particolare e ricercato era il profumo della sua pelle... Un profumo che non scorderò più... Mi spinsi a lambire il collo e baciarle i lobi delle orecchie; la vidi vacillare, staccarsi da Vittorio e girarsi verso di me.
Quel suo istintivo ed improvviso movimento, le fece spostare la mascherina e rimasi folgorato dai suoi occhi scuri, carichi di passione; il suo sguardo magnetico e malizioso mi è rimasto scolpito nella mente.
Fu lei a baciarmi per prima; la sua lingua si impossessò della mia, prima nella mia bocca, poi, come risucchiata, entrò nella sua.
Un bacio infinito e pregno di passione che ci trascinò, come un tornado, in un vortice di lussuria poche volte provato.
Un vulcano in eruzione che, dal suo ventre, sprigionava desiderio e passione.
Credo che quella manifestazione di superlativo erotismo, non sia passata inosservata agli altri, perché si fermarono a guardarci; perfino Giorgio, vedendola così presa, non proferì parola e si lasciò travolgere, a sua volta, dal grande piacere che la sua donna dimostrava di provare.
In tutto, forse, durò più di qualche minuto, poi lei stessa si staccò da me.
Flavia e Vittorio raccolsero i vestiti e li portarono in guardaroba; rientrarono portando dei kimoni bianchi per coprire le nostre nudità.
Entrammo in casa e mi ritrovai a fianco di Mary, rossa in viso e superlativamente eccitata.
"Giorgio è un vero mandrillo! Sapessi, amore, come ce l'ha duro e grosso"; forse disse questo a volermi, quasi per dispetto, ripagare della scena loro offerta. Al che io risposi:
"Amore mio, godiamoceli senza gelosie; Elena è una donna dalla spiccata sensualità, che ben conosce il suo ruolo e sa come far godere un uomo, ma non credo disdegni la tua bellezza".
A quel punto fu proprio lei, la mia donna, ad invitare tutti i presenti a spostarsi nel privè.
La festeggiata rimase favorevolmente colpita e sorpresa nel vedere come era attrezzato il nostro privè.
Si avvicinò al marito, che stava confabulando con Ester e, dopo un breve scambio di parole, si tolsero tutti e tre la mascherina.
Finalmente, era scomparso quel primo momento di diffidenza, lasciando spazio ad una intesa, certamente più coinvolgente, per continuare il gioco.
Su un mensolone, posto a lato del letto, c’erano in bella mostra due plug anali, due falli in lattice e due stap-on .
Elena si avvicinò alla mensola. Se li stava mangiando con gli occhi, Maria le si avvicinò e
“Belli vero? Specie questo” disse. passandogli uno degli strap-on.
Elena lo prese e, carezzandolo se lo rigirava tra le mani.
“Dopo, mi piacerebbe provarlo con te - disse a Mary - Sei davvero una bella donna”
“Oggi tutto ti è concesso... è la tua festa e tu ne sei la regina” rispose mia moglie, stringendola a sé.
"Hai ragione - disse e, rivolgendosi a Giorgio con tono deciso e facendolo sentire a tutti - Tesoro, oggi è la mia festa, quindi l'orchestra, se non ti dispiace, la dirigo io."
E così dicendo si sedette sul letto, facendoci avvicinare tutti, sia uomini, che donne della combriccola.
Solo Flavia si allontanò e, facendo partire la musica, cominciò a danzare servendosi del palo.
Si era letteralmente avvinghiata ad esso e, con la figa aperta, le sue grandi labbra lo avevano avviluppato.
Credo che lo strofinio su di esso le stesse dando un piacere fisico talmente intenso, che un rivolo di saliva le colava dal lato della bocca e un luccichio sul palo mostrava che anche la vagina cominciava a colare.
Elena allungò una mano e prese il mio cazzo, cominciando a masturbarlo.
Maria, allungò la mano verso quello di Giorgio ed Ester chiamò a sé Marco.
Vittorio e Niccolò andarono a recuperare Flavia dal palo e si diressero tutti assieme verso il divano laterale.
La ragazza si inginocchiò davanti ai due e cominciò a succhiare i loro cazzi un po' all'uno e un po' all'altro.
Ero steso vicino ad Elena, con una mano fra le sue gambe; era tutta bagnata e, spostando lo string, il mio dito scivolò dentro di lei, facendola sobbalzare. Mugolava ed ansimava, mentre l'attività del dito le faceva produrre ancor più umori.
Nel godersi il momento, aveva i suoi meravigliosi occhi chiusi e, mentre ci masturbavamo, le nostre bocche si erano unite.
Mi staccai e, tolto definitivamente lo slip, mi posizionai con la testa fra le sue bellissime cosce, offrendo, nel contempo, alla carnalità della sua bocca, il mio cazzo esacerbato.
Sapeva succhiare e leccare e la sua era un'attività magistrale. Sentii la sua lingua che lo avvolgeva e lo percorreva dalle palle al glande.
Sapeva straziarti di piacere, e nel momento che lo stava prendendo in bocca, quasi a ripensarci, ricominciava a leccartelo.
Intanto il mio viso era divenuto fradicio dei suoi umori; il clitoride appariva come un cazzetto duro e grosso e riuscivo a mordicchiarlo. Finalmente me lo inglobò completamente in bocca, ma, prima di farselo scivolare in gola, ne succhiò la cappella con avidità.
Al nostro fianco, Giorgio si stava dando da fare con mia moglie.
L'aveva messa a pecora e le stava leccando culo e figa.
Dal movimento di Mary era chiaro che la cosa le stava piacendo da matti: stava già ritmando l'amplesso.
Ad un certo punto l'uomo si fermò e si posizionò dietro; poi, con un solo colpo, la penetrò.
Un grido appena soffocato e poi il letto cominciò a muoversi al ritmo della cavalcata.
Io ed Elena ci fermammo e ci girammo verso di loro.
Mi tolsi dalla posizione del sessantanove e mi distesi su di lei.
Cercai di sbottonarle il bustino, ma lei non volle.
"No - volle precisare - mi piace il suo contatto sulla pelle: mi fa sentire più troia. Prendimi così, ne ho desiderio. Sei durissimo, lo voglio dentro."
Alzò le gambe e mi offrì la sua vagina, oscenamente aperta.
Entrai lentamente; volevo che percepisse, centimetro dopo centimetro, il mio cazzo mentre avanzava dentro di lei.
"E' immenso... dai, scopami... voglio sentirti di più - e, così dicendo, guardò il suo uomo - Amore è bellissimo... mi sta facendo impazzire".
Giorgio, spronato da quelle sue parole e un po' meravigliato, chiese a mia moglie:
"Tu non dici nulla! Dille che stai godendo, lo sento"
Maria era, a sua volta, partita per il suo mondo parallelo. Era il mondo dei suoi orgasmi, dove riusciva a diventare leggera e pronta a spiccare il volo.
Io lo sapevo: la conoscevo bene.
Elena era prossima all'orgasmo; i suoi movimenti, uniti ai fremiti che la squassavano, divennero convulsi, tanto da farsi fuoruscire il cazzo dalla figa. Era partita per la tangente ed i suoi movimenti scomposti, fatti di spinte forsennate del proprio bacino contro il mio, stavano accelerando anche il mio piacere.
Nel momento in cui le rientrai dentro, lei venne squirtando e urlò di nuovo tutto il suo godimento.
Sia io che Giorgio ci ritirammo, senza sborrare, dal corpo delle nostre femmine.
Fu un patto tacito, senza nessun accordo precedente, ma bisognava conservare tutta la nostra liquida passione per la festeggiata.
Maria, disfatta dal suo potente orgasmo, si accasciò sul letto, così come Elena, che distese le gambe e mi allontanò da sé.
Solo allora ci accorgemmo che gli altri amici si erano avvicinati al lettone e ci stavano guardando.
Trascorsero, forse, cinque minuti; il respiro delle due era divenuto più regolare.
Maria era rientrata sul nostro pianeta e aveva aperto gli occhi.
Elena allungò una mano e cominciò a carezzare la testa di mia moglie.
Si stavano guardando negli occhi e con essi comunicavano, senza parlare; si avvicinarono l'una all'altra, come una calamita attrae un pezzo di ferro.
I loro visi erano vicinissimi e la mano di Elena stava carezzando la schiena di Maria che, di nuovo eccitata, alzò leggermente il corpo offrendo il culo alla sua nuova amica.
Elena, invece, si fermò e spinse la testa di mia moglie verso il suo basso ventre. Ella aveva compreso e scivolò sul letto fino a raggiungere la vagina bagnata della donna; la abbracciò ponendo entrambe le mani sui suoi fianchi e tuffò la testa tra le sue gambe, raggiungendo con la lingua la figa depilatissima di Elena.
Immediatamente, fin dal primo bacio, la moglie di Giorgio ebbe un guizzo verso l'alto; emise un urlo per il piacere acuto che stava provando e, quasi a fermarla o esortarla (?), mise una mano sulla testa di Mary.
Ormai la mia femmina era partita e, come un treno in corsa, proseguì a infierire su quella parte tanto sensibile con linguate frenetiche alla vagina e baci e succhiate al clitoride, tanto da farle venire le lacrime agli occhi.
Sembrava piangesse per i singhiozzi che emetteva, mentre, in realtà, a provocarle quelle sensazioni erano gli spasmi della parete pelvica e dei muscoli della vagina.
Dovette avere un altro orgasmo, perché ad un certo punto, gridando disse: "Smettila... me la fai fare addosso".
Manco a dirlo: Mary non si fermò.
Questa volta il tempo di ripresa fu un tantino più lungo, per cui noi spettatori ci staccammo dalle due donne e, per darci un minimo di ristoro, andammo al tavolino bar e ognuno si servì di ciò che gradiva.
Ormai Flavia e Ester avevano capito che le attenzioni dei maschietti dovevano essere rivolte prima alla festeggiata, ma sicuramente anche esse avrebbero avuto un ruolo importante per il prosieguo.
Difatti si era creata fra le due, una grande intesa e soprattutto un reciproco coinvolgimento.
Mentre noi maschietti sorseggiavamo seduti sui divanetti i nostri drink, Ester prese per mano la giovane ballerina e insieme si avvicinarono al palo.
Flavia, come aveva fatto prima cominciò a volteggiare tenendosi fra le gambe la pertica ed Ester, da sotto, abbracciata al palo mise la sua testolina sotto le chiappe di Flavia. Lo spettacolo lesbo proseguiva, producendo sugli uomini un'eccitazione unica. Quando Ester raggiunse con la bocca il perineo della compagna e cominciò a far frullare la lingua, la giovane perse il controllo di sé stessa, lasciando la presa sul palo. Vittorio fu velocissimo ad intervenire, afferrandola al volo e poggiandola a terra.
Continuarono ad abbracciarsi e a baciarsi, tette contro tette, pance che si sfioravano, vagina che cercava vagina.
Ester, anch'essa abbastanza decisa, si avvicinò alla mensola, prese plug falli e strap-on e li buttò sul letto.
La smania di godere si era impossessata delle due: Flavia capì che doveva assecondarla per cui quando l'amica della festeggiata le passò lo strap-on non poté far a meno di indossarlo e si stese supina sul letto.
Ester, non contenta di quello che fra poco sarebbe successo, prese una grossa quantità di gel e se lo spalmò sul buco del culo, e poi, con fare determinato, se lo penetrò con un plug e, non senza un grido di dolore, se lo fece entrare tutto nel culo.
Con quel cono rigido nel secondo canale, si avvicinò, carponi, a Flavia, impalandosi sul grosso cazzo di gomma che ella aveva fra le gambe.
Al loro fianco, Elena e mia moglie si erano svegliate dalla catalessi e, ripresa coscienza di quanto stava accadendo lì, senza pensarci due volte, decisero di ingaggiare anch'esse una magnifica gara saffica.
Elena prese lo strap-on e, indossandolo si accorse che era quello con lo stimolatore clitorideo, per cui, mettendosi sul fianco, fece entrare il cazzo nella figa dell'altra cosicché, mentre la scopava tette contro tette, ebbe la disponibilità della sua bocca, che prese a baciare con una frenesia incontrollata .
La festeggiata era la più scatenata; dava colpi su colpi e sempre più forti; ogni volta che spingeva il membro in Maria, lo stimolatore centrava in pieno il suo clitoride. Avevano però i culetti a vista e quella immagine predisponeva a pensieri davvero perversi.
Giorgio era l'unico a sapere che la sua bella lo dava solo a lui, per cui con un guizzo prese posto dietro sua moglie e, usando un po’ di gel solo sulla sua cappella, le occupò quell'orifizio.
In un attimo fu in lei che, stimolata davanti e dietro, perse il controllo della scopata che stava imponendo a Mary.
Difatti si staccò dal corpo di mia moglie, lasciandola sorpresa e scontenta.
A quel punto Niccolò, che aveva assistito alla scena, si stese supino e si fece cavalcare da Mary cui, però, tenne le natiche aperte, onde permettere a Marco di incularla facilmente.
Io volevo Elena: sarei stato capace di sfidare il marito in un duello all'ultimo sangue, ma non ce ne fu bisogno, perché fu proprio lui che, facendomi un cenno, mi fece stendere vicino a loro.
Poi, dopo aver sganciato lo strap-on della moglie, la prese di peso e me la posò letteralmente sulla pancia.
“Ma che mi vuoi far fare, lo sai che non l’ho mai fatto” disse, ma senza convinzione Elena.
“Prova almeno una volta fallo per me” replicò Giorgio.
Solo un attimo di esitazione, poi lei, con un'agilità degna di una provetta ginnasta e, senza liberarsi del cazzo del marito dal culo, aprì le gambe e si sedette sul mio cazzo.
Entrò in lei con un risucchio e si piegò baciandomi appassionatamente.
“Che bello riempitemi. Vi sento tutti e due nella mia pancia, dai muovetevi” urlava.
“Mary è bellissimo mi sento piena, ti prego stringimi la mano, è troppo bello!! e voi non fermatevi muovetevi di più.”
Difatti mia moglie, stava subendo lo stesso trattamento da Niccolò e Marco, che accanto a noi la scopavano come forsennati.
Ma cosa stava succedendo all'altro trio?
Flavia era una vera maestra nell'uso del fallo di lattice e dai colpi che stava assestando era chiaro che Ester era in visibilio.
Vittorio non ce la faceva più, poverino; desiderava partecipare, ma l'unico buchino a disposizione era quello del culo della compagna.
Forse le chiese il permesso o forse no, fatto sta che le lubrificò l'ano e le si posizionò dietro.
Si udì un urlo come di animale ferito, ma subito seguito da ansimi e mugolii profondi, che durarono circa tre o quattro minuti, poi fu Vittorio a palesare con un urlo la sua vittoria.
Da quel momento in poi, tutto il locale risuonò di rantoli e sospiri che si susseguirono fino agli urli di vittoria degli altri.
Dopo diversi minuti di abbandono, seguito all'appagamento dei sensi di ognuno, il rintocco della mezzanotte ci riportò nel mondo reale.
Era il momento della torta, addobbata con le candeline a forma di cazzetti, per la nostra meravigliosa Elena.
Tanti auguri a te, tanti auguri a te, e furono spente le candeline.
Mangiammo la torta e bevemmo uno spumante dolce molto buono ma essendo la notte ancora giovane i giochi ripresero.
Il brindisi finale fu fatto quasi all'alba, quando Maria, Ester e Flavia si ritirarono ed Elena rimase da sola con noi, quale unica regina della serata.
Ebbe modo di gustarsi i nostri cazzi in bocca e in figa, per poi godersi una incredibile ed abbondante sborrata in faccia e sulle sue magnifiche tette da parte di noi tutti e cioè: mia, di Niccolò, di Marco, di Vittorio e del suo maritino.
Per quel che mi riguarda, volli chiudere declamando:
"Nella speranza che questa non resti come sola ed unica nuvola passeggera", AUGURI, Elena: altri cento giorni come questi.


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