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"Iniziazione di un cuckold: epilogo"


di quartofederico
22.02.2021    |    11.484    |    17 9.6
""Il ristorante posso consigliarglielo tranquillamente io, per il resto lo chieda direttamente al tassista che le farò trovare fuori dell'albergo..."


Il contatto della lingua di Amedeo la fece sobbalzare e, arcuando il corpo, si rese conto di quello che stava succedendo.
Si abbandonò del tutto sul letto, richiuse gli occhi e, carezzandogli la testa, lo lasciò continuare.
Mi alzai lentamente, raccolsi le mie cose e in un religioso silenzio raggiunsi la mia stanza.
Mi fiondai sul letto, ma non ero del tutto soddisfatto.
Sentivo ancora il suo inebriante odore ed ero ancora eccitato: se Amedeo non si fosse mosso, credo che avrei potuto....
Poi crollai all'improvviso e sprofondai in un sonno profondo.
Fui svegliato dal trillo del telefono.
Erano le sette.
Dovevo sbrigarmi: la conferenza iniziava alle dieci, ma bisognava esser là un po' prima, per essere registrati ai vari interventi.
Doccia, barba, camicia pulita e vestito scuro. Misi in tasca la cravatta, nel caso se ne fosse presentata l'opportunità di indossarla.
Presi la ventiquattrore e mi avviai giù per le scale, onde raggiungere la sala da pranzo per la prima colazione.
Amedeo, questa volta, mi aveva preceduto e vedendomi si alzò per invitarmi al suo tavolo.
"Buongiorno amico mio, dormito bene?" chiese fraternamente.
"Sì, ieri sera, sono crollato di botto, e, se non era per la sveglia...." risposi,
"E tu?" mi interessava sapere.
"Quando sei andato via, abbiamo fatto l'amore, poi ci siamo addormentati abbracciati; era una vita che non succedeva.
Poi, in ordine all'accaduto, io e Martina te ne vogliamo parlare.
Stava ancora dormendo; le ho lasciato un biglietto e, se vuole, ci raggiunge. Per conto mio mi piacerebbe verificare meglio quello che ho provato, per cui... ovviamente è lei che deve esternare le sensazioni provate".
"Certamente, ma visto il tuo comportamento, la tua condotta, credo che ti sei immedesimato sufficientemente bene nel ruolo, o sbaglio?"
"Ti giuro... non immaginavo potesse essere così esaltante il ruolo passivo che ho voluto assumere, anche se speravo che tu pretendessi da me qualcosa di più."
Stava, quindi, venendo fuori il piacere, quasi masochistico, dell'umiliazione che, spesso, è la vera soddisfazione per il cuckold.
"Cercherò di essere più incisivo la prossima volta, sempre se a Martina farà piacere continuare" risposi.
"Lo verificheremo di sicuro più tardi - e alzatosi dal tavolo - ora andiamo, altrimenti faremo tardi".
Il mio intervento ci sarebbe stato dopo pranzo, per cui mi sedetti in una poltrona in fondo, vicino alla porta di ingresso, continuando a sbirciarla nella speranza di vederla arrivare.
Trascorsero così un paio d'ore, dove si erano alternati quattro oratori e solo allora ci fu una pausa caffè.
Uscii dalla sala senza aspettare Amedeo, che si era soffermato con alcuni congressisti, e nella hall vidi Martina che parlava un pochino alterata con un addetto alla sicurezza. La vidi e mi avvicinai
"Martina, problemi?" chiesi.
"Sono da un'ora a spiegare che mio marito è un membro della commissione, ma il signore non lo vuole capire e non mi vuole far entrare" disse furiosa.
Nel frattempo giunse Amedeo e la faccenda fu risolta.
Arrabbiata era ancora più bella, e glie lo dissi.
Mi sorrise e si strinse forte forte a noi due.
Finita la pausa ci riaccomodammo in sala e, mentre il prof. saliva sul palco, io e la donna cercammo due poltrone in fondo alla sala.
Dopo un quarto d'ora, Martina mi bisbigliò.
"Mi accompagneresti in bagno? Mi scappa la pipì".
Eravamo all'inizio della fila e alzandomi le porsi la mano e attraversammo la sala.
La scritta "toilette" era ben visibile da dietro lo spessa tenda di velluto e lei, porgendomi la sua borsetta, si avviò.
Non c'era nessuno, per cui ci entrai anche io.
"Non chiudere la porta, voglio guardarti mentre la fai" le dissi con convinzione
Non disse nulla, notai però un certo turbamento nel suo sguardo e le guance si tinsero di rosso: vergogna o eccitazione?
Comunque, entrò nel gabinetto, lasciando uno spiraglio aperto. La vedevo distintamente: si alzò il tubino fino alla pancia, si abbassò le mutandine e, senza sedersi, cominciò a mingere.
Scorsi bene la pipì uscire dalla sua figa e sentii chiaramente lo scroscio di quella profumatissima pioggia dorata.
Non aveva ancora terminato, che mi avvicinai e con in mano un Kleenex provvidi ad asciugare la sua intimità.
Si morse le labbra e, respintomi: "Basta può venire qualcuno" disse ricomponendosi, ed insieme ci avvicinammo ai lavandini per detergerci le mani.
Uscimmo e, come se nulla fosse successo, si mise sotto il mio braccio e ritornammo in sala.
In quegli attimi compresi che pure lei, come il marito, si stava calando nel ruolo della moglie infedele, pronta a donarsi all'amante, anche in assenza del suo uomo.
Gli interventi si susseguirono fino all'ora di pranzo, ma noi tre facemmo solo un breve spuntino al bar della struttura.
Martina era eccitata, aspettava con ansia la mia relazione.
Fui il primo ad essere invitato sul palco e lessi il mio lavoro ad un pubblico veramente molto attento. Finito che ebbi, risposi volentieri ad una decina di domande che mi furono poste e poi, tra gli applausi degli astanti, scesi dal palco.
"Sei stato formidabile, sicuramente il migliore - disse Martina quando la raggiunsi - stasera si festeggia"
La guardai negli occhi e
"Certo, se davvero lo vuoi!" e risposi a quell'esplicito invito con un abbraccio forte e deciso.
Mi sembrò di vederla arrossire, ma con il capo fece segno di sì.
Gli interventi di quel giorno finirono alle diciassette, poi la commissione si ritirò per giudicare i lavori.
Ne approfittammo per andare al bar e Martina, vedendomi pensieroso per l'esito del concorso, cercò di consolarmi.
Fummo richiamati in sala dopo una mezz'oretta e il presidente comunicò la graduatoria provvisoria.
Avevo superato il turno, il mio lavoro era piaciuto molto.
Ci raggiunse Amedeo e, sorridendo, mi strinse la mano congratulandosi.
"Stasera la cena la offro io" disse il professore, avviandosi con noi all'uscita.
Prendemmo un taxi e, sempre io e la donna seduti dietro, ritornammo in albergo.
Ci dividemmo nella hall; mentre io e Martina ci avviammo all'ascensore, Amedeo fu chiamato dal portiere per rispondere ad un sondaggio, che io già avevo compilato la mattina.
Nella fretta aveva dimenticato di darle la chiave della camera, per cui la feci accomodare nella mia.
"Sai, ieri sera mi hai fatto godere - esordì - erano anni che non ero coinvolta così profondamente, così intimamente. Credo che abbia fatto bene anche ad Amedeo, perché era ringalluzzito al punto che, dopo avermela prosciugata, mi ha scopato come.... "
Non finì la frase, e, dopo avermi preso le mani tra le sue, aggiunse:
"Nemmeno lui credeva che questo trattamento potesse essere così benefico per tutti e due. A te è piaciuto?"
"Moltissimo, stasera però ho un programmino un tantino diverso" affermai.
"Cioè?" chiese incuriosita.
"Sarà una gradita sorpresa, per te e per tuo marito"
Amedeo arrivò da lì a poco e dalla sua camera, prima di entrare bussò, molto discretamente alla porta comunicante.
"Spero di non aver disturbato, non vorrei aver interrotto...."
"Scemo - rispose ridendo Martina, poi rivolta al marito - Stasera il nostro baldo cavaliere ci ha riservato una sorpresa, per cui dobbiamo prepararci".
Mi lasciarono solo ed io ne approfittai per scendere nella hall dove avevo intravisto il portiere, quello che parlava bene l'italiano.
Da lontano gli feci cenno e lui lasciò il suo posto e mi raggiunse nel salottino della sala.
"Ha bisogno di me?" chiese.
"Sì, avrei bisogno di una dritta. Un'informazione molto confidenziale che, ovviamente, resterà tra me e lei".
"Certo" affermò.
Stasera vorremmo fare un giro per Place Pigalle, potrebbe consigliarci un buon ristorante e magari un localino intrigante per il dopo cena? E se aggiungesse, pure, un tassista che biascichi quattro parole in italiano sarebbe il top".
"Il ristorante posso consigliarglielo tranquillamente io, per il resto lo chieda direttamente al tassista che le farò trovare fuori dell'albergo. Mi faccia sapere a che ora e organizzo tutto."
Misi la mano in tasca e gli allungai la meritata mancia.
Ritornai in camera e, dalla porta socchiusa, vidi che si stavano preparando.
In fretta mi cambiai d'abito e chiesi per che ora fossero pronti.
Fu lei a rispondere:
"Dammi mezz'ora e finisco il restauro."
Amedeo venne in camera mia e ribadì che ero loro ospite. Non potei far altro che accettare, ma a patto che il ristorante lo facessero scegliere a me.
Comunicai al portiere l'orario e, in punto alle otto, eravamo tutti e tre giù.
"Ho organizzato tutto" dissi rivolto a Martina e a suo marito, poi mi avvicinai al tassista e brevemente gli spiegai cosa cercavo per il dopo cena.
"Lasci fare a me - rispose sorridendo e aggiunse - conosco il locale che fa per voi"
A quell'ora il traffico era abbastanza sostenuto, ma in meno di trenta minuti giungemmo a destinazione.
Il ristorante era proprio su Place Pigalle e, mentre Martina e Amedeo si avviarono, io provvidi a pagare il tassista ed ebbi l'indicazione per raggiungere il locale per il dopo cena e, in più, un suo biglietto da visita.
"Merci Monsieur, se ha bisogno chiami pure e buon divertimento!"
Raggiunsi la coppia che mi stava aspettando fuori del ristorante.
La cena, molto buona, fu accompagnata anche dalla musica del piano bar e uscimmo dal ristorante che erano le dieci.
"E ora - chiese Martina mettendosi sotto il mio braccio - dove ci porti?"
Attraversammo la piazza ed entrammo in una traversa laterale. Il tassista mi aveva detto a venti metri sulla sinistra.
Il teatro dei desideri: era un tabarin dove si davano spettacoli dal vivo.
"Vi va? - chiesi guardando negli occhi Martina che sembrava folgorata dalla locandina - oppure passiamo oltre"
"Per me sì" rispose l'uomo.
Martina non rispose, ma si aggrappò al marito e, insieme, entrammo nell'atrio.
Andai al botteghino e presi un palchetto, che era senz'altro molto più discreto.
Lo spettacolo stava per iniziare; la sala era già piena e anche sei o sette palchi erano occupati da coppie e molti singoli.
Sopra di noi una rete era stesa da un capo all'altro del teatro e, quando si abbassarono le luci, si aprì il sipario e una coppia di ballerini iniziò a danzare un languido e lascivo tango. Il ballerino, sempre a ritmo di danza, prende a denudare la compagna e quando rimane in topless, spingendola verso il centro del palco, la offre ad un altro uomo, che impersona il suo amante.
Lui la prende tra le braccia e, lentamente, si avviano lateralmente verso una scala di corda e si arrampicano su fino alla rete.
Lei supina aspetta l'uomo, che si spoglia completamente, e con il cazzo duro le si avvicina e lo offre alla sua bocca.
Si avvicina, anche quello che impersonava il marito cuck e, in ginocchio, aiuta la moglie a spompinare il bull.
Tutto dal vivo e, allungatici leggermente verso il palco accanto, scorgemmo un bel trio di spettatori; una donna e due uomini, che stavano dando il meglio di loro: lei a pecora, con il vestito alzato al bacino, stava scopando con uno dei due, mentre l'altro la chiavava in bocca.
Martina aveva gli occhi da fuori; non sapeva più dove guardare, invece Amedeo stava aspettando che mi mettessi all'opera pure io.
Intanto sulla ribalta apparve un uomo di colore, giovane, grande e grosso, con indosso un perizoma, che a mala pena nascondeva l'enorme cazzo.
Di corsa si avviò alla scaletta per raggiungere i compagni,gli acrobati del sesso.
Più che salire, si arrampicò e, quando fu sulla rete, si sfilò quella specie di mutande e apparve nella sua maestosa nudità.
La mia femmina, sbigottita, aggrappandosi alla balaustra del palco per meglio osservare:
"Ma è enorme! - esclamò - non ci credo, non posso crederci..."
La donna sulla rete scacciò via quello che la stava scopando e, stesa a gambe divaricate, aspettò il suo stallone.
La penetrò in un solo colpo, lasciandola senza fiato, ma bastarono pochi secondi per adattarsi e cominciò la cavalcata.
Martina, leggermente piegata in avanti, stava ammirando pure il trio dell'altro palco che, oscenamente, stavano dando uno spettacolo degno di quelli sulla rete.
Nel frattempo, spostai il divanetto indietro verso la porta, mi sedetti e abbassati i pantaloni, mi rivolsi alla mia coppia e con tono autoritario:
"Amedeo, spogliamela e poi venite tutti e due qua"
Il professore mi guardò perplesso, ma, compreso il mio gioco, si avvicinò alla moglie e tiratala da dietro, le alzò il vestito.
Lei ebbe solo un attimo di esitazione, poi, senza protestare si fece sfilare gli slip ed indietreggiò verso di me.
Me la fece cadere addosso, ma il cazzo scivolò in avanti e comparve in mezzo alle sue gambe.
Ero super eccitato, pronto a penetrarla, ma volli essere più incisivo, per cui con un gesto della mano feci avvicinare ancor di più l'uomo
"Dai, che aspetti, aiutala" dissi, mentre baciavo il collo di sua moglie e tiravo fuori le sue tette dal décolleté.
Si abbassò e, senza che aggiungessi altro, prese il mio cazzo in mano, lo scappellò e, prima di guidarlo nella vagina di Martina, poggiò la sua bocca sul mio glande.
La donna guardava tanto il marito che lo spettacolo; alzò lentamente il culo dal mio ventre e si fece penetrare lentamente dal mio cazzo duro all'inverosimile.
Quando fui tutto dentro di lei, emise un sospiro di compiacimento e stringendo le gambe mi imprigionò nel suo ventre
"Che bello così... non muoverti... fammelo sentire tutto dentro" sussurrò, mentre con una mano si reggeva al bracciolo del sofà e con l'altra carezzava i capelli del marito, che la stava leccando.
Era su di me a corpo morto, mi stava schiacciando, per cui la spinsi in su e lei prese a cavalcarmi.
Amedeo, da là sotto, ormai leccava figa e cazzo, ma, come spesso capita, il mio uccello scappò fuori dalla figa grondante della donna e lui, prontamente, prima lo leccò e poi lo riportò nel suo naturale nido.
Un applauso dell'attento pubblico del teatro, ci distolse dal nostro amplesso.
Che era successo?
Il gigantesco uomo di colore, aveva girato a pecora la donna e la stava possedendo analmente: la poverina, molto probabilmente da copione, si lamentava per il dolore.
La scena proseguì mentre io abbrancai di nuovo la mia amante e continuai a scoparla con più foga.
I nostri sospiri attirarono l'interesse degli occupanti del palco accanto, per cui ora erano essi i nostri spettatori.
Martina si contorceva e si lamentava: stava godendo e Amedeo da buon cagnolino lappava il delizioso nettare che fuoriusciva.
Anch'io ero al culmine, volevo sborrare e, sottovoce, con un rauco grido, scaricai nel suo corpo una densa e calda sborrata.
Per agevolare la sua e mia pulizia, Martina si alzò leggermente; il mio uccello, scivolando fuori dal nido, portò con sé una buona dose di crema calda.
Il mio professore non si scompose: finì la pulizia della moglie e poi, per un adeguato ringraziamento, si prese il mio cazzo in bocca e nettò fino all'ultima stilla del mio piacere.
Martina si era riabbassato il vestito e voleva rimettere le mutandine, ma le chiesi di non farlo: la volevo così fino al ritorno in albergo; ne fu stupita, ma non si rifiutò.
Intanto anche lo spettacolo stava finendo: la donna, sempre a pecora, si teneva aperte le natiche per mostrare il buco del culo, innaturalmente aperto, mentre i tre uomini si segavano, fino a sborrarle addosso tanta, ma davvero tanta, sborra.
Poi si accasciarono insieme alla donna sulla rete, ricevendo il meritato applauso.
Lo spettacolo era finito e il pubblico si stava avviando verso l'uscita e noi pure ci stavamo incamminando, quando, incrociati i nostri vicini di palco, ci sorrisero e ci fecero segno dell'ok con la mano.
Ricambiai e ringraziai, mentre Martina, arrossendo, si strinse forte al marito.
Fuori dal teatro ci mettemmo in fila per prendere un taxi.
C'erano sette o otto persone davanti a noi.
Martina mi attirò a sé e sussurrò:
"Dove le tieni le mie mutande? Sono tutta bagnata, e mi sta colando sulle cosce."
"In tasca, ma devi aspettare... come le indossi ora? Dai... potrai farlo in taxi" risposi sorridendole.
Quando venne il nostro turno, l'autista, che scese per aprire lo sportello, era un nero alto e grosso tanto che, sbigottita la donna:
"Non sarà mica il fratello" disse ironizzando, riferendosi a quello sulla rete.
"Ti piacerebbe?" chiesi, mentre oltre allo slip, le passai pure il mio fazzoletto.
Non rispose subito, ma era evidente che la cosa le poteva interessare.
Arrivati in albergo, lei si sganciò da noi e, in camera, corse subito in bagno.
"Abbiamo trascorso una bella serata; per stasera credo che basti, che ne pensi?" esordì Amedeo, togliendosi la giacca.
"Per me va bene, però non sarebbe il caso di chiederlo a tua moglie?"
Martina fu d'accordo e fu lei che, accompagnandomi sull'uscio, prima di darmi un bacio sulle labbra, mi disse "Grazie per la serata, a domani"
"A domani...? Ma per completare l'opera, dovresti..."
"Dovrei?" aggiunse
"Voglio la tua bocca e il tuo culetto, amore mio, pensaci!"
E ci pensò per davvero!
L'indomani mattina, non erano passate ancora le sei, la sentii entrare in camera mia e si sedette sul mio letto.
Accesi la luce del comodino e lei, un tantino imbarazzata:
"Sono pronta" e poggiò il suo bel viso sul mio ventre, dove trovò il cazzo duro del primo mattino.
Aveva parecchio da imparare in quella nobile arte, ma perlomeno il primo passo l'aveva fatto.
Quella volta le venni sul viso, ma la sera successiva, aiutata dal marito, ingoiò una buona parte della mia eiaculazione.
Il culo, no! Ma le feci provare il piacere della sodomizzazione a casa sua, una volta che Amedeo mi invitò a cena.
E in quella occasione, proposi ai coniugi, delle interessantissime terapie di....gruppo.
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